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MURO LUCANO

da: La Basilicata nel Mondo - 1924-1927
 

Conferenza a Muro Lucano
Muro Lucano, febbraio.
Nella sala della Società Operaia, il 12 corr.
il prof. A. Pastilo ha tenuto una bella conferenza con circa 200 proiezioni cinematografiche, allo scopo di illustrare “opera di fede, di civiltà e di italianità che le piccole m??? Salesiane hanno compiuto all’Estero nel primo centenario che va dal 1825 al 1925.
Tra gli intervenuti , vi erano il vescovo di Muro, Monsignore G. Scarlata, quasi tutte le autorità cittadine, e molte signore e signorine.
L’oratore fu presentato dal prof. Mauro Zaccardo, canonico del nostro capitolo cattedrale.
L’oratore (ccc una rapida rassegna della opera compiuta dai Salesiani nelle diverse parti del mondo, e ciò con la scorta di numerose proiezioni cinematografiche, facendo rivivere le opere educative e di beneficenza, compiute dai discepoli di don Bosco, nel1’America Latina, nell’Africa, nell’Asia, nell’ Australia.
Alla fine della conferenza il chiaro e dotto professore fu vivamente applaudito e riscosse le congratulazioni personali di quasi tutti i presenti.
 


a Muro Lucano, che gli ha conferito la cittadinanza onoraria, S. E. Francesco D’Alessio, ha avuto accoglienze trionfale, da tutto il popolo, che salutava in lui il più grande assertore della rinascita lucana.
Parlarono il Sindaco Petraccone, e l'on. Nicola D’Alessio; quindi il Sottosegretario alle Finanze pronunziò un applauditissimo discorso politico.


Industrie nascenti a Muro
Muro Lucano, dicembre.
Da pochi giorni è stato impiantato un molino elettrico. La specialità di questo nuovo impianto è la burattazione delle farine, ripassi ecc. che possonsi avere mediante un buratto con coclea laterale.
Lode di cuore vada al giovanissimo ing Alessandro di Stasio che così bene inizia la sua professione, incitando e promuovendo nobili iniziative.
Egli ha fornito tutto il macchinario del molino, che è sotto ogni punto di vista perfetto e risponde alle esigenze della tecnica moderna, come il motore della ditta Marelli da 14 cavalli, di cui gode la Rappresentanza per la Basilicata.
Il montaggio fatto con ogni precisione sotto la sua direzione è avvenuto in men che non si dica.


Simpatica festa a Muro Lucano
Muro Lucano, novembre.
Nella più perfetta intimità, con vera e sentita devozione, i giovani dei Circolo di "S. Antonio di Padova" hanno voluto festeggiare il decimo anniversario dell’ingresso nella nostra città del loro beneamato assistente ecclesiastico parr. dott. Giuseppe Catalano.
Ai giovani si unirono altri amici per onorare nel dott. Catalano l’eletto sacerdote di Cristo, che in dieci anni di fervente apostolato seppe conquistare le simpatie di tutto un popolo per l’opera sua fatta di sacrifizio e di rinunzie e spesa tutta a favore della Chiesa. La festa ebbe luogo nella sala del Circolo Giovanile, splendidamente addobbata per l’occasione.


a Muro Lucano, è stato in breve, gratissima visita l'illustre comm. Baudin Gaetano, direttore della Cattedra di Agricoltura per la Basilicata, per tenere una conferenza sul tema di attualità "Battaglia del grano".
Nella grande sala dei combattenti, gremita di centinaia di agricoltori, presenti le autorità cittadine ed una larga rappresentanza del sesso gentile, il prof. Baudin ha esposto con grande efficacia e competenza la importanza economica, ed il significato morale della iniziativa dei Governo Fascista per redimere la nostra agricoltura dalla esosa servitù di importare grano dall’estero.
Ha quindi data la parola al giovane dott. Costanza Arturo, che in rapida e vivace sintesi ha trattato dei difetti esistenti nei sistemi culturali e dei mezzi più opportuni per migliorarli, invitando gli agricoltori ad impiegare i semi eletti, che potranno contribuire ad elevare la produzione granaria in misura notevole. Il pubblico che ha seguito con vivo interesse le conferenze ha prodigato agli oratori numerosi applausi.


• Da tempo l’amministrazione Comunale per ubbidire ad un giustissimo desiderio della popolazione, che risponde ad una imperiosa ed assoluta necessità, si sta agitando per ottenere la concessione al comune dei nuovo edificio scolastico, al fine di installare nei locali dello stesso il Municipio e tutti gli altri uffici pubblici:
Pretura, Conciliazione, Agenzia delle imposte, Ricevitoria del Registro, Ispezione del Demanio, Cattedra Ambulante di Agricoltura, Poste e Telegrafi, Dazio Consumo.
L’aspirazione è, come dicevamo, giusta in quanto che il detto editizio non rappresenta che la sistemazione del vecchio palazzo municipale, nel quale già prima si raccoglievano tutti gli anzidetti pubblici uffici.


Muro Lucano — lI 24 aprile la Società Operaia di Mutuo Soccorso celebri, con grande solennità, il cinquantesimo annuale della sua fondazione. Poche società vantano nella nostra Provincia una vita più lunga ed attiva spesa nella materiale assistenza e nell’elevamento morale dei suoi iscritti, come quella della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Muro che venne fondata nel 1873 da pochi animosi artigiani desiderosi di operare per il bene della classe dei lavoratori.
Oggi la Società Operaia ha più di 300 iscritti, molti dei quali nelle Americhe tengono alto il nome della nostra città e d’Italia; ha un patrimonio di oltre un centinaio di migliaia di lire ed una sede sociale tra le più belle e le più grandi della Provincia. Molti cittadini muresi preclari per dottrina e per opere vanno orgogliosi di appartenere quali soci onorari all’ importante sodalizio. S. M. il Re, fin da quando era Principe, si degni, accettarne la presidenza onoraria.
La cerimonia commemorativa si svolse nel più grande entusiasmo dei soci e della cittadinanza che va orgogliosa del progresso civile e morale raggiunto dalla nostra classe operaia.
Alle ore 10 convennero nella Sede della Società Operaia tutte le rappresentanze civili, militari, politiche, ecclesiastiche.
Resi, il ringraziamento ed il saluto degli operai agli intervenuti il presidente sig. Galella Angelo Maria, il quale brevemente rifece la storia della Società , dal suo sorgere ad oggi. Egli disse che se molto è stato fatto, gli operai non debbono riposare sugli allori, perché molto ancora resta a fare.
Mandi, un vibrante saluto, a nome degli operai della Società al Duca restauratore delle nuove fortune della Patria ed al Re.
Dopo il Presidente prese la parola l’oratore ufficiale della cerimonia, il prof. Pasquale Melucci, che è onore ed orgoglio di questa città, poiché è uno dei più forti e versatili ingegni della nostra provincia, uno dei più valorosi professori di diritto civile, che tenne la cattedra per più di un trentennio. Il prof. Melucci ora attende ai suoi studi prediletti con fervore e passione ancora giovanili nella pace della sua casa natale dove spesso viene visitato da colleghi e da studenti desiderosi del suo autorevole consiglio. Non tentiamo nemmeno il riassunto del discorso pronunziato dall’egregio professore. La nostra fatica sarebbe vana perché l’oratore tenne un discorso che non è facile dire il colore che egli seppe dare alla sua creazione, l’interesse con cui l’uditorio lo seguì, lo entusiasmo che egli susciti, e l’impressione che ha lasciato negli animi di tutti. I concittadini veramente superbi del prof. Melucci gli fecero lunghe, entusiastiche ovazioni e, più volte fantasticamente lo acclamarono.
Nel discorso commemorativo il dotto conferenziere per più di un’ora tenne avvinto 1’uditorio illustrando con dialettica stringente e con parola smagliante la dottrina del Fascismo che pose a confronto con la dottrina liberale, democratica e socialista e facendo emergere su tutto la maschia figura del Duca ideatore ed artefice delle rinnovate fortune d’Italia imperiale.
Egli disse che il Fascismo accanto ai due periodi storici del Risorgimento ne segna un terzo, cui spetta il nome di Rinnovamento, sotto l’impulso e la guida di un uomo di genio, Benito Mussolini.
La fine del discorso fu salutata da una calorosa ovazione all’ indirizzo dell’oratore, del Duca, del Fascismo e del Re mentre la musica cittadina suonava gl’inni nazionali e fascisti. Dopo il discorso furono serviti dolci e vermouth a profusione a tutti gli intervenuti.
Su proposta del sig. Selvaggi Pasquale, già Presidente della Società Operaia, furono spediti telegrammi di omaggio a S. E. Mussolini ed a S. M. il Re.
A sera, in piazza Umberto I, fu data al pubblico un’interessante proiezione cinematografica che susciti, il più vivo entusiasmo nella cittadinanza.
Alla benemerita Associazione noi auguriamo vita lunga e sempre maggiore progresso nell’opera di elevamento morale e materiale della classe dei lavoratori.

 

Con rito solenne ed austero nella sua semplicità si è insediato il podestà gr. uff. dott. Michele Petraccone, che dal 1921 in qualità di Sindaco ha presieduto la nostra civica amministrazione con perizia, con spirito di equità e con disinteresse.
Alla cerimonia intervennero tutte le Autorità militari, civili e religiose della città, le rappresentanze dei sodalizi e le rappresentanze del Fascio maschile e femminile con i direttori al completo e con i gagliardetti.
In una grande sala dei locali provvisoriamente occupati dal Municipio, nell’ex convento delle Chianiste, adornata di grandi festoni d’alloro, di edera e di drappi tricolori, tra le acclamazioni e gli evviva e gli alalà al Re, al Duca ed Fascismo, il gr. uff. dott. Michele Petraccone, dopo la lettura del decreto reale di nomina, cinse la fascia tricolore, mentre il concerto musicale cittadino suonava la Marcia Reale e poi l’inno "Giovinezza".
Cessati gli applausi, si levi, a parlare il segretario politico, cav. prof. Giuseppe Quaremba, il quale porse al podestà il saluto del Fascio di cui il gr. uff. Petraccone fu già segretario politico. Il prof. Quaremba con un sobrio discorso disse che la istituzione in tutti i Comuni del Regno dei podestà avrebbe aperto alla Patria una era nuova che con la concordia di tutti gli animi è promessa di sicura grandezza e prosperità avvenire. Disse poi delle qualità di cittadino, di pubblico amministratore e di fascista del gr. uff. dott. Michele Petraccone, il quale, rimanendo ancora come podestà all’Amministrazione del nostro Comune, avrebbe potuto continuare nel suo programma di risanamento e di progresso, coraggiosamente affrontato in qualità di Sindaco dal 1921 e compirla.
In ultimo il segretario politico porto al podestà l’assicurazione che tutti i fascisti avrebbero collaborato con lui per il bene del Paese e per rafforzare il Regime e potenziare sempre più la Rivoluzione, in assoluta ubbidienza del Duca magnifico.
Il gr. uff. avv. Arturo Martuscelli, autorevolissimo componente della Federazione Provinciale, portò il saluto di questa al podestà. Così oratoria incisiva e calorosa egli disse che il mandato affidato dal Governo Nazionale al podestà è delicatissimo ed importantissimo. Al podestà non verrà meno la collaborazione dei Gerarchi del Partito, ma essi, seguendo lo ammonimento del Duca, dovranno amministrare con saggezza e scrupolosità il patrimonio di tutti.
In ultimo prese la parola il podestà gr. uff. dott. Petraccone. Egli ringraziò tutti gl’intervenuti alla cerimonia. Ebbe una parola di lode per i componenti del cessato Consiglio Comunale, i quali ringraziati vivamente per la collaborazione fraterna a lui prestata ininterrottamente dal 1921.
Dichiari, d’avere accettato l’alta carica cosciente delle gravi responsabilità che gli incombono, ma con saldo fascista intendimento di mirare unicamente allo sviluppo morale e materiale del Paese.
Brevemente accenni, all’opera compiuta dalla amministrazione da lui presieduta e tratteggiò il programma che si propone di svolgere nella qualità di podestà per il progresso della nostra città.
Infine, mandò un saluto a S. E. D’Alessio, che sempre prese a cuore gl’interessi della nostra città e che non mancherà sicuramente di spiegare ancora il suo interessamento per i problemi che aspettano ancora la risoluzione. Chiuse il discorso inneggiando al Re, al Duca ed al Fascismo.
Gli oratori furono tutti applauditi entusiasticamente.
Dopo i discorsi, furono distribuiti dolci e liquori a tutti gl’intervenuti. Quindi si organizzì un imponente corteo preceduto dalla musica e dai gagliardetti per accompagnare il podestà a casa. Quivi il gr. uff. Petraccone, visibilmente commosso, circondato dai suoi amatissimi genitori, ringrazi, ancora una volta i fascisti, gli amici ed i cittadini tutti della testimonianza di stima offertagli e prese impegno che sarebbe stato geloso custode ed amministratore del pubblico interesse nel nuovo ufficio conferitogli dal Re.


Ad iniziativa del segretario politico, nella villa Martuscelli Santoianni, fu offerto al gr. uff. dott. Michele Petraccone un banchetto al quale presero parte le Autorità civili e militari della città ed un rilevante numero di ammiratori del festeggiato.
Durante il banchetto regni, la maggiore cordialità ed allegria. Allo spumante brindarono il gr. uff. avv. Arturo Martuscelli, il prof. Arturo Costanza direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura della nostra città ed il prof. cav. Giuseppe Quaremba, segretario politico.
Rispose vivamente commosso il festeggiato.
Al ritorno in città il podestà fu accompagnato a casa da tutti gli amici che avevano partecipato al banchetto tra le più vive acclamazioni al Fascismo, al Duca ed al Re.



Muro Lucano — Grandissima impressione ha destato la morte dell’illustre concittadino grand’uff. dott. Antonio Stella avvenuta il 2 luglio 1927 dopo brevissima malattia, a New-Jork ove egli era appena ritornata da un viaggio per l'Italia. — La notizia dolorosa, pervenuto telegraficamente dall’America, fu appreso non senza stupore giacché lo Stella era stato recentemente a visitare i suoi parenti e gli amici nella città nativa. — Il Podestà grand’uff. dott. Michele Petraccone, amico dell’illustre estinto, si affrettò a telegrafare alla famiglia Stella le condoglianze di tutta la cittadinanza e dette notizia della morte mediante un manifesto al pubblico. Numerosi telegrammi furono inviati da parenti ed amici alla famiglia Stella.
Il giorno 24 luglio seguirono solenni funerali nella Cattedrale. — Le autorità del paese, tutte le associazioni esistenti, una folla numerosa di cittadini di tutte le classi si riunirono dapprima in un mesto e solenne corteo nella piazza del Municipio, che sfilò poscia attraverso il paese recaandosi nella Cattedrale ove si celebrò un servizio funebre.
Dopo la cerimonia il Podestà pronunzia davanti alla Cattedrale il seguente discorso:
Miei concittadini
Avevo sentito parlare tanto bene e tanto spesso del dottor Antonio Stella, sempre col più vivo entusiasmo, da amici e compaesani, che lo avevano conosciuto in America, che, lo confesso, avevo un grande desiderio di farne la personale conoscenza, giacché mi ero formato di lui un’immagine assai nobile ed elevata. Ebbi la ventura di avvicinarlo qualche mese fa nell’occasione del suo ultimo viaggio in Italia: egli venne in quella circostanza a Muro per poche ore ed insieme visitammo alcuni ammalati. L’aspettativa non restò delusa ed io potetti ammirarne non solo la perizia, la prontezza di osservazione e la discussione ontologica chiara, precisa ed elevata. ma ancora tutte quelle qualità personali che lo rendevano subito simpatico ed attraente. Quelle poche ore volarono subito per me e furono un vero diletto della spirito.
Ebbi a rivedere il dottor Stella a Napoli proprio al momento in cui si accingeva ai ritorna in America, invitato da lui e dalla sua consorte sul piroscafo, sul quale erasi imbarcato. Egli mi parlavo ancora vibrante di entusiasmo delle bellezze e dei progressi dell’Italia, assucurandomi che l’anno prossimo sarebbe tornata per trattenersi più lungamente e per prender parte al Congresso Internazionale per la tubercolosi, che si sarebbe dovuto tenere a Roma. Mi raccontava pure della bella impressione avuta del nostro grande Mussolini, che lo aveva ricevuto e trattenuto in colloquio circa 3/4 d’ora informandosi e chiedendogli chiarimenti sulle condizioni della nostra colonia italiana di New’York.
Ero col fratello Giuseppe e lo salutammo e vedemmo partire dalla banchina con quell’accoramento involontario con cui sempre si salutano quelli che partono per mare e sventolammo i nostri fazzoletti finché questi non divennero che un punto appena visibile all’orizzonte....
Vederlo partire con si lieti auspici in un ambiente così ricco di bellezza, di comodità e di lusso, vederlo partire pieno di salute e di vita, con tante promesse. con la mente piena di progetti e di speranze e dopo pochi giorni saperlo morto! Che cosa sia avvenuto durante quel disgraziato viaggio io ancora non riesco ad immaginare e vi confesso che, quantunque indurito in tanti anni di vita professionale, questo mi sembra un sogno ..., la cui amicizia e stima avevo avuto la fortuna di incontrare nelle poche ore trascorse insieme e che, così presto ho perduto dopo pochi giorni! In America, egli mi diceva, tutti siamo ottimisti e mi citava 1’esempio di Roosvelt (l'ex presidente degli Stati Uniti) di cui egli godeva l’amicizia, al quale avendo i familiari domandata poche ore prima di morire come si sentisse, rispose: come un leone!
Oh quanto a me invece e sopratutto quando sono abbattuto e scoraggiato da sciagure come questa, tutto appare vano e come l’abituale pessimismo piglia il sopravvento!
Signori!, vi chiedo scusa. Sopraffatto da così vivi vicini e commoventi ricordi e memorie personali dimentico che ho un altro e più alto dovere: quello dì parlarvi della persona di Antonio Stella a nome del Paese che ha avuta la ventura e 1’onore di dargli i natali, che egli ha tanto onorato con la sua nobile vita di lavoro professionale e di scienziato, che egli mai nella turbinosa esistenza nella grande metropoli americana ha dimenticato, serbando sempre il cuore e l'affetto per questa aspra piccola terra, dalla quale fu costretto giovanissimo ad emigrare in cerca di maggiore fortuna.
Si noti che questo amore della terra nostra non era per lui, come suole avvenire, il richiamo affettuoso della famiglia lontana, giacché tutta la sua famiglia, i genitori ed i fratelli lo avevano raggiunto nella grande città promettitrice. Questo amore era per lui vivace attaccamento alla sua razza, nostalgia del paese natio fatta di sentimento e di conoscenza delle bellezze e delle grandezze della nostra terra italiana.
Fu scritto di’ lui che ebbe due grandi ideali a cui rimase tenacemente fedele fino alla morte: quello della patria e quella della scienza. Questo è perfettamente vero e solo vorrei aggiungere un’altra casa, che gli fa pure grande onore, il culto più appassionato per la famiglia sopratutta per i vecchi genitori.
Non ne parlo per sentito dire: ho qui presente e vivo il tuo ricordo, o Peppino prediletto suo fratello, cui in questo momento va il mio pensiero, che vorrebbe, e come aver la forza di lenire l’acerbo dolore. Tu sempre mi parlavi di Lui e prima che io avessi potuto constatarlo personalmente mi avevi convinto quanto egli fosse buono, affettuoso, nobile, disinteressato ed onesto!
La sua professione, oh si, egli l'adorava, che le aveva dedicato tutta la sua mente e la sua intelligenza viva e grande. l’adorava che essa era per lui non solo la ragione di vivere ma costituiva la fonte di continue e belle soddisfazioni, Tutti voi conoscete, o signori, in qual conto il nostro collega fosse tenuto in America e non solamente dai concittadini italiani, ma ancora dagli scienziati americani. Conoscitore profondo della lingua americana al pari della propria, tutte le porte degli Ospedali gli erano state aperte dal primo giorno del suo arrivo in quella terra. Era così grande la stima che gli scienziati americani avevano di lui che il Governo degli Stati Uniti non esitò in occasione del congresso internazionale per la tubercolosi in Roma ad affidare a lui la sua rappresentanza.
Lo Stella aveva infatti acquistato in materia di tubercolosi una speciale e grande competenza per aver studiato seriamente questo importante problema sia dal punto di vista clinico che sociale fra i nostri connazionali a NewYork, i quali erano allora attaccati a migliaia da questa malattia per 1’alimentazione deficiente e più ancona per le cattive condizioni igieniche in cui lavoravano e vivevano.
Il risultato di questi studi egli aveva raccolto in una memoria che presentò al Congresso di Medicina di Milano e che attirò l’attenzione dei governi Italiano e Americano sull’importante argomento. Anche nel Congresso di Roma gli studi dello Stella trovarono le più meritate accoglienze e larghi consensi dei medici italiani e stranieri colà convenuti.
Se i meriti scientifici di Antonio Stella furono importanti, giustamente riconosciuti ed apprezzati, più meritevole di rilievo è il modo disinteressato ed onesto come egli intese e disimpegnò la sua professione. La sua abnegazione ed il disinteresse furono veramente proverbiali in una terra ove e così facile essere preso dalla passione del guadagno e della speculazione e’ così si spiega come in tanti anni di indefesso lavoro professionale non raggiungesse, come egli stesso mi confidava senza rammarico, il fastigio della ricchezza, a cui pur gli avrebbero data diritto la capacità e l'instancabile sua operosità.
Il suo studio e la sua casa — non ho bisogna di dirvelo, giacché tutti la sapete— furono aperti a quanti compaesani si rivolsero a lui per consiglio o per aiuto e furono moltissimi: ed egli era felice e tutti li riconosceva e chiamava coi nomi.
Passione non meno grande e nobile fu per Antonio Stella l’amore per la patria: come se alla sua mente non fosse sufficiente il campo di azione della vita professionale per quanta attiva e movimentata. Egli si sentiva trasportato alla vita pubblica o sociale, intesa sempre nel senso più nobile ed elevato. Pertanto non mancò mai ovunque vi fosse un dovere da compiere o dovunque vi fosse da fare un’affermazione di italianità. Durante la guerra fece opera di propaganda italianissima mobilitando quanto poteva di sue relazioni influenze ed amicizie per venire incontro ai nostri bisogni. Egli non esitò mai e sempre conobbe la via semplice e diritto, per cui fu a capo di tutti i comitati per ricevimenti di ospiti illustri, per i prestiti e sottoscrizioni nazionali, per la Croce Rossa etc. ed allorché il 12 ottobre 1918 alla Metropolitan Opera House sotto gli auspici dell’Italy Amentcan Society, avvenne la grandiosa dimostrazione di fratellanza fra gli Stati Uniti e l’Italia, il dott. Stella fu tra i capi di quella memoranda celebrazione.
Quel che poi i Muresi non dimenticheranno certamente e che resterà per loro sempre un caro ricordo è l'opera attiva da lui spiegata. I nostri compaesani per la raccolta dei fondi destinati all’erezione del Monumento per i Caduti per la Patria, ed anche qui il dottore Stella fu a capo del Comitato.
Instancabilmente dopo la guerra si adoperò per rialzare il prestigio della colonia - un America e con quell’intuito suo particolare fu dei primi a capire e seguire il movimento patriottico fascista, tanto che il governo italiano volle premiarlo caricondogli l’onorificenza di Grande Ufficiale della Corona d’Italia. Quando recentemente gli Stati Uniti adottarono i provvedimenti specialmente gravi per l’emigrazione italiana, fu lo Stella che insorse con una studio magistrale a difendere la nostra nazionalità dimostrando ampiamente con dati statistici e con osservazioni personali che le accuse alla nostra emigrazione, che le hanno procurato un casì grave trattamento, sono niente altro che pregiudizi.
Questa lavoro lucido e preciso, scritto in purissima lingua inglese e presentato dal senatore Nickolas Murray dell’Università Columbia di NewYork, basterebbe da solo ad additare il dottor Stella alla imperitura riconoscenza degli italiani e della patria.
Esso fu pure l’ultimo studio e quasi il commiato di una nobile esistenza interamente dedicata al bene del prossimo e della patria ma appunto per ciò a noi resta più amara.
Ho finito, le notizie che ci cominciano ad arrivare d’America ci dicono quale immenso dolore abbia suscitata l’inaspettata ed improvvisa scomparsa del dottor Antonio Stella nella colonia italiana e specialmente fra i nostri compaesani.
Anche nel nostro paese il rimpianto è stato generale e profondo ed io mi sano reso interprete di tali sentimenti presso la sua famiglia.
Sarebbe stata desiderio di tutti lo apporre oggi una lapide alla Sua casa che ne avesse tramandato il nome e ricordata ai posteri le sue insigni virtù, ed io spero che questo ci verrà consentito dal Governo. Però dirò subito che anche senza questa i1 suo nome rimarrà scolpito nel nostro cuore con i caratteri più indelebili dell’ammirazione e della ‘riconoscenza.


 

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