Castello Normanno
Svevo
Costruito su un impianto di epoca normanna,
voluto da Roberto il Guiscardo, fu ampliato e risistemato da Federico II
di Svevia; nel periodo Angioino fu oggetto di ulteriori sostanziali
modifiche all'impianto generale della fabbrica. Le modifiche che
trasformano il corpo centrale del castello in palazzo comitale furono
opera dei Caracciolo nel XV secolo.
La pianta a poligono irregolare, disposizione e forma delle torri, ai
vertici della maglia muraria, evidenziano gli ampi rimaneggiamenti subiti
dal complesso.
L'ingresso attuale del Castello si apre verso la città sul versante
orientale, aveva ponte levatoio, ora sostituito dall'ultima campata del
ponte a tre fornici che supera l'ampio fossato attorno agli spalti. Sulla
destra del portale d'ingresso si alza la grande torre pentagonale chiamata
"torre o baluardo dell'orologio", punto più avanzato della fortezza verso
l'abitato; nel giro esterno degli spalti, verso sinistra, dopo un bastione
a torre, si incontra la "torre dei cipressi" o "baluardo dello stendardo",
a pianta pentagonale e con feritoie come la precedente; dopo di questa
appare la "torre terrazza" o "torre segreteria", a pianta quadrata, più
bassa delle altre e con finestre. Dopo un altro tratto di mura si incontra
la terza grande torre, a pianta pentagonale, detta "Torre ovest" o
"baluardo del lione", alla sommità della quale si vede una struttura a
tronco di cono rovesciato che, secondo leggenda, sarebbe il nido
dell'aquila di Federico 11 di Svevia. Un altro lungo
tratto di bastioni precede la "torre dei sette venti o baluardo
dell'imperatore" la quale, quasi isolata, domina, dalla parte più
inaccessibile del castello, il torrente Melfia; di seguito, dopo un
secondo bastione a torre, si incontra la "torre Nord-Est" o "Torre
Angioina", che ha il secondo ingresso al castello con la "pusterla" o
"porta di soccorso", munita di difese interne ed esterne. Dal bastione
esterno alla pusterla una scala in pietra, protetta da uno spalto con
feritoie, consentiva ai difensori, nei bastioni dalla "torre Angioina"
alla "torre dell'Orologio" di rientrare nel castello da entrambi gli
ingressi. Superato il bastione con scala si vede la "torre di
Marcangione", che è l'unica con finestre bifore di grandi dimensioni; poco
più avanti è la "torre chiesa", il cui nome deriva dalla Cappella
Gentilizia dei Doria, addossatale nel XVI secolo. L'ultimo tratto di
spalti conduce sotto la "torre dell'Orologio".
Dall'ingresso principale della"porta carraia", racchiusa in un portale
bugnato in pietra chiara del XVIII secolo, si entra nel"cortile
d'ingresso" dove prospetta il Palazzo Comitale; da un'arcata a sinistra si
entra nel"cortile dello stallaggio", dove furono sistemate le scuderie del
XVI secolo; scendendo si arriva al "cortile di passaggio" e, attraversando
un portale a sesto acuto in pietra lavica scura, munito di caditoia,si
scende nel più basso"spiazzo degli armigeri" nel quale, nella cinta a
sinistra, si apre un portale, difeso da caditoia, che consente di uscire
sugli spalti nella parte all'interno delle mura di città; il secondo
portale, a destra, conduce nel "cortile mortorio" sul quale domina il
corpo di fabbrica angioino che contiene il "salone degli armigeri" al
piano rialzato e la "sala del trono" al livello superiore; quest'ultima ha
gli accessi dal "cortile dell'imperatore", al livello dell'ingresso
principale; sotto la superficie del cortile è la grande cisterna.
Quest'ultima parte del castello dovrebbe essere il blocco fatto realizzare
nel XIII secolo da Carlo I d'Angiò sotto la guida di Pietro d'Angicourt
"protomagister operam curiae"; tale impianto è caratterizzato da un
sistema di collegamenti legati al tipo di organizzazione militare
francese. Le modifiche del XVI secolo sono evidenti dopo l'arcata a destra
del "cortile d'ingresso", dove si trovano il portale della cappella
gentilizia, un piccolo cortile chiuso da fabbriche comitali e la grande
porta che permette di accedere allo scalone d'onore del palazzo comitale e
al"cortile dell'Imperatore". Nei locali del castello è il Museo
Archeologico Nazionale del Melfese che, tra i reperti più importanti,
conserva il "sarcofago di Rapolla".
Testo
tratto da "Itinerari di Federico II " A. Borghini, 2000
Pubblicazione autorizzata da APT BASILICATA
Castello Normanno-Svevo: Esternamente
suggerisce la vocazione difensiva, infatti è composto da 10 possenti
torri, il ponte in muratura, una volta levatoio, e il fossato. Presenta
una mancanza di fisionomia unitaria e una successione discontinua dei muri
a seguito di cambiamenti ed interventi che sono stati effettuati
sull'antica rocca normanna.
Testo
tratto da "Una guida per Mefli"
Pubblicazione autorizzata da Pro Loco "Federico II" - Melfi
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