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SCHEGGE DI MEMORIA

ANTONIO MOLFESE
 

Lavature do’ panne - Come si lavavano i panni

Differenti erano i modi ed i metodi per lavare i panni a seconda che si trattasse di biancheria da letto o biancheria personale.
La biancheria da letto si portava a lavare al fiume, dal momento che nessuna famiglia, anche la più agiata, aveva tanta acqua a disposizione; il giorno stabilito la lavandaia con un grande cesto sulla testa, seguita da altro personale ed eventualmente dal mulattiere con duo e tre quadrupedi al seguito, si portava in una zona dove facilmente si poteva raccogliere l’acqua che abbondante scorreva lungo il fiume.
Per prima cosa si divideva la biancheria: quella più sporca da quella meno sporca, dal momento che entrambe erano sottoposte a differente lavaggio.
Si accendeva un bel fuoco e si poneva a cuocere la cenere che abbondante si era portata da casa, in modo da preparare la liscivia, che avrebbe permesso di rendere bianca, pulita e di odore fragrante la biancheria sporca che, ammassata alla ben meglio, si era portata dal paese.
Nel frattempo che la liscivia si rendeva pronta, la lavandaia, aiutata da altro personale, incominciava a lavare in acqua corrente e sapone fatto in casa la biancheria che sarebbe stata sottoposta ad ulteriore trattamento con la liscivia.
I panni prelavati venivano posti in una grande cesta, in ordine, avendo l’accortezza di porre quelli più sporchi sopra e quelli meno sporchi in fondo al cesto.
Quando la liscivia era nel pieno bollore, si poneva in questo cesto, preparato in modo che percolando attraverso la biancheria svolgesse il compito di sbiancare, disinfettare e renderla pulita. Restava in trattamento fino al pomeriggio inoltrato e solo dopo quell’ora si sciacquava nell’acqua corrente e si poneva ad asciugare nei numerosi rovi, alberelli e piante che crescevano rigogliosi lungo il fiume.
La cenere raccolta dal camino di casa con l’acqua calda si trasformava in un detergente molto attivo, a motivo dei sali minerali contenuti, specie sodio e potassio.
La restante biancheria, quella personale (camicie, maglia, mutande, pigiami, sottoveste, calze) era lavata solo con il sapone di casa e posta ad asciugare.
Il sapone di casa si preparava con ricette particolari, in cui ogni signora poneva il suo segreto per prepararne uno superiore, per risultati, a quello preparato dalle altre.
A sera al termine del duro lavoro si rientrava a casa con il pensiero che l’indomani tutta la biancheria lavata doveva essere ripassata per eventuali strappi o caduta di bottoni e stirata con molta cura come solo le lavandaie di un tempo sapevano fare.

 

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