Home Page

Artisti Lucani

Guest Book

Collaborazione

R. Zaza Padula

le OPERE

Potenza

.

OSCAR ARNULFO

ROMERO

 

Rachele Padula Zaza
 

<< precedente

INDICE

successivo >>



ATTO SECONDO
 

Romero e il suo autista escono dall’Ospedale della Divina Provvidenza e si avviano verso la periferia della città. Come ha detto Salvador le strade sono piene di gente armata, dall’aspetto poco rassicurante: ce n’è di tutti i tipi. Insieme alle guardie governative si uniscono bande di mercenari, di giovani violenti che seminano terrore, di facinorosi desiderosi di risse e scontri di ogni genere. Alcuni militari vedono la macchina del Vescovo e intimano di fermarsi. Uno di essi ordina loro di uscire e dice con arroganza:

 

Militare

Mi sembri un corvo di malaugurio

così vestito di nero. Dove pensi mai

di andare? Hai un permesso per

gironzolare indisturbato? Chi sei?

 

Romero       

Sono il vescovo di San Salvador.

Il Signore del Cielo sia con voi.

 

Militare

Non mi basta sapere chi sei, devi

dirmi da chi vai, dove vai e perché.

Il tuo abito talare non ti salva né

ti autorizza. Da ieri le regole sono

diventate più rigide. La Chiesa è

nostra avversaria, essa è antica

e noi vogliamo cambiare il  mondo.

Non credo che ti lascerò passare.

 

Nel mentre pronunzia queste parole gli s’accosta un suo compagno, forse il capo, e gli sussurra all’orecchio” Fallo procedere, non gli vietare di andare dove vuole. Dall’alto abbiamo l’ordine di non toccarlo, tanto è già decisa la sua esecuzione, che avverrà oggi stesso. Immediatamente l’atteggiamento del primo cambia; si fa gentile e rispettoso.

 

Militare

Rientrate in macchina. Prego.

Continuate per la vostra strada;

anzi vi darò un lasciapassare

perché nessuno più vi fermi o

intralci il vostro cammino.

 

Romero

Grazie e il buon Dio vi ricompensi.

 

Romero e l’autista riprendono il percorso. Rimasto indietro quel gruppo infame di gente senza Dio, fra le risate generali, fa nei loro riguardi gesti osceni  e violenti.

Dopo circa una mezz’ora la macchina del vescovo si ferma davanti alla baracca del vecchio Josè, un

 amico cui ama confidare le sue ansie e  i suoi segreti.

 

Josè

Un sogno premonitore

m’ ha svelato la tua venuta.

La tua visita mi rallegra e mi onora.

Sei uno dei pochi che ancora

frequenta la mia umile dimora;

con dolore devo confessarti che

la mia vecchiaia e le mie malattie

tengono lontani parenti e amici.

Dimmi, Romero, cosa ti porta a me?

 

Romero

Il presagio della mia fine.

 

Josè

Che dici mai? Non oseranno…

Hai prove certe, testimonianze

a suffragio di ciò che dici?

 

Romero

Voci intimidazioni minacce.

La morte aleggia

tra le mura del convento

nei visi che mi circondano

negli occhi di chi mi ama e teme.

E’ dappertutto, incombe impietosa.

Il giorno è foriero di sciagura

e il tramonto è senza stelle.

 

Josè

Sei stanco e la mente vaneggia.

Concediti un po’ di riposo

dagli impegni ecclesiali,

torna nel paese natio  

a ravvivare i ricordi sopiti.

Giova tornare indietro negli anni.

 

Romero

Oh! potessi farlo.

Era un giorno di primavera:

io e i miei fratelli ignari

giocavamo al sole tiepido

e un profumo di erba novella

impregnava l’aria. Quel giorno

provai la felicità semplice

di chi è puro senza peccato.

Mi è rimasto nel cuore

questo ricordo ed ora in cui

il pericolo rende nero il mio domani

torno a quella gioia e un rimpianto

indefinibile, accorato

mi serra la gola togliendomi il respiro.

Josè, ho bisogno che tu mi dia

l’ardimento con cui hai vinto

la tortura la violenza, l’inganno.

Aiutami, indicami la strada

di una morte dignitosa.

 

Josè 

Ho sempre ammirato la tua umiltà.

Non hai bisogno di me,

hai amato sopra ogni cosa il Cristo

che ha sconfitto la morte

ed ora è vicino a te con la sua passione.

 

Romero

Gesù nell’orto del Getsemani

invocò nella sua debolezza umana

il Padre perchè gli allontanasse

la prova dolorosa. Mai tanto

vicino al mio cuore l’ho sentito.

Anch’io non voglio morire, voglio

vivere cosciente nel suo amore.

Ma se dovrò a sua imitazione

affrontare l’olocausto ben venga

in riscatto del mio popolo.

 

Salvador

Monsignore, devo sollecitarvi;

la strada si sta riempiendo di soldati

e credo sia prudente rincasare.

Non vorrei che di nuovo

qualche scriteriato ci fermasse

e questa volta senza appello.

 

Romero

Ma non abbiamo il lasciapassare?

 

Salvador

Non mi fido di quella gente.

Salutate Josè e andiamo.

 

Romero

Pare proprio che debba lasciarti.

Josè, prega per me e ricorda

sempre la nostra nobile amicizia.

 

Romero e Josè si abbracciano commossi. Entrambi hanno la sensazione che il loro sia un addio e si guardano intensamente. Nei loro occhi rossi di pianto ci sono tutte le parole che non si dicono nel momento doloroso del distacco. L’arcivescovo sale in macchina e Josè la segue con lo sguardo finchè non scompare inghiottita dal traffico.

Tornato nel suo alloggio, il vescovo viene raggiunto dalla segretaria che lo apostrofa con apprensione.

 

Doris

Io mi preoccupo e voi non vi

curate della vostra incolumità.

Voci allarmanti, palesi e non,

circolano nell’ospedale

e tra i malati da voi protetti.

si attenua la speranza.

L’ amico Jorge Lara vi consiglia

di non celebrare messa stasera

e di rimanere nella vostra stanza.

 

Romero

Se il lupo fa la posta quanto tempo

pensi gli possa sfuggire la preda?

Non c’è tana che la salvi dall’agguato.

Ho il cuore caldo per le vostre premure

e questo mi conforta e mi dà coraggio.

Stasera celebrerò la santa messa come

di solito e pronunzierò l’omelia.

 

Doris

Ora pranzate e riposatevi.

Il Signore vi illumini e

vi guidi alla giusta scelta.

 

Mentre si sta dirigendo nella sua stanza, Romero si sente chiamare. Si gira e con gioia inaspettata vede padre Azcue, il suo direttore spirituale. Gli va incontro e lo abbraccia con slancio.

 

Romero

Qual buon vento ti porta a me.

Hai come sentito il mio richiamo:

ho bisogno di parlarti, di dirti.

La tua cara presenza mi consola

e mi riempie di mansuetudine.

Voglio chiedere perdono a Dio

per le tante mancanze e debolezze.

 

Padre Azcue

M’hanno detto che sei turbato

e sono corso per darti il mio conforto.

Non temere, Dio ti è vicino.

Egli assiste i martiri

e accoglie il loro ultimo respiro.

Abbiamo scelto di  vivere per Lui;

affida a Lui le tue ore future e vivi

le circostanze misteriose con la sua grazia.

L’albero di mandorlo a primavera

schiude le gemme e non teme la grandine

finchè violenta non cade dal cielo

e spezza gli esili rami e i fiori.

Riponi la tua fede nella sua volontà.

 

Romero  

E sia! Io mi rimetto al suo disegno

e il rimettermi a Lui mi dà pace.

Ma soffro perché ho fallito;

la mia missione è incompleta,

i progetti  ancora sospesi, incerti

come aquiloni a mezz’aria

che fluttuano ai capricci del vento.

Non ho saputo comporre gli estremi

ho solo avuto l’orgoglio di farlo.

 

Padre Azcue

Animo, Romero! Sei un buon pastore

combatti i soprusi, ami la verità

sopra ogni cosa, servi i derelitti.

Le tue parole e il tuo esempio

sono nel cuore del tuo popolo:

risorgerai in esso oltre la vita.

Absolvo te peccatis tuis…

Ti  benedico nel nome del Padre

del Figlio e dello Spirito Santo.

 

Padre Azcue si dirige verso il portone del convento per uscire. Intanto giunge la segretaria che apostrofa così il vescovo Romero:

 

Doris

Ancora siete qui!

Vi aspettano in refettorio per mangiare.

 

Romero

E’ venuto a trovarmi padre Azcue

e mi ha pacificato il cuore. Arrivo.

 

Il pomeriggio sta cedendo alla sera. Romero è nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza. L’altare è coperto da tovaglie linde e ricche di ricami, opera delle suore nelle ore di veglia e di preghiera. Anche i paramenti del santo vescovo sono impreziositi da ricami eseguiti con fili di seta e di oro. Dopo i riti iniziali egli pronunzia la sua omelia incentrata sulla virtù rigeneratrice dell’Eucarestia.

”…Che questo corpo immolato e questo sangue versato per gli uomini ci alimentino per dare il nostro corpo e il nostro sangue assieme a Gesù, non per noi stessi bensì per la giustizia e la pace al nostro popolo.”

Sono le sue ultime parole. Una pallottola a esplosione ritardata lo colpisce al cuore mentre sta iniziando l’offertorio. Istintivamente si aggrappa all’altare, quindi cade ai piedi del crocifisso in una pozza di sangue. Un urlo spaventoso si leva e diventa tuono che assorda e riempie l’aria e i cuori di terrore.

 

La folla (coro)

Hanno ucciso un santo.

Ci hanno privato della speranza

della fede che consola e da’ forza,

del coraggio che ci rende eroi

e come fragili foglie d’ottobre

vortichiamo al vento impetuoso.

Massacrano,uccidono senza pietà;

nella notte il pianto dei bambini

orfani, soli in baracche abbandonate,

offende le nostre vite

e accusa il nostro silenzio.

 

Una suora

L’hanno ucciso.

E’ morto ammazzato.

Chi gli ha sparato?

Ahi! le ostie sono insanguinate

e l’altare è il nuovo Golgota.

 

La folla (coro)

Gesù, ti preghiamo nel nome

di Dio che hai tanto amato da

farti servo e vittima sacrificale

fa’ che la ferita che ha forato

il cuore di Romeo si richiuda

e si gridi alla tua intercessione.

Ti invochiamo per i nostri figli

i nostri nipoti se mai vedranno

il sole su un Salvador libero

lieto di giorni e di opere di pace.  

  

Entrano degli uomini armati e, dopo aver ascoltato alcune testimonianze, tutte concordi, intimano ai presenti di evacuare la cappella per procedere alle indagini.

  

La folla (coro)

La vendetta del Padre nostro

scenda implacabile sulla mano

infausta che ha compiuto il sacrilegio

e sui carnefici che l’hanno armata.

Ignobili esseri siate maledetti

dalle nostre coscienze

dal nostro immenso dolore

dal nostro lutto

dalle lacrime di tutto il Salvador.

 

Una schiera di angeli invisibili ad occhio umano scende sull’altare insanguinato, solleva l’anima del vescovo Romero e vola in alto. Gli astanti vedono solo una gran luce che quasi li acceca.

 

 

Angeli (coro)

Anima santa, anima beata,

ti cantino i poeti novello martire

in difesa della fede e del Vangelo.

 

A te le lodi del cielo e della terra

a te il compianto di quanti

ti avevano affidato le loro pene

e il loro riscatto,  a te il lutto

dei giusti dei poveri dei malati.

Hanno temuto la forza

della tua  parola e della tua opera

e ti hanno assassinato.

Essi non sanno però che oggi,

trasfigurato dalla tua offerta,

entri coronato di gloria

nel mistero del Cristo vivente.

 

Anima santa, anima beata,

ti cantino i poeti novello martire

in difesa della fede e del Vangelo.

 

L’anima di Romero giunta in paradiso è circonfusa da uno splendore soprannaturale, mentre sulla terra, privata di un’anima così fulgida, calano le tenebre del peccato.

 

 

 

 

[ Mailing List ] [ Home ] [ Scrivimi ]