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SAN GERARDO MAIELLA
 

Il Santo Patrono di Muro Lucano e della Basilicata
Gerardo Maiella nacque in Muro Lucano (Potenza), pio, colto e pittoresco paese, il 6 aprile 1726 da Domenico e Benedetta Galella e fa battezzato nella Chiesetta della SS. Trinità pro Cattedrale. A sei anni si recava nella chiesa di Capodigiano, dove Gesù Bambino gli porgeva un bianco panino. Verso gli Otto anni ricevette da S. Michele la prima Comunione, rifiutatagli il giorno prima dal sacerdote. A dieci anni, fu comunicato anche dal parroco. Nel 1738 rimase orfano di padre e dovette fare l’apprendista nella sartoria di Martino Pannuto, dove subì molti maltrattamenti da parte di uno spietato giovane capobottega. Il 5 giugno 1740, festa di Pentecoste, nella chiesa delta Madonna del Carmine, fu cresimato da Mons. Claudio Albini, vescovo di Lacedonia, ma nativo di Muro.
Nel 1741, per guadagnare qualcosa in più per la famiglia, andò a fare il cameriere presso il suddetto Vescovo, alla cui morte, avvenuta il 25 giugno 1744. ritornò a Muro, e, per circa un anno lavorò, come sarto, alle dipendenze di mastro Mennonna. Nel 1745 apri una bottega per conto proprio, riservando solo un terzo del magro guadagno per la famiglia; gli altri due erano per i poveri e le anime purganti.
Nel mese di aprile del 1749, fu predicata una missione a Muro da alcuni Padri Redentoristi. Gerardo vi partecipò fervorosamente e ritenne essere giunta finalmente l’ora di diventare religioso. Alla domanda di seguire i padri, alla fine della missione, il superiore padre Cafaro oppose un netto rifiuto, considerate la sua gracile costituzione e la contrarietà della mamma, bisognosa di lui.
Non valse neppure averlo rinchiuso in casa, alla partenza dei missionari, perché Gerardo si diede alla fuga, calandosi dalla finestra, e raggiunse i padri al passo delle Crocelle, in vista di Rionero in Vulture, dove i missionari erano diretti per un’altra missione. Padre Cafaro, vista la sua determinazione e conoscendolo come un giovane assai virtuoso e pio, il 17 maggio 1749 lo accolse nella Congregazione e lo inviò al convento di Deliceto (Foggia), presentandolo come un soggetto inutile, inabile al lavoro.
Qui il 16 luglio 1752, festa del SS. Redentore, emise i voti religiosi sotto lo sguardo della Madonna della Consolazione e, da fratello professo, meravigliò tutti con la sua laboriosità, col suo spirito missionario e di orazione. Spesso coadiuvava efficacemente, nelle missioni, i padri, i quali invitavano i peccatori più induriti ad andare da fratel Gerardo, che riusciva a trasformarli in sinceri penitenti.
Aveva ragione il Vescovo di Melfi, mons. Basta nel dire che valeva più una chiacchierata di Gerardo che un intero quaresimale.
Nella primavera del 1754 Gerardo fu provato duramente. A Lacedonia, da Nerea Caggiano, donna perversa ed ingrata, fu denunciato ai superiori di aver avuto una relazione con una certa Nicoletta Cappucci, di onesta famiglia. Per questo fu punito severamente, ma sopportò tutto senza scusarsi, finché la calunniatrice ritrattò le sue ignobili accuse. Il 20 luglio fu mandato a Napoli con padre Margotta, dove dispiegò un intenso apostolato, prodigandosi a favore dei poveri, degli ammalati e degli abbandonati.
Nel gelido inverno del 1754, a Materdomini fu acclamato padre dei poveri, per averli assistiti amorevolmente durante la carestia, sfamandoli e riscaldandoli.
Gerardo, il 31 agosto 1755, ritornò a Materdomini sfinito, dopo aver percorso quasi tutti i paesi della Valsele, in cerca di fondi per la costruzione del convento. Era ormai in fin di vita. Tuttavia, colui che aveva fatto scrivere sulla porta della sua celletta: “Qui si fa la volontà di Dio, come vuole Dio e...”, obbedì per l’ennesima volta al direttore spirituale e guarì, ma per poco.
Infatti il 16 ottobre 1755, a 29 anni e mezzo, si spense sul letto dei suoi dolori come su un altare, nella visione radiosa della Madonna. Nella sua breve esistenza Gerardo era passato facendo del bene, guarendo nell’anima e nel corpo, seminando grazie e miracoli, quale intercessore presso Dio e trascinando col suo fascino le anime a Dio.
La sua missione di apostolo infaticabile continua ancora dal Cielo, dove è felice nella visione di Dio e nella compagnia della Madonna e dei Santi, essendo stato elevato agli onori dell’altare, come beato da papa Leone XIII nel l893 e come santo dal papa S. Pio X, nel 1904.
San Gerardo, che ancora oggi benedice, protegge ed intercede per i suoi devoti, è invocato dappertutto, ma particolarmente a Materdomini, dove è morto, e a Muro Lucano, dove è nato.
 

Testo tratto da "Muro Lucano - Città di S. Gerardo Maiella" 1996
di Don Antonio Barbieri                             


 

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