Pasquale Totaro-Ziella

 

 

Pasquale Totaro-Ziella è un poeta autentico per la capacità di sintetizzare il sentimento delle cose, la socializzazione del privato e il notevole risvolto filosofico con cui amalgama la complessità del proprio discorso.
D’altronde, queste modalità sono comuni alla poesia lucana del Novecento così intensa di senso e ricca di presenze significative, da Sinisgalli a Scotellaro, tanto per citare i nomi più significativi cui si deve naturalmente aggiungere, sul versante dialettale, Pierro.
Comunque, nel contesto generale Totaro-Ziella si caratterizza per una sua ampia discorsività molto materica e talvolta neologistica con forti escursioni fra il dettaglio naturalistico e la meditazione aforistica.
Altra caratteristica di Totaro-Ziella consiste in una notevole perizia nel giostrare le strutture compositive dall’epigramma al poemetto conservando la concretezza dei nessi narrativi e la spaziosità del pensiero poetante.

Da tutto ciò deriva un tono civile profetico con molti rivolgimenti sul versante esistenziale. Si aggiunga che la versificazione spesso lunga apre verso un disegno narrativo (come già fu nella poesia di Scotellaro) confermato anche dalle buone doti di prosatore messe in opera dal Totaro-Ziella in alcuni racconti di intensa suggestione linguistico-ambientale.

Conseguentemente, i suoi libretti di poesia mostrano gli strappi improvvisi nel tessuto retorico tipici della poesia moderna e la tessitura vasta e monodica di quella antica. Questo aspetto lo diversifica dai poeti lucani della sua generazione e non tanto per l’atteggiamento, che è comune, ma per il continuum lessicale sintattico.

Nella sua produzione ci sono plaquettes più memorialmente storicizzanti (Spaesamento, A canne a pietre a posti fatati) ed altre in cui variamente si contessono facce diverse di uno stesso sguardo rivolto verso l’intero.

Per certo, si può dire che Totaro-Ziella non scrive sul vuoto, ha davvero molto da dire ed è capace di sentire intensamente il disgregarsi del tempo delle radici. Alla fine, si avverte una sorta di accettazione del proprio interno pagus di cui la poesia è una forma di esorcizzazione iterativa, da coro greco, da canto corale. Il titolo di un suo libro, Corale Accorato Corale, conferma questa vocazione al canto in cui l’uomo soffre ed esprime con stoica connotazione il circolo di vita composta da gioia e dolore, amore e morte, tutto e niente.

Il pagus-pagina di Totaro-Ziella è un atto magico: unisce presente e passato remoto nello snodarsi del filo del discorso poetico togliendo la poesia dal dominio delle Parche e restituendola al policentrico rituale della tecnica della scrittura omerica.

Un gesto umile quanto sapiente che conferma il rapporto vivo fra storia, ambiente geografico e letteratura.

Peccato che la nostra società abbia perduto i ritmi del tempo e della poesia e non sia più capace di distinguere l’ossimoro dolore-vita e preferisca gli artifici di linguisti malinconici, privi di questa nostra terribile e necessaria iniziazione.

 

Franco Manescalchi  

pagina successiva  >>>


 

 

[Home Totaro-Ziella]   [I Geroglifici del Pensiero]

[Mailing List]   [ Home ]  [Scrivici]

 

 

 

 

.