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CHIESA DI SANTA CROCE E CONVENTO



Fra le numerose chiese di interesse storico ed artistico esistenti a Moliterno, una fra le più antiche ed importanti è sicuramente la chiesa francescana di Santa Croce. Questa chiesa sorse verso la metà del 1600, nella zona denominata Parco del Seggio, prima chiamata Parco del Principe, poiché qui era situata la tenuta di campagna dei Brajda, i signori di Moliterno, che intitolarono questa chiesetta al Crocifisso. Nel 1613, don Luigi Carafa, principe di Stigliano e signore di Moliterno, con il contributo del popolo moliternese, ingrandì questa chiesetta, creandovi accanto, dalla parte destra un convento per i frati Minori Riformati di Basilicata, che in numero di diciotto vi si sistemarono, istituendovi uno studio di filosofia. Non si sa con esattezza in cosa sia consistito questo ampliamento della chiesa originaria, ma è probabile che all'unica navata fu aggiunta quella laterale sinistra, caratteristica delle chiese dei padri Riformati. Nel 1640 il sacerdote P. Giuseppe Aliani, ottenne dal principe un ettaro di terra che consentì di ingrandire il giardino e fu in questo periodo che furono ingranditi chiesa e convento dalla parte nord. Demolito l'abside, fu ampliato il presbiterio dove fu eretto il monumentale altare maggiore, intagliato in legno. Nella parte retrostante fu sistemato il coro ligneo, utilizzato per la preghiera dei frati. Vennero inoltre eretti altri sei altari in legno intagliato e dorato, dei quali cinque a spese delle famiglie De Bonis, Tempone, Parisi, Pugliese e Bianculli, che fecero inserire nella parte centrale di essi lo stemma delle loro famiglie ed ottennero il diritto di costruirsi la cappella per la sepoltura dei loro defunti. L'opera fu portata a termine da padre Bonaventura Palermo di Moliterno che mori nel 1805. Il convento, oltre ai locali per i servizi comuni, il refettorio, la cantina, il focolare; a pian terreno aveva una piccola foresteria ed una farmacia. Al piano superiore vi erano ventiquattro celle, delle quali ventuno erano utilizzate dai frati, una era utilizzata dagli infermi, una come guardaroba ed una come biblioteca. Con la soppressione degli ordini religiosi nel 1806, i francescani abbandonarono Moliterno e la chiesa rimase aperta al pubblico, sotto il patrocinio del Comune, mentre giardino e convento furono venduti a Vincenzo Parisi. Per eredità i beni passarono al fratello Paolo Parisi e da questo, per successione, ai fratelli Andrea e Vincenzo Giliberti, che trasformarono parte della proprietà in abitazione. Tra il 1897 ed il 1900, il palazzo fu acquistato dal Comune di Moliterno e divenne sede degli uffici comunali, della Pretura, della Conciliazione, di nove classi della scuola elementare, della Cassa dei Prestiti e dei Risparmi, della Tesoreria comunale, del carcere mandamentale, e della Biblioteca comunale. Nel 1892 vi trovarono sede anche la prima scuola media superiore dell'Alta Val d'Agri, la scuola professionale F. Perrone, diventata poi scuola d'avviamento professionale al lavoro e, in seguito, Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'artigianato. Nel 1937 Monsignore Pietro di Maria fabbricò, sul lato sinistro della chiesa, un nuovo piccolo convento, dove, dopo circa centotrent'anni, ritornarono i Frati Francescani. La Chiesa di Santa Croce è composta da due navate; quella principale ed una più piccola, entrando sulla sinistra. Sull'altare maggiore vi è un dipinto di Giovanni De Gregorio, detto il Pietrafesa, che rappresentava una drammatica Deposizione di Gesù dalla croce. Insieme a Maria di Magdala, Maria di Cleofa, l'apostolo Giovanni, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, che sono i personaggi ricordati dal Vangelo, il pittore ha inserito ai lati della Croce, San Francesco e Sant'Antonio in commossa meditazione e probabilmente il committente dell'opera, principe Carafa, o forse lo stesso pittore che piange, appartato in un angolo. Su questo dipinto vi è un quadro più piccolo in cui è raffigurato Dio Padre. Il quadro della Deposizione dalla Croce è fiancheggiato da sei eleganti busti di santi, dei quali alcuni non sono riconoscibili, per la mancanza di una piccola targa di riconoscimento. Essi avevano ed hanno la funzione di reliquari e costituiscono un blocco unico con l'altare, occupando tutta la parete di fondo della navata centrale. Nella parte posteriore, che corrisponde all'attuale sacrestia, vi sono altri interessanti altari della stessa epoca e di eguale fattura, fra questi uno in legno diviso da tre colonne con due tele, raffiguranti Gesù incatenato con una corona di spine ed un mantello rosso, l'altro San Francesco con in mano un crocifisso raffigurante, probabilmente, il Perdono d'Assisi. Recentemente, quest'opera come pure l'altare maggiore e il quadro della Deposizione, sono stati restaurati a cura della Sovrintendenza alle Belle Arti. Nella navata laterale, entrando sulla sinistra, vi è il primo altare dove è collocato un suggestivo crocifisso ligneo ed un antico reliquario. Segue un secondo altare, nel quale troviamo la statua della Madonna delle Grazie ed un altro con Sant'Antonio di Padova. Sul fondo della navata vi è un altare nel quale è collocata l'Immacolata. Questo si suppone che in origine, sia stato dedicato al Perdono d'Assisi, poiché dietro la sua struttura è stata ritrovata la tela del probabile Perdono d'Assisi. Accanto alla nicchia dove è posta la statua dell'Immacolata a destra ed a sinistra, vi sono altre due nicchie più piccole, una contenente la statua di San Rocco e l'altra un pregevole Gesù alla colonna di un maestro spagnolo del 500, della scuola di Gerolamo di Santa Croce. Sulla navata principale, sulla destra, vi sono gli altari di San Francesco, di Santa Rosa, e di San Pasquale. Sulla volta vi sono tre affreschi e, nella parte anteriore del primo arco vi è la scritta latina: "Christum Regem Pro Nobis In Cruce Exaltat Venite Adoremus".
 


Testo tratto da "Moliterno: un paese da scoprire" del Gruppo Animazione Estate 1995
Pubblicazione autorizzata


 

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