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Antonio Maria Cervellino - KÉRYGMA
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I MONACI BASILIANI 


I Basiliani, Monaci di rito Bizantino, provenivano dalla Cappadocia, da Costantinopoli e dalla Grecia in seguito, appunto, alla lotta iconoclastica sopradescritta approdando nell'Italia Meridionale ed in Sicilia. Però è necessario tenere presente che secoli prima, avendo avuto grande fortuna la Regola di San Basilio (329-379) in Occidente, vi affluirono molti Monaci Basiliani già nel V e Vl secolo durante i quali, ispirati alla suddetta Regola, fondarono molti Monasteri Paleocristiani. Basta ricordare che il successo di questa Regola fu tale da far ispirare ad Essa San Benedetto per redigere nel 529 la Sua "Ora et Labora". Conseguentemente ci fu una rapida diffusione dei Benedettini che ebbe come risvolto una temporanea sparizione dei Basiliani. Temporanea perché questi ripresero presto il loro flusso migratorio nell'Italia Meridionale dal 726 all'842, dietro la sopraccitata lotta iconoclastica. Chiaramente si ipotizza che l'ondata migratoria verso l'Occidente, anche se diminuita dopo la fine dell'iconoclastia, abbia avuto sempre una certa continuità anche dopo gli anni Mille. Infatti, questo, viene avallato dagli stessi affreschi rupestri, la cui data di composizione, viene ascritta dagli esperti, agli inizi del secondo Millennio, vale a dire dal 1200 in poi. Tuttavia, qualunque fosse stata la data di approdo dei Monaci in Contrada "Pozzelle", ci sarà voluto non poco tempo affinché essi si ambientassero nei luoghi dove operarono. Seguendo ancora altre ipotesi, i primi Monaci erano forse degli asceti e quindi eremiti? Giunsero in gruppi? Trovarono ospitalità presso pastori o famiglie che certamente a quel tempo abitavano quella Contrada per la presenza dei pascoli e dell'acqua? Ammesso che avessero trovato ospitalità presso famiglie, trovarono in queste piccole comunità anche una certa tradizione cristiana? Allora era conosciuto il culto di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali e, specialmente del porco, col quale il Santo Eremita veniva rappresentato; sufficientemente noto era anche alla cristianità dell'Italia Meridionale il pensiero del suddetto Santo che esortava i fedeli alla santità attraverso "L'ASCESI INDIVIDUALE COL TOTALE RIFIUTO DEL MONDO". Supponendo, quindi, che i Monaci trovassero o meno un certo spirito di Fede nelle suddette comunità o che addirittura non ci fossero state neanche queste ad accoglierli, sorpassando perciò supposizioni e ipotesi di qualsiasi genere, rimane la certezza che Essi, anche se non necessariamente perseguitati e emarginati, ma soltanto travagliati dai disagi per la sopravvivenza, portarono l'arte con gli affreschi nonché la Loro cristianità con la Loro Fede.
In una parola, quali Araldi della Fede, portarono in Contrada "Pozzelle" il Loro "KÉRYGMA", I'annuncio della "Buona Novella" che oggi giunge a noi ad alta voce, tramite i loro affreschi. Chiaramente, e dalla loro vocazione di essersi donati a DIO, e da quella sorta di tormento che dilania l'anima dell'artista cui nulla lo appaga del Mondo, ecco maturare in Essi quei giusti fermenti di vita ascetica che in momenti di grazia e di serenità, tradussero il loro intimo travaglio in creazioni artistiche orbitanti attorno alla Vita di Nostro Signore Gesù Cristo. 
Oggi Luce per la Fede nonché Messaggio Artistico per l'Arte.

 

 

 

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