Lavature do’ panne - Come si lavavano i panni
Differenti erano i modi ed i metodi per lavare i panni a seconda che si
trattasse di biancheria da letto o biancheria personale.
La biancheria da letto si portava a lavare al fiume, dal momento che
nessuna famiglia, anche la più agiata, aveva tanta acqua a disposizione;
il giorno stabilito la lavandaia con un grande cesto sulla testa,
seguita da altro personale ed eventualmente dal mulattiere con duo e tre
quadrupedi al seguito, si portava in una zona dove facilmente si poteva
raccogliere l’acqua che abbondante scorreva lungo il fiume.
Per prima cosa si divideva la biancheria: quella più sporca da quella
meno sporca, dal momento che entrambe erano sottoposte a differente
lavaggio.
Si accendeva un bel fuoco e si poneva a cuocere la cenere che abbondante
si era portata da casa, in modo da preparare la liscivia, che avrebbe
permesso di rendere bianca, pulita e di odore fragrante la biancheria
sporca che, ammassata alla ben meglio, si era portata dal paese.
Nel frattempo che la liscivia si rendeva pronta, la lavandaia, aiutata
da altro personale, incominciava a lavare in acqua corrente e sapone
fatto in casa la biancheria che sarebbe stata sottoposta ad ulteriore
trattamento con la liscivia.
I panni prelavati venivano posti in una grande cesta, in ordine, avendo
l’accortezza di porre quelli più sporchi sopra e quelli meno sporchi in
fondo al cesto.
Quando la liscivia era nel pieno bollore, si poneva in questo cesto,
preparato in modo che percolando attraverso la biancheria svolgesse il
compito di sbiancare, disinfettare e renderla pulita. Restava in
trattamento fino al pomeriggio inoltrato e solo dopo quell’ora si
sciacquava nell’acqua corrente e si poneva ad asciugare nei numerosi
rovi, alberelli e piante che crescevano rigogliosi lungo il fiume.
La cenere raccolta dal camino di casa con l’acqua calda si trasformava
in un detergente molto attivo, a motivo dei sali minerali contenuti,
specie sodio e potassio.
La restante biancheria, quella personale (camicie, maglia, mutande,
pigiami, sottoveste, calze) era lavata solo con il sapone di casa e
posta ad asciugare.
Il sapone di casa si preparava con ricette particolari, in cui ogni
signora poneva il suo segreto per prepararne uno superiore, per
risultati, a quello preparato dalle altre.
A sera al termine del duro lavoro si rientrava a casa con il pensiero
che l’indomani tutta la biancheria lavata doveva essere ripassata per
eventuali strappi o caduta di bottoni e stirata con molta cura come solo
le lavandaie di un tempo sapevano fare.
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