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Ceneri di Civiltà Contadina in Basilicata
GIUSEPPE NICOLA MOLFESE

PROVERBI

Quanne te prumettene 'u purcielle
curre curre pú zuquarielle.
Quando ti promettono il porcello
corri corri con lo spago.
(Allorquando una persona ti promette una cosa, devi subito prenderla, diversamente potresti non averla più perché potrebbero mutare le condizioni oggettive e soggettive di chi promette).
Pecure vecchie a cheasa de pacce morene. Pecore vecchie a casa di pazzi muoiono.
(La pecora quando è vecchia si deve vendere al macellaio; se si persevera a tenerla, si perde ogni guadagno).
Quanne 'a pecura manga 'o vrunghe
'u furmagge jesse janghe.
Quando la pecora mangia l'erba di pascoli non buoni,
il formaggio esce bianco.
(Il pascolo cattivo dà formaggio non buono, il formaggio di pecora, per essere eccellente, deve essere di colore giallino se stagionato, e con la "lacrima").
Tante vote vaje 'a gummele a ll'acque
figne a quanne nge lasse 'u maneche.
Tante volte va la "gummula" a prendere l'acqua
finché ci lascia il manico.
(Tante volte si persevera in azione buona o cattiva fino a quando si soccombe).
L'ommene jinghie 'u sacche
e 'a femmene l'attacche.
L'uomo riempie il sacco
e la donna lo lega.
(In un'economia familiare saggia, entrambi i coniugi devono avere la duplice funzione: il marito deve saper produrre e la moglie deve saper risparmiare).
U marite pú carre
e la megghiere pú vandesine.
Il marito con il carro
e la moglie con il grembiule.
(Significato simile al precedente; il marito provvede ai lavori fuori casa, la moglie a quelli domestici).
Picche parole e caude de panne
non fanne mai danne.
Poche parole e caldo di panni
non fanno mai danno.
(Parlar poco è sempre positivo).
A gatte ca va addunata a llu lucigne
non s'embaure ca sa coce l'ugne.
Il gatto che ha preso l'abitudine di succhiare il lucignolo della luce ad olio (tirandolo, prima di succhiarlo, con le unghie)
non ha paura di scottarsi.
(Quando una persona è abituata a compiere cattive azioni, non ha neppure timore che possa ricevere, o in concreto ne riceve, del danno).
Uocchie ca non vedene
core ca non desidera.
Occhi che non vedono
cuore che non desidera.
(Non si sente la mancanza di qualcosa che non si conosce).
Quanne non cuse, non file e non tesse
coma fai a fa' 'o gghiuommere accussì gruosse?
Quando non cuci, non fili e non tessi
come fai a fare il gomitolo così grosso?
(Vi sono spesso delle ricchezze inspiegabili; questo proverbio si domanda come mai alcuni, senza operare, riescono ad accumulare ricchezze).
L'acque a ddò vive
non l'haja 'ndruvula'.
L'acqua alla quale bevi
non devi intorbidirla.
(Non devi cagionare che cessi qualcosa che ti offre vantaggio o profitto).
Megghie 'nu marite ceppone
ca 'n'amande bbarone.
È meglio un marito ceppo
che un amante barone.
(Il matrimonio in Lucania era ed è considerato la realizzazione della maggiore aspirazione della donna. Sono state sempre biasimate le unioni extraconiugali, specialmente per le ragazze nubili. Non possiamo che dissentire alla prima parte di questo proverbio lì dove esorta a contrarre comunque matrimonio anche se il marito è un "ceppo". Quale felicità potrà scaturire da tale unione?).
Case vecchie
non vole cchiù sale.
Formaggio stagionato
rifiuta altro sale.
(Questo proverbio è allusivo; il vecchio, i cui sensi sono sopiti, non ha desideri erotici).
Ciente niente accidene l'ommene Cento niente uccidono l'uomo.
(Una miriade di piccole cose possono essere causa fatale).
Quanne sone l'Avemmaria
o 'nda cheasa o pi Ila via.
Quando suona l'Ave Maria
o in casa o per la strada.
(La sera, con il tramonto del sole, o subito dopo, bisogna smettere di lavorare e fare ritorno a casa. Le tenebre possono 'essere foriere di cose cattive).
Hai perdute o vuoi
e vai truvenne o corne.
Hai perduto i buoi
e cerchi le corna.
(Chi trascura le cose importanti o per negligenza o per accidia, non deve poi dar peso alle inezie o cercare rimedi in ritardo).
Jè megghie sci' a cucca' disciune
che gauzarse pó diebbete.
È meglio coricarsi digiuno
che alzarsi con i debiti.
(A questo proverbio è improntata la morale lucana: meglio condurre una vita sobria, improntata al risparmio e secondo la propria disponibilità, anziché far debiti e subire anche la vergogna di non poterli pagare).
Chi ave l'amare 'nda vucche
non pote sc-cputa' duce.
Chi ha l'amaro in bocca
non può sputare dolce.
(Chi ha risentimento o addirittura odio nei confronti di qualcuno non ne potrà mai parlare bene).
Acque, fuoche e pane
non se negane manche a Ile cane.
Acqua, fuoco e pane
non si negano nemmeno ai cani.
(Il sentimento di solidarietà e ospitalità è molto spiccato in tutta l'Italia meridionale, in particolare in Lucania, dove le persone sono, in generale, di una bontà sconfinata).
'A cape tuoste
'a dume 'a curte.
La testa dura
è domata dalla Giustizia.
(Chi è ostinato viene costretto attraverso una sentenza che gli sarà da esempio per il futuro).
Canggía' 'a rama vecchie pà nova. Cambiare il rame vecchio con il nuovo.
(È il baratto degli sprovveduti; dare una cosa di pregio in cambio di una cosa vile).
Zappate de femmene e lavure de vacche
povera terre ca ngi angappe.
Zappata di donna e aratura di vacca
povera terra che si trova ad essere lavorata.
(Il lavoro della donna viene considerato inferiore al lavoro dell'uomo, specialmente in quei lavori tipici maschili in cui la donna, per orgoglio o per presunzione, intende dedicarsi).
Chi a cheasa non te vo'
a cheasa non te vena.
Chi a casa tua non viene
a casa sua non ti vuole.
(Chi non vuole mantenere rapporti di visite reciproche, non viene a casa tua a farti visita).
Uteme juorne uteme turnese. Ultimo giorno, ultima lira
(Chi è vecchio e senza figli non deve fare risparmi e far sì che il suo ultimo giorno coincida con il consumo di tutte le sostanze).
Quanne 'u peduzze cammine
'u core sciale.
Quando il piede è in cammino
il cuore gode.
(Quando si va in giro, anche se si ha motivo di tristezza, l'animo è più sereno).
L'anne so' da chi prima more. Gli anni sono di chi muore prima.
(La vecchiaia ha un senso soltanto in occasione della morte. Si può essere vecchi, molto vecchi ed ancora in vita).
Chi ave facce se marite
chi no reste zite.
Chi è sfacciata si sposa
chi no resta fidanzata.
(La donna disinvolta trova più facilmente marito di quella che non lo è).
A llu megghie voje
'a pescia frasca.
Al miglior bue
il peggior mangime.
(Chi dovrebbe essere trattato meglio degli altri, perché è migliore in qualcosa, si trova ad avere gli scarti).
Terra negura terra russa
pane janghe.
Terra nera, terra rossa
pane bianco.
(Vi è una fondata credenza che, seminando grano in terra nera o in terra rossa, si produce più grano. Questo proverbio ha anche un fondamento scientifico in quanto è noto che la terra biancastra è formata da molta creta, caolino dove non germoglia molto grano).,
Dú palazze e do vagghive
statte lundane.
Dal palazzo e dal banditore
cerca di stare lontano.
(I galantuomini che abitavano nel palazzo, avendo molto tempo da perdere, si dedicavano ai pettegolezzi. Il banditore, avendo la funzione di girare ogni angolo del paese per comunicare notizie di interesse pubblico, si soffermava a parlare dei fatti propri ma ancor più di quelli degli altri).
Pecura pasce e cambana sona. Pecora pascola e campana suona.
(La persona trascurata, accidiosa, non sorveglia da vicino il proprio gregge ma, in decubito, sotto l'ombra di un frassino, segue solo con l'udito, il pascolo della pecora che ha la campana al collo. Si usa in genere per le persone trascurate nei propri interessi).
Sope 'u nigure
non pigghie chelore.
Sopra il nero
non prende nessun colore.
(Ad una persona che ha raggiunto il massimo o in senso positivo o negativo, il pettegolezzo non tocca minimamente. E' superiore all'"aurea mediocritas").
S. Antonio face tredece grazie
Santomanggiogne ne face quattordece.
S. Antonio fà tredici grazie
Santo Mangiogno ne fà quattordici.
(Quando una persona ha bisogno di ottenere un qualcosa, anche dai funzionari della Pubblica Amministrazione i quali debbono adempiere al loro dovere nell'ambito della legge, e la persona medesima "fa mangiare" chi gli deve fare il favore, induce quest'ultimo ad interpretare "in modo estensivo"(?) la legge. Il palato e le papille gustative solleticate benevolmente trasmettono al cervello idee più benevole).
A gocce a gocce
se ghinghie 'u varrichie.
A goccia a goccia
si riempie il recipiente.
Chi sparagne guadagne. Chi risparmia guadagna.
(Il Santarcangiolese, ed il lucano in generale, hanno un elevatissimo senso del risparmio che, a volte, può essere rinuncia. Sul risparmio vi sono numerosi proverbi come altrove abbiamo visto).
Ternese, solde, uochie cacciate
non tornano cchiù.
Tornesi, soldi, occhi asportati
non tornano più.
(Tutto ciò che è di prezioso, una volta uscito dal patrimonio, non ritorna più. Il proverbio esorta ad essere cauti nello sborsare denaro o cose di valore in quanto è difficile riaverle).
Se amicizia vuo' mandene
'u stiavucche (1) vai e vene.
Se vuoi mantenere un'amicizia
il tovagliolo (contenente doni) va e viene.
(Precisiamo prima di tutto che il tovagliolo veniva usato come involucro, legato ai quattro vivagni. Ci si recava in casa dei galantuomini per chiedere un favore portando in dono qualcosa avvolta nel tovagliolo che poteva essere "porzione" di carne di maiale, frutta, uova, ortaggi, etc. Il proverbio sta ad indicare che, al fine di far rimanere viva l'amicizia, è opportuno che i doni tra gli amici vengano frequentemente scambiati).
Chiacchiere 'nnanze furne
perdemiende de pane.
Chiacchiere dinanzi al forno
pane che si perde (perché si brucia).
(Quando si fanno cose importanti per le quali occorre molta attenzione, non bisogna distrarsi con chiacchere inutili).
U cane dà chianghe
dísciune e chiene de sanghe.
Il cane della macelleria
digiuno e pieno di sangue.
(Il cane che frequenta il negozio del macellaio, portando sul dorso il sangue scolato dalle bestie appese, può far ritenere che stia quotidianamente a mangiare carne; è solo un'apparenza, la maggior parte delle volte è digiuno. Si pronuncia questo proverbio allorquando una persona appare opulenta, invidiabile, ma in effetti è tutta apparenza. E' più o meno lo stesso concetto del proverbio "Tutto fumo e niente arrosto").
Chi vo' vaje chi non vo' manne. Chi vuole va chi non vuole manda (altri).
(Il desiderio di ottenere qualcosa può essere soddisfatto soltanto dall'interessato in persona).
Frusce de scopa nova. Rumore di scopa nuova.
(Come è noto la scopa nuova fà un rumore particolare. Si usa dire questo proverbio specialmente quando s'inizia un'attività e si è molto solleciti e diligenti. Questa sollecitudine viene scemando con il passare del tempo).
Ij sparagne a megghierima 'ndu liette
e ll'ate sà godene 'ndo tembone.
Io risparmio mia moglie nel letto
e gli altri se la godono in luoghi di campagna senza erba.
(Quando la persona ha la disponibilità di godere di un bene trovandosi nelle migliori condizioni di tempo e di luogo e non gode di esso per risparmiare o per altri motivi, di contro altri godono di quello stesso bene, ottenuto per buona fede di chi lo ha dato, in condizioni disagiate, però lo godono).
Scamorze de tre juorne
casecavalle de tre anne.
Scamorza di tre giorni
caciocavallo di tre anni.
(La scamorza deve essere consumata subito, il caciocavallo deve invecchiare un pò).
Addo' non si chiamate
non si apprezzate.
Dove non sei chiamato
non sei apprezzato.
(Imporre la propria presenza senza essere invitato, anche se hai dei meriti, non sei gradito).
Chi troppe mange s'affoche. Chi troppo mangia si affoga.
(La moderazione deve essere alla base di ogni manifestazione umana, anche nelle cose più usuali come il mangiare).
Tratte pe cchille megghie de te e falle o spese. Tratta con quelli migliori di te e paga per loro.
(E' opportuno avere a che fare con persone di livello superiore al proprio anche se costa. Da chi è inferiore alla tua "condizione" non puoi ricevere altro che cattive azioni. "Rustica progenies semper villana fuit").
'U vine jè mmele ma devende fele. Il vino è miele ma diventa fiele.
(Il vino, bevuto con moderazione, può essere salutare come il miele, altrimenti, se bevuto smisuratamente, può portare effetti deleteri).
Quanne 'a spighe jè pagghie
pú stommeche jè 'nu rabbugghie.
Quando, al momento del raccolto, la spiga è soltanto paglia
per lo stomaco è un rivolgimento.
(Il contadino quando semina spera sempre nella buona annata. Al momento del raccolto, se si accorge (e purtroppo accade spesso) che il suo raccolto è misero, si tormenta).
A Ssante Martine menestre e cucine. A S. Martino minestra e cucina.
(Il mese di novembre ha le giornate molto brevi, tanto che la colazione del mezzogiorno è molto vicina alla cena).
A statije de Sante Martine
jè de tre juorne.
L'estate di S. Martino
è di tre giorni.
(L'estate di S. Martino è brevissima; anche se sono belle giornate ci si deve aspettare il cattivo tempo).
U sazie non crede 'u disciune. II sazio non crede chi è digiuno.
(Chi gode benessere non può capire quale possa essere a volte il dramma di un povero).
O zinzele se lavene 'nda cheasa. Gli strofinacci sporchi si lavano in casa.
(In italiano lo stesso proverbio dice: "I panni sporchi si lavano in casa").
'U core de guagnune jè come 'a carte janghe. Il cuore del bambino è come la carta bianca.
(L'ingenuità del bambino è di tale candore da essere paragonabile ad un foglio immacolato).
Chieche 'u vescighielle quanne jè tenerielle. Piega il virgulto quando è tenero.
(Il tenero virgulto può essere facilmente piegato, quando diventa arbusto è più difficile. Si riferisce all'educazione dei ragazzi che deve essere impartita in tenera età).
Chi te vo' bena te daje chi te vo' male t'accarazze. Chi ti vuole bene ti da botte chi ti vuole male ti accarezza.
(Una pedagogia da tempo sorpassata riteneva che il messaggio pedagogico del fanciullo potesse essere trasmesso soltanto attraverso le legnate. Il convincimento o l'assecondare il bambino, secondo questo proverbio, poteva essere deleterio per la sua educazione).
Vicine mij, specchiale mij. Vicino mio, specchio mio.
(I vicini sono simili tra loro, sono lo specchio l'uno dell'altro).
Jè megghie 'nu male accorde ca 'ne causa vinde. È meglio una transizione non molto conveniente che una causa vinta.
(Le controversie, anche per mia esperienza professionale lucana, è opportuno evitarle. A volte anche se si vince la causa chi ci guadagna è l'avvocato. Il cliente l'ha persa dal punto di vista economico).
A parola megghie jè quella che non si dice. La parola migliore è quella che non si pronuncia.
(II silenzio opportuno è migliore di qualsiasi parola pronunciata).
Cunsigghie non pagate so' male apprezzate. I consigli non pagati non sono apprezzati.
(Per poter ascoltare un saggio consiglio è necessario che chi lo riceve lo ricompensi, altrimenti è ritenuto di poco conto e da non ascoltare).
So' megghiè ciende amice ca ciende ducate. È meglio avere cento amici che cento ducati.
(L'amicizia, quella vera, è più preziosa di qualsiasi somma di denaro).
Chi prima se gause, sa cauze. Chi prima si alza, si calza.
(Molte erano le famiglie numerose e non sempre si aveva la disponibilità di poter comprare gli indumenti, e, nel caso di cui al proverbio, le scarpe per i figli. Poteva accadere che, chi si alzava prima, calzasse durante il giorno le scarpe).
Fusce, fusce, ij qua t'aspette. Scappa, scappa io qua ti aspetto.
(Questo proverbio è rivolto a coloro i quali si entusiasmano ad una cosa irrealizzabile o di poco conto. Chi non è convinto di ciò che fa l'altro aspetta il resoconto, che naturalmente si prevede negativo).
A cude jè cchiù brutte a scurcia'. La coda è la più brutta a scorticarsi.
(Dopo aver ammazzato un animale la coda si scuoia con notevole difficoltà. Si usa dire questo proverbio quando l'ultima parte di un lavoro è più faticosa. Lo dicono anche i vecchi quando non sono contenti della loro vecchiaia).
NOTE

1) Stiavucca significa tovagliolo. La parola si compone di tre parti: 1) stuiare, dal greco stugew che significa abominare, avere ribrezzo; 2) a, articolo determinativo; 3) bocca. La parola significa togliere qualcosa che dà fastidio o dà rimbrezzo. Quando la bocca è sporca, il tovagliolo toglie ciò che può far rimbrezzo.

 

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