F. SABIA (a cura) - Costumi della Basilicata (Sec. XVIII e XIX)

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Donna di Carbone Castronuovo di S. A. Donna di Colobraro Donna di Craco

 

Questa raccolta di costumi della Basilicata è la riproposizione, in formato "cartolina", di ciò che esiste del lavoro richiesto da Ferdinando IV, il 1° febbraio 1783, ai suoi disegnatori D'Anna e Della Gatta, poi sostituiti da Berotti e Santucci, veri realizzatori dell'impresa. 
Ci sono pervenuti solamente 32 costumi di altrettanti paesi della Basilicata, le ragioni di tale incompletezza, sia Enzo Spera (1) che Pietro Fabbris (2), ma anche Giuseppe Appella (3), le spiegano, principalmente, con le indicazioni stesse fornite da Ferdinando, tramite un dispaccio al ministro della Reale Casa, il marchese Domenico Venuti, in cui si precisava che "non è di essenziale precisione che scorrono ad uno ad uno tutti li paesi della provincia, basta solo che si trasportino in quelli ne' quali la differenza del vestito sia sensibile e che prendano ne' medesimi i lumi di quello che si costuma negli altri". 
Ferdinando aveva deciso di far riprodurre tutti i costumi del regno per fornire le sue fabbriche di ceramiche di Capodimonte di un materiale illustrativo unico e molto richiesto dalla committenza europea che tramite i diversi viaggiatori aveva informazioni sulla particolarità del Regno di Napoli ed era fortemente interessata ad averne memoria stabile e cimeli di qualità. 
L'impresa si rivelò ben presto difficile e faticosa, tanto che - come si è accennato - sia Alessandro D'Anna che Saverio Della Gatta, i migliori maestri che Ferdinando aveva a disposizione, nonostante l'ottimo "ingaggio" dovettero ben presto rinunciare, sia per l'età avanzata che per le estreme difficoltà a percorrere in lungo e in largo il regno, privo com'era di strade e di mezzi di trasporto, oltre che insicuro, per via delle numerose bande brigantesche che, dalla metà del XIII secolo, infestavano l'Italia meridionale. 
Come, probabilmente andarono le cose per i pochi costumi della Basilicata riprodotti ce lo spiega Enzo Spera, nel suo interessante saggio. Sudditi più belli per il re: Costumi popolari lucani del XVIII secolo nella raccolta fiorentina [Napoli, 1991](4) che si invita a leggere. 
"Antonio Berotti e Stefano Santucci - scrive Spera [...] ebbero l'incarico il 26 dicembre del 1785, di riprendere la rilevazione della provincia di Salerno, dove si recarono subito, come risulta da un dispaccio del 19 gennaio del 1786. 
Dal Principato Citra [...] i rilevatori potrebbero essere passati nella parte meridionale della Basilicata - continua Spera - seguendo, all'andata, per esempio, la direttrice della Valle del Sinni e al ritorno quello della Valle dell'Agri. Ma avrebbero anche potuto dividersi, seguendo un doppio itinerario: quello che collega il Vallo di Diano, su cui ricadono alcuni paesi del Cilento e l'Alta Val d'Agri (Brienza, così, sarebbe stata visitata in assimilazione con i centri del Cilento) e quello più esterno, che alla costa, si congiunge con i centri posti fra il Golfo di Policastro e l'inizio della Valle del Sinni..." 
Anche se la strada scelta fosse stata un'altra, Spera propende per l'ipotesi secondo cui l'attuale raccolta conservata al Museo Pitti di Firenze, sia monca, tale ipotesi si basa sulla constatazione che "mancano i costumi di alcuni centri che non è pensabile possano essere stati saltati; come nel caso di Lauria, all'epoca il più grosso centro della zona e sede di diverse famiglie nobili, vicino a Rivello e a Lagonegro, paese che i due disegnatori devono aver certamente attraversato per recarsi a Latronico". 
A noi pero, di quell'impresa, sono pervenute le sole ricostruzioni dei costumi di: Alianello, Aliano, Brienza, Carbone, Castronuovo Sant'Andrea, Colobraro, Craco, Episcopia, Ferrandina, Francavilla sul Sinni, Grumento, Lagonegro, Latronico, Moliterno, Montemurro, Noepoli, Pomarico, Rivello, Rotondella, San Chirico Raparo, San Costantino Albanese, San Giorgio Lucano, San Paolo Albanese, Sant'Arcangelo, Senise, Stigliano, Teana e Tursi. 
A questa serie, i cui autori probabili sono, come si è accennato, il Berotti e il Santucci, sono stati aggiunti altri 4 costumi, riprodotti circa 50 anni più tardi, nel 1840, e da altri autori, che ci è parso utile inserire nella raccolta per la loro bellezza e per la loro importante rappresentanza sociale che rivestono: Avigliano, Potenza, Tramutola e Viggiano.
                   


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