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ragazzi del 2000

Albano di Luc.


 

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TRADIZIONI RELIGIOSE

 

IL SETTENARIO

Un modo particolare di pregare per i morti di Albano era ed è la pratica del settenario.

Il settenario cominciava il 25 ottobre e finiva il 1° novembre. Il settenario si faceva due volte all’anno, prima dei morti e prima di Pasqua.

Anticamente la pia pratica si faceva la mattina presto, dalle ore 4 alle ore 7, la sera tardi, dalle ore 7 alle ore 9, nella cappella della congrega di Santa Maria del Patrocinio.

La mattina presto quando ancora non c’era la luce elettrica, la gente illuminava il cammino con un tizzone acceso o guidata dalla stella mattutina.

I fratelli, cioè gli appartenenti della congrega si vestivano con un cappuccio, con una mantellina nera e un camice bianco.

Rimanevano scoperti solo gli occhi. Cantavano, sotto la guida del Priore, l’intero uffizio dei morti, cioè 9 salmi e 9 letture tutte in latino.

Poi recitavano il rosario inframmezzato da questa preghiera:

 

 

PER LE PIAGHE CHE SOFFRISTI

GESÙ MIO CON TANTO AMORE E CON TANTO TUO DOLORE

ABBI, O DIO, DI LOR PIETÀ

ANIME SANTE, ANIME PURGANTI

PREGATE DIO PER ME E IO PREGHERÒ PER VOI.

GESÙ MIO DILETITO AMANTE DI QUELL’ANIME PURGANTE

PER IL TUO SANGUE PREZIOSO, DAI REQUIE E RIPOSO.

QUELLE FIGLIE E QUELLE SPOSE

CHE SONO TANTO TORMENTATE,

 GESÙ MIO, VOI L’AMATE,

LIBERATELE PER PIETÀ

 

Seguivano delle preghiere specifiche e dopo ognuna si cantava:

 

DI QUELLE AFFLITTE SPOSE

DEL TUO DIVO FIGLIUOLO

CHE PENANO ANGOSCIOSE

ABBI, O DIO, DI LOR PIETÀ.

RIPOSO, LUCE, PACE

O VERGINE MARIA

PER QUELLA, O DIO DI PACE,

CONCEDI A LORO IL CIEL.

 

Seguiva quindi la celebrazione della messa cantata in suffragio delle anime del purgatorio e delle anime dei fratelli e sorelle defunti appartenenti alla congrega. Verso le 7 si usciva e tutti andavano a lavoro nei campi. Perciò si faceva la mattina presto. Chi non aveva partecipato la mattina partecipava la sera e usciva al suono del “Padre Nostro” verso le 9 di sera.

Oggi a questa pia pratica partecipa poca gente: si fa solo la sera verso le ore 6. Non ci sono più canti belli di una volta, non si canta più l'uffizio, né la messa. Oggi dura pochissimo.

 

 

MADONNA DI FONTI

Una delle tradizioni più antica e sentita dalla popolazione di Albano è il pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Fonti, che si trova nel bosco comunale di Tricarico a 2 Km dal bosco “Tre Cancelli” sulla strada per San Chirico Nuovo. Anticamente era territorio di Albano. E un santuario incluso nell'elenco dei santuari fondati da San Guglielmo di Vercelli nella seconda metà del secolo. Non è un santuario ricco di opere d’arte, ma le sue linee architettoniche sono simili a una grande casa di campagna. E un'opera, quindi, non di artisti, ma di poveri operai.

Anche all’interno non ci sono quadri e opere di valore. La stessa immagine della Madonna è dipinto con varie tecniche: parte ad affresco, parte a tempera, parte a olio. Assomiglia a una pittura bizantina. Dalle mani e dalla posizione del braccio sinistro si denota la grande inesperienza del pittore. Tutto questo ha permesso il sorgere di tante leggende e fatti mondani che si riferiscono al santuario di Fonti. La prima domenica di Maggio, gli albanesi, qualunque fosse il tempo, si recavano a piedi o con gli asini, muli, molti a piedi scalzi, in processione, alternando canti e preghiere, ma soprattutto cantando

Arrivati a Tre Cancelli c’era la rituale e tradizionale lotta con i Tricaricesi, arrivati li per lo stesso scopo. Motivo: il diritto, “u'ius”; “La processione di Albano deve entrare per prima nel santuario. “A questa lotta accanita e feroce partecipavano tutti gli uomini, donne, bambini e gli stessi sacerdoti non si esimevano dal menare colpi con l’asta della croce. La spuntavano sempre i più numerosi Albanesi. Donde derivava agli Albanesi questo “ius” diritto ? Qui ci dobbiamo rifare al “u’cap’t’l’ “.

Sarebbe bello trascriverlo, ma la lunghezza e il dialetto non lo permettono, per ora.

In breve: la cappella attuale della Madonna era in origine una stalla. Passò di lì un pittore (Albanese?) e gli si fece incontro una donna che lo pregò di trasformare la stalla in una cappella e di dipingere un quadro della Madonna sull’altare maggiore dove poi sarà cantata messa. Se avesse fatto ciò sarebbe stato ripagato con argento. Il pittore muratore cominciò ad innalzare i “cantoni” i muri portanti ma non piacquero alla Madonna e fece diventare il pittore “ciump e c‘ca’to”: paralizzato e cieco.

La Vergine stessa si mise a lavorare e i lavori proseguivano in modo meraviglioso. Si rivolse allora di nuovo al pittore:

“Alzati e guarda come devi costruire la cappella e dipingere il mio quadro.” Il pittore, riacquistata la vista e l’uso delle gambe dipinse il quadro in modo così meraviglioso che la Madonna ne fu tanta orgogliosa da andare passeggiando per il Bosco quando incontrò una ragazza:

“Cosa vai facendo qui sola ragazza mia ? “.

“Vado trovando cicorielle per darle ai poverelli e mangiarle crude senza pane io stessa “.

“Ma dimmi, tu chi sei, sei signora o villana?”

“Io non sono ne signora, né villana, sono Maria di Fonti “.

La ragazza le chiese allora di far tornare dalla guerra il suo unico fratello in cambio sarebbero venuti a piedi al nuovo santuario. Tornata a casa trovò il fratello. Agli inviti della sorella di andare scalzo a Fondi per ringraziare la Madonna delle grazie ricevute il giovane rispose che non era stata Maria di Fonti a farlo ritornare dalla guerra, ma i soldi delle sue tasche. La mattina dopo si trovò “ciump ‘e e ‘cat” perché non volle mantenere il voto alla Madonna di Fonti. La mattina dopo ritornarono i vicini esortandolo ad andare a Fonti. La Madonna si dispiacque delle lacrime della ragazza e fece trovare sotto il cuscino di Vincenzino i denari che egli aveva speso.

“Sorella mia, corri, corri a mantenere il voto che hai fatto alla Madonna di Fonti “. Quando furono arrivati a piedi dalla Madonna ella disse:

“Ti devi impegnare a far fare tre processioni: la prima la Basilica di Albano, la seconda quella di Tricarico, la terza quella di San Chirico. I “Munt P‘lus‘n (Monte Pelosani) non li voglio, perché sono su una brutta e cattiva strada “.

Un‘altra tradizione racconta che il santuario fu costruito sempre da questo muratore pittore con una raccolta di soldi fatta in Albano. Ecco perché la processione di Albano doveva entrare per prima nel Santuario. Storicamente potrebbe essere perché il territorio intorno alla cappella era di proprietà degli albanesi. Alla fine del secolo XVII il canonico Angelo Maria Setaro, nativo di Albano, donò al Santuario tutti i suoi beni, ora demanializzati. Il Setaro è ora ritratto nel santuario con la mozzetta nera con bordi rossi. Questo è il capitolo. La processione arrivata al Santuario, faceva tre giri intorno alla cappella e poi tutti entravano dentro cantando, piangendo, implorando, battendosi il petto. Ascoltavano la messa poi si sparpagliavano per il bosco a consumare il pranzo, bere e poi al suono di organetti organizzavano balli e tarantelle.

Verso sera tutti rientravano nella cappella per salutare Maria, si riorganizzava la processione e si intraprendeva il viaggio di ritorno, durante il quale ci si fermava per finire di consumare le provviste portate. Oggi non c‘é più la processione della I° domenica di maggio; si va in macchina e poi si è perso il senso delle antiche tradizioni. Il pellegrinaggio si fa l’ultima domenica di maggio quando convengono a Tre Cancelli i pellegrini di molti paesi della Diocesi di Tricarico. Altri racconti popolari sono sorti intorno al miracolo della lacrimazione della vergine avvenuta il due maggio alla presenza dei sacerdoti e del popolo di Albano. Le lacrime e il sudore della Madonna furono così abbondanti da bagnare le tovaglie dell’altare e da consentire ai fedeli di inumidire i loro fazzoletti. Il vetro della nicchia fu talmente appannato e conseguentemente segnato dalla lacrimazione che nessun reagente chimico ha mai potuto cancellare. Le tracce della lacrimazione sono visibili ancora nella parte inferiore del vetro, perché la parte superiore è andata in frantumi. Il miracolo si ripeté per altre due volte anche se in misura inferiore il 16 e il 30 di maggio 1813.

 

 

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