Gaetano Dimatteo

 

Caro Gaetano,

...Tu hai talento, e avrai sempre straordinarie.

E' una grande avventura questo tuo lavoro, e abbilo quindi caro, e difendilo dai falsi maestri - come si difende un campo di grano. ...

 

Anna Maria Ortese - Rapallo - 20.04.1981

Anna Maria Ortese, grande scrittrice del novecento ha intrattenuto con Gaetano Dimatteo una continua corrispondenza e le Sue lettere costituiscono una intensa testimonianza del Suo pensiero.


 

...Dimatteo lavora con rossi brucianti, gialli accesi, blu profondi, come se tutta la sua gamma coloristica fosse in sovratono, in una sorta di jazz espressionista dai molteplici riferimenti culturali, ma insieme nudo, diretto, ruvido anche.

Ci dice di stati d'animo, rabbia e amore e dolore, così come la poesia di Pasolini.

 

Flaminio Gualdoni  Corriere della Sera - 05.02.2001

"La guerra"  Ammirazione e dolore per Maria Grazia Cutuli

Afgani in un campo di Peshwar
(tecnica mista, 2001, cm. 29x38)

Gaetano Dimatteo, Nova Siri, 1949

 

La guerra è il tema dell’ultimo ciclo di opere di Gaetano Dimatteo. Non un pretesto di certo, ma una tappa importante nel suo percorso professionale ed umano, che lo ha portato più volte anche a combattere in prima linea. ll suo impegno pacifista, le sue battaglie ecologiste sono note a chi lo conosce e spesso si sono espressi in azioni eclatanti. La guerra in Bosnia l’assassinio di Babin, le bombe a Firenze e Milano, questi e altri drammatici avvenimenti hanno offerto spunto in passato all’artista. Oltre ai dipinti dedicati a personalità straordinarie (da Luchino Visconti, a Maria Callas, da Pier Paolo Pasolini a Dario Bellezza, da Annamaria Ortese a Moravia e così via), Dimatteo ha realizzato singole opere o interi cicli in cui ha voluto confrontarsi con un tema scottante, affrontato in passato da artisti famosi, da Goya a Delacroix, da Picasso a Guttuso, ma anche da altri meno noti, che hanno messo in rilievo l’atrocità della guerra. La sua assurdità, la sua inutilità. Conosco Dimatteo da oltre vent’anni ma ne seguo il lavoro più da vicino da almeno un decennio. E devo dire che il ciclo di opere che qui presenta, non costituisce soltanto la ripresa - sull’onda di una forte emozione - di un tema già affrontato in passato, ma è uno snodo importante nella sua ricerca. Qui, in questi lavori, non c’è più solo la pittura (tempera, acquerelli, matite ad olio), a dar corpo all’immagine, ma vediamo anche pezzi di stoffe e frammenti di frange di passamanerie, non tessuti preziosi, ma poveri, non sempre nuovi di zecca, che sono stati poi a loro volta dipinti, mimetizzati. E c’è anche un’altra novità: mi riferisco alle immagini tratte da ritagli di stampa italiana e straniera che Gaetano ha selezionato con cura nei mesi scorsi e poi fotocopiato. In particolare, bambini, uomini in armi, donne, il volto di Maria Grazia Cutuli, immagini che si ripetono più volte nello stesso contesto, come a voler ribadire con forza la propria presenza, immagini che si giustappongono per dar luogo a messaggi complessi, immagini che si umano le une nelle altre, raccordate da tocchi di colore, da strisce o toppe di tela, con un misura compositiva e una sapienza nella gestione dello spazio, che riflettono l’abilità dello scenografo Dimatteo. La flagranza della realtà preme, pretende asilo all’interno dell’opera, quasi non accettando più mediazioni; sulla superficie dell’opera affiorano contemporaneamente, in una sorta di ribollente deriva, ricordi, emozioni, speranze, che l’artista giustappone in un ordine solo apparentemente casuale. “L’arte è lo specchio dei nostri ideali traditin scriveva Doris Lessing (Il taccuino d’oro,1962) e Dimatteo sembra concordare con le sue parole. Queste opere, prima ancora che a noi, sembra indirizzate a se stesso, quasi con l’intento di spiegarsi cose assolutamente incomprensibili. Edvard Munch aveva detto (1885/86):

"La mia pittura è in realtà un esame di coscienza e un tentativo di comprendere i miei rapporti con l’esistenza. E’ dunque una forma di egoismo, ma spero di riuscire, grazie a lei, ad aiutare gli altri a vederci chiaro". I bambini dicevo, ce ne sono diversi in queste tavole, come tanti erano nei giorni dei bombardamenti le foto sui giornali che li ritraevano mal vestiti, senza scarpe, con i segni evidenti delle privazioni, con una malinconia senza fine negli occhi. Li ho visti anch’io, in Yeman anni fa, quegli occhi sulle facce di bambini sporchi e malnutriti, spesso malati, e non li ho mai dimenticati. Dimatteo ha catturato i loro visi in queste immagini, quasi volesse affidarci i loro destini, perché possiamo prendercene cura, in qualche modo, cercare di sottrarli ad un destino tragico. Ma pensiamo anche alle parole di J. F. Kennedy nel messaggio all’ONU del settembre 1961: "Lumanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità".

 

Lia De Venere    

Il sole 24 ore - 2002

 

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