IL CODICE DI HAMMURABI
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L'ILLUSTRAZIONE
L'ambientazione di questo quadro
è la stanza del trono di Babilonia dell'anno 2000 a.C. La figura
centrale è il medico, che difende con dignità le proprie prestazioni
professionali dalle critiche di un paziente insoddisfatto, in
barella, il quale invoca l'applicazione delle drastiche sanzioni del
Codice di Hammurabi. Il Re, lo scriba con in mano uno stilo e una
tavoletta di argilla morbida, i cortigiani, le guardie, i sacerdoti,
gli amici del querelante e del convenuto e i soliti spettatori sono
i personaggi di questo dramma della medicina accaduto 4000 anni fa. |
PREMESSA
Chiedi
il tuo compenso quando la malattia è all'acme, perché il malato, una
volta guarito, dimenticherà certamente quello che hai fatto per lui.
La
Mesopotamia, considerata il luogo d'origine della civiltà, era un
territorio molto fertile situato tra il deserto dell'Arabia e le
montagne dell'Asia Minore. Le condizioni orografiche che si vennero a
creare tra questi due climi estremi, fecero di questa terra un angolo di
paradiso, dove sorsero dapprima la civiltà sumerica e più tardi quella
sumerico-accadica(1).
Reperti archeologici e studi approfonditi hanno messo in luce la grandezza
di questa civiltà, durata circa 2000 anni(2);
erano fiorenti l'agricoltura e l'allevamento del bestiame, esistevano
sistemi di irrigazione e di trasporto via terra e via acqua e molte
abitazioni, specie della capitale Ur, erano fornite di sistemi fognari e
stanze da bagno. Era in uso la ruota, scoperta che facilitava i
trasporti, e l'impiego di un rame indurito con cui si costruivano
utensili e strumenti affilati, considerati dagli archeologi veri e
propri bisturi. Inoltre, erano coltivate le scienze matematiche.
L'invenzione della scrittura per mezzo di segni incisi su tavole di
terracotta e l'elaborazione di un calendario segnarono l'alba della
storia registrata, e furono decisive anche per il progresso della
medicina. Alcune tavole rinvenute negli scavi hanno attinenza con la
medicina e nel Museo Wellcome di Londra è possibile osservare il sigillo
di un medico sumero (3000 anni a.C.); anche al Louvre si trova un
sigillo appartenuto a un medico babilonese (2300 a.C.).
Il regno di Sumer(3)
e Accad era fiorente intorno al 2000 a.C.; questa mirabile civiltà diede
origine poi, al Sud, a quella babilonese, con capitale la celebre
Babilonia, mentre il Nord divenne possedimento degli Assiri, con
capitale prima Assur e poi Ninive.
Hammurabi(4)
(1768-1750 a.C.), uno dei primi Re di Babilonia, fu un uomo erudito e un
abile amministratore. Con la vittoria su Rim Sin, egli riuscì a riunire
tutta la Babilonia e l'Assiria sotto un unico scettro, ma Hammurabi è
soprattutto noto per aver raccolto in un unico testo, il Codice che
porta il suo nome, tutte le leggi che regolavano la vita e i rapporti
degli abitanti della Mesopotamia.
Si tratta di una stele di diorite nera, originariamente collocata nel
tempio di Babilonia, che fu rinvenuta a Susa nel 1902 e ora è conservata
al Louvre. La stele è alta circa due metri e mezzo; nella parte
superiore è raffigurato il Re mentre riceve le leggi dal dio; al di
sotto vi è un lunghissimo testo scritto in caratteri cuneiformi: 16
colonne sul lato anteriore, 28 sul retro.
È la più antica raccolta di leggi che si conosca, e il primo scritto a
contenere la parola 'medico'. Infatti, oltre che di proprietà, di
matrimonio, di crimini, il Codice si occupa anche delle leggi attinenti
alla professione medica e riporta, in particolare, norme per i compensi
dei guaritori, punizioni a chi percuote una donna incinta, disposizioni
sull'allattamento non materno.
Non è un vero e proprio testo di medicina, ma piuttosto di deontologia
medica (oltre che di diritto civile e penale), e non reca descrizioni di
malattie, ricette o suggerimenti di rimedi. Il Codice di Hammurabi,
comunque, presume l'esistenza di una professione medica, e di medici
come categoria ben organizzata. Infatti, dispone norme per indurre i
professionisti di Babilonia(5)
a usare i mezzi idonei a curare malattie e per scoraggiare gli
improvvisatori 'ciarlatani', dal momento che prevede pesanti pene
pecuniarie e punizioni per i trasgressori.
A quell'epoca la pratica della medicina, anche se dominata dalla
superstizione e dalle credenze magiche e religiose, aveva raggiunto un
livello notevole; come conferma lo stesso Erodoto, la fiaccola del
sapere sembra sia passata alla Grecia, da Babilonia e dall'Egitto e
persino dalla Persia e dall'India. Sappiamo poco della medicina
babilonese, sebbene il Codice di Hammurabi, come si è detto, presupponga
l'esistenza di una professione medica che doveva far parte della
categoria dei sacerdoti, in quanto le idee religiose e i riti magici
prevalevano sulle nozioni mediche (ad esempio, in Mesopotamia era molto
diffusa la divinazione(6))..
Il primo Impero babilonese cadde presto e verso il 1600 a.C., appena 150
anni dopo il regno di Hammurabi, passò prima ai Cassiti, poi agli
Elaniti e infine agli Assiri, che nel periodo di massima espansione,
dominavano su un territorio che si estendeva dal Golfo Persico al
Mediterraneo e all'Egitto. Il Re Assurbanipal II (884- 859 a.C.) ampliò
enormemente l'Impero, conquistando la Siria, la Fenicia e la Babilonia.
Nel palazzo di Sennacherib (704-681 a.C.), in due stanze costruite in
epoca più tarda a ridosso del palazzo, Henry Layard nel 1845 trovò
30.000 tavolette d'argilla incise in caratteri cuneiformi: era la
biblioteca del mitico Assurbanipal.
Assurbanipal (669-626 a. C.) fu un grande mecenate e fece costruire una
biblioteca a Ninive che doveva superare per splendore quella di
Babilonia (lo riferisce Erodoto di Alicarnasso, vissuto nel V secolo
a.C.).
Di questi òstraka (tavolette di argilla) ben 800 hanno attinenza
alla medicina, parlano di malattie e di demoni che le hanno causate: ve
n'è uno per le malattie consuntive, un altro per i disturbi del fegato,
un terzo per le disfunzioni femminili.
Per cacciare i demoni vengono descritti esorcismi o cerimonie eseguiti dai
sacerdoti. Ma vi erano anche dei rimedi semplici e più scientifici:
dall'acqua alle erbe, dai cataplasmi ai clisteri. Anche se 'avvolte' in
formule magiche, nella biblioteca di Assurbanipal erano elencate 250
sostanze vegetali e 120 minerali, una farmacopea assai ricca, oltre che
rimedi dettati dalla superstizione, come gli escrementi di maiale o
dello stesso uomo, come la liquirizia, l'anice, la mirra, il papavero,
la canapa indiana.
Lo zolfo era indicato nella scabbia, la belladonna per arrestare l'eccesso
di saliva, nella bronchite e nell'asma. In un dente cariato, per calmare
il dolore, si poteva mettere una pasta fatta di semi di giusquiamo e
gomma; qualche altra tavoletta consigliava l'applicazione di senape,
mandragora e canapa indiana. Fu rinvenuto anche il sigillo del medico
sumero Urlugaledina, un ostetrico; in esso si legge la scritta: «O
Edinmugi, servo del dio Girra, che aiuta le madri nel letto del parto,
Urlugaledina è il tuo servo».
Le nostre conoscenze sulla civiltà mesopotamica si sono notevolmente
arricchite grazie alle scoperte archeologiche: sono stati rinvenuti
documenti di inestimabile ricchezza, che vanno dall'epoca dei Sumeri
finoalla caduta di Babilonia e riguardano la pratica della medicina e
sono scritti sia su tavolette di argilla sia su papiri.
Le formule (II millennio a.C.) che vi troviamo incise, parlano di vegetali
— mirto, timo, foglie di salice, palma di dattero, fico, gomma di varia
origine —; di prodotti animali come il latte, la pelle di serpente, le
squame di tartaruga; e di sostanze minerali come il sale marino, il
salnitro, l'argilla di fiume; e infine di ceneri alcaline, ottenute per
combustione della salicornia (pianta di cui sono ricche le acque
salmastre).
Le piante venivano utilizzate sotto forma di decotti e i solventi, oltre
che l'acqua, erano la birra, il latte o il vino di palma. Oltre a quelle
già segnalate vanno citate il giusquiamo, il cipresso, la morella, la
cicuta, il piretro, il selamo, l'elleboro nero, lo zafferano, l'alloro
rosa, la ruta e alcuni tipi di resine come lo storace, il galbano, la
trementina, la mirra e l'opopanaco. Le sostanze minerali comprendevano
l'allume, lo zolfo, il solfuro di arsenio, il cloruro di ammonio.
LA
SCHEDA
La
striscia di terra fertile compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate, nota
come Mesopotamia e oggi parte dell'Iraq, viene spesso chiamata 'la culla
della civiltà'. Contemporanea dell'antico Egitto, nelle sue due valli
attigue vivevano, già 6000 anni fa, delle comunità organizzate nelle
quali, a partire dal 3000 a.C., è stata attestata l'esistenza di medici.
Quindi, nel momento in cui i popoli della Mesopotamia cominciano a
registrare gli avvenimenti più importanti su tavolette di argilla o di
pietra, la pratica della medicina è già una professione pienamente
riconosciuta.
A differenza della civiltà egizia, i popoli, le lingue e i governi della
Mesopotamia subirono molti mutamenti nel corso dei secoli durante i
quali fiorì l'antica civiltà. Sebbene diversi gruppi etnici — Sumeri,
Accadi, Amoriti, Assiri, Elamiti e Caldei — si siano avvicendati sulla
scena storico-politica di questa antica terra, l'antica cultura
autoctona riuscì sempre a prevalere e ad assorbire ogni nuovo arrivato.
Nonostante
le vicissitudini politiche, quindi, la civiltà mesopotamica fu
essenzialmente una sola, ed è comunemente conosciuta col nome di
'babilonese'. Nel corso dei millenni, i modelli sociali, religiosi e lo
stile di vita variarono poco; la pratica delle arti mediche non subì
mutamenti rilevanti e nell'antica Mesopotamia i concetti fondamentali
riguardanti la malattia e la sua cura sembrano rientrare nell'ambito
religioso.
Si conoscono sigilli di medici sumeri e ricette mediche sumere risalenti a
circa 5000 anni fa; possediamo inoltre una documentazione piuttosto
estesa sulla medicina della Mesopotamia, scritta in caratteri cuneiformi
su tavolette di argilla.
Tuttavia, uno dei documenti più significativi per la medicina è il Codice
di Hammurabi. Si tratta del corpo di leggi più antico che si conosca,
promulgato dal re babilonese Hammurabi verso la fine del suo regno.
Nonostante i pareri contrastanti sul periodo preciso in cui collocare il
regno di Hammurabi, esso dovrebbe comunque essere compreso tra il 2123
a.C. e il 1686 a.C.; di conseguenza, l'origine del Codice può essere
collocata intorno al 2000 a.C., anche se si tratta senza dubbio della
codificazione di leggi, usi e costumi molto più antichi.
Questo interessantissimo documento, inciso su un pilastro di diorite nera
attualmente conservato al Louvre, tratta un po' tutti gli aspetti della
vita economica e familiare dell'antica Mesopotamia.
Dei suoi 282 paragrafi, 11 si riferiscono alle pratiche di medici e
veterinari. Ne riportiamo qui di seguito i paragrafi 215-224:
«Se un dottore ha curato un uomo libero con un coltello di metallo per una
ferita grave e l'uomo libero è guarito, oppure ha aperto il tumore di un
uomo libero con un coltello di metallo, e ha curato l'occhio dell'uomo
libero, dovrà ricevere dieci sicli d'argento».
«Se è il figlio di un plebeo, riceverà cinque sicli d'argento».
«Se è uno schiavo, il proprietario dello schiavo darà due sicli d'argento
al dottore».
«Se un dottore ha curato un uomo con un coltello di metallo per una ferita
grave, e ha causato la morte dell'uomo, o ha aperto il tumore di un uomo
con un coltello di metallo e ha distrutto l'occhio dell'uomo, gli
verranno tagliate le mani».
«Se un dottore ha curato lo schiavo di un plebeo con un coltello di
metallo per una ferita grave e ne ha causato la morte, dovrà rendere
schiavo per schiavo».
«Se gli ha aperto un tumore con un coltello di metallo e ha distrutto il
suo occhio dovrà pagare la metà del suo prezzo in argento».
«Se un dottore ha sanato l'osso rotto di un uomo libero o ha guarito la
sua carne malata, il paziente darà al dottore cinque sicli d'argento».
«Se è il figlio di un plebeo, gli darà tre sicli d'argento».
«Se è uno schiavo, il padrone dello schiavo darà al dottore due sicli
d'argento».
«Se un dottore di buoi o di asini ha curato un bue o un asino per una
ferita grave, e lo ha guarito, il proprietario del bue o dell'asino darà
al dottore un sesto di un siclo d'argento come compenso».
Si tratta di un documento un po' macabro che attesta l'esistenza di una
professione medica regolare e riconosciuta, che 4000 anni fa cercava di
praticare almeno un tipo di chirurgia minore, si assumeva le proprie
responsabilità legali e operava con un sistema variabile di compensi,
regolato dal governo e basato sulla condizione sociale dei pazienti.
L'influenza di questo Codice si estese al di fuori di Babilonia, come
dimostrano il Vecchio Testamento e le antiche filosofie giudaiche
dell'occhio per occhio, dente per dente'. Abramo, originario di Ur,
città-Stato della Mesopotamia, fondò la nazione ebraica all'incirca
nello stesso periodo in cui Hammurabi governava Babilonia. Come afferma
Sigerist(7):
«Attraverso il Giudaismo, il Cristianesimo e l'Islamismo, le antiche
istituzioni della Mesopotamia sono sopravvissute fino a oggi, sia in
Occidente sia in Oriente».
Nell'antica Mesopotamia si credeva che l'aria fosse infestata da demoni
portatori di malattie, i quali potevano attaccare gli umani nel momento
in cui gli dèi, offesi da un peccato commesso dal paziente, smettevano
di proteggerlo. Ma anche gli stregoni potevano indurre tali demoni ad
agire. Per questi atti di stregoneria il Codice di Hammurabi prevede
delle pene e persino la pena di morte.
La divinazione era particolarmente diffusa presso gli abitanti della
Mesopotamia e venivano utilizzate diverse tecniche. Il sistema
babilonese di interpretazione dei sogni è considerato ancora efficace
dai superstiziosi. L'osservazione delle stelle, sebbene venisse fatta a
scopi magici anziché scientifici, fece loro acquisire numerose
conoscenze di astronomia. Dal momento che il fegato degli animali
sacrificati era un'altra fonte di profezie e divinazioni, e i sacerdoti
si specializzavano nell'osservazione e nell'esame di tali organi, sono
stati ritrovati anche dei modellini in argilla di fegato di pecora
straordinariamente precisi.
La divinazione era anche usata per diagnosticare le malattie: i dottori
cercavano di individuare quale peccato avesse commesso il paziente,
quale dio doveva essere placato e quale demone andava scacciato. La cura
consisteva quindi prima di tutto in preghiere e sacrifici di animali
agli dèi, poi in esorcismi (recitazione di formule magiche) per
scacciare gli spiriti. Spesso questi canti raggiungevano una grande
bellezza poetica. Oltre a ciò, venivano usate droghe e pratiche
fisioterapiche.
In Mesopotamia la separazione tra medicina e sacerdozio non giunse mai ai
livelli raggiunti in Egitto, tuttavia è attestata una certa tendenza in
tale direzione. Secondo il famoso libro sulla prognosi, «quando il
sacerdote esorcista si reca in casa di un malato...» si può rilevare che
all'osservazione dei presagi si sostituisce l'osservazione dei sintomi.
Le anamnesi annotate sulle tavolette di argilla di Babilonia sono meno
elaborate, ma simili nello stile e nel contenuto a quelle che si trovano
sui papiri egizi, consistendo nella descrizione dei sintomi, nella
prognosi e nelle indicazioni sulla cura da seguire. Dai testi incisi
sulle tavolette d'argilla è possibile riconoscere alcune condizioni
patologiche, come l'emicrania, l'otite media, l'ittero, la pleurite e i
calcoli renali.
L'armamentario terapeutico dei medici dell'antica Mesopotamia era molto
ricco di droghe, anche se si pensava che esse avessero un valore magico
anziché farmacodinamico.
Tra gli elementi identificati nelle ricette mediche babilonesi troviamo lo
iosciamo, l'elleboro, la mandragola, l'oppio, la canapa indiana e la
belladonna, nonché sostanze minerali e animali. Thompson Campbell(8)
afferma di aver trovato 250
sostanze vegetali e 120 minerali in un 'Erbario Assiro' ricostruito da
alcune tavolette scritte in cuneiforme ritrovate nella biblioteca del re
Assurbanipal.
Anche in base agli standard moderni, alcune delle terapie prescritte
sembrano piuttosto ragionevoli. Ad esempio, il papavero e la mandragola
erano utilizzati per alleviare il dolore e indurre il sonno, la senape
come revulsivo, l'elatere come lassativo, lo zolfo per la scabbia, la
canapa indiana per le nevralgie e la depressione, la belladonna come
calmante per alleviare gli spasmi della vescica, la dismenorrea e
l'asma.
Come quelle dell'antico Egitto, anche le pratiche mediche della
Mesopotamia, e soprattutto le conoscenze relative alle droghe, ebbero
senza dubbio una certa influenza sulla medicina della Grecia antica e di
conseguenza, anche se indirettamente, sulla moderna pratica medica.
Tuttavia, come sottolinea Ackerknecht, molto più importante fu la forte
influenza che Babilonia esercitò sul Giudaismo, trasmettendogli gran
parte dei suoi miti, teorie e leggi, compresi i concetti di contagio,
isolamento e giorno settimanale di riposo. È proprio dal Giudaismo che
la civiltà occidentale ha ereditato tali concetti, che nel corso dei
secoli sono stati enormemente importanti nella prevenzione delle
malattie.
NOTE
1 -
A partire dal 5000 a. C.,
degli uomini scesero dal grande arco di montagne che circondavano la
Mesopotamia: cominciarono a coltivare la terra e costruirono dei
villaggi. Successivamente altre popolazioni raggiunsero le fertili
pianure; tuttavia, non si insediarono stabilmente, ma continuarono una
vita nomade. Questa differenza fu all'origine di un profondo contrasto
tra le due comunità, quella degli agricoltori e quella dei nomadi,
contrasto che fu anche violento e durò alcuni secoli. Poi, con il tempo,
le due comunità si amalgamarono: i nomadi si inserirono nella società e
appresero il modo di vita e la religione degli agricoltori e da questa
unione nacque un nuovo popolo, i Sumeri (con capitale Ur, a 150 miglia a
sud di Babilonia), che non furono però l'unico popolo ad abitare la
Mesopotamia. L'arrivo e l'affermarsi di altri popoli, come gli Accadi e
poi i Babilonesi (con capitale Babilonia, o Babele) e quindi gli Assiri
(con capitale Ninive, 300 miglia a nord di Babilonia), ha reso la storia
di questa regione estremamente vivace e complessa. La definizione
'mezzaluna fertile' è stata coniata da un archeologo americano, J. H.
Breasted, tra XIX e XX secolo. Di per sé la zona a cui si fa riferimento
ricorda, solo con molta approssimazione, una mezzaluna. Ma la
definizione ha avuto successo, perché lascia intuire il futuro sviluppo
in quell'area dell'Islamismo che nella mezzaluna ha il proprio simbolo.
2 -
La cronologia sintetica
della civiltà mesopotamica è la seguente: - 5000 a.C. circa: primi
villaggi neolitici;
- 3000 a.C. circa: nascono le città-Stato dei Sumeri e viene inventata la
scrittura;
- 3000-2000 a.C.: affermazione e tramonto di Ebla;
- 2500-1500 a.C.: civiltà urbana nella Valle dell'Indo;
- 2300 a.C.: Sargon crea il primo impero in Mesopotamia;
- XVIII secolo a.C.: Hammurabi fa di Babilonia il centro di un
grandeIimpero.
3 -
Le città sumeriche non
nacquero all'improvviso: il nucleo originario era un villaggio agricolo,
che risaliva anche a 5000 anni a.C. Il villaggio lentamente si allargava
e nascevano nuovi quartieri, destinati a diverse attività, fino a che,
intorno al 3000 a.C., troviamo nella Terra di Sumer una ricca civiltà,
caratterizzata dalla presenza di molte città: Ur, Uruk, Eridu, Lagash,
Nippur.
4 -
Questo grande sovrano
estese il potere di Babilonia fino alla Siria e al Mediterraneo, ma
volle essere ricordato non solo per le sue conquiste. Si fece
rappresentare mentre era a colloquio nientemeno che con il dio del sole,
Shamash, e mise queste parole all'inizio del suo codice: «Un uomo
oppresso, il quale abbia una causa, deve recarsi dinanzi alla mia
statua, la statua del Re del giusto ordine, deve farsi leggere la mia
stele scritta e ascoltare le mie parole molto stimabili; la mia stele
deve chiarirgli la sua causa, così che egli possa vedere il suo
diritto». Il Codice di Hammurabi mette in luce l'intenzione di imporre
una sola legge in tutta la Mesopotamia. Questo principio — un solo
impero, una sola legge — è davvero una grande novità. In genere la città
dominante non si preoccupava di amministrare i territori conquistati; si
limitava a pretendere un atto di sottomissione e a riscuotere più o meno
periodicamente un tributo (cioè delle tasse). Con il codice di
Hammurabi, invece, inizia a delinearsi il progetto di uno Stato unito
non solo dalla forza, ma anche da un'unica legge.
5 -
I Babilonesi avevano
un'usanza assai saggia: portavano i malati sulla piazza e coloro che
passando si avvicinavano al malato, si informavano sulla sua malattia e,
se per caso qualcuno aveva sofferto lo stesso male o aveva veduto un
altro sofferente per la stessa causa, lo consigliava e lo esortava a
fare quanto egli stesso aveva fatto o aveva visto fare a un altro per
vincere la stessa malattia. E non era permesso ad alcuno di passare
oltre in silenzio, senza aver domandato al malato quale male avesse.
6 -
Dai modelli di fegato in
terracotta trovati in Babilonia si è potuto dedurre che la divinazione
era molto diffusa. Il modello di un fegato di pecora — diviso
accuratamente in quadrati, ciascuno dei quali aveva al centro un buco
per un piuolo di legno — veniva confrontato con il vero fegato di una
pecora sacrificata: ogni alterazione della superficie del fegato fresco
veniva riportata con cura sul punto corrispondente del modello, nel
quale veniva conficcato un piuolo, sicché dal risultato del confronto si
potessero trarre auspici. Di simili oracoli si legge anche nella Bibbia:
«[...] il Re di Babilonia sta nel bivio [...] per consultare la sorte
[...] interroga gli dèi familiari, scruta il fegato d'un animale»
(Ezechiele XXI, 26).
7 -
H. S. Sigerist, Primitive
and Archaic Medicine, New York 1967.
8 -
R. Thompson Campbell,
Assyrian Medical Text ftom the Originai in the British Museum, London
1923.
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