Romero e il suo autista escono dall’Ospedale
della Divina Provvidenza e si avviano verso la periferia della
città. Come ha detto Salvador le strade sono piene di gente armata,
dall’aspetto poco rassicurante: ce n’è di tutti i tipi. Insieme alle
guardie governative si uniscono bande di mercenari, di giovani
violenti che seminano terrore, di facinorosi desiderosi di risse e
scontri di ogni genere. Alcuni militari vedono la macchina del
Vescovo e intimano di fermarsi. Uno di essi ordina loro di uscire e
dice con arroganza:
Militare
Mi sembri
un corvo di malaugurio
così
vestito di nero. Dove pensi mai
di andare?
Hai un permesso per
gironzolare
indisturbato? Chi sei?
Romero
Sono il
vescovo di San Salvador.
Il Signore
del Cielo sia con voi.
Militare
Non mi
basta sapere chi sei, devi
dirmi da
chi vai, dove vai e perché.
Il tuo
abito talare non ti salva né
ti
autorizza. Da ieri le regole sono
diventate
più rigide. La Chiesa è
nostra
avversaria, essa è antica
e noi
vogliamo cambiare il mondo.
Non credo
che ti lascerò passare.
Nel
mentre pronunzia queste parole gli s’accosta un suo compagno, forse
il capo, e gli sussurra all’orecchio” Fallo procedere, non gli
vietare di andare dove vuole. Dall’alto abbiamo l’ordine di non
toccarlo, tanto è già decisa la sua esecuzione, che avverrà oggi
stesso. Immediatamente l’atteggiamento del primo cambia; si fa
gentile e rispettoso.
Militare
Rientrate
in macchina. Prego.
Continuate
per la vostra strada;
anzi vi
darò un lasciapassare
perché
nessuno più vi fermi o
intralci il
vostro cammino.
Romero
Grazie
e il buon Dio vi ricompensi.
Romero e l’autista riprendono il percorso. Rimasto indietro quel
gruppo infame di gente senza Dio, fra le risate generali, fa nei
loro riguardi gesti osceni e violenti.
Dopo
circa una mezz’ora la macchina del vescovo si ferma davanti alla
baracca del vecchio Josè, un
amico cui ama confidare le sue ansie e i suoi segreti.
Josè
Un sogno
premonitore
m’ ha
svelato la tua venuta.
La tua
visita mi rallegra e mi onora.
Sei uno dei
pochi che ancora
frequenta
la mia umile dimora;
con dolore
devo confessarti che
la mia
vecchiaia e le mie malattie
tengono
lontani parenti e amici.
Dimmi,
Romero, cosa ti porta a me?
Romero
Il
presagio della mia fine.
Josè
Che dici
mai? Non oseranno…
Hai prove
certe, testimonianze
a suffragio
di ciò che dici?
Romero
Voci
intimidazioni minacce.
La morte
aleggia
tra le mura
del convento
nei visi
che mi circondano
negli occhi
di chi mi ama e teme.
E’
dappertutto, incombe impietosa.
Il giorno è
foriero di sciagura
e il
tramonto è senza stelle.
Josè
Sei stanco
e la mente vaneggia.
Concediti
un po’ di riposo
dagli
impegni ecclesiali,
torna nel
paese natio
a ravvivare
i ricordi sopiti.
Giova
tornare indietro negli anni.
Romero
Oh!
potessi farlo.
Era un
giorno di primavera:
io e i miei
fratelli ignari
giocavamo
al sole tiepido
e un
profumo di erba novella
impregnava
l’aria. Quel giorno
provai la
felicità semplice
di chi è
puro senza peccato.
Mi è
rimasto nel cuore
questo
ricordo ed ora in cui
il pericolo
rende nero il mio domani
torno a
quella gioia e un rimpianto
indefinibile, accorato
mi serra la
gola togliendomi il respiro.
Josè, ho
bisogno che tu mi dia
l’ardimento
con cui hai vinto
la tortura
la violenza, l’inganno.
Aiutami,
indicami la strada
di una
morte dignitosa.
Josè
Ho sempre
ammirato la tua umiltà.
Non hai
bisogno di me,
hai amato
sopra ogni cosa il Cristo
che ha
sconfitto la morte
ed ora è
vicino a te con la sua passione.
Romero
Gesù
nell’orto del Getsemani
invocò
nella sua debolezza umana
il
Padre perchè gli allontanasse
la
prova dolorosa. Mai tanto
vicino
al mio cuore l’ho sentito.
Anch’io
non voglio morire, voglio
vivere
cosciente nel suo amore.
Ma se
dovrò a sua imitazione
affrontare l’olocausto ben venga
in
riscatto del mio popolo.
Salvador
Monsignore,
devo sollecitarvi;
la strada
si sta riempiendo di soldati
e credo sia
prudente rincasare.
Non vorrei
che di nuovo
qualche
scriteriato ci fermasse
e questa
volta senza appello.
Romero
Ma non
abbiamo il lasciapassare?
Salvador
Non mi fido
di quella gente.
Salutate
Josè e andiamo.
Romero
Pare
proprio che debba lasciarti.
Josè, prega
per me e ricorda
sempre la
nostra nobile amicizia.
Romero e Josè si abbracciano commossi. Entrambi hanno la sensazione
che il loro sia un addio e si guardano intensamente. Nei loro occhi
rossi di pianto ci sono tutte le parole che non si dicono nel
momento doloroso del distacco. L’arcivescovo sale in macchina e Josè
la segue con lo sguardo finchè non scompare inghiottita dal
traffico.
Tornato nel suo alloggio, il vescovo viene raggiunto dalla segretaria
che lo apostrofa con apprensione.
Doris
Io mi
preoccupo e voi non vi
curate
della vostra incolumità.
Voci
allarmanti, palesi e non,
circolano
nell’ospedale
e tra i
malati da voi protetti.
si attenua
la speranza.
L’ amico
Jorge Lara vi consiglia
di non
celebrare messa stasera
e di
rimanere nella vostra stanza.
Romero
Se il lupo
fa la posta quanto tempo
pensi gli
possa sfuggire la preda?
Non c’è
tana che la salvi dall’agguato.
Ho il cuore
caldo per le vostre premure
e questo mi
conforta e mi dà coraggio.
Stasera
celebrerò la santa messa come
di solito e
pronunzierò l’omelia.
Doris
Ora
pranzate e riposatevi.
Il Signore
vi illumini e
vi guidi
alla giusta scelta.
Mentre
si sta dirigendo nella sua stanza, Romero si sente chiamare. Si gira
e con gioia inaspettata vede padre Azcue, il suo direttore
spirituale. Gli va incontro e lo abbraccia con slancio.
Romero
Qual buon
vento ti porta a me.
Hai come
sentito il mio richiamo:
ho bisogno
di parlarti, di dirti.
La tua cara
presenza mi consola
e mi
riempie di mansuetudine.
Voglio
chiedere perdono a Dio
per le
tante mancanze e debolezze.
Padre
Azcue
M’hanno
detto che sei turbato
e sono
corso per darti il mio conforto.
Non temere,
Dio ti è vicino.
Egli
assiste i martiri
e accoglie
il loro ultimo respiro.
Abbiamo
scelto di vivere per Lui;
affida a
Lui le tue ore future e vivi
le
circostanze misteriose con la sua grazia.
L’albero di
mandorlo a primavera
schiude le
gemme e non teme la grandine
finchè
violenta non cade dal cielo
e spezza
gli esili rami e i fiori.
Riponi la
tua fede nella sua volontà.
Romero
E sia! Io
mi rimetto al suo disegno
e il
rimettermi a Lui mi dà pace.
Ma soffro
perché ho fallito;
la mia
missione è incompleta,
i progetti
ancora sospesi, incerti
come
aquiloni a mezz’aria
che
fluttuano ai capricci del vento.
Non ho
saputo comporre gli estremi
ho solo
avuto l’orgoglio di farlo.
Padre
Azcue
Animo,
Romero! Sei un buon pastore
combatti i
soprusi, ami la verità
sopra ogni
cosa, servi i derelitti.
Le tue
parole e il tuo esempio
sono nel
cuore del tuo popolo:
risorgerai
in esso oltre la vita.
Absolvo te peccatis tuis…
Ti
benedico nel nome del Padre
del Figlio
e dello Spirito Santo.
Padre
Azcue si dirige verso il portone del convento per uscire. Intanto
giunge la segretaria che apostrofa così il vescovo Romero:
Doris
Ancora
siete qui!
Vi
aspettano in refettorio per mangiare.
Romero
E’ venuto a
trovarmi padre Azcue
e mi ha
pacificato il cuore. Arrivo.
Il
pomeriggio sta cedendo alla sera. Romero è nella cappella
dell’ospedale della Divina Provvidenza. L’altare è coperto da
tovaglie linde e ricche di ricami, opera delle suore nelle ore di
veglia e di preghiera. Anche i paramenti del santo vescovo sono
impreziositi da ricami eseguiti con fili di seta e di oro. Dopo i
riti iniziali egli pronunzia la sua omelia incentrata sulla virtù
rigeneratrice dell’Eucarestia.
”…Che questo corpo immolato e questo sangue versato per gli uomini ci
alimentino per dare il nostro corpo e il nostro sangue assieme a
Gesù, non per noi stessi bensì per la giustizia e la pace al nostro
popolo.”
Sono
le sue ultime parole. Una pallottola a esplosione ritardata lo
colpisce al cuore mentre sta iniziando l’offertorio. Istintivamente
si aggrappa all’altare, quindi cade ai piedi del crocifisso in una
pozza di sangue. Un urlo spaventoso si leva e diventa tuono che
assorda e riempie l’aria e i cuori di terrore.
La
folla (coro)
Hanno
ucciso un santo.
Ci
hanno privato della speranza
della
fede che consola e da’ forza,
del
coraggio che ci rende eroi
e come
fragili foglie d’ottobre
vortichiamo al vento impetuoso.
Massacrano,uccidono senza pietà;
nella
notte il pianto dei bambini
orfani,
soli in baracche abbandonate,
offende
le nostre vite
e
accusa il nostro silenzio.
Una suora
L’hanno
ucciso.
E’
morto ammazzato.
Chi gli
ha sparato?
Ahi! le
ostie sono insanguinate
e
l’altare è il nuovo Golgota.
La
folla (coro)
Gesù,
ti preghiamo nel nome
di Dio
che hai tanto amato da
farti
servo e vittima sacrificale
fa’ che
la ferita che ha forato
il
cuore di Romeo si richiuda
e si
gridi alla tua intercessione.
Ti
invochiamo per i nostri figli
i
nostri nipoti se mai vedranno
il sole
su un Salvador libero
lieto
di giorni e di opere di pace.
Entrano degli uomini armati e, dopo aver ascoltato alcune
testimonianze, tutte concordi, intimano ai presenti di evacuare la
cappella per procedere alle indagini.
La
folla (coro)
La
vendetta del Padre nostro
scenda
implacabile sulla mano
infausta che ha compiuto il sacrilegio
e sui
carnefici che l’hanno armata.
Ignobili esseri siate maledetti
dalle
nostre coscienze
dal
nostro immenso dolore
dal
nostro lutto
dalle
lacrime di tutto il Salvador.
Una
schiera di angeli invisibili ad occhio umano scende sull’altare
insanguinato, solleva l’anima del vescovo Romero e vola in alto. Gli
astanti vedono solo una gran luce che quasi li acceca.
Angeli (coro)
Anima
santa, anima beata,
ti
cantino i poeti novello martire
in
difesa della fede e del Vangelo.
A te le
lodi del cielo e della terra
a te il
compianto di quanti
ti
avevano affidato le loro pene
e il
loro riscatto, a te il lutto
dei
giusti dei poveri dei malati.
Hanno
temuto la forza
della
tua parola e della tua opera
e ti
hanno assassinato.
Essi
non sanno però che oggi,
trasfigurato dalla tua offerta,
entri
coronato di gloria
nel
mistero del Cristo vivente.
Anima
santa, anima beata,
ti
cantino i poeti novello martire
in
difesa della fede e del Vangelo.
L’anima di Romero giunta in paradiso è circonfusa da uno splendore
soprannaturale, mentre sulla terra, privata di un’anima così
fulgida, calano le tenebre del peccato. |