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R. Zaza Padula

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.

Sancta Teresia Benedicta a Cruce
Europae Patrona

 

- Teatro -

 

Rachele Padula Zaza
 

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INDICE

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ATTO  PRIMO

È il 1938. I princìpi esasperati del nazionalsocialismo portano sempre più il governo di Hitler verso una brutale dittatura del terrore. È ostile a Cristo e a Dio e la polizia segreta ha già scacciato con la forza, senza preavviso né motivazioni, una grande quantità di religiosi dai loro conventi, abbandonandoli in miseria e senza protezione.
Il 10 novembre dello stesso anno la famigerata "notte dei cristalli" segna definitivamente la persecuzione degli ebrei.

SUOR TERESA — Reverenda Madre, temo che la presenza nel convento di un'ebrea, nota per le sue ricerche filosofiche, possa mettere in pericolo il convento e voi stessa. É. bene che io mi allontani, anzi vorrei che venisse con me anche mia sorella Rosa che già da due anni è qui con noi. Non sopporterei che soffrissero per causa mia le persone che mi hanno sorretta e guidata verso la luce dello spirito.

MADRE SUPERIORA — Suor Teresa, non precipitate gli eventi. Non abbiamo alcuna certezza che verranno a staccarla da noi. Il forte senso di paura, che va diffondendosi a precipizio, senza speranza che alcunché freni la violenza della oppressione, spinge i nostri animi a temere intempestivamente. La Provvidenza ha le ali ampie e protegge i deboli, gli indifesi, gli innocenti. Io sono certa che il Cielo veglia su noi.

SUOR TERESA — Sento che devo lasciare la comunità. Io sono pronta a portare la croce e credo che non sia codardia il fuggire di fronte al pericolo. L'evangelista Matteo scrive: "Quando vi perseguiteranno in una città fuggite in un'altra".
Voglio proteggere voi e me stessa; vi confesso di avere bisogno ancora di tempo per perfezionare la mia ascesi e per portare a termine il mio lavoro "La scienza della Croce", di cui vi ho spesso parlato. Aiutatemi, ho il brutto presentimento che la minaccia sia alle porte.

MADRE SUPERIORA — Com'è difficile farvi desistere dai vostri propositi. E come siete convincente! Se è quello che volete in fondo al cuore, userò tutti i mezzi a mia disposizione per esaudirvi. Non sarà facile organizzare la fuga. Sapete bene quanto sia difficile, addirittura quasi impossibile, sfuggire alla polizia nazista. Ora andate.

SUOR TERESA — Sia lodato Gesù Cristo.

MADRE SUPERIORA — Sempre sia lodato.

Suor Teresa bacia la mano alla Madre Superiora ed esce. Questa, dopo aver riflettuto a lungo sul da farsi, suona il campanello.
Entra nel suo studio suor Geltrude.

MADRE SUPERIORA — Convocate il nostro medico, il dottor Strerath; ho bisogno di parlargli al più presto. Che venga appena può. È cosa di massima urgenza.
 

SUOR GELTRUDE — Manderò il giardiniere che è più libero, giacché l'inverno non è stagione di piante e fiori e la terra è a riposo. E bene, però, che scriviate un biglietto si che la vostra richiesta sia più certa ed esplicita.

MADRE SUPERIORA — Avete ragione; seguirò il vostro consiglio. Scriverò subito al dottore informandolo che c'è una suora che sta molto male, per la qual cosa è più che mai necessario il suo intervento.
Nella realtà non è così, ma è uno stratagemma per evitare complicazioni ovemai il giardiniere fosse fermato dalla Gestapo. Resterà un segreto tra me e voi.

Si siede alla scrivania e scrive la breve missiva.

MADRE SUPERIORA — ECCO. Siate accorta. Grandi eventi esigono grande cautela.

Suor Geltrude assente col capo all'avvertimento della Superiora e si allontana in fretta.
Intanto la Madre Superiora, rimasta sola, è presa da tanti pensieri e si rivolge al Signore:

MADRE SUPERIORA — "Dio del pericolo, aiutami a salvare una consorella; la sua vita é preziosa perché prezioso é il suo spirito. È giunta a Te dopo un lungo percorso durante il quale, sorretta da un pensiero lucido e analitico e da ferventi letture dei Santi e dei Padri della Chiesa, ha scavato nel suo cuore, fino a comprendere che in esso c'era un vuoto che solo il tuo amore avrebbe potuto colmare. Solo il tuo sacrificio, il tuo farti uomo, la tua morte sulla croce".

S'affaccia alla finestra e vede il giardiniere che esce dal cancello del convento e comincia a sperare. Dopo avere recitato il santo rosario, si dispone ad aspettare. Passano alcune ore e finalmente all'imbrunire le viene annunziata la visita del dottor Strerath.

STRERATH - Reverenda Madre, mi spiace avervi fatto aspettare, ma non mi è stato possibile venire prima. Dov'è l'ammalata?

MADRE SUPERIORA - Perdonatemi; sono ricorsa all'inganno per precauzione, ma, anche, vi confesso, per convincervi a venire al più presto. Nessuna suora è ammalata, fatta eccezione per suor Maria Ausiliatrice che, come voi sapete, versa in condizioni di infermità cronica, giacché per la sua grave forma di artrosi è degente nel letto. Il problema che abbiamo è di estrema gravità e per la sua risoluzione sono necessarie segretezza e mosse vigili e accorte.

STRERATH - Le vostre parole mi incuriosiscono e sollecitano in me una forte preoccupazione. Cos'è successo? E come posso esservi di aiuto?

MADRE SUPERIORA - Sapete bene che nel nostro convento c'è una ebrea, suor Teresa Benedetta dalla Croce, le cui qualità intellettive, non disgiunte da una solida struttura morale, vi sono note, dal momento che spesso vi siete intrattenuto con lei a parlare di questioni filosofiche e scientifiche. C'è con noi anche la sorella Rosa che da poco ha intrapreso il cammino monastico.

STRERATH - Sì, è vero; è una nobile mente. Il suo è un dono di Dio. Spesso nei nostri discorsi ho potuto apprezzare l'acutezza delle sue analisi e, non mi vergogno a dirlo, ne sono rimasto affascinato. Credo di intuire il problema: per suor Teresa è in agguato un pericolo.

MADRE SUPERIORA - E in agguato, ma non abbiamo segnali certi e immediati. La persecuzione agli ebrei dilaga; è nelle strade, nelle chiese, nelle case, nell'aria stessa e le povere vittime quasi mai trovano scampo e riparo. Noi temiamo per questa nostra sorella e, a sua volta, lei teme di costituire un vero ostacolo per la nostra incolumità. Stamattina mi ha caldamente pregato di aiutare lei e la sorella a fuggire perché non sopporta l'idea di mettere a repentaglio le nostre vite e il fervore di preghiera del convento. Non pensa a sé; pensa a noi tutte.

STRERATH - Data la sua magnanimità, non mi meravigliano il suo atteggiamento e la sua scelta dolorosa. É, ben consapevole che la vostra salvezza potrebbe preparare a lei un destino di morte. É impresa molto difficile eludere la occhiuta vigilanza nazista, pertanto, sappia fin d'ora che è impensabile inserire in un eventuale progetto di fuga anche la sorella. Vi assicuro, comunque, la mia disponibilità. Mi chiedo, però, con affanno, come intervenire, cosa fare o inventare.., dove rivolgermi.

MADRE SUPERIORA - Il Carmelo di Echt in Olanda è pronto ad accogliere Suor Teresa. Bisognerà farle oltrepassare la frontiera. Questo è il vostro compito: di sicuro rischiosissimo, ma non impossibile. Vale la pena tentare.

STRERATH —Non c'è tempo da perdere. Con l'appoggio di alcuni amici fidati e con il favore del Cielo, mi muoverò perché possa avere buon fine il nostro piano.

MADRE SUPERIORA - L'intenzione delle nostre preghiere sarà d'ora in poi rivolta a voi perché Dio guidi i vostri passi e permetta che gli approcci che farete siano quelli giusti, sì che la nostra consorella possa ritrovare la serenità per continuare ad essere la luce speciale che illumina le coscienze.
Il convento è tutto dalla vostra parte; siamo pronte a collaborare in qualsiasi modo e momento gli avvenimenti lo richiederanno.

STRERATH - Non sarà prudente che io vi invii comunicazioni scritte o altro, né che rendiamo visibili il fermento delle iniziative e l'ansia dell'attesa. Verrò io stesso a darvi notizie quando sarà necessario. Le mie visite, in qualità di medico del convento, non destano sospetti; tenuto anche conto della cagionevole salute di suor Maria Ausiliatrice che ha bisogno di cure continue.

Il dottor Strerath si allontana con la mente in agitazione e il cuore in subbuglio. Sarebbe riuscito nel suo intento? Lo animano all'impresa il legame forte che lo vincola al Carmelo; la fede certa nella sua missione di medico e di uomo amante della verità e della giustizia; ma più di tutto, più profondamente, l'esecrazione che intimamente prova per l'orrore che la dittatura di Hitler va seminando. È davvero inspiegabile come egli sia riuscito ad annullare la volontà e la pietà nei suoi seguaci, tanto che, contro ogni valore umano, civile e spirituale, essi sono diventati aguzzini spietati e irragionevoli.
Intanto la Madre superiora bussa alla cella di suor Teresa. Questa in ginocchio sta pregando.

MADRE SUPERIORA - Devo riferirvi sul colloquio avuto col dottor Strerath, al quale mi sono rivolta per farvi raggiungere il Carmelo di Echt.
Il dottore ha promesso che si impegnerà al massimo delle sue possibilità, ma solo per una di voi. È completamente escluso che si possa agire altrimenti. E la scelta cade su di voi, perché siete più conosciuta e più in vista. Vostra sorella, invece, attira molto meno curiosità e sospetti.

SUOR TERESA — No, io non posso...

MADRE SUPERIORA — Per il bene di tutti accettate questa decisione, che, capisco, è molto dolorosa per voi. Cercheremo per Rosa un altro momento; in seguito vedremo come fare perché possa raggiungervi.

La madre superiora esce e suor Teresa riprende a pregare con più fervore.

SUOR TERESA — "Gesù in quest'ora di dolore mi ricordo della tua invocazione al Padre nell'orto del Getsemani. Ti rivolgesti a Lui sudando sangue e gli chiedesti di allontanare da Te il calice amaro della sofferenza. Sapevi che il tuo sacrificio era imminente e irrevocabile e che la tua morte era necessaria per il riscatto dell'umanità dal peccato. Mai parole più commoventi sono state rivolte da Te al Padre tuo. Spinto dalla debolezza della tua natura umana in cui ti eri incarnato per noi, gli chiedesti di essere esonerato dal tuo alto compito, realizzabile soltanto attraverso uno strazio sovrumano e incalcolabile. In questo tuo estremo tentativo di salvezza ti sento più vicino a me, più caro, e ti chiedo ciò che chiedesti al Padre: "Se puoi, allontana da me il dolore e il pericolo".

Suor Teresa sente la necessità di recarsi nella cappella e qui, nella penombra e nel silenzio, si rivolge al tabernacolo:

SUOR TERESA — "Cosa farò? Quale futuro mi aspetta? Come potrò separarmi dalla cara Rosa? Ella è venuta da me perché io la guidassi e la proteggessi. Potrò mai abbandonarla?
Ma se la mia fuga eviterà la rovina del monastero, ben venga, anche se mi porterà al martirio. O Signore, abbraccerò con gioia la tua stessa croce".

Passano giorni senza che alcuna notizia giunga al convento, dove la vita trascorre in una quiete apparente perché ognuna delle suore cova nel cuore sentimenti di ansia e di paura. Una sola volta il dottor Strerath fa visita alla madre superiora.

STRERATH — Sono sfiduciato. Ogni piano che io e i miei amici prepariamo risulta nella fase finale della attuazione debole in qualche punto. Capisco che è già trascorso un mese e l'attesa diventa sempre più insopportabile. Ma, ... credetemi, stiamo facendo quanto è umanamente possibile.

MADRE SUPERIORA — Qual è l'ostacolo più grande?

STRERATH — Superare il posto di blocco alla frontiera, sempre che si arrivi fino a quel punto sani e salvi. Comunque, non disperiamo. Le idee non mancano. Ce la faremo. Voi continuate a pregare; la vostra è l'opera più meritoria agli occhi del Signore. "Bussate e vi sarà aperto". Non scrive così Matteo?

Il Natale stempera l'angoscia. Le funzioni sacre così suggestive, il presepe da allestire, il fermento delle suore per il rinnovo spirituale, che la nascita del Santo Bambino porta con sé, creano nel convento un'atmosfera gioiosa e negli animi scende la pace.

CORO - Con Te, Gesù,
comincia la salvazione.
Si apre la porta del Paradiso e all'uomo,
roso dal rimorso
sperso nel peccato,
torna il respiro del bene.

Con Te i fiori
riacquistano i colori,
le farfalle la danza nell'aria,
l'erba il verde della speranza
e dello scarabeo fulgente.

Tu, ignaro nelle fasce di Maria,
preparati al martirio.
Noi commetteremo la follia
del tradimento, del vilipendio
della morte per crocifissione.

E Tu ogni anno torni
a perdonarci nel presepe
tra i pastori attoniti
nell'odore del muschio
e dell'agrifoglio silvestro.
A illuminarci
fino alla Pasqua dell'Agnello.

Il 29 dicembre giunge trafelato al convento il dottor Strerath. Purtroppo non s'accorge di essere stato seguito da due SS.

STRERATH - Reverenda madre, è giunta l'ora. Sono venuto per gli ultimi accordi.

I soldati bussano al portone, intimando di aprire.

STRERATH - Presto, accompagnatemi da suor Maria Ausiliatrice. Dovrà apparire tutto tranquillo e normale.

MADRE SUPERIORA - Suor Brigida, accompagnate il dottore nella cella della nostra consorella ammalata. Io aprirò il portone.

UN SOLDATO - Abbiamo visto entrare un signore con una borsa. Ci è parso che si guardasse attorno con fare sospetto.

MADRE SUPERIORA - Entrate pure. É il nostro medico, il dottor Strerath. É qui perché una nostra consorella è molto grave. Potete accertarvene. Seguitemi.

I due soldati, preceduti dalla madre superiora, giungono nella camera di Suor Maria Ausiliatrice. La scena che si presenta agli occhi toglie loro ogni dubbio: la suora, certamente per la sua malattia, ma anche per la paura, sembra stia per morire. Essi, allora, dopo aver controllato la effettiva professionalità del medico, tornano indietro e vanno via palesando un certo disagio, che non esternano in scuse poiché sono pienamente convinti che sia concesso loro ogni atto di forza.

STRERATH - Signore, ti ringraziamo per lo scampato pericolo.
Madre, la fuga è organizzata per il 31 alle ore 23. Un camioncino, che solitamente trasporta botti di vino, preleverà suor Teresa per la quale è pronto un lasciapassare ed anche un passaporto falso.
Ella dovrà liberarsi degli abiti monacali e indossare giacca e pantaloni. Dovrà sembrare un uomo. A guidarlo sarà addirittura un tedesco iscritto al partito nazionalsocialista, che non condivide più le stragi e la violenza di cui sono costretti a macchiarsi i suoi compagni. Possiamo fidarci.

MADRE SUPERIORA - Fin dove il camion la condurrà?

STRERATH - Nei pressi della frontiera alcuni partigiani le faranno oltrepassare la recinzione in un punto lontano dalla postazione tedesca: impervio e nascosto dalle piante. Essendo, poi, capodanno, si spera cha la vigilanza sia meno attenta. Anche i tedeschi vorranno concedersi qualche brindisi nell'attesa del nuovo anno.

31 dicembre 1938, ore 22,30. Vivo è il fermento intorno a suor Teresa Benedetta dalla Croce perché non dimentichi nulla. Questa abbraccia fortemente la sorella che è vicina a lei.

SUOR TERESA - Rosa, mai avrei voluto dividermi da te. Forse, la volontà di Dio vuole che sia io per prima ad affrontare le incognite di una nuova meta. Sono sicura che presto ti rivedrò.

Fanno irruzione intorno a Suor Teresa le altre suore. Vogliono salutarla.

SUOR CELESTE - Mettete un fazzoletto al collo; renderà ancora più credibile il vostro travestimento da vinaio.

SUOR MADDALENA - Abbiamo preparato del pane e del formaggio in abbondanza, se mai voglia gustarlo anche il conducente del camion. Tutte noi non dimenticheremo mai le vostre parole illuminate e illuminanti.

UNA NOVIZIA - Suor Teresa mi mancherà la vostra guida. Se la mia scelta sarà consapevole, senza ombre né dubbi, lo dovrò a voi. Vi bacio le mani, anche se vedendovi vestita da uomo mi sembra strano.

Le suore ridono di gusto. Questa parentesi spensierata arriva a proposito; il loro è un riso liberatorio dalla tensione accumulata in tanti giorni.

SUOR TERESA - Mie care porterò sempre con me il ricordo dei vostri visi e delle vostre storie. Vi lascio il mio cuore Addio.

MADRE SUPERIORA - È ora.

SUOR TERESA - Madre, pregate per me. Il Signore accoglie le preghiere delle anime pure e ardimentose. Il vostro coraggio e la vostra forza spirituale accompagneranno le ore e i giorni della mia esistenza. Voi siete tra le persone più care che hanno arricchito la mia vita. Addio.

Suor Teresa, dopo aver abbracciato la madre superiora, si avvia circospetta verso il camion che l'aspetta. Il suo compagno di viaggio apre lo sportello e la invita a salire. Ella, prima di farlo, si volge indietro. La superiora è ancora nel vano del portone e la saluta sventolando un fazzoletto nella mano destra.
Alle sue spalle si intravede il volto triste di Rosa.
Un pianto irrefrenabile le impedisce di presentarsi al conducente.
Intanto una nebbia fitta copre tutt'intorno. "È certo un segno di protezione del Cielo" pensa rincuorata.

CORO - Povera Edith! Quanta tristezza nel giorno dell'abbandono! Lasciare l'affetto delle consorelle, le mura del monastero che t'avevano accolta in protezione. In esso ti eri rifugiata in preda al dubbio di non capire il mistero della conversione.
Come la luce dell'alba si leva e ristora le piante gli uomini le tane, allontana la notte e dà chiarezza al giorno, così nel chiuso del chiostro ombroso l'animo tuo fervente si aprì alla Parola, ne comprese le vie nascoste, i richiami silenziosi e, finalmente!, dopo anni di tormento spirituale venne la vita vera. Quanto dolore non risvegliarsi al suono delle campane del convento caro e benedetto!

Suor Teresa è silenziosa e stringe tra le mani il crocifisso che le pende sul petto.

IL CONDUCENTE - Sorella, comprendo la vostra costernazione. Per confortarvi posso dirvi che il piano di fuga è stato studiato nei minimi particolari; perciò, non dovrebbero esserci sorprese. Anche per la mia incolumità è bene che non ce ne siano.

Suor Teresa gli risponde con un debole sorriso e rimane rannicchiata sul sedile. Il battito del suo cuore sembra impazzito.

CORO - L'ansia dell'approdo ti chiude il cuore alla speranza di salvezza; domina l'animo tuo la minaccia dell'ignoto. Pensa alla Croce che tanto ami e ti ha guidata nell'affanno della ricerca; pensa alla passione del Cristo vittorioso, alla sua resurrezione. Si levò dal sepolcro e niente più, neppure il masso enorme messo a suggello della sua sepoltura, gli impedì di ritornare in Cielo dal Padre suo, nell'eternità della gloria. Non temere, Edith, i santi tutti a raccolta vegliano sulla tua fuga e i nemici, annientati dal disonore della colpa, non oseranno arrestare alla frontiera il viaggio ardito di un'anima santa.
 

 

 

 

 

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