LAVOISIER: OSSIGENO;
COMBUSTIONE E RESPIRAZIONE
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L'ILLUSTRAZIONE
Nel XVIII secolo, il maggiore
contributo scientifico dato alla medicina si deve agli esperimenti
sui processi di respirazione condotti, tra il 1789 e il 1792, dal
chimico parigino Antoine-Laurent Lavoisier nel suo laboratorio
presso l'Arsenale reale. M.me Lavoisier era la sua più stretta
collaboratrice e, insieme al giovane assistente Armand Séguin,
Lavoisier misurò il consumo di ossigeno e l'emissione di anidride
carbonica di un uomo, mentre riposava, mentre lavorava e mentre
mangiava. Prima di essere giustiziato dai rivoluzionari francesi,
nel 1794, Lavoisier fornì al paese numerosi contributi nei settori
scientifico, sociale, economico e politico. |
PREMESSA
«Facta,
non verba» (fatti, non parole)
L'apporto
dato da Antoine-Laurent Lavoisier alla storia della medicina con la
scoperta dei meccanismi che intervengono nel processo di respirazione fu
la causa di un mutamento davvero notevole nelle teorie chimiche del
XVIII secolo.
Prima di occuparci dell'opera di Lavoisier, chimico francese appassionato
di tutte le scienze naturali, conviene far cenno ad altri due chimici
suoi precursori, Joseph Black e Joseph Priestley, che cercarono di
risolvere il problema della respirazione(1).
Black, infatti, scoprì il phlogìston o 'gas silvestre', che altro
non era che anidride carbonica, mentre Priestley isolò l'ossigeno, che
chiamò 'area deflogistizzat'.
Era stato Boyle, il 'chimico scettico', ad avanzare nel 1660 la prima
ipotesi moderna sulla respirazione, e nel suo The Spring and Weight of
Air aveva intuito che ciò che era indispensabile alla vita non era
'tutta' l'aria, ma solo una parte di essa, una 'quintessenza' non ancora
definibile. Pochi anni dopo, due fisiologi di Oxford, Richard Lower e
John Mayow, portarono avanti il problema, quasi a un passo dalla
soluzione, individuarono la 'quintessenza' e le diedero un nome(2).
Mayow aveva interpretato giustamente non solo la combustione e la
respirazione, ma anche un altro fenomeno che preoccupava i chimici
dell'epoca, cioè l'aumento di peso del metallo durante la calcinazione.
Nel 1755 Joseph Black scopriva l'anidride carbonica, non con questo
nome, ovviamente, e neppure con quello di 'gas silvestre' con cui
l'aveva già individuata Helmont un secolo prima.
Poco dopo la scoperta dell' 'aria fissa' venne il turno dell' 'aria
infiammabile', anche questa diversa dall'aria comune, scoperta nel 1766
da Cavendish, un inglese ricco e misantropo, il cui unico interesse era
la chimica.
Egli concluse che si trattava di una combinazione di flogisto (che non
poteva esser ottenuto libero) con acqua: in realtà aveva isolato
l'idrogeno. Otto anni dopo è la volta dell'ossigeno, riconosciuto
dall'inglese John Priestley, che si accorse che questo nuovo tipo di
aria attirava la combustione più di ogni altro e che quindi doveva
contenere la quantità minima possibile di flogisto, in quanto la
combustione doveva essere cessione di flogisto da parte del corpo che
bruciava e assunzione del medesimo da parte dell'aria. Priestley non
mise in rapporto la combustione con la respirazione, ma si accorse che
gli animali respirando alteravano l'aria, mentre le piante la
miglioravano.
Fu però Lavoisier a 'scoprire' veramente l'ossigeno, comprendendone
l'importanza per la respirazione, oltre ad accertare che l'aria
inspirata conteneva ossigeno, quella espirata invece anidride carbonica.
Il grande chimico non si limitò a sostituire fatti precisi alla teoria
del phlogìston, ma elaborò anche un piano per l'illuminazione stradale,
preconizzò miglioramenti nell'agricoltura ed esaminò il valore nutritivo
dei diversi alimenti.
Allievo del botanico De Jussieu, del matematico De Lacaille, del chimico
Rotelle, del geologo Guettard, membro dell'Accademia dal 1769,
appaltatore delle tasse governative e règisseur della Régie
des poudres et salpétre, uomo d'affari e chimico di grandissima
fama, Lavoisier era in quel momento forse l'uomo più in vista della
scienza francese. Che la respirazione fosse un fenomeno analogo alla
combustione era ormai noto e accettato da tutti e Lavoisier aveva
affrontato la questione ancor prima di sistemare definitivamente il
problema centrale della chimica, ma quando la sua visione era già chiara(3).
Nel 1789, dopo la pubblicazione del Traité de chimie, Lavoisier
intraprende assieme a Séguin una nuova serie di ricerche sulla
respirazione, sottoponendo se stesso e i suoi collaboratori a diverse
esperienze: misurando il consumo di ossigeno, trovò che varia a seconda
del lavoro svolto dal soggetto(4).
La conclusione fu che la 'macchina animale' è governata da tre
regolatori principali: la respirazione, la traspirazione, la digestione.
Vissuto per lo più a Parigi, Lavoisier vi incontrò tragica fine sulla
ghigliottina, condannato dai fanatici seguaci della Rivoluzione
francese, avversi alle sue idee e dimentichi dei grandi servigi da lui
resi alla scienza: fu messo sotto accusa per il lavoro svolto come
appaltatore delle imposte e il processo venne celebrato il 7 maggio
1794. Dopo molti tentativi fatti inutilmente da tutta la scienza
francese per salvarlo, il 9 maggio venne ghigliottinato. Così perì
Lavoisier, il più grande riformatore nel campo della chimica dai giorni
di Paracelso. Pur non essendo medico, fu pioniere nel campo dell'igiene
e, dimostrando per primo i cambiamenti chimici che avvengono nella
respirazione, si rese conto della necessità di provvedere gli edifici
destinati ad abitazione di uno spazio aereo sufficiente per ogni
occupante. Nel XVIII secolo assistiamo, anche per merito di Lavoisier, a
un risveglio di interesse per la salute pubblica(5)
e per le misure igieniche preventive, tra cui la ventilazione delle case e
degli edifici pubblici(6);
il bisogno di aria fresca fu riconosciuto ancor più chiaramente dopo che
Lavoisier aveva dimostrato il ruolo dell'ossigeno anche nella
respirazione umana.
Tre anni dopo la sua morte, gli esperimenti sulla respirazione sarebbero
stati ripresi da Lazzaro Spallanzani(7).
I lavori di Spallanzani sulla respirazione, pubblicati postumi da
Sanabier(8),
rimasero incompiuti; in essi possiamo cogliere una previsione che ci
riguarda molto da vicino. Avendo accettato il meccanismo secondo il
quale gli animali consumano ossigeno e producono anidride carbonica,
mentre le piante con un procedimento inverso provvedono a riequilibrare
l'atmosfera, Spallanzani espresse la preoccupazione che gli animali e
gli uomini fossero troppi e l'equilibrio si potesse rompere. «Siccome
niente perdesi in natura» scrive «opinerei che gli animali restituissero
all'aria in fine quell'ossigeno che le avevano tolto». Quella
restituzione, in realtà non può avvenire, come sappiamo, e da
Spallanzani in poi, soprattutto a causa della combustione, l'anidride
carbonica nell'atmosfera è aumentata: le preoccupazioni dello
scienziato, dunque, non erano del tutto infondate.
LA
SCHEDA
A svelare
il mistero della respirazione non fu un medico, bensì un chimico:
Antoine-Laurent Lavoisier, colui che diede alla medicina del XVIII
secolo il contributo scientifico forse più importante. Infatti, dopo
millenni di teorie infondate e di ipotesi sbagliate, Lavoisier fu il
primo a dimostrare ciò che realmente succede durante il processo della
respirazione.
Le grandi scoperte di Lavoisier sulla respirazione rappresentano però solo
uno dei molti aspetti della sua vita attivissima. Sebbene fosse
appassionato di tutte le scienze naturali — come la meteorologia, la
mineralogia, la geologia, l'idrometria e l'illuminazione — Lavoisier
manifestò presto il proprio grande talento per la ricerca scientifica
pura in campo chimico e per l'applicazione delle conoscenze scientifiche
alla soluzione di problemi pratici. Così, non solo contribuì al
progresso della medicina e della sanità pubblica, grazie ai notevoli
passi avanti nella comprensione dei processi chimici, della combustione
e dei gas, ma approfittò anche delle proprie conoscenze scientifiche per
contribuire a migliorare l'approvvigionamento idrico di Parigi,
l'aerazione e i servizi igienici delle prigioni, nonché per promuovere
riforme delle prassi igieniche e metodologiche degli ospedali. Inoltre,
aiutò il proprio governo a risolvere vari problemi economici, sociali,
agricoli, chimici, militari e politici. Invero, fu l'artefice di una
quasi radicale trasformazione della filosofia e della teoria della
chimica del XVIII secolo.
Antoine-Laurent Lavoisier nacque il 26 agosto 1743 nel cuore di Parigi. La
sua famiglia apparteneva alla classe media e viveva in condizioni
finanziarie agiate. La madre morì quando il figlio era ancora giovane,
ed egli fu allevato da una zia nubile e dal padre avvocato. Seguendo le
orme del padre, il giovane Antoine inizialmente studiò legge al Collège
Mazzarino, laureandosi nel 1763 e abilitandosi alla professione nel
1764. Tuttavia, egli nutriva già da tempo un fortissimo interesse per le
scienze, anche perché aveva avuto dei prestigiosi insegnanti di
astronomia, matematica, botanica, chimica e geologia.
Nel 1765 Lavoisier pubblicò il suo primo studio su un argomento di
chimica, in cui si può già intravedere quell'approccio quantitativo che
in seguito diventerà dominante nella sua chimica. Nel 1766 ricevette una
medaglia dal Re per un suo eccellente saggio sull'illuminazione stradale
urbana e due anni dopo, all'età di soli 25 anni, venne nominato membro
dell'Accademia reale della scienza. Questo segnò l'inizio di una lunga e
fruttuosa frequentazione dei migliori scienziati francesi. La stima che
essi nutrivano per lui è dimostrata dal fatto che egli fu nominato
membro di numerose commissioni e che, nella maggior parte dei casi,
veniva affidato a lui il compito di scrivere le relazioni sulle scoperte
fatte e di presentarle all'Accademia.
Dal momento che il governo francese faceva affidamento su quest'organismo
scientifico per condurre indagini su una grande varietà di argomenti e
per riferirne conclusioni e pareri ai funzionari pubblici, Lavoisier fu
subito profondamente coinvolto al servizio del proprio paese. Tra le sue
attività però, ce n'era una che alla fine doveva costargli la vita. Nel
1768, lo stesso anno in cui entrò a far parte dell'Accademia, Lavoisier
acquisì una quota parte della Ferme Generale, un'organizzazione privata,
molto odiata dal popolo, alla quale la monarchia francese 'appaltava' un
proficuo monopolio di esazione fiscale in cambio della garanzia del
soddisfacimento del fabbisogno finanziario del governo. Sembra che
Lavoisier abbia prestato servizio in tale organizzazione degnamente e
con un elevato senso di giustizia nei confronti di coloro da cui si
esigevano i tributi. Tuttavia, gli esattori delle imposte sono raramente
oggetto di pubblica ammirazione e il destino l'avrebbe provato anche a
lui.
D'altra parte, però, Lavoisier dovette ai suoi rapporti con la Ferme
Generale una delle sue esperienze più fortunate. Nel 1771, all'età di 28
anni, sposò Marie Paulze, figlia quattordicenne di uno dei suoi colleghi
della Ferme. Sebbene si trattasse inizialmente di un 'matrimonio di
convenienza', esso si rivelò un'unione molto felice. Dotata di brillanti
qualità, M.me Lavoisier s'interessò moltissimo al lavoro del marito, e
ne divenne una fedele collaboratrice. Traduceva per lui documenti dalle
lingue straniere in francese, prendeva appunti sui suoi vari
esperimenti, faceva schizzi e incisioni per illustrare alcune delle sue
pubblicazioni e infine intratteneva nella sua casa un brillante gruppo
di amici e di scienziati di fama internazionale.
I maggiori risultati di Lavoisier riguardano sicuramente le ricerche
sull'ossigeno, che lo condussero a studiare la respirazione e a
rifiutare in blocco le teorie chimiche da tempo codificate. Sebbene
l'ossigeno fosse stato già scoperto in modo indipendente da Schede in
Svezia e da Priestley in Inghilterra, e fosse stato studiato anche da
Cavendish, sempre in Inghilterra, Lavoisier, stimolato dai resoconti
delle loro scoperte, condusse ulteriori esperimenti. Nel 1776, questi
gli permisero di rivelare la vera natura e il ruolo del gas chiamato
'aria deflogisticata' o 'aria respirabile' e di proporre che venisse
chiamato 'ossigeno' («che genera acido))). I suoi esperimenti iniziarono
con l'ossidazione dei metalli e la riduzione degli ossidi metallici. In
pochi anni scoprì che l'ossigeno costituisce solamente un quinto del
volume dell'aria atmosferica, che esso è l'unico gas presente nell'aria,
che permette sia la combustione sia la respirazione, e che nella
combustione esiste una proporzione ben definita tra la quantità di
ossigeno consumato e la quantità di 'aria fissa' (biossido di carbonio)
che viene liberata. Egli dette così l'avvio alla quasi completa
ristrutturazione delle basi scientifiche della chimica, con il
ribaltamento dell'antica teoria dei quattro elementi (acqua, terra,
fuoco e aria) e della teoria del flogisto (secondo la quale le sostanze
bruciano per la fuoriuscita di una sostanza sconosciuta chiamata
flogisto). Lavoisier dimostrò infatti che l'acqua è il prodotto finale
della combinazione per combustione di ossigeno e idrogeno, e quindi è un
composto e non un elemento.
I suoi numerosi esperimenti chimici e le conclusioni logiche che trasse da
essi e dal lavoro svolto in collaborazione con altri scienziati, tra i
quali Guyton de Morveau, Fourcroy e Berthollet, sono raccolti nel suo
Traité elémentaire de Cchimie, pubblicato nel 1789. Questo volume
contiene anche un nuovo sistema di designazione delle sostanze chimiche
che, con piccole rettifiche, è ancora oggi in uso.
Il compito più rilevante che il governo francese affidò a Lavoisier fu
quello, conferitogli nel 1777, di presiedere il Comitato di direzione
della Fabbrica reale di polvere da sparo, al fine di trovare una
soluzione alla carenza di polvere da sparo, cosa che costituiva un
pericolo per la sicurezza nazionale. Nel giro di poco tempo, grazie a
Lavoisier la Fabbrica cessò di essere una struttura inadeguata e
inefficiente e iniziò a rifornire l'Arsenale reale di polvere da sparo
di buona qualità. Questo collocò la Francia in una nuova posizione
rispetto alle altre nazioni: da paese importatore divenne paese
esportatore. Inoltre, il lavoro svolto da Lavoisier permise alla Francia
di rifornire di polvere da sparo i coloni americani ribelli, sostenendo
i loro sforzi volti a ottenere l'indipendenza dall'Inghilterra, nemico
storico della Francia. Ma, senza saperlo, Lavoisier avrebbe contribuito
anche in altro modo allo sviluppo della nuova e combattiva nazione
sull'altra sponda dell'Atlantico: l'addestramento che impartì a un
giovane che lo assisteva nella fabbrica di polvere e nei laboratori di
ricerca, Eleuthère Irénée du Pont, fu essenziale per la fondazione in
Delaware della grande dinastia della chimica, la E.I. du Pont de
Nemours.
Fu nel corso degli anni in cui lavorò presso la Fabbrica reale di polvere
da sparo che Lavoisier condusse gli esperimenti sulla combustione e
sulla respirazione. Avendo provato che nella combustione le sostanze che
bruciano si combinano con l'ossigeno, liberando sia calore sia biossido
di carbonio, Lavoisier e Laplace elaborarono metodi per misurare il
calore generato da vari mutamenti chimici, nonché per misurare
l'ossigeno consumato e il biossido di carbonio da essi prodotto. Misero
poi a punto dei modi per determinare l'assunzione di ossigeno, la
produzione di calore e l'esalazione di biossido di carbonio che si
verificano nella respirazione di una cavia, in un dato periodo di tempo.
Facendo dei confronti complessi, per i quali utilizzarono un calorimetro
a ghiaccio, dimostrarono che una cavia, dato un consumo predeterminato
di ossigeno, produceva approssimativamente la stessa quantità di calore
di quella prodotta bruciando del carbone che consumava la stessa
quantità di ossigeno. Da questi esperimenti Lavoisier e Laplace
conclusero che: «La respirazione è quindi una combustione, certamente
molto lenta, ma comunque esattamente uguale a quella del carbone; essa
ha luogo all'interno dei polmoni, senza emanazione di luce, dal momento
che la materia di fuoco che viene liberata è subito assorbita
dall'umidità di quegli organi [.. .]». Lavoisier sbagliava nel credere
che tale combustione avvenisse nei polmoni, e che venisse comunicata al
sangue e quindi diffusa a tutto il corpo. Doveva trascorrere un altro
secolo, prima che questo aspetto della chimica biologica fosse
interamente chiarito. In seguito, con la collaborazione di Armand
Séguin, Lavoisier misurò la quantità di ossigeno consumato, e di
biossido di carbonio prodotto nella respirazione di un uomo mentre
riposa, mentre lavora e mentre mangia.
Anche se il lavoro nella fabbrica di polvere gli portava via parecchio
tempo e poteva dedicarsi agli esperimenti solo nel tempo libero,
Lavoisier era impegnato in molte altre attività. Scrisse infatti per il
governo francese un importante Rapporto sull'economia, che comprendeva
anche un'indagine sulle risorse naturali della nazione, e condusse
alcune ricerche su una serie di problemi relativi all'agricoltura.
Tuttavia, gli ultimi anni Ottanta e i primi del Novanta furono anni
difficili. La Rivoluzione francese era imminente e, già prima del 1789,
il ruolo ricoperto da Lavoisier in qualità di Commissario per la polvere
da sparo e di membro della Ferme Générale gli costò una forte
impopolarità. Tra i principali bersagli della Rivoluzione, dopo la
famiglia reale, c'era infatti la Società di esazione delle imposte, i
cui membri erano considerati dal popolo delle 'sanguisughe' e dei
'ladri'.
Anche se prese parte alla Rivoluzione fra i moderati, insieme a Lafayette,
Bailly, Mirabeau e Talleyrand, Lavoisier cercò di ritirarsi dalle
cariche pubbliche per dedicarsi interamente al lavoro scientifico; ma il
suo destino evidentemente non era quello. Nel 1791, la Ferme Générale
venne abolita ed egli fu estromesso dalla Commissione per la polvere da
sparo; continuò a lavorare come membro della Commissione per i pesi e le
misure (che istituì il sistema metrico) fino al 1793. In quell'anno il
chimico francese assistette alla radicalizzazione del movimento
rivoluzionario. Nonostante i suoi tentativi di difenderla, l'Accademia
venne chiusa, e la sua campagna per raggiungere migliori livelli di
istruzione andò in fumo. Dato l'ovvio pericolo a cui era esposto, sembra
strano che egli non abbia lasciato la Francia, o che non abbia cercato
almeno un rifugio sicuro in provincia. Non nutrendo, a quanto pare,
alcun timore per la sua vita, scelse di restare a Parigi e, nel novembre
del 1793, Lavoisier e il suocero Paulze, insieme ai loro colleghi della
Ferme Générale, furono arrestati. Sebbene Lavoisier avesse cercato di
farsi rilasciare facendo appello ai servigi resi alla nazione, parecchi
dei suoi amici più potenti, compreso Fourcroy, lo abbandonarono; altri
invece, come Hallé e Saint-Hilaire, gli rimasero fedeli fino alla fine.
Lavoisier accettò il proprio destino serenamente, affermando: «Questo
probabilmente mi risparmierà gli inconvenienti della vecchiaia». Insieme
ad altri 26 colleghi, il 7 maggio 1794 Lavoisier e Paulze furono
processati e condannati. Il giorno seguente, l'8 maggio, furono
giustiziati per aver «cospirato contro il popolo francese».
Di Joseph Lagrange è un epitaffio che si addice perfettamente a Lavoisier:
«C'è voluto solo un istante per recidere quella testa, e forse un secolo
non basterà a produrne un'altra uguale».
NOTE
1 -
Joseph Black (1728-99), allievo di Cullen e suo successore alle cattedre
di Chimica a Glasgow ed Edimburgo, dimostrò che, cuocendo la pietra
calcarea in modo da far calce viva, oppure trattandola con un acido, la
pietra perdeva peso, in quanto sprigionava un gas. Fino ad allora si era
creduto che la calce aumentasse di peso, acquistando la misteriosa
sostanza chiamata phlogìston. Black riuscì a provare l'inesattezza di
quest'idea, notando inoltre che il gas da lui scoperto era un prodotto
di combustione e di fermentazione, presente anche nell'aria espirata. Lo
chiamò 'aria fissata', mentre Van Helmont l'aveva denominato 'gas
sylvestre': noi lo conosciamo con il nome di anidride carbonica. Il
passo successivo fu compiuto da Joseph Priestley (1733-1804), ministro
di una chiesa nonconformista, la cui vita fu tutto un seguito di lotte
contro la malattia, la povertà e le delusioni. Nato a Leeds, vi esercitò
la cura delle anime, trasferendosi successivamente a Warrington e poi a
Birmingham. Fu implicato in polemiche religiose e accusato di
simpatizzare con i repubblicani francesi: la sua casa e la cappella
furono date alle fiamme e lui stesso fu costretto a rifugiarsi in
America, ove morì. Compì importanti ricerche scientifiche e, oltre a
dimostrare che le piante in accrescimento sono in grado di `rigenerare'
l'aria viziata dai prodotti della combustione e del respiro, Priestley
effettivamente isolò l'ossigeno, chiamandolo 'aria deflogistizzata', ma
non riuscì a comprendere completamente il problema della respirazione.
2 -
L'esperimento di Mayow
era semplice, anche se vecchio, e risaliva a Fibre di Bisanzio, vissuto
nel III secolo a.C.: una campana di vetro pescava in un recipiente pieno
d'acqua al cui interno vi era una candela accesa. Man mano che bruciava,
l'aria si consumava e il livello dell'acqua saliva; lo stesso avveniva
se invece della candela vi era un piccolo animale che respirava. Sia la
morte dell'animale sia lo spegnimento della fiamma non avvenivano quando
tutta l'aria era consumata, ma un bel po' prima: quando era finita
quella parte essenziale che era indispensabile sia alla respirazione sia
alla combustione. Questa parte, che era anche costituente essenziale
degli acidi, venne chiamata da Mayow «spirito nitroaereo» e Lower, nel
suo trattato De corde del 1671, notava che il sangue cambiava colore
passando attraverso i polmoni e che ciò avveniva perché in quel
passaggio «mangiava aria; la quale poi nel corpo e nei visceri esce dal
sangue e traspira per i pori del corpo».
3 -
La sistemazione di tutta
la materia della combustione e dell'ossigeno venne fatta da Lavoisier in
diverse 'Memorie' accademiche; nella Memoria del 1784, con cui riferisce
gli esperimenti sull'acqua, egli usa per la prima volta i termini
'ossigeno', 'idrogeno' e 'azoto': ormai la nuova chimica era nata.
4 - Si
può conoscere, ad esempio, a quante libbre in peso corrispondano gli
sforzi «di un uomo che recita un discorso, di un musicista che suona uno
strumento e quanto c'è di meccanico nel lavoro di un filosofo che pensa,
dell'uomo di lettere che scrive, di un musicista che compone».
5 -
Nell'anno 1700 Bernardino
Ramazzini (1633-1714), professore a Modena e a Padova, pubblicò la prima
vasta opera di medicina del lavoro, De morbis artificium diatriba, in
cui si descrivono le pneumopatie dei minatori e dei marmisti, le
malattie degli occhi cui vanno soggetti fabbri, doratori e 'pulitori di
latrine', il saturnismo dei tipografi e ceramisti, l'avvelenamento da
mercurio dei chirurghi, le malattie delle ostetriche, dei necrofori,
vignaioli, conciatori, tabaccai. pescatori, delle lavandaie e perfino
degli scienziati. Vien fatto di pensare che i disoccupati hanno almeno
il vantaggio della salute! L'opera del Ramazzini è una delle più
interessanti nella letteratura medica dell'epoca. Solo alla fine
del secolo Johann Peter Frank (1743-1821) elaborò un grande progetto di
legislazione sanitaria; assurto, da umili origini, a grande fama per
solo merito dei propri sforzi, e diventato professore dapprima a Padova
e poi a Vienna, Frank considerò sua missione il risveglio di una
conoscenza igienica non solo nel popolo. ma anche nei governanti. A
questi, diceva, bisognava insegnare come tenere in salute i loro
sudditi. Le sue vedute sono esposte in una vasta opera, System erner
vollstiindigen medi cinischen Polizei, pubblicata in nove volumi tra il
1779 e il 1827, ove si tratta del rifornimento idrico, delle fognature e
perfino dell'igiene scolastica. Il grande pioniere della legislazione
sanitaria propugnav soprattutto l'idea che il governo del paese fosse
responsabile della salute pubblica.
6 -
Uno dei primi
propugnatori di questa necessità fu il reverendo Stephen Hales di
Teddington, nel Middlesex (1677-1761), il versatile parroco che per
primo dimostrò la possibilità di misurare la pressione del sangue
inserendo un tubetto di vetro in un'arteria del cavallo. Costruì un
ventilatore, secondo il principio del mulino a vento, che fu poi
installato sul tetto della prigione di Newgate; questo, che fu uno dei
primi esperimenti di ventilazione su larga scala, ridusse notevolmente
la mortalità da quella forma di tifo petecchiale, nota come 'febbre
delle prigioni'
7 -
Munito di un
'eudiometro', un apparecchio che misura la quantità di ossigeno per
mezzo di sostanze che assorbivano il gas, come il fosforo, egli misura
quanto ne veniva consumato sia nella respirazione polmonare che
direttamente dai tessuti. Ormai era noto che l'aria che entrava nei
polmoni era composta per 23 parti di gas 'ossigeno', 73 di gas
'azotico', per il resto di gas 'acido carbonico'.
8 -
«Quando la espiriamo»
scrive Spallanzani a Sanabiet «il gas ossigeno è considerevolmente
diminuito e a esso e al gas azotico si trova mescolato un poco di gas
carbonico. L'aria respirata è stata ricevuta nella cavità del polmone,
indi mandata fuori. Come dunque in questa operazione sono nati questi
due cangiamenti dell'aria?».
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