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Comitato Festa 1994-1995
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Maria SS. degli Angeli
 

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LE CHIESE

La Chiesa Matrice di S. Maria Maggiore

Nella sua primitiva struttura romanica, XIII secolo, di cui possono ancora ammirarsi le vestigia nella Cripta sottostante a parte dell'attuale costruzione, la Chiesa Madre era costituita da una sola navata in solida muratura di pietra grigia e, all'interno, gli archi, gli altari, la vasca battesimale, la cantoria, il pergamo, l'acquasantiera tutti in pietra lavorata con sculture semplici ma sempre espressive di fede e di arte. Qualcuno di questi pezzi d'arte è stato è stato utilizzato nella ricostruzione del 700, altri servirono per adornare le balconate, le scalinate, i portali di Palazzo Gaeta in Piazza Vittorio Emanuele. Era stata costruita dalla popolazione con molta tenacia e con tanto orgoglio, con enormi sacrifici e con molta fede, come rifugio per tutti i cittadini in tempo di calamità e di guerra, come luogo di preghiera e di ricovero per i pellegrini ma, soprattutto come scrigno pregiato per custodire gelosamente le ricchezze e le memorie della propria storia. 
La Torre Campanaria costituiva il simbolo. Costruita in muratura rinforzata, a base quadrata, sulla roccia, slanciata verso l'alto per 50 metri circa, con 5 piani di apertura, con gli angoli fregiati di simboli scolpiti su pietre sporgenti, doveva servire per chiamare a raccolta i cittadini per le riunioni sacre e civili.
Sull'epigrafe, quasi alla base del campanile, si legge "Jacopus Triphosianus a Stiliano hoc opus fecit. A. D. MCCCC".
Il terremoto del 1694 causò la quasi totale distruzione del paese: il Palazzo ducale rovinò e anche la Chiesa subì gravissimi danni, cui si posero i necessari rimedi, ma in seguito a una totale ricostruzione del paese, secondo l'attuale tessuto urbano anche sul declino della collina, si avvertì la necessità della ricostruzione anche della Chiesa.
La Progettazione della nuova Chiesa, da costruirsi sulle rovine della precedente, venne affidata all'architetto Antonio Magri, della scuola del Vanvitelli.
Per la edificazione delle strutture vennero impegnate maestranze del posto, mentre per la lavorazione dei marmi furono chiamati artisti e scultori da Padula e da altri luoghi.
La chiesa Madre fu ricostruita con il concorso di tutto il popolo pignolese a cura del Capitolo della Collegiata Insigne di Pignola, che vantava un numero cospicuo di Canonici e di partecipanti cui erano preposti l'Arciprete, con il titolo di Priore e Abate, e alcune dignità, e che disponeva anche di un discreto patrimonio.
Venne riconsacrata da Mons. Andrea Serrao, Vescovo di Potenza, essendo Arciprete D. Vincenzo Abate Gaeta, il 23 maggio 1784 e dedicata all'Assunta.
Sul portale centrale si legge "D.O.M. EIUS GENITRICI DIVISQUE OMNIBUS TEMPLUM HOCCE IAM PENE DURUTUM FIDEIIUM PIETATE PIISQUE LARGITATIBUS PER ANNOS SEPTEM RESTAURATUM FUIT. AN. R.AE SALUTIS 1784".

Il Tempio è di ordine compsito tra il romanico e il rinascimentale.
La struttura è a una navata a croce latina con otto cappelle laterali, presbiterio e coro nell'abside, con transetto destro e altare per il Santissimo e con transetto sinistro appena accennato.
Misura 55 metri in lunghezza per 27 in larghezza. All'esterno si presenta come un complesso monumentale, in muratura a intonaco riccio, con tetti molto movimentati e con grandi finestroni simmetrici. Vi si accede da una particolare scalinata attraverso un portale frontale alla scalinata e un altro centrale sulla facciata, ambedue in pietra lavorata, di diversa epoca. Nell'interno si ha subito l'impressione di trovarsi di fronte a una architettura maestosa, bella, proporzionata in tutte le sue componenti, piena di luce, diffusa dagli alti e grandi finestroni con vetri cattedrali bicolori.
Il pavimento è in marmo bianco con fasce in marmo colorato.
Su quattro archi, sostenuti da altrettanti colossali pilastri, si erge la grande cupola sulla crociera 20/25 metri di altezza, con ai quattro angoli sui pilastri a rilievo i quattro Evangelisti.
Sulla volta, pure in rilievo, oltre ai rosoni e alle ghirlande dorate, in diversi riquadri sono rappresentati il Sacrificio di Abramo, Il Figliuol Prodigo, S. Emilio, S. Irene.
La Chiesa presenta una serie di altari e parati marmorei che rispondono ai momenti dell'arte del marmo dall'ultimo barocco al rococò e al neo-classico della fine del settecento. Opere di notevole livello tecnico, certamente ideate da celebri architetti e eseguite da abili marmorei, che hanno conferito alle cappelle, al transetto, alla balaustra e all'abside un tono di ricca fastosità e vivo colore. Così l'Altare Maggiore, sotto l'arco trionfale, opera di pregio veramente eccezionale del maestro Fr. Bitetti da Padula del 1795, presenta un barocco molto denso, con girali vegetali, vasi di fiori r altri ornati, resi con marmi di vario colore, in un intarsio preciso, somigliante quasi a un mosaico fiorentino specialmente nell'originale paliotto. Al centro di tre ordini di gradoni, al di sopra della mensa, il prestigioso ciborio ricamato di sculture, e ai lati del 3° gradino due figure angeliche con torcia.
A ridosso dell'altare maggiore, nel 1954, anno mariano, venne eretto il trono per la Madonna. Dono del concittadino Michele Palese, emigrato alla fine del secolo scorso a Montevideo, per grazia ricevuta, fu realizzato in marmo di Carrara (13 tonnellate) dalla Ditta Pandolfini di Pietrasanta su progetto dell'ing. Ugo Mazzei e fu montato dai valenti maestri artigiani: Gerardo Piro, Vincenzo Tortorella, Angelo Silvestri.
Il Presbiterio è circoscritto da una balaustra di marmo, elevata su due gradini, sullo stesso stile dell'altare con la scritta: "OPUS HOC PIETATE FIDELIUM ERECTUM".
Nell'abside, dietro l'altare maggiore, l'artistico Coro ligneo, con intarsi e cornici, venne costruito nel 1805 da maestranze artigiane di Pignola residenti a Grassano. Vi domina un grande Crocifisso in legno. In sacrestia, con armadi in noce finemente lavorato si conserva una tela raffigurante S. Antonio da Padova, firmata "Philibertus Guma a Vineola Pincebat MDCXVIII".
Nel Transetto destro un altare grande, centrale per la conservazione dell'Eucaristia, e due altari simmetrici più piccoli, laterali sono dello stesso stile dell'altare maggiore dell'abside.
Nello stesso transetto due vetrine evidenziano un interessante e ricco reliquiario: Fra le molte reliquie esposte sono degne di nota quella del Legno della Croce e della Colonna della Flagellazione di Gesù, portata da Gerusalemme da Fra Diego da Vignola nel 1701, quella delle ossa dei SS. Apostoli Simone e Taddeo, donata alla chiesa di Vignola dalla Regina Giovanna II d'Angiò nel 1420 e sotto la mensa dell'altare grande un'urna con il corpo di S. Felice Martire: " EX DEVOT. VINCENTII LOMBARDI. A.D. 1791".
Al di sopra dello stesso altare in una grande cornice di stucco domina una tela, attribuita al pittore Giovanni Di Gregorio detto il Pietrafesa e ai suoi discepoli. riproducente la Madonna del Carmelo e le Anime Purganti, e ai lati del quadro due nicchie con le statue dei SS. Arcangeli Michele e Raffaele. Al centro del paliotto degli altarini laterali del transetto, in bassorilievo marmoreo è raffigurata la Madonna degli Angeli, mentre al di sopra degli stessi altari, in due cornici di pietra grigia e marmo colorato, altre due tele del Pietrafesa rappresentanti una Crocifissione con S. Giuseppe piangente e S. Carlo Borromeo e una Madonna con Bambino e Santi.
Sull'altare della prima cappella, a sinistra guardando l'altare maggiore si può ammirare un polittico di tre epoche diverse: la parte centrale, su tavola, molto probabilmente in sovrapposizione a dipinti precedenti, riporta l'immagine della Madonna del Rosario con S. Domenico e S. Caterina da Siena, attribuita a G. Imparato, inizio 800; la parte inferiore pure su tavola, è originale del 300/400 e riporta una disputa, di autore ignoto; la terza parte è costituita da 15 piccole tele incorniciate intorno alle parti in tavola, con i misteri del Rosario, opera di Francesco Curzio Vittore del 1841.
Nella seconda cappella, sempre a sinistra, la tela del Martirio di San Pietro è opera del pittore Feliciano Mangieri; dello stesso artista è il quadro di San Giovanni Apostolo della quarta cappella di destra, del 1803. 
La terza cappella, di sinistra, a ridosso del Campanile, è occupata dal Battistero con una piccola balaustra in marmo e la quarta, oltre ad alcune statue lignee di varie epoche, presenta una tela del 600, di autore ignoto, raffigurante il Martirio di San Lorenzo. 
A destra, nella prima cappella, in una nicchia sull'altare è situata una scultura lignea molto antica di S. Antonio di Padova, di cui si fa menzione in una lapide: "D.O.M. DIVOQUE ANTONIO PATAVINO SACELLUM HOC AB RUPERTO ALBANO PIO HONESTOQUE VIRO AD.MCCCCXCII DICATUM...". 
Nella nicchia sull'altare in marmo della seconda cappella c'è la più bella e la più artistica delle sculture lignee custodite in Chiesa: è l'immagine dell'Assunta, alla quale è dedicato il tempio.
 

Santa Maria degli Angeli 

Il 21 settembre 1986 è stato riaperto al culto il Santuario della Madonna del Pantano dopo il restauro per i gravi danni subiti nel terremoto del 23 novembre 198O, in occasione della tradizionale sagra della 3° domenica di settembre. 
Nella fertile pianura della Valle del Basento, poco distante dal Lago e a circa quattro chilometri dal centro di Pignola, tra numerose case agricole, sontuose ville e rinomati ristoranti, sorge un meraviglioso Tempio in stile neo-classico della scuola del Vanvitelli, datato in epigrafe sul portale in pietra lavorata: "NON SIT VOBIS GRAVE DICERE UNN AVE - A D. 1789". 
Si tratta di una costruzione realizzata a cura del Capitolo della Chiesa Collegiata Insigne di Pignola con le offerte dei fedeli su una antica Cappella dedicata a S. Maria degli Angeli da Monaci Basiliani che, intorno al secolo IX, si erano insediati nella zona e che avevano iniziato le popolazioni residenti alla devozione alla Madonna con la venerazione di una Immagine in pietra, rinvenuta sul posto secondo la tradizione, indicata come S. Maria degli Angeli e, attualmente, posta in una nicchia sul portale della Chiesa stessa. 
Esaurita la presenza dei Monaci Basiliani, nel secolo XII si insediarono i Benedettini Cistercensi, che, nella steppa paludosa (Sciffra-Pantano), oltre alla cura della Chiesa e del monastero (Grangia), si dedicarono al prosciugamento e alla coltivazione del terreno, fino al 1524 quando la Cappella venne assegnata al Capitolo della Chiesa di Vignola, come si legge in documento dell'Archvio Parrocchiale: "A precedente rassegnazione e cessione di D. Santolo Giuzio del Tito, Abate e Commendatario della Cappella di S. Maria del Pantano, a 29 aprile 1624 da Mons. Giacomo Nino d'Amelia, Vescovo di Potenza, con sua Bulla furono dichiarati li Preti della Chiesa di Vignola ABBATI e RETTORI di d.ta Cappella, il di seguente 30 dello stesso mese dal Canonico D. Bartolomeo Nolè, Notaio Apostolico di Potenza, furono immessi nel possesso colla solita cerimonia dell'Anello p. ed a 3 Ottobre di detto anno 1524 da Leone X con sua Bulla fu il fatto confirmato". 
Una sola grande navata di m. 25x10, con volta e cupola, sui 15 metri, sostenuta da 4 grandi pilastri con capitelli corinzi, adornate da stucchi e affreschi. 
"Dal 19 luglio al 13 novembre 1798, Mastro Francesco Bitetti da Padula costruisce l'Altare Maggiore e il Trono sovrastante (per la nuova Statua in legno dorato della Madonna), per incarico dell'Oblato (RettoreCustode del Santuario eletto dal Capitolo della Collegiata di Pignola) di S. Maria degli Angioli del Pantano, Rocco Paciello da Vignola": "un'opera monumentale, pregevole per i marmi colorati e le figurazioni intarsiate". 
Nel 1804 lo stesso Mastro costruisce i due altari laterali, pure in marmi colorati, mentre "si è dato principio alle fatiche dello stucco nella Chiesa di S. Maria degli Angioli il dì 22 marzo 1804 giorno di lunedì", dal libro di contabilità di Vincenzo Tepedino, conservato nell'Archivio Parrocchiale. 
Le due tele incorniciate sui due altari sono opera di Feliciano Mangieri del 1803. 
Dal Libro delle spese, per la fabbrica del nuovo edificio della Cappella a cominciare dal 9 maggio 1786 fino al luglio 1805, fatte dall'Oblato Rocco Paciello, sotto la cura di D. Francesco Pietrafesa e D. Saverio Cammarota, risultano spesi "5.157 ducati e 56 carlini". 
Nel XXV Anniversario dell'Incoronazione dell'Immagine della Madonna, 27 giugno 1990, Sua Ecc. Mons. Giuseppe Vairo, Arcivescovo di Potenza, con suo decreto, conferiva al tempio il titolo di Santuario Diocesano. 


S. Antonio Abate

Della Chiesa del 600 restano soltanto le strutture murarie e il portale monumentale in Pietra. 
L'interno, in seguito a lavori necessari di consolidamento del Genio Civile di Potenza nell'anno 1973, fu completamente trasformato in stile moderno. 
L'antica chiesa era costituita dalla sola navata centrale; in seguito all'abbattimento della Chiesa dell'Annunziata (1892), molto più grande e più bella e che faceva parte dello stesso complesso di proprietà della Congrega di Carità del SS. Sacramento, si sentì la necessità di ampliarla per la comodità dei fedeli, per cui venne aperto un arco che immetteva nei locali che attualmente costituiscono il presbiterio e i due cappelloni laterali, di pertinenza della Congrega. 
Si venera un'antichissima statua in legno di S. Antonio Abate; una caratteristica immagine del Santo Anacoreta Egizio cui è legata la protezione degli animali domestici. In suo onore, ogni anno il 17 gennaio viene celebrata una solenne festa religiosa con celebrazioni liturgiche e anche con riti e manifestazioni spettacolari, come la "Fanoia". 
Sul sagrato della Chiesa la sera della vigilia e la benedizione degli animali e la "Corsa dei Cavalli" dopo la Messa Solenne nel giorno della festa. 
Si possono ammirare alcuni quadri di grande valore artistico: sono della Scuola di pittura del 600 di Filiberto Guma di Vignola, come l'Annunciazione e la Trasfigurazione, la Madonna del Carmine, due Madonne con Bambino, un Crocifisso con Santi e S. Michele Arcangelo.


Santa Lucia 

Una Cappella in campagna, poco distante dal centro, adagiata su uno sperone ripido sul fiume di San Michele e costruita all'inizio dell'ottocento a devozione della Famiglia Brigante, è dedicata alla Santa Vergine e Martire Siracusana per implorarne la particolare protezione degli occhi. 
Vi si celebra la festa religiosa al 13 dicembre, mentre durante tutto il giorno si snoda un continuo e caratteristico pellegrinaggio di fedeli lungo i viottoli tra i vigneti e ragazzi al "laccio" si rincorrono giulivi. Tra parenti e conoscenti, poi, si è soliti scambiarsi la "cuccia". 


San Rocco 

La Chiesa di San Rocco è datata: "A.D. 1777". Era inserita nel complesso del Convento costruito dai Padri Cappuccini tra il 1590 e il 1595: ora è isolata, dopo l'abbattimento del Convento negli anni quaranta, tra nuovi fabbricati. 
Una costruzione barocca, in ristrutturazione dopo il terremoto del 1980, con volta a botte su una navata centrale e su una laterale, con vari altari e nicchie in muratura e stucchi. Originariamente l'interno doveva essere tutto affrescato, così come era il Convento. 
L'altare maggiore, in legno finemente intarsiato, presenta sul grado superiore un polittico con tele riproducenti santi francescani, al di sopra del quale c'è una grande nicchia con una stupenda statua in legno dell'Assunta: quasi certamente tutto è opera dei francescani stessi. 
A fianco dell'altare maggiore, nella navata laterale, c'è un altare in muratura dedicato a San Rocco del 1778, quando, in occasione di una pestilenza che mieteva molte vittime tra la popolazione, fu introdotta una particolare devozione al Santo Protettore dalla peste, celebrandone in seguito la festa sempre al 16 di agosto. 
Gli altri altari della navata secondaria sono dedicati a S. Antonio di Padova, a S. Francesco d'Assisi e a S. Fedele da Sigmaringa, mentre due altari laterali della navata principale sono dedicati all'Immacolata e a S. Felice da Cantalice, con relative immagini in legno, collocate in nicchie sovrastanti gli altari e, anche queste, opera degli stessi frati. 
Sotto l'arco di ingresso, in appositi tondi, vi erano, prima del terremoto del 1980, tre affreschi rappresentanti il Redentore, S. Pietro e S. Paolo, mentre al disopra dell'arco vi era la cantoria con accesso dal convento.


San Donato

E' del 1700 la chiesa ricostruita per ingrandire la Cappella, dedicata a San Nicola, annessa al Palazzo Ducale del 1200, ormai distrutto. Detta Cappella era costituita dalla sola parte frontale, sulle cui pareti sono stati scoperti affreschi bizantini riportati direttamente sulla pietra dei muri, e a questa parte venne aggiunta la parte elevata dell'abside e una torre fu trasformata in campanile (le pietre usate sono state ricavate dai ruderi del palazzo). 
La nuova Chiesa venne ricostruita secondo gli schemi dell'epoca con volta barocca e ricoprendo la muratura in pietra con intonaci e stucchi. Fu dedicata a San Donato Vescovo e Martire, in onore del quale si introdusse la celebrazione della festa al 7 di agosto. 
Conserva certamente la parte più antica di Pignola: è necessaria, perciò, la ricostruzione.


Madonna delle Grazie 

Costruita, probabilmente, al tempo degli Aragonesi verso il 500 come Chiesa di San Giacomo, in seguito fu dedicata al culto di Maria SS. sotto il titolo di "Madonna delle Grazie". 
Era il luogo di raccolta dei fedeli che si preparavano per i pellegrinaggi verso Roma, la Terra Santa, il Gargano, S. Giacomo di Compostela, o verso altri Santuari vicini. 
E' stata completamente rifatta in stile moderno dal Genio Civile di Potenza negli anni 60, poiché era necessario l'abbattimento delle vecchie strutture. Non si hanno più tracce del quadro di S. Giacomo, ma si conserva la caratteristica statua lignea della Madonna con Bambino e in suo onore si continua a celebrare la festa religiosa il 2 luglio con grande concorso di fedeli.


Rifreddo - Maria, Madre della Chiesa 

Questo è il titolo della Chiesa, benedetta da Mons. Augusto Bertazzoni il giorno 8 novembre 1967, a Lui offerta in dono dall'Amministrazione Provinciale di Potenza su terreno concetto dall'Amministrazione Comunale di Pignola e costruita nel Bosco di Rifreddo in occasione del 90° genetliaco dello stesso Presule, per tramandare ai posteri il Suo messaggio di amore e di bontà trasmesso alle genti lucane con il Suo Ministero Episcopale nella Regione. 
Si tratta di una originale struttura, in cemento armato e in trabeazione in legno, che svetta a spirale verso l'alto quasi in un tentativo di gara con gli alberi alla ricerca della luce. 
Molto bella e significativa la scultura lignea dell'immagine della Madonna con Bambino.


San Michele 

Il culto a San Michele Arcangelo, con molto probabilità, venne introdotto tra le popolazioni di Pignola e dei paesi viciniori intorno al secolo IX, quando anacoreti orientali, sbarcati sulle coste pugliesi, si spinsero verso l'interno in cerca di luoghi sperduti e inaccessibili per sfuggire alle persecuzioni iconoclaste. 
La "Grotta", sperduta tra le montagne e distante circa 4 chilometri dal centro abitato, si prestava molto bene, per solitudine e tranquillità, per introdurre un culto all'Arcangelo similare a quello della Grotta del Gargano e per stabilirvi una comunità con ordinamento basiliano, sostituita in seguito da una comunità benedettina. 
Nel 1535 presero possesso del luogo i Padri Cappuccini nel piccolo Convento attiguo alla Grotta sulla quale poi costruirono una Chiesetta per dare maggiore comodità ai fedeli e ai pellegrini. 
Nel 1607 i Cappuccini, che, intanto, avevano costruito un Convento più grande poco fuori il paese, cedettero il Convento e la Grotta agli Osservanti che li tennero in cura fino alla soppressione decretata dal G. Murat nel 1809. 
Mentre la Grotta conserva la caratteristica antica di Chiesa Rupestre e il Convento è ridotto a un cumulo di macerie, la Chiesa, con la pietà dei fedeli e l'impegno di un valente Comitato, nel 1984, è stata ricostruita dopo il crollo a causa del terremoto del 1980. 
Continua ad essere venerata una simbolica Immagine di San Michele Arcangelo, una scultura lignea di difficile datazione ma di chiara intonazione orientale.

 

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