<< precedente

INDICE

successivo >>


V. CUOMO - E. RUGGIERO
PATERNO alla scoperta del proprio ambiente
 

FESTE, USI E COSTUMI

Come tutta la Basilicata anche Paterno ha delle usanze molto remote e legate alle varie ricorrenze religiose e civili ed agli avvenimenti salienti della vita di ogni persona.
Generalmente in febbraio si festeggia Carnevale che inizia il 17 Gennaio. 1 ragazzi ed anche gli adulti, in questo periodo, sono abituati a portare una serenata di allegria in tutte le case mascherandosi con roba vecchia e non propria. Attualmente anche le maschere si sono emancipate ed anche nel nostro paese si realizzano carri e si organizzano sfilate nell'ultimo giorno di Carnevale.
All'inizio della Quaresima, inteso come tempo di penitenza e di digiuno, le nonne preparavano un pupazzo (Quaresima) fatto a mo di vecchietta il cui corpo era costituito da una grossa patata in cui venivano infilate 7 grosse penne di pollo. Ogni settimana veniva tolta una penna per cui tale pupazzo potremmo definirlo "un calendario quaresimale".
Oggi tale usanza è scomparsa mentre ancora qualche famiglia usa preparare "il grano per il sepolcro" e cioè si mettono degli acini di grano in un recipiente si bagnano e si tengono in un luogo caldo e buio, non trascurando di bagnarli sempre; dopo qualche tempo spunteranno delle piantine esili e di colore biondo chiaro che riempiono tutto il recipiente.
Per il giovedì SANTO questi recipienti vengono decorati con carta colorata, fiori di carta e fiori freschi e vengono portati in Chiesa per decorare poi il Sepolcro. La domenica delle palme tutte le famiglie portano da casa in Chiesa un ramoscello d'ulivo per poi riportarlo a casa benedetto e scambiarlo con le persone vicine e con chi ci si trova in controversia.
Un'altra abitudine remota è quella che, nella notte del Venerdì Santo, la Chiesa rimane aperta per dare la possibilità alle persone di andare a pregare per non fare mai stare Gesù solo.
A San Giuseppe invece è d'abitudine accendere un grande falò che sta ad illuminare i vari rioni tutta la notte; cantano, ballano e si intrattengono allegramente sia giovani che meno giovani e bambini arrostendo le patate e bevendo vino.
Una festa che mette in movimento l'intero paese è la festa in onore della Madonna del Carmelo, il 16 Luglio. Le strade sono occupate da bancarelle ed illuminazioni. Quando il corteo arriva in piazza con la banda musicale, la Madonna, ragazze con i costumi tradizionali e l'angelo si celebra la messa. Alla fine vi è il messaggio dell'angelo (interpretato da un bambino) alla statua della Madonna. La rappresentazione consiste nel rappresentare l'Arcangelo Gabriele che porta doni alla Madonna: L'Arcangelo Gabriele viene interpretato da un ragazzo con un costume da angelo che con le funi viene innalzato dal suolo verso la Madonna. I doni che le offre sono: la spada, la corona, il cero, l'abitino, simboli di disponibilità, di regalità, di fedeltà e amor filiale. Il momento più bello per i giovani però è la sera quando nella piazza principale, occupata da grandi palcoscenici e giostre, a tarda ora (mezzanotte) arriva il cantante che intrattiene la popolazione che accorre numerosa anche dai paesi vicini.
Nei vari rioni si svolgono numerose feste dedicate a Santi di cui sono particolarmente devoti gli abitanti e cioè nel rione Pecci Piazzolla si festeggia il 24 agosto San Bartolomeo.
Da tempo San Bartolomeo viene onorato dagli abitanti di Pecci Piazzolla e Carpineto. La festa si svolge in due tempi. La prima parte religiosa: la mattina si svolge una prima messa con le prime comunioni, poi un'altra messa dopo la quale si procede con la processione; il Santo viene accompagnato in corteo; alcuni uomini si offrono di portare il Santo a spalla per le vie delle frazioni e viene riportato in Chiesa. Dopo pranzo c'è la gara di Briscola a cui si partecipa a coppia. Poi la piazza si popola di gente intenta a guardare la rappresentazione musicale. A mezzanotte ci sono i fuochi d'artificio.
Analogamente si svolgono le feste di San Rocco in contrada Raia Carboni, la festa del Sacro Cuore, in contrada Acquareggente, l'Assunzione in contrada Pantano e l'Immacolata Concezione in contrada Limanti. A Ottobre invece vi è un'altro periodo di grande movimento poiché è il periodo della vendemmia. Le persone si uniscono e vanno nelle vigne a raccogliere l'uva, questa è una occasione per aiutarsi, stare insieme in allegria, come avveniva nel periodo della mietitura e della trebbiatura, le strade si animano e si incontrano i mezzi di trasporto più vari con tini, cesti, e contenitori colmi di uva. E', un momento di gioia, si porta a casa il frutto del lavoro di un anno.
Nel periodo natalizio i bambini si mettono in movimento e vanno alla ricerca ed alla raccolta di muschio, di agrifoglio, pungitopo e rami di conifere. Portato a casa questo materiale, si procede alla realizzazione del presepe e alla decorazione dell'albero di Natale. Tempo fa tutte le decorazioni, i pupazzi venivano confezionati in casa oggi, invece è più comodo acquistarli. Una curiosa usanza era quella di mettere al fuoco la sera della vigilia di Natale un grosso ceppo precedentemente preparato dal capofamiglia e cioè, il ceppo veniva scavato per una certa lunghezza e larghezza, all'interno venivano introdotti piccoli doni per i bambini e veniva poi accuratamente rinchiuso. A mezzanotte, il materiale che fungeva da tappo veniva tolto ed i bimbi avevano una bella sorpresa, "dono dell'Angelo".
La tradizione vuole che a mezzanotte ci si recasse in Chiesa e questa è una tradizione che ancora oggi è rispettata dalla maggioranza della popolazione.
L'ultima festa dell'anno è quella dell'uccisione del maiale. Per tale occasione si invitano parenti ed amici. La mattina presto si prepara un grande fuoco ove un grosso pentolone colmo di acqua viene messo a bollire. Intanto il maiale viene catturato, legato e sistemato, per questa operazione occorrono molte persone (uomini) dopo di che l'uomo più esperto della comitiva ha il compito di ammazzare il maiale colpendolo al cuore e scannandolo con un coltellaccio. Appena il maiale non si muove più gli uomini gli versano addosso l'acqua bollente e procedono alla eliminazione delle setole. Ripulito esternamente, il maiale viene appeso con un verricello ad un grosso gancio appositamente predisposto e viene decapitato, pesato e poi fatto a pezzi. E' bene però non procedere subito alla operazione della sezionatura per far scorrere il sangue e raffreddare la carne. A questo punto tutti si riuniscono a tavola per consumare un lungo e gustoso pranzo in allegria. In seguito si lavora la carne che viene trasformata in salami (salsicce, sopressate, pancetta, capicolli, prosciutto, cotechini e la gelatina);
Nel nostro paese, soprattutto fra la gente più vecchia, regnano le superstizioni. Per esempio; quando uno ha mal di testa si crede che sia per colpa di un'altra persona, perciò con delle "magiche" parole si crede che passi. Poi ancora credono alle fatture e alle varie piccole credenze (il gatto nero che attraversa la strada, il singhiozzo, il fischio all'orecchio, l'essere 13 a tavola).
Parliamo ora della cucina paternese che ha origini antiche ed ha subito varie trasformazioni con il susseguirsi degli avvenimenti storici che hanno coinvolto il paese. Anticamente, a causa dei contrasti tra la classe latifondista e la classe proletaria, il cittadino paternese dovette pagare coltivando paludose terre le tasse con uno scarso profitto. Non avendo grandi risorse, la classe proletaria aveva una propria alimentazione che si basava su prodotti agricoli e cibi a forte rendimento energetico; i prodotti agricoli erano: frumento, mais e ortaggi vari, mentre i cibi a rendimento proteico erano la carne ed il latte. Le mancate praterie non permettevano lo sviluppo dell'allevamento e le poche pecore esistenti erano magre e malate. Una trasformazione del modo di alimentarsi dei paternesi si ebbe durante il predominio spagnolo e piemontese e durante la guerra mondiale quando assunse aspetti drammatici.
Nel periodo in cui la guerra non aveva ancora raggiunto le nostre zone, l'alimentazione si basava su cibi secchi, la carne veniva essiccata e mangiata in pochi giorni, mentre la fame travolgeva il paese. Con il perdurare delle guerre anche Paterno si trovò in gravi difficoltà e allora il paternese, colpito dalla fame, imparò a rubare e, quando le risorse si esaurirono, cercò di nutrirsi anche di cani, gatti pur di soddisfare lo stomaco. Con la fine della guerra si riprese il vecchio modo di alimentarsi e si conservarono le tradizioni. Ma man mano anche il modo di nutrirsi andò trasformandosi e si ebbero cibi diversi e più nutrienti.
Vi proponiamo un menù che rappresenta l'alimentazione tipo del dopoguerra:
MATTINO: acqua forte, latte, orzo e gallette (biscotti).
PRANZO: pane di mais, polenta con fagioli e carne soltanto in determinati giorni.
CENA: pane di mais, acqua e sale.
In determinate ricorrenze si mangiavano cibi particolari e cioè prima delle feste natalizie si preparavano i "bucnotti" cioè dolcetti dall'aspetto simile a ravioli ma ripieni di un impasto di castagne e aromi naturali e fritti in olio bollente e abbondante.
SCARPEDDE: con farina, uovo, lievito si prepara una pasta a cui si dà una forma tondeggiante, poi si lascia lievitare per un certo tempo, dopo di che viene fritta nell'olio.
NOCCHE: le nocche si preparano preparando la pasta sfoglia, tagliandola a striscioline e dandole la forma di un fiocchetto o di un cestino, si friggono in olio bollente abbondante e si cospargono di zucchero.
Nel periodo carnevalesco le vecchiette usano cucinare la “rafanata", una frittata che si cuoce in padella coperta con la brace sul coperchio, consiste nel mettere uova sbattute con l'aggiunta di molto rafano grattuggiato; il rafano è una radice che vegeta maggiormente in questo periodo ed ha un sapore particolare e piccante. I fusilli spesso si condiscono con il rafano.
Nel periodo pasquale si preparano biscotti rustici e ciambelle varie con farina, semi di finocchio e lievito si fa un impasto e si dà al biscotto una forma di "8", poi si procede ad una prima cottura nell'acqua bollente e a una seconda nel forno. In questo periodo si usa preparare anche la pizza rustica con il riso con o senza salsiccia; si cuoce il riso con acqua, si mescola con uova sode e uova sbattute, abbondante formaggio grattugiato, toma e salsiccia. Con questo impasto si riempie una teglia precedentemente foderata di pasta sfoglia, si ricopre il tutto con altra pasta sfoglia, e si cuoce nel forno.
Il sanguinaccio è una particolare pietanza che si prepara col sangue del maiale, al quale viene aggiunto dello zucchero, dell'acqua, del cacao, del cioccolato, dei biscotti triturati, pane grattugiato chiodi di garofano, cannella, ed altri aromi.
Il composto viene poi posto sul fuoco e rimescolato continuamente fino a cottura ultimata.
I CECI DOLCI sono costituiti da un impasto di farina, lievito, burro, zucchero, uovo, buccia grattugiata di un limone. Dopo aver impastato il tutto, la pasta viene trasformata in bastoncini che vengono successivamente spezzati e fritti in olio bollente. A parte si fa fondere il miele in una pentola e ad essa vengono aggiunti i ceci fritti che poi vengono posti su un piatto di portata. Dopo la vendemmia, quando il vino è ancora dolce, si fa una specie di dolce (pane minisco) aggiungendo farina di mais al mosto, l'impasto si fa cuocere e essiccare, quindi si taglia in piccoli pezzi.
BOLLITO di cavoli, formaggio, pepe, brodo d'osso di maiale. Si prepara il brodo facendo bollire un osso di prosciutto, si mescola il brodo con cavoli bolliti aggiungendo formaggio e pepe piccante. Si deve far bollire il tutto e alla fine condirlo con un pò di salsa di pomodoro.
CUCCIA: granturco, grano, ceci e fagioli. Si mescolano e si cuociono in una grossa pentola con dentro dell'acqua e si cuociono sul fuoco del camino.
PANE MENISCO: farina, grappoli d'uva e zucchero. Far bollire i chicchi d'uva con acqua per farne uscire il succo. Una volta separato il succo con il resto dei chicchi farlo ribollire e durante la cottura versare farina e zucchero fino a creare un'ammasso di color rossastro. Stendere quell'ammasso e tagliarlo a fette lasciandolo raffreddare.



NASCITA, FIDANZAMENTO, MATRIMONIO.

Riti legati ai momenti fondamentali della vita: nascita, fidanzamento, matrimonio, morte.
Andando indietro negli anni abbiamo scoperto che quando nasceva un bambino, veniva avvolto in una fascia che gli permetteva appena di respirare e serviva a farlo crescere diritto. Poiché si temeva il malocchio per allontanarlo dalla giovane vita si usava dire alcune preghiere (un Credo, un Padre Nostro e una Ave Maria) e mettere un paio di forbici chiuse sotto il cuscino oppure nella fasciatura, spille chiuse intorno al polso, una striscia di velluto nero con un cornicello e una chiave mascolina di ottone (una chiave non avente il buco davanti).
La nascita di una nuova vita dava inizio ad una serie di visite; i genitori offrivano ciò che avevano. Ancora oggi quando nasce un bambino si fa il malocchio e naturalmente tutti fanno visita ai genitori che per festeggiare offrono pasticcini, liquori, ecc. Appena una nuova vita nasce, a seconda del sesso, viene posto fuori della porta un fiocco azzurro (sesso maschile) o rosa (sesso femminile). Il bambino viene battezzato e il suo battesimo viene generalmente festeggiato al ristorante invitando (a seconda dei sessi) 50/60 persone fra i parenti più stretti e offrendo loro un pranzo con antipasto (all'italiana o di pesce), un primo (cannelloni, pasta al forno, crespelle, orecchiette o fusilli con il sugo alla bolognese). Due secondi (bistecche, pollo alla zingara, scaloppine, spezzatino, involtino, rosbif, fritture di pesce) e come contorno (insalata, patatine, piselli, ecc.) del formaggio (emmenthal, grana padana, olandese, pecorino ecc.). Ed infine la torta con il caffé e l'amaro.
Cresciuti e arrivati all'età di 15 16 anni i giovani dell'altra generazione si sposavano ma prima del matrimonio vi era il fidanzamento che veniva combinato dai genitori della ragazza e quelli del ragazzo. La mano veniva chiesta dal padre del ragazzo al padre della ragazza, se questi accettava, entrambi i genitori facevano un elenco in cui c'era scritto tutto ciò che avrebbero dato ai figli al momento del matrimonio. I genitori della ragazza di un ceto più abbiente davano un corredo di 50 o più pezzi e altre cose utili per la casa, i genitori del ragazzo davano una casa o un appezzamento di terra, a chi voleva portare avanti il lavoro del padre davano terre ed animali, tra le persone più povere avveniva che chi più aveva più dava. Questi fidanzamenti avvenivano tra famiglie della stessa classe sociale. I due futuri sposi venivano sorvegliati continuamente da fratelli o sorelle più piccoli, non c'era la possibilità di parlare. Entrambe le due famiglie facevano una piccola festicciuola per annunciare il fidanzamento, la festa veniva fatta nella casa di uno dei due genitori, ma con il contributo di ambedue le famiglie. Il fidanzamento tra i contadini durava di meno rispetto a quello tra persone più abbienti. Quindi si arriva al matrimonio all'età di 16 17 anni.
Nel mattino del giorno in cui si dovevano sposare si usava offrire un rinfresco prima di andare in chiesa, con dolci e panini. Ritornati dalla chiesa si faceva un pranzo in casa della madre della sposa, il piatto tipico che si usava era la pasta a mano (fusilli, orecchiette, ecc.) poi il bollito che veniva fatto con i cavoli e pezzi di prosciutto stagionato e poi fatto bollire con la verdura.
I genitori della coppia invitavano i familiari più stretti. Oggi il fidanzamento avviene con la presentazione del fidanzato o della fidanzata ai genitori. Al contrario di ieri, oggi non c'è nessun genitore che impone al figlio il matrimonio o il fidanzamento ma le coppie si conoscono liberamente. Oggi non esiste differenza di classi sociali, ciò significa che si sposano anche ricchi con poveri. I due genitori regalano ai figli a secondo del sesso e le possibilità, alle donne regalano il corredo, utensili per la casa e pagano metà del pranzo e dei mobili, all'uomo regalano una casa e pagano l'altra metà del pranzo e dei mobili. Il matrimonio viene festeggiato al ristorante allargando l'invito a parenti e amici con un pranzo composto in genere da antipasto (all'italiana o di pesce) un primo con cannelloni o pasta al forno o orecchiette e fusilli con il sugo alla bolognese con due secondi (bistecche, pollo al forno o alla zingara, spezzatino involtino, rosbif, frittura di pesce e come contorno insalata o patatine o piselli), poi del formaggio e infine la torta nuziale con il caffé e lo spumante.

RITI LEGATI ALLA MORTE

Per la morte non c'è età; quando una persona muore i parenti più stretti si vestono di nero e mettono una fascia nera sulla porta e non la tolgono fino a quando il vento non la porta via. Il morto viene vestito e a seconda dell'età viene scelto il vestito e la bara. Se si tratta di giovani non ancora sposati, per l'uomo si usa un abito chiaro, le ragazze vengono vestite in bianco, per gli adolescenti e i bambini si scelgono le bare bianche e per i vecchi la bara di colore marrone scuro. I familiari durante le ventiquattr'ore fanno la veglia. Il defunto sul letto ha le mani conserte e reca tra le mani un crocifisso o un rosario con un libro di preghiere oppure un fazzoletto con un crocifisso. Nel corso della veglia gli amici del defunto portano ai familiari dolci, caffé, the o preparano un pranzo.
Quando arriva l'ora che il defunto deve essere messo nella bara insieme a lui nella bara vengono messi oggetti a lui cari o che abitualmente usava e anche biancheria che indossava al momento della morte. A volte succede che il familiare di qualcuno precedentemente morto porta un pacchetto contenente oggetti che hanno dimenticato di mettere nella bara del loro defunto, si serve di questa opportunità per far giungere il pacco al familiare defunto. Viene chiusa la bara che è presa a spalla dai familiari o dagli amici più cari. I familiari o amici fanno delle corone dedicate a lui come ultimo regalo. Giunto in chiesa, il prete fa la funzione religiosa. In seguito viene portato al cimitero con il carro funebre, o a spalla, specialmente se è giovane; per dimostrare l'affetto che gli amici provavano per lui. Giunto al cimitero, viene poggiato su due cavalletti dove le persone gli danno l'ultimo saluto. I parenti ricevono le condoglianze dalla gente e terminato questo compito, vanno nella sala mortuaria dove danno l'ultimo saluto al loro defunto, assistono alla chiusura della bara, alla saldatura e alla tumulazione. Giunti a casa gli amici hanno già tolto il letto dove giaceva il morto e portano da mangiare ai familiari.

lll
 

 

 

[Mailing List] [ Home ] [Scrivici]

 

 

 

.