Pasquale Totaro-Ziella

 

 

Appunti di poetica

Il Verba

Il Verba è sensuale, innamorato e famelico: percepisce odori, sapori, suoni, sensazioni, visioni, umori; fruga, individua, richiama, corteggia, spasima, innamora, la Parola: la Parola è carne e sangue, è ‘corpora’ clamoroso che svela e vitalizza la civiltà, è protostorica, magmatica, infuocata; saggia, mangia, acclama, impressiona, allucina, interiorizza l’Uomo: l’Uomo è un Paese dove ognuno cerca se stesso nelle vie, nelle piazze, nei mercati, nelle passeggiate, nelle case, nei luoghi d’amore, è una piertra molle, tonda, piatta, quadrata, scheggiata, è una scoria di umanità nel buio di fuoco.

Il Verba si scava volontariamente il ‘confino’ in uno spazio umano e linguistico, incantato come zona franca e costante segnica, sorvegliando e rinnegando la via della diaspora, sorvegliando e privilegiando l’uomo nella realtà storica, sorvegliando e recuperando il senso della lingua, sorvegliando e marcando il rifiuto e il malessere per una società insolente ed indolente; il Verba si scava la ‘trincea’ in uno spazio politico e sociale, ammaliata come linea di demarcazione e universo simbolico, fronteggiando ed affermando l’impegno nell’area d’ori-gine, fronteggiando e sentendo la condizione di solitudine dell’uomo e il suo spavento nell’universo, fronteggiando e scoprendo i dettati delle metafore e degli epigrammi universalizzandoli, fronteggiando e riconoscendo l’impossi-bilità della realtà e della storia; il Verba si scava la ‘frontiera’ in uno spazio reale e immaginario, fatata come terra di nessuno ed entità analogica, salvaguardando ed attestando il recupero della cultura autoctona, salvaguardando e soffrendo l’uomo alienato delle visioni, salvaguardando e vivendo la storia antropologica dell’oralità, salvaguardando e testimoniando l’unicità, universalità e irripetibilità della storia singolare e della storia plurale; il Verba si scava la ‘resistenza’ in uno spazio provocatorio e ironico, spiritata come acque internazionali e trasmissione polivalente, affrontando e portando a livello nazionale la conoscenza della propria cultura, affrontando e dichiarando la sofferenza insensata di un uomo spaccato verticalmente, affrontando e rivendicando la dignità letteraria della lingua territoriale per insanguare quella nazionale, affrontando e attualizzando il tempo sagittariale della storia incarnata e della parola carnale.

Il Paesuomo è unico e universale: il suo sentire singolare è all’unisono con tutto il mondo animale, vegetale, minerale, cosmico, mitico e rituale, e il suo sconforto nasce dalla condizione corporale e materica, dal tempo e dallo spazio. Ogni Paesuomo, all’apparenza, è uguale ad un altro: immobile nella sua Fissità, nella sua Incomunicabilità, nella sua Consumazione; ma, ogni Paesuomo è diverso da un altro andando nelle viscere: ogni molecola si muove, ogni cellula si muove, ogni atomo si muove e tutto si ricrea in continuazione.

Il Verba va alla ricerca del Paesuomo: schianta le radici del cuore per arrivare alle vene ai capillari, per le sorgenti del gesto dell’atteggiamento e del comportamento, per recuperare e per vivificare il ‘testimone-parole’ di un fatto di una storia ridotta al significato, alla forma quasi gnomica, epigrammatica; schianta i semi dell’uomo per cogliere ai fatti agli incunaboli, per la tradizione del segno del codice e del messaggio, per decodificare e per reinterpretare il ‘documento-langue’ della cultura, della condizione tradotta a significante universale; scava le fondamenta del Paesuono per ridurre a pietre a schegge, per individuazione del simbolo della metafora e dell’archetipo, per ricostruire e per inventare la ‘struttura-langage’ di una scoria di una koinè ritradotta a significazione in atto.

Il Verba non spia solo le pietre, non interroga solo le viscere della terra, non esorcizza solo il passato e non divinizza solo il Paesuomo; il Verba ricrea una realtà leggendaria, una realtà contestuale, una realtà fabulosa con la Parola stratificata in simboli e ipersimboli, in reale e iperreale e con sconvolgimento della struttura logica ed organizza la stessa su parole-tema, su parole-fonema, su parole-sema che si organano in climax ed anticlimax, per una forma, attraverso rapporti, richiami ed echi di segni, suoni, colori e di significati; tutto conduce ad un’i-ronia latente, ad una creazione totale.

Il Verba ha la coscienza dell’Incomunicabilità e della Consumazione del Paesuomo; ha, anche, la coscienza della Mortificazione e della Monumentalizzazione di un macrocosmo verticale e di un microcosmo orizzontale; ha la coscienza e l’ideologia del Corallo.

 

Pasquale Totaro-Ziella


 

 

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