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Graffiti Paleocristiani

Albano di Luc.


 

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GRAFFITI PALEOCRISTIANI
ad Albano di Lucania,
Sicignano degli Alburni e Palomonte

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Descrizione dei graffiti e loro possibile simbolismo

Sicignano degli Alburni:

GRAFFITO N. 19 (tav. XIX)

Asta verticale con anello all’apice, cm. 20, che poggia su una linea obliqua di cm. 18, la cui estremità termina con tre anelli a mo’ di trifoglio; l’altra estremità termina a punta triangolare poco dopo un’asta trasversale. Dà l’idea della croce-aratro. Al lato sinistro in alto la lettera L e più in basso la lettera B seguita dalla lettera I. La lettera L è stata descritta al graffito n.2. La lettera B = alla lettera greca beta, è sacra in quanto ha il senso fondamentale di lode divina ed è abbreviazione di B(oethei) o (BETHEL?). grido comune nella dottrina della “scala cosmica” (di cui si dirà più avanti): è perciò conosciuta dalla teologia giudeo-cristiana dei primi secoli.
 

Tav. XIX  Graffito n. 19: prima a sinistra asta verticale su croce aratro, sulla sinistra L, B, I.

GRAFFITO N. 20 (tav. XX)

Croce verticale a tre corni ben marcata, cm. 24 x 12, con alla base un triangolo somigliante alla lettera greca delta; i corni protesi verso l’alto terminanti con anello il corno sinistro e quello centrale, mentre il corno destro si presenta molto danneggiato. Nei pannelli sottostanti le braccia altri graffiti come da descrizione che segue più avanti. La croce a tre corni o a tre braccia, come è stato trovato scritto nella regione Sino-Palestinese (XREISTOS MIKAEL GABRIEL), si interpreta Cristo e gli Angeli Michele e Gabriele, i quali nel pensiero dei Cristiani antichi prendevano una parte principale nella destinazione buona dell’anima quando specialmente passava a vita futura. Gli anelli all’estremità delle braccia vorrebbero, forse, simboleggiare il “Pleroma” (pienezza). Il triangolo alla base è equivalente alla lettera greca delta, iniziale della parola Dios (divino) e potrebbe alludere alla Trinità. Il tniangolo, infatti, nella iconografia cristiana, comparirà sempre legato con qualche simbolo della croce”.

Tav. XX Graffito n. 20: croce a tre corni con la delta alla base.

GRAFFITO N. 21 (tav. XXI)

Numero 8 (otto), cm. 10, isolato in posizione orizzontale. Per il suo valore numerale era legato con l’ Ogdoade invisibile e con Xreistòs preesistente. L’ Ogdoade (= 8), che indica gli Otto elementi fondamentali del mondo, fu riferita a Cristo-giorno, per cui l’ottavo giorno fu detto del Signore (Kyriakè), ed anche all’Ogdoade della pace che significa il Paradiso dopo i 7.000 anni della storia del mondo.

Tav. XXI Graffito n. 21: numero 8 (otto), isolato in posizione orizzontale.

GRAFFITO N. 22 (tav. XXII)

Pannello sottostante il corno sinistro della croce di cui al graffito N. 20. In alto a sinistra la lettera A, cm. 2, più in basso al centro una croce a tre corni protesi verso l’alto e racchiusi da un semicerchio, diam. cm. 14. Il corno destro è interessato da uno dei due cerchi che formano la cifra 8 (otto), in posizione orizzontale, cm. 10. La parte inferiore della croce a tre corni si innesta alla base maggiore di un trapezio isoscele capovolto, cm. 5 x 3. La A potrebbe alludere al titolo di Cristo, con riferimento alla parola Archè (= principio). Alcuni sostengono anche che le tre linee della lettera A maiuscola rappresentano la Trinità. La croce a tre corni è da interpretare come al graffito N. 3, ma, in questo caso, essendo racchiusa in un semicerchio, può rappresentare la croce cosmica che, oltre a simboleggiare la riunione del cielo con la terra operata dalla redenzione di Cristo, rappresenta il Pleroma e il Chenoma, ossia il segno della pienezza e della incompletezza, in ultima analisi il cielo e la terra. Il cerchio che racchiude la croce, inoltre, è un punto fondamentale del Descensus di Cristo con la relativa Ascensus che augura alle anime.
Era naturale che i giudeo-cristiani si servissero di tale segno per esprimere graficamente la loro fede nella redenzione universale di Cristo. Del numero 8 si è detto al graffito n. 21. Il trapezio capovolto dà l’idea del vomere con riferimento alla croce-aratro, della quale si è detto al graffito 11.12.

Tav. XXII Graffito n. 22: in alto lettera A. al centro croce a tre corni racchiusi in un semicerchio, il conro destro interessato da uno dei due cerchi che formano la cifra 8, alla base un trapezio isoscele.

GRAFFITO N. 23 (tav. XXIII)
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Pannello sottostante il corno destro della croce di cui al graffito N.20. In alto a sinistra una piccola croce cosmica, cm. 2, secondo la forma più antica, seguita dalla lettera T (TAU) attraversata da una croce a tre traverse, cm. 16, sotto la quale la lettera C che tocca il lato di un triangolo scaleno, cm. 8 x12, somigliante alla lettera greca delta. In alto a destra altra lettera A, cm. 8.
Croce monogrammata, ma con l’occhiello aperto secondo la forma più antica. E' simbolo del Messia. Il segno basso sul lato destro, se non è una casuale scalfitura, potrebbe essere un waw. Per esprimere il concetto della forza e potenza di Cristo i giudeo-cristiani impiegarono la lettera ebraica, sia perché è anche il numero 6 quante sono le lettere che compongono il nome Jesous, e sia perché rassomigliava al corno. Il motivo fu in voga fino a tanto che la lingua ebraica rimase parlata.
La croce a traverse richiama la “scala coeli” (scala del cielo) nella visione avuta in sogno da Giacobbe quando da Canaan si portava in Mesopotamia di Siria per prendere moglie. Giacobbe durante il tragitto da Canaan alla Mesopotamia di Siria volle riposare. In sogno vide una scala appoggiata alla terra, la cui sommità toccava il cielo; e gli Angeli di Dio salivano e discendevano per essa. E il Signore appoggiato alla scala gli diceva: “Io sono il Signore Dio di Abramo la terra in cui dormi la dò a te e alla tua stirpe. E la tua stirpe sarà come la polvere della terra; e in te e nel seme tuo saran benedette tutte le tribù della terra” (Genesi 28, 11-14). La scala, oltre alla Provvidenza, raffigura l’incarnazione del Verbo di Dio che nascerà da Giacobbe e il cielo si riunirebbe con la terra.
Il luogo che si chiamava Luza fu da Giacobbe chiamato BETHEL, cioè (Casa di Dio), ed ivi eresse un monumento con la pietra su cui la notte aveva poggiato il capo, versandovi sopra dell’olio.
La lettera A = Alfa insieme alla lettera O = Omega sono da interpretare CRISTO PRINCIPIO E FINE, e sono riportare anche nell’Apocalisse di Giovanni:
“E’ fatto; io sono l’alfa e l’omega; principio e fine. Io a chi ha sete darò gratuitamente della fontana di acqua di vita” (Gv. 21, 6) . In questo graffito, però, essendo isol
ata e propinqua alla lettera P era una lettera messianica, anche tra gli Ebrei.
La lettera C che, negli antichi esempi, corrispondente alla lettera greca sigma, come questa è abbreviazione di Soter o Salvatore. Starebbe, quindi, a significare la potenza di Cristo Salvatore e della sua croce
Il triangolo è stato descritto al graffito n.1.

Tav. XXIII Graffito n. 23: in alto a sinistra piccola croce cosmica, seguita dalla lettera T attraversata da croce a tre traverse, sotto la quale una lettera C che poggia

sulla lettera delta.

GRAFFITO N. 24 (tav. XXIV)

Al lato basso della croce di cui al graffito N. 5 vi è una croce latina molto incavata del tipo a stella con anello all’apice, cm 16 x 18.)
Potrebbe essere una croce monogrammata (la lettera rho attraversata da un’asta). Richiama anche la croce ansata (Ankh) egiziana, simbolo della vita.

 

Tav. XXIV Graffito n. 24: croce latina del tipo a stella con anello all’apice.

GRAFFITO N. 25 (tav. XXV)

Croce verticale a sei corni, cm. 28 x 18, al di sotto della croce latina molto incavata e del tipo a stella. La croce a sei corni simboleggia Gesù messo in relazione ai sei Angeli della creazione.

 

 

Tav. XXV— Graffito n. 25: croce verticale a sei corni.

GRAFFITO N. 26 (tav. XXVI)

La croce a sei corni di cui al graffito n.25 si innesta su altra croce-aratro, cm. 20, facendo da timone.
Da interpretarsi, forse, come la guida spirituale del mondo da parte di Gesù e i suoi Angeli.

Tav. XXVI - Graffito n. 26: croce aratro sulla quale s’innesta la croce a sei corni facendo da timone.

GRAFFITO N. 27 (tav. XXVII)

Croce monogrammata verticale, cm. 18 x 13 con al lato inferiore un segno ondulato. Nella croce monogrammata (P = rho) gli Ebrei usavano vedere il Messia sotto la figura di Abramo. Siccome questo patriarca ebbe il figlio Isacco promesso quando era centenario, con il numero 100 espresso con la lettera P divenne il simbolo di Gesù, figlio della promessa. Il Testa precisa: “P significa la miracolosa paternità di Abramo centenario; aveva valore in sacramento Christi “. I Cristiani non solo lo attuarono subito, ma lo arricchirono di significato nuovo aggiungendo alla lettera P un waw o sbarra orizzontale che forma la figura detta oggi croce monogrammata, che si può trovare anche in posizione invertita. Il segno ondulato in basso a destra somiglia alla lettera ebraica Lamed che numericamente equivale a 30, il quale fa riferimento al Logos, al Pleroma. Secondo il TESTA il numero 30, come somma di 24 + 6, è in relazione con il Logos. cioè la lettera dell’alfabeto greco alfa-omega e Gesù episemon = 622. Ora il Lamed, che significa Logos. ben si inserisce nel simbolo sovrastante, il quale può considerarsi una invocazione-professione di fede nel Cristo figlio di Dio, cioè Logos-Pleroma (= pienezza della divinità).

Tav. XXVII Graffito n. 27: croce monogrammata verticale con al lato un segno ondulato.

GRAFFITO N. 28 (tav. XXVIII)

Croce ancora adagiata con anello all’estremità superiore, cm. 20. Forse una croce monogrammata o una croce a forma di ancora. Simbolo della croce “ancora di salvezza “.

 

Tav. XXVIII Graffito n. 28: croce ancora adagiata con anello all‘estremità superiore.

 

 

 

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