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Graffiti Paleocristiani

Albano di Luc.


 

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GRAFFITI PALEOCRISTIANI
ad Albano di Lucania,
Sicignano degli Alburni e Palomonte

 


CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONI

 Si premette che l’organizzazione non urbana delle antiche comunità si riflette anche nelle forme della religiosità che si esprime sulla venerazione dei luoghi sacri in natura, come cavità naturali, sorgenti, fiumi e laghi, i cui riti più rurali e popolari, sembra fossero legati soprattutto alla sfera terapeutica e della fecondità.

Pertanto si ha motivo di potere ipotizzare che il territorio dell’antica Lucania con la sua morfologia, ricca di paesaggi portentosi, ben si prestasse alla pratica di culti in onore di divinità pagane delle quali, ancora oggi, restano i toponimi:

“Pallarete” e “Matino “, in tenimento di Albano di Lucania, rispettivamente da Pallade e dalle divinità minori dette sotterranee e del mattino; “Mufeta “, appellativo di varie sorgenti di acque termominerali della media valle del Sele, dalla dea Mefitis dei Sanniti, il cui culto si diffuse e visse in Lucania tra il IV sec. a. C. e il I sec. d. C.. Tracce del culto mefitico sono state trovate a Potenza, sulla collina Gravetta di Lavello, a Chiaromonte e a Serra Lustrante di Armento. Il più grande complesso sacro della dea fu però quello di Macchia di Rossano di Vaglio, ove le divinità venerate furono molte, fra cui la egizia Iside, a partire dalla principale dea Mefite Utiana.

Nel contempo, oltre a Mamerte, dio della guerra di tutti i popoli italici, presente nel santuario di Macchia di Rossano col nome di “Mamers mefitano “, vennero introdotte divinità greco-orientali come Era, Demetra, Venere, Dionisio, Apollo, Ercole ecc.

In questi luoghi di culto pagano si conservò tuttavia inalterata una certa sacralità giacché ivi si era inginocchiato l’uomo, umiliando la sua superbia; sacralità avvertita in seguito dai primitivi cristiani, i quali espressero la loro fede mediante i graffiti rupestri.

Dei graffiti di cui ci occupiamo soltanto la lettera “L “, presente ad Albano di Lucania e nel vallone di Sperlonga, non trova alcun raffronto con quelli della Santa Casa di Loreto, di Gerusalemme e di Nazareth, si ritiene che possa essere una croce con waw, inserita, non a caso, in un contesto di graffiti con temi cristiani.

I graffiti stessi, come si è detto, sono stati eseguiti davanti o in prossimità di ripari naturali (grotta, antro), esposti a mezzogiorno e situati in luoghi isolati e selvaggi sicuramente non frequentati, dal che si presume che gli esecutori fossero gente che preferiva nascondersi o stare appartata dal mondo, conducendo una vita eccezionalmente austera ad imitazione di Mosè sul Sinai, il quale in assoluta obbedienza avrebbe nascosto la faccia in un “cavo” per non vedere Dio al suo passaggio: “E quando passerà (per colà) la mia gloria io ti porrò nella buca di quel masso, e ti adombrerò con la mia destra fino a tanto che io sia passato” (Es. 33, 22).

In quei medesimi luoghi, ormai risacralizzati, giunsero più tardi i monaci Basiliani .a diffondere il culto di Santa Maria. Si trova, infatti, che alla località Rifoggio, a confine con le località Pallarete e Matino, di Albano di Lucania, monaci Basiliani di rito greco soppiantarono la chiesetta paleocristiana (grotta dell’Annunziata) con altro tempio dedicato a Santa Maria di Rifoggio. Non molto più tardi la stessa cosa si verificava nel vallone di Sperlonga dove, a pochi centinaia di metri più a monte dalle Grotte della Palomba (in territorio di Palomonte ) edificarono un monastero ed il tempio dedicato a Santa Maria di Sperlonga, che, ancora nel 1043, era retto dall’Abate Davide di genere grecorum.

Successivamente, tra il X e XI secolo, nel territorio lucano, dal paesaggio così favorevole alla meditazione, fiorì l’intenso misticismo di uomini votati alla ricerca di Dio nella solitudine e nel silenzio proprio dei luoghi. Fu dunque meta preferita di coloro che intesero praticare l’asceticismo, ossia quel complesso di pratiche e di dottrine tendenti alla conquista della perfezione religiosa, in quanto si identifichi con un mistico superamento del mondo e della carne da parte dello spirito. Prova ne è il soggiorno in penitenza di diversi anacoreti, quali San Vitale e San Luca, i cui ricordi sono inviscerati a nomi topografici delle campagne poste per la bassa valle del fiume Sauro tra Guardia Perticara ed Armento; San Guglielmo da Goleto, il quale dimorò nel bosco di Gallipoli Cognato tra Tricarico e Accettura dirimpetto ad Albano di Lucania. Nella sua agiografia si trova che, allorquando era assorto in preghiera nel bosco di Gallipoli Cognato, un signore che era andato a caccia lanciò uno spiedo venatorio contro un cinghiale e ferisce, per errore, San Guglielmo, sicché questi va infermo ad Albano, ove viene visitato dal conte Roberto e da un altro signore letterato, pieno di carità e di sapere.

Da qui l’idea che l’antro esistente lungo l’antico percorso rituale di Albano di Lucania, avanti al quale si trova la pietra con incisi un triangolo somigliante alla lettera greca delta, che sta a simboleggiare Dio o la Trinità, e la lettera Y, che allude alla potenza della croce di Cristo ed agli Angeli Michele e Gabriele, fosse stato un “romitorio” nel quale vi abbia potuto dimorare qualche primitivo cristiano o qualche eremita, giacché era un posto ideale per contemplare e pregare, levando in alto le palme delle mani con il viso rivolto all’Oriente percorso dai primi trasalimenti della grande Luce, secondo il costume degli antichi Cristiani ancora in uso al tempo di Dante, il quale lo riportò nella sua Commedia: “Ella giunse e levò ambo le palme, ficcando gli occhi verso l’Oriente, come dicesse a Dio “D’altro non calme” (Purg. VIII, 10).

I graffiti da noi individuati e riportati nel presente saggio, ancora ben leggibili, resistono indelebili all’usura del tempo forse per rivelarci la grande e sincera fede in Dio dei loro esecutori. Possono essere, pertanto, di monito a tutti noi che, pur avendo potuto avere una più preparata coscienza religiosa e di poter pregare in bellissime chiese ed in grandi santuari, non abbiamo la loro stessa fede e, spesso, non sappiamo o non sentiamo la necessità di pregare Iddio, nonostante.. .ne avessimo tanto bisogno!

 

 

 

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