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Don Antonio Verrastro
- Avigliano, città di Maria
 

SANTUARIO DI S. MARIA DEL CARMINE

Se è vero che Avigliano va fiera per aver dato i natali a tanti uomini illustri, veri luminari dell'arte, del giure, della politica, delle lettere e della poesia; a tanti religiosi, zelanti ed assidui ministri di Dio, oltre che impegnati nella promozione umana e sociale del popolo; se è vero che essa mena vanto come il paese "ove nel 1799 echeggiò primo in Basilicata il grido di libertà"; è ancora più vero che la sua fama ha potuto varcare gli angusti confini del territorio aviglianese, potentino e lucano, diffondendosi in Italia e perfino nelle Americhe, perché legata alla presenza nel suo territorio del SANTUARIO della BEATA VERGINE del CARMINE.
Nell'attaccamento a questo Santuario, gli aviglianesi - sparsi nelle cento borgate del proprio territorio, nel centro cittadino e nei quartieri periferici più popolosi del Capoluogo di Regione o disseminati un pò dappertutto in Basilicata, in Italia, nell'Europa e perfino nelle Americhe - oggi più che mai ritrovano il solo anello della catena che ancora li tiene uniti alla propria "terra" e tra di loro.
E lo dimostra il fatto della presenza sul Monte, il 16 luglio, principale festa patronale, di macchine dalle targhe più svariate; di uomini che tradiscono - pur nello sforzo di rimaner fedeli al proprio idioma - un linguaggio vario, colorato da accenti diversi; di persone, venute da lontano, per ritrovarsi con gente con cui non ci si vedeva da un pezzo.

STORIA DEL CARMELO

Quando si parla del "Carmine", il pensiero corre spontaneamente in Palestina, sulla costa orientale del Mediterraneo, ove si innalza maestosa - la catena del CARMELO, una montagna abbastanza alta, ricordata spesso nella Sacra Scrittura, come simbolo di bellezza, di grazia e di prosperità per i suoi fianchi ubertosi, ammantati da ricca vegetazione, ma, nello stesso tempo, anche come simbolo di desolazione, di deserto per la sua cima disboscata.
Lungo i secoli è stato sempre oggetto di grande venerazione.
Già dal sec. IX a.C. era celebrato come luogo di culto della religione politeistica fenicia e della religione monoteistica giudaica, come lo dimostra il drammatico scontro di Elia con i profeti seguaci di Baal, per difendere la purezza della fede d'Israele nell'unico Dio vivente.
In seguito, con il sorgere del cristianesimo, divenne luogo preferito da monaci ed eremiti.
Fu qui che si rifugiarono nel sec. XII d.C. alcuni asceti e diedero origine all'Ordine dei Carmelitani, dedito alla contemplazione, sotto il patrocinio della Gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Sopra questo monte, sulle rovine di un antico monastero greco, nel sec. XVII, sorse il SANTUARIO dl NOSTRA SIGNORA del CARMELO, forse il primo Santuario nella storia destinato a cantare le glorie della Verginella di Nazareth, costruito su di uno spiazzo alto 50 metri, da cui si gode lo spettacolo di un panorama vasto e vario.
E' ancora su questo monte e precisamente tra le pareti di questo Santuario che - secondo le tradizioni carmelitane -San Simone Stock, primo Generale dell'Ordine, ricevette dalla Madonna del Carmine "lo scapolare", - meglio noto sotto il nome di"abitino" con la promessa della vita eterna a tutti quelli che l'avessero portato addosso fino alla morte.

SIMBOLOGIA DEL MONTE CARMELO

E da quel Santuario, poi, altri sono sorti nel corso della storia, a centinaia, a migliaia, in tutto l'orbe cattolico, anche ad Avigliano, sulle cime dei vari monti, tanto che il CARMELO o CARMINE, che dir si voglia, è diventato al di là dei ristretti confini palestinesi, sinonimo di un monte alto, a tutti noto, familiare al linguaggio dei vari pellegrini, come meta per centinaia e centinaia di famiglie, desiderose di appartarsi in silenzio per parlare di sé e per gli altri con Dio, sotto la materna guida di Maria.

STORIA DEL "CARMINE" DI AVIGLIANO

Il "Carmine" di Avigliano, poi, corrisponde in modo del tutto particolare a questa simbologia popolare, in quanto il suo punto di riferimento si staglia, anche fisicamente, direi naturalmente, su di una vasta plaga che racchiude in sé i quattro punti cardinali, dai quali convergono intere famiglie di pellegrini: da Ruoti e Baragiano; da San Fele, Melfi, Rionero e Ripacandida; da Forenza, Pietragalla, Acerenza e Cancellara; da Romagnano; da Potenza e, soprattutto, da Avigliano, siano esse residenti nelle varie ridenti borgate, che stipate nel centro cittadino o seminate un po' dappertutto, nell'Italia, nell'Europa, nelle Americhe.
In altra misura, con diverso stile e con altrettanta diversa rilevanza, il Sacro Monte sembra quasi concorrere con la "Mole Federiciana", che pure sovrasta il resto del territorio, sebbene più sotto... e non solo per quota altimetrica, ma anche per qualità di presenza!

ORIGINE DELL'IDEA DEL SANTUARIO

La storia del Santuario del Carmine non si perde nella notte dei tempi: ha una data di riferimento ben precisa! Le sue origini non sono da ricercarsi in leggende, anche se pie e venerande, affondano in un fatto storico inequivocabile!
L'idea del Santuario nasce l'8 settembre del 1694, giorno in cui gli abitanti di Avigliano - come si legge in un antico manoscritto uscirono indenni da un terribile terremoto, che "dai vecchi non se ne ricordava simile all'età loro", la cui violenza sembrò dovesse ridurre il paese ad un cumulo di macerie.
Ma, procediamo con ordine nella descrizione dei fatti, sotto la guida di un testimone che ce li ha tramandati, l'arciprete don Domenicantonio Corbo.
Quell'anno la raccolta fu scarsissima.
Al freddo intenso dell'inverno, fece riscontro una dolcissima primavera che, se da una parte servì a mitigare i rigori della cattiva stagione, dall'altra causò gravissimi danni, in quanto - non avendo i seminati avuto acqua a tempo debito -si verificò una penosissima carestia.
Alla bella primavera, subentrò poi un'estate caldissima, che provocò gravi scosse di terremoto, così violente che non se ne ricordavano a memoria d'uomo.
Erano le 19 dell'8 settembre del 1694, festa della Nascita di Maria SS. Frequenti sussulti sconquassavano il terreno; cupi e sordi rombi si ripercuotevano sinistramente: lo spavento agghiacciava tutti.
La tradizione narra che le pareti delle case si distaccavano in maniera da lasciar penetrare la luce e si rinchiudevano istantaneamente e che taluni che erano in piazza giurarono "di aver visto il Castello piegarsi due volte o tre per cascare nella piazza e poi subito fermarsi nello stato primiero senza lesione veruna e così al campanile".
Gli aviglianesi, atterriti si rifugiarono su di una piccola altura - di qui il nome di "MONTAGNOLA" data al luogo - che pure è la più alta di quelle esistenti intorno al paese, a 1230 sul l.m., e lì rimasero accampati per quaranta giorni, per tutto il tempo, cioè, della durata del movimento tellurico.
In così tragica circostanza, fecero voto che se la Madonna li avesse fatti tornare sani e salvi alle loro case, l'avrebbero proclamata loro protettrice, avrebbero acquistata con pubbliche offerte una bellissima statua in legno ed avrebbero costruito una cappella sul luogo dove si erano scampati.
Nonostante la violenza del sisma e la frequenza delle scosse, non si registrò alcun decesso tra gli abitanti di Avigliano e nessun danno riportarono le abitazioni, se si eccettua la caduta di un vecchio muro della casa di un certo "cento pecore", così chiamato.
Scampati al terribile flagello, gli aviglianesi fecero ritorno in paese ed avendo attribuito il miracolo alla speciale protezione della Beata Vergine, particolarmente venerata in tutto il territorio di Avigliano, sotto il titolo di S. Maria del Carmine, sciolsero subito il voto, inviando a Napoli - capeggiata dai notabili del paese - una commissione per fare il prezioso acquisto di una statua in legno della Beata Vergine del Carmine, presso la più rinomata scuola d'arte del tempo e posero subito mano alla costruzione della Cappella sulla MONTAGNOLA.

EREZIONE DEL BENEFICIO DELLA CAPPELLA DEL CARMINE

Due anni dopo, costruita la Cappella ed acquistata la Statua, il Sindaco propose che la Beatissima Vergine del Carmine fosse proclamata protettrice di Avigliano: era il 26 settembre del 1696.
La proposta fu accettata dal popolo con grande entusiasmo, ma si dovette attendere fino al 1811 perché l'autorità ecclesiastica del tempo, rappresentata dall'Ordinario Diocesano, nella persona di Mons. Bartolomeo De Cesare, la ratificasse ufficialmente.
Qualche giorno prima, si pensò, da parte della comunità capitolare della Chiesa Madre di San Leonardo, di erigere, per detta Cappella, un beneficio, con un "pubblico strumento", redatto dal Notaio Apostolico, il sacerdote aviglianese, don Francescantonio Viggiano, e sottoscritto dai testi Francesco Mancuso - Andrea Bochicchio - Francescantonio Aniello e Domenico Bochicchio, alla presenza di 16 sacerdoti del capitolo, in rappresentanza anche della parte più eletta e più anziana del clero e di tutto il capitolo, sotto la presidenza dell'Arciprete Gaetano Gagliardi, radunati - come era allora consuetudine - al suono del campanello, nel coro della Chiesa.
Lo strumento porta la data del 22 settembre del 1696, all'inizio del IV anno di Pontificato del papa Innocenzo XII ed è redatto per la parte formale in lingua latina e per la parte descrittiva "in lingua volgare" - è scritto - "per più facile conoscenza".
I sacerdoti presenti - è detto - agiscono ed approvano tutto ciò che è stato scritto, a nome proprio, a nome dei sacerdoti assenti ed anche a nome di tutti quelli che si avvicenderanno nella successione in detto capitolo e nella Chiesa.
Ecco la parte del testo che ci interessa, nella versione integrale: "i predetti sacerdoti ... ... dicono ed asseriscono in presenza nostra (è il notaio che scrive n.d.r.) come essendosi da essi RR. di eretto nella terra della suddetta terra (Avigliano n.d.r.) con licenza di Mons. Ill.mo una cappella in onore della Beatissima Vergine del Carmine in rendimento delle grazie ricevute per essere rimasta immune ed illesa dal passato terremoto che ha rovinato tutto il potentino et fattaci la statua della suddetta Beatissima Vergine da portarsi nel giorno suo al 16 luglio nella suddetta cappella e da ritornarsi nella suddetta Madre chiesa nella Domenica fra l'ottava della Natività della suddetta vergine e quella impedita in un'altra domenica più vicina a detta ottava et considerandosi che la suddetta cappella sia fuor dell'abitato senza nessuna rendita con la quale si potesse riparare e somministrarsi tutto il necessario al culto divino e si mantenga la devozione verso la suddetta Beatissima Vergine, però essi RR.di nomine ut supra, sobbligano somministrare tutto il necessario per il culto divino nella suddetta cappella e quella mantenerla e farci celebrare ogni festa la Messa per i benefattori per girum dessi RR. di per tutto quello tempo che dimorerà nella suddetta cappella e celebrarsi la Messa solenne é nel giorno che si porta e in quello che ritorna ed in caso che se ritrovasse d'erigere confraternita laicale quelli non habbiano da baverci nesciuno ius in detta cappella ma solamente partecipare l'indulgenze e suffragi pro rata che loro somministreranno con la loro carità et che la cura della suddetta cappella con le sue raggione et pertinenze in perpetum sia del capitulo un'assieme con tutte l'oblatione, elemosine, legati o altre, che si darrà alla suddetta cappella e che esso capitolo si debba destinare un sacerdote per prov. e (provvedere n.d.r.) che si habbia cura o pure l'ordinario procuratore d'esso capitolo, e che havvi da darne conto unitamente con li conti del capitolo, come a corp'intiero d'esso capitolo infine della ministrazione c'ognanno farrà...".
Fin qui il documento, che termina con la solenne promessa, rafforzata da un giuramento, di tener sempre presente, ratificare ed osservare dai presenti e dai loro successori, nel suo insieme e nelle singole disposizioni, il contenuto del "pubblico strumento" che viene perciò redatto a ricordo dei posteri.
Così è sorto il nostro Santuario e, per accrescere la devozione alla Beata Vergine del Carmine e per rendere ad essa un solenne attestato di gratitudine e di riconoscenza per la grazia ricevuta, fu deliberato anche che ogni anno la statua della Madonna, il 16 luglio, venisse portata in processione sulla MONTAGNOLA, (che da allora prese il nome di MONTE CARMINE) e che da questa venisse ricondotta in paese la seconda domenica di settembre, a ricordo forse anche del tempo che la popolazione passò accampata in quel luogo.
In seguito si costituì pure la confraternita del Carmine, distinta anche nel vestito dalle altre confraternite, con l'obbligo da parte degli associati di intervenire a tutte le processioni alle quali partecipavano le altre confraternite, ma in modo particolare alla processione del 16 luglio, per portare la Madonna sul Monte, e a quella della seconda domenica di settembre, per riportarla in paese.
Si impegnavano altresì a pagare nel giorno della festa della Beatissima Vergine del Carmine la somma di cinque grana, con il diritto a partecipare a tutti i suffragi e alle indulgenze che venivano celebrate nella Cappella.
Portavano in processione un apposito stendardo azzurro, ammantato di stelle, con l'Effige della Beatissima Vergine del Carmine come oggi ancora fanno - e procedevano per devozione a piedi scalzi.
 

 

 

 

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