24 marzo
1980. L’arcivescovo Oscar Romero è solo nella cappella dell’ospedale
della Divina Provvidenza dove alloggia in una piccola stanza vicino
al custode. Inginocchiato di fronte al Santissimo Sacramento, prega
assorto con grande fervore. Il Salvador è nel caos: attraversa ore
difficili e ha bisogno che il Cielo annienti i perfidi progetti dei
suoi governanti, che vivono nelle tenebre più dense, senza spiragli
di luce. Accanto all’ostensorio un Crocifisso di legno scuro, che ha
il capo incoronato di spine reclinato sull’omero destro, sembra
accogliere i suoi pensieri e invitarlo ad aprirgli il suo cuore.
Romero
Cristo Gesù
tutto piaghe e sangue
così
snodato, così offeso,
fa’ che ti
raggiunga sul Golgota
unito a Te
nell’ultimo respiro.
Fa’ che la
tua sofferenza sia la mia
e
consacrate dallo stesso strazio
le nostre
anime tornino al Padre.
Venti di
odio e di terrore
s’abbattono
sulla mia terra
e non c’è
difesa per i poveri
gli
indifesi i figli tuoi nel dolore.
Confuso,
disperato
temo il
peggio, ma non so trovare
il cammino
di giustizia che
illumini di
Vangelo il mio paese.
Entra il suo fedelissimo amico Jorge Lara e si rivolge a lui con
evidente preoccupazione.
Jorge
Eccellenza,
amico mio,
per
l’affetto che porto
alla vostra
santa persona
per il
rispetto che sento
per il
vostro sacro ministero,
vi supplico
ardentemente
pensate
alla vostra salvezza.
Minacce di
morte incombono
su di voi.
Da ogni parte
si prepara
l’agguato, si trama;
le ore
portano violenza
e sono
prive di carità.
Vi offrono
una scorta in difesa,
in nome di
Dio, servitevene!
Romero
Come puoi dirmi questo.
Accetterei
solo se sotto scorta
mettessero
i miei fratelli
in Cristo,
la mia famiglia
i
perseguitati nella fede
e nella
libertà,
quelli che
agli occhi dei potenti
non hanno
voce. Gli affamati,
gli inermi,
gli orfani : sono tutti
povere
colombe cacciate dai falchi.
Jorge
Tanto non è
possibile.
I falchi
sono rapaci e
non
rinunziano alla preda.
Pensate,
però, a quale sciagura
si
abbatterebbe sul paese
se i fedeli
che vi amano
che vedono
in voi il consolatore
il
difensore, l’archimandrita
fossero
privati di voi
della
vostra parola che
da’ forza
ai deboli e turba
le
coscienze dei potenti.
Si
oscurerebbe il sole sul Salvador.
Romero
Una
tempesta sconvolge la natura
e il cielo
non ha spunti di sereno.
Trepidi gli
animali
del bosco e
della selva
trovano
riparo nei tronchi incavati
o nelle
buche scavate
dalle
previdenti marmotte.
Dimmi,
Jorge, quale buon pastore
cercherebbe
per sé protezione
in una
caverna, al sicuro,
e
lascerebbe alla furia
del vento e
della pioggia
il gregge
che fino a prima
ha guidato
al pascolo?
Jorge
Sì, ma la
linfa evangelica
delle
vostre ispirate
prediche
non nutrirà più
quelli che
hanno sete di Cielo.
Romero
O amico
mio, amico mio,
le mie
parole
sono ormai
nei loro animi
nelle loro
menti e sono
già lievito
futuro.
Gesù e il
Vangelo
sono
custodi e nutrimento
della santa
Chiesa;
quelli che
hanno aperto
i loro
cuori ad accoglierli
già
sanno…capiranno
perdoneranno…
Jorge
Speriamo
che i nostri
siano solo
timori infondati.
Perché
colpire un vescovo santo
un buon
sacerdote
un uomo di
pace e di amore?
Padre, vi
prego, salvatevi,
non voglio
perdervi.
Romero
Proprio
questo è lo scoglio!
Come può
essere amato
un uomo di
pace e di amore,
dove non
c’è amore ma odio?
Dove non si
coltiva la pace
ma la si
mistifica;
dove non
c’è luce di verità
ma tenebre
e inganno?
Ahimè!
Jorge, ahimè!
Tutto è
perduto, non
nutro più
speranza di vita.
La morte è
alla mia porta.
Jorge
Ora devo
andare.
Sono atteso
in campagna
per
celebrare un matrimonio.
Vi lascio
la buona speranza.
Jorge
Lara abbraccia il santo vescovo e s’allontana.
Romero, rimasto solo, si inginocchia di nuovo di fronte al tabernacolo
e nel silenzio della cappella
si
rivolge al Santissimo:”
Ricordo la
mia gioia
quando poco
più che fanciullo
affidavo a
Te i miei giorni
e i sogni
di fedeltà
al tuo
cammino di grazia.
I miei
familiari che in quest’ora buia
temono per
me
( ma io
ancora più per loro )
mi
raccomandano prudenza.
“Il
sacerdozio-mi dicono-non è martirio:
Dio vuole
che tu diffonda
la sua
parola
che
sconvolga di rimorso
i
facinorosi e li fermi
sulla via
dell’orrore e della perdizione.
E dia,
invece, serenità e fiducia
ai soggetti
della odierna
triste
storia salvadoregna.”
La
segretaria Doris Osegueda, che egli conosce fin da bambina a San
Miguel, entra nella cappella e scorge il santo vescovo in preghiera.
Si siede su una panca e aspetta che termini. Dopo un po’ Romero
s’avvia verso l’uscita e vede Doris. Si ferma e le chiede se ha
bisogno di lui. Ella con affanno gli porge un biglietto.
Romero
Chi l’ha
portato?
La
segretaria riferisce che poco prima un ragazzetto ha bussato alla
porta del convento e glielo ha consegnato. Subito dopo è scappato
via come avesse paura di qualcosa o di qualcuno.
Romero legge ad alta voce sì che anche Doris possa sentire.
“Prete maledetto, non vincerai. La tua ora è vicina; non ti resta che
affidarti al tuo Dio che certo non potrà salvare te giacché non ha
salvato se stesso. Se nelle prossime ore non farai pubblicamente
ammenda delle tue azioni tendenziose, delle tue provocazioni e
rinunzierai alla tua opera di demolizione del nostro sistema,
preparati a morire.”
Doris
Padre
santo, urge che voi
pensiate a
mettervi in salvo.
Notizie di
morti, di stragi,
di furore
corrono e si rincorrono
e dalle
bocche spalancate
s’odono
grida di terrore.
Romero
Mi commuove
la tua ansia.
Da amici e
parenti angosciosamente
mi giunge
l’invito a trovare il modo
per
scongiurare il pericolo:
sappiate,
però, che mai
mi
sottrarrò alla mia missione.
Non posso
lasciare il mio popolo
che in
preda allo sconforto
ha solo la
forza della parola di Dio.
Doris
Il diavolo
in persona
occupa le
strade
e semina
ferocia disamore
odio e
crudeltà. La mia
è forse
paura, paranoia
suggestione, sogno, incubo,
ma da
qualche giorno
vedo
aggirarsi un uomo
intorno al
convento.
Appare,
scompare, riappare
digrigna i
denti, storce
i suoi
occhi rossi di minaccia.
Romero
Come posso
placarvi e placarmi?
Non c’è che
la preghiera,
vincolo che
ci lega a Cristo Gesù,
alla
Vergine di Guadalupe,
all’Aparecida, ai Santi tutti e
al Paradiso
delle anime giuste.
“Bussate e
vi sarà aperto”scrive
il figlio
di Dio nel Vangelo.
E noi
accettiamo il suo appello,
rinverdiamo
le preghiere dell’infanzia
quando puri
di cuore, senza peccato
ci
affidavamo a Lui il Redentore.
Doris
Com’è
bello ascoltarvi,
come
consolano le vostre parole!
Sono
rugiada ai calici arsi dei fiori
balsamo
sulle ferite infette
acqua
limpida e fresca agli assetati
pane
soffice e bianco agli affamati.
Abbiamo
bisogno di voi. Salvatevi!
La
segretaria Doris Osegueda, dopo aver rivolto al santo vescovo
l’accorato invito a proteggersi, lo saluta e s’avvia all’uscita.
Romero la ferma e le chiede di dire all’autista di raggiungerlo
perché ha bisogno di lui. Salvador Barraza, oltre ad essere il suo
autista, è un suo caro amico. Con lui e con la sua famiglia egli ha
piena intimità umana e profondo affetto. Dopo poco Salvador arriva
con l’affanno di chi per sollecitudine non vuole farsi attendere.
Salvador
Eccomi,
padre, sono venuto
con
l’intento di servirvi e di salutarvi.
Dove volete
che vi accompagni?
Dobbiamo,
però, stare attenti
alle strade
da scegliere. Molte
sono
presidiate dai militari,
dai corpi
di sicurezza o, peggio,
dagli
squadroni della morte.
Non è
prudente che vi esponiate
senza una
scorta alle incognite
delle ore
tristi che passano sulla
nostra
nazione e alle rappresaglie
di gente
malvagia senza Dio.
Romero
Per carità,
Salvador, dammi animo.
Non
aggravare il peso che opprime
il mio
cuore, diviso tra paura
e orgoglio
d’essere scelto vittima
di una
morte eroica e violenta
in nome di
Gesù Cristo nostro Signore.
Salvador
Nell’aria,
nella nebbia mattutina
tra i
vicoli bui, negli androni
dei grandi
palazzi, nel mormorio
del vento
tra le agavi spinose,
nelle menti
ardite degli uomini giusti
s’avverte
che la fine è vicina.
Le voci di
novelli profeti cantano che
morirà un
sant’uomo, un santo prete
e con lui
il Salvador dai mille colori.
Romero
Ora basta.
E’ l’ora del coraggio
e non
permetterò che infauste
profezie
fiacchino la mia volontà.
Sia normale
il nostro cammino,
continuiamo
i nostri impegni
e affidiamo
al Cielo i nostri passi.
Orsù,
conducimi nella baracca
del vecchio
José: voglio vederlo
e ascoltare
la sua saggezza.
Farla mia.
Perseguitato, seviziato,
irriso, è
rimasto fedele alla Parola
da cui ha
tratto forza e dignità. |