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Vincenzo Valinoti-Latorraca
 

Il 23 marzo 1918, Vincenzo Valinoti Latorraca, nativo di quella Moliterno, che ha dato i natali a F. Petruccelli della Gattina e a Giacomo Racioppi, scomparve quasi nell’ombra, nel Comune di Montemurro, nelle braccia del suo nipote diletto V. Robilotta, lontano dalla sua terra natia, in cui per tanto volgere di anni aveva dominato uomini e cose ed a cui era attaccato da un affetto filiale che sovrastava su tutte le amarezze delle lotte e degli abbandoni.
L’enorme e sanguigno fantasma della guerra, che rimpicciolisce la nostra anima, avvolse nella sua ansia immensa anche la figura di quest’uomo, che fu un benemerito, e la provincia, a cui ha dato le ultime e laboriose giornate della sua vita, assorta nell’ immane lutto della guerra, non si accorse della sua scomparsa. Ma ora, nella Basilicata, rimane una delle figure più caratteristiche e più chiare della nostra vita locale.
Primo cittadino del suo Comune natio, era il Sindaco per antonomasia, nel buono e vecchio e nobile significato antico: non soltanto l’amministratore oculato della finanza comunale, non soltanto 1’artefice di ogni iniziativa bella, di ogni costruzione decorosa, ma il pacificatore d’ogni dissidio, il consigliere amorevole in ogni grave cimento, dalle famiglie più cospicue.alle più umili. L’ultimo superstite di una generazione di amministratori all’antica, di quella vecchia bonomia, piena di sapienza e di saggezza.
Il Valinoti era entrato tardi nel Consiglio Provinciale, quando altri di solito abbandona quell’assemblea; ma per la sua preparazione, per la giovanile freschezza, che egli portava in tutte le manifestazioni di attività, aveva subito preso il posto che gli spettava e se altre lotte non lo avessero distratto, egli avrebbe potuto primeggiare ed a nessuno avrebbe fatto meraviglia la sua assunzione al maggiore onore nella Deputazione Provinciale. Occorre soltanto dare uno sguardo agli atti del nostro Consiglio per averne prova. Fu relatore della prima transazione per la costruzione del Manicomio fra la Provincia e 1’impresa D’Amato, e portò, equanime sempre, il suo giudizio sulle più gravi questioni della provincia.
Ma della maggiore questione della provincia egli, negli ultimi anni, era diventato lo studioso appassionato: la questione catastale. Assunto a presidente della Giunta Tecnica in sostituzione dell’ ing. Decio Severini, battè a palmo a palmo la sua provincia natia e rappresentò 1’elemento moderatore fra l’eccessiva pretesa fiscale degli elementi governativi ed i tutori degli interessi dei contribuenti, rappresentati dagli elementi elettivi.
E questa fu l’ultima sua fatica mortale.
Ma la caratteristica più simpatica, che rivela la versatilità e la ricchezza spirituale dell’uomo, era l’amore per lo studio, per i libri, per la letteratura. Vissuto fra cifre ed affari, il suo animo non era diventato mai arido, ma era rimasto sempre al corrente di tutto il movimento letterario nella nazione e non era rimasto neppure estraneo ed indifferente a quel movimento caratteristico e paradossale del Futurismo, che, fra le sue stranezze, ha rivelato all’Italia qualche ingegno veramente robusto.
Fu il sapiente raccoglitore di una magnifica biblioteca che donò al Comune di Moliterno, che è una delle più ricche biblioteche della Provincia, in cui primeggiano gli scritti, i manoscritti, gli autografi di quello straordinario cervello che fu Petruccelli de1la Gattina. A questo Grande Uomo, Valinoti Latorraca fu legato da lunga consuetudine di vita e di lui scrisse, degnamente, in una monografia rapida, nervosa, sintetica, chiarendo o richiamando in vita gesti ed atteggiamenti dimenticati del grande giornalista lottatore, che una cosa soltanto non obliò mai, una cosa soltanto non tradì, mai, 1’amore appassionato, intenso, frenetico della libertà.
Al Grande, in ricorrenza del centenario, il vecchio amico; il testimone quasi reverente, volle dedicare la sua ultima fatica, perché i suoi concittadini ricordassero ed amassero.
Insieme con quella del Petruccelli della Gattina, Valinoti Latorraca scrisse molte altre biografie di illustri moliternesi, rendendosi anche per questo verso benemerito della storia del suo paese. Tutte quante contengono pregi non indifferenti di metodo, di lingua, di acume. E anche di sé stesso ha lasciato brevi pagine autobiografiche: una rapida sintesi della sua vita, in cui bizzarramente delinea il suo carattere semplice e fiero, definendosi “ Mastro Vincenzo il Fabbricatore ,,. I suoi concittadini di Moliterno ben fanno ad aver culto e ricordo di Lui, che, nella nostra Provincia, ha lasciato fama bella e chiara e tracce molteplici di ingegno e di operosità, e si è aggiunto alla schiera di quei nostri uomini, che, pure in mezzo alle passioni politiche, tengono in sommo pregio la Virtù.

da: La Basilicata nel Mondo  (1924 - 1927)


 

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