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IL TERRITORIO DI NUMISTRO
( Sistema difensivo e strutture insediative )

 

Il dibattito sull'identificazione dell'antica Numistro nel sito murene di Raia S. Basilio trova i suoi antefatti nelle opere di antiquaria pubblicate tra il '700 e l'800 (1) . Solo, però, a partire dalla metà degli anni '60, dopo l'istituzione della Soprintendenza Archeologica della Basilicata e con la nascita di una locale sezione del Gruppo Archeologico Lucano nel 1974, l'interesse storico-archeologico per l'area conosce un rinnovato slancio (2 ). Dal 1980, poi, con l'apertura a Muro Lucano di una sede operativa della Soprintendenza, si avvia una campagna di ricognizione del territorio che porterà all'identificazione di numerosi siti e a successive indagini di scavo (3).
Questo intervento avrà lo scopo di sintetizzare i dati finora emersi nella ricerca archeologica e topografica di un'area ricadente per la maggior parte nel territorio di Muro Lucano. I dati fanno riferimento ad un periodo compreso tra la fine del V sec. a.C. e il III sec. a.C. al fine di focalizzare l'attenzione sull'occupazione del territorio in età ellenistica. Sono pertanto escluse tutte le evidenze archeologiche, pur presenti, riferibili a periodi precedenti e successivi. L'intento è quello di definire le caratteristiche di questa occupazione rapportandola all'identificazione del sito lucano di Numistro.
Le nostre recenti ricerche confermano la centralità insediativa di quell'area pedemontana posta sulla destra della Fiumara di Muro nel punto in cui in essa confluisce la Fiumara di Bella e che è denominata Raia S. Basilio.
La località, situata su una collina di forma allungata, si pone a ridosso di un ampio massiccio montuoso che ne costituisce la difesa verso Ovest. Una fortificazione in opera poligonale (4) la cinge per una lunghezza di ca. 500 m. con un andamento che si adatta alla conformazione del crinale della collina. Il suo tracciato si può seguire lungo tutto il lato orientale e settentrionale; se ne perdono invece le tracce sul fianco meridionale, come pure sembra arrestarsi a Nord-Ovest poco prima di giungere alle pendici di Colle Torrana.
Lo stato di conservazione delle mura lungo il suo percorso è assai vario per cui, sia per crolli che per interramento, in diversi tratti se ne perde qualsiasi traccia; risulta, inoltre, irrimediabilmente distrutta nel breve tratto settentrionale ove sono state effettuate opere di sbancamento per la costruzione della strada interpoderale di Raia S. Basilio. Partendo dal fianco Sud-Est, presso mass. Cerone, la fortificazione procede con andamento rettilineo fin dove è attualmente ubicata la scuola rurale; da qui, infatti, si incurva adattandosi alla stessa conformazione della collina. È questo il tratto meglio conservato con punti in cui raggiunge anche l'altezza di ca. 4 m.. La linea continua della cinta, poco più avanti, nel suo punto più settentrionale, si spezza bruscamente procedendo per oltre 6 m. con andamento Nord Est-Sud Ovest per poi riprendere il suo normale percorso. Dopo l'interruzione dovuta allo sbancamento della strada prosegue verso Ovest interrompendosi dove la collina presenta un avvallamento e dove, presumibilmente, dove va aggirare l'avvallamento stesso per seguire il crinale con maggiore pendenza. L'ultimo tratto, infine, parzialmente interrato, corre lungo un costone scosceso per ca. 80 m. con andamento Est-Ovest interrompendosi improvvisamente poco prima di arrivare alla congiunzione di Raia S. Basilio con il Colle Torrana.
Le mura poligonali (5 ) sono costruite con grossi massi di roccia calcare a locale che presentano una certa irregolarità sia nella messa in posa che nella loro grandezza e con schegge di calzatura frapposte tra i massi.
La larghezza dell'opera difensiva varia nei diversi punti per cui abbiamo una larghezza di m. 2.80-3.20 sul lato orientale nei pressi dell'attuale scuola rurale ove si nota un doppio paramento di blocchi con riempimento centrale di pietrame ( emplekton) , mentre nella fascia nord-occidentale la larghezza si riduce a 1.30 m. e si ha la presenza della sola faccia esterna con un riempimento più ridotto.
I profili altimetrici mostrano altresì come in alcuni punti la collina presenta dei tagli artificiali immediatamente a ridosso della cinta, il che, probabilmente, è attribuibile all'utilizzo della roccia nella costruzione della fortificazione ma doveva avere anche l'evidente scopo di creare uno spazio o passaggio che poteva rivelarsi utile in un'opera dal carattere difensivo.
Una porta era dislocata ove attualmente è presente una fontana e andò distrutta a seguito dello sbancamento stradale. La presenza della porta è ricordata da Adamesteanu (6); molto stretta era costruita con grossi blocchi ben lavorati tanto sulla parte esterna quanto sui piani di posa.
La sua esistenza è comprovata, inoltre, si a dal tracciato del vecchio tratturo comunale che proprio in questo punto incrocia il perimetro delle mura ricalcando con molta probabilità l'antica strada dell'insediamento lucano, sia dalla linea spezzata della cinta collocata poco più ad Est a costituire un saliente della fortificazione con probabile torretta di controllo a presidiare la porta come documentato dai sistemi difensivi in ambito italico (7).
Il primo dei problemi che questa fortificazione pone è quello della sua chiusura: infatti sia ad Ovest che nell'ampia fascia meridionale che va da mass. Cerone a mass. Lomonaco mancano segni tangibili delle mura o tracce di interramento o crollo. Il Patroni (8) sottolineava come l'ipotesi del Lacava (9) di una distruzione del muro a seguito dei lavori agricoli fosse poco credibile, mentre si poteva pensare che la stessa morfologia della località (protezione dei monti più alti a ridosso) avesse consigliato tale soluzione costruttiva. Credo, però che anche questa ipotesi è piuttosto inverosimile alla luce delle pendenze che, soprattutto sul lato meridionale, sono notevolmente più ridotte rispetto ad altri punti della collina. Non è da scartare, pertanto, l'idea che l'opera non fosse stata completata.
Il secondo problema è quello della sua cronologia.
Anche per chiarire questa questione tra il 1981 e il 1982 l'Ufficio Staccato della Soprintendenza di Muro Lucano ha avviato due campagne di scavo in un'area tra le poche libere da impedimenti (costruzioni moderne, dilavamenti accentuati del terreno, ecc.). Si trattava più precisamente dello spazio esterno alla cinta, tra lo spigolo settentrionale e il tratturo comunale.
I risultati dell'indagine si sono rivelati molto interessanti e non solo per le nuove acquisizioni in relazione alla cronologia della fortificazione.
Con le due campagne di scavo, infatti, si sono portate alla luce i resti di una struttura abitativa databile al IV sec. a.C. (1 0). Più precisamente siamo in presenza di un edificio di cui è stato evidenziato un piccolo ambiente deposito sul lato settentrionale e un ambiente centrale con accesso sul lato orientale. Un muro con andamento Nord-Sud, inoltre, sottintende un ulteriore sviluppo dell'edificio verso Sud.
I muri, costruiti a secco con piccoli blocchi calcarei piuttosto informi, poggiano su un piano di argilla che pianifica i dislivelli presenti, mentre la stratigrafia dello scavo evidenzia tre fasi distinte: un livello inferiore in corrispondenza della fondazione dei muri databile tra la fine del V sec. a.C. e la prima metà del IV sec. a.C.; un livello centrale corrispondente alla fase di vita dell'edificio databile alla seconda metà del IV sec. a.C. fino
ad arrivare agli inizi del successivo e sigillato superiormente da un terzo livello di
distruzione e abbandono caratterizzato da uno strato di bruciato e da chiari segni di crollo.
In quest'ultimo livello, nell'area meridionale dello scavo, sono stati evidenziati ulteriori elementi di analisi archeologica dati dal ritrovamento, in posizione di crollo, di blocchi di arenaria perfettamente squadrati ricollegabili a un monumento o a un muro di fortificazione dalla presumibile tecnica costruttiva di tipo greco analogamente a quanto avviene in molti centri lucani della regione. In particolare, poi, uno dei blocchi presentava una dedica ufficiale del monumento/muro con un testo osco (anche se la morfologia è greca) in cui è riportato il prenome e il nome del meddis Maio Arrio che nel corso della sua magistratura (meddikio) fa costruire l'opera (11) . La cronologia del testo è collocabile, ad un'analisi paleografica, tra il IV e il III sec. a. C. e dunque la struttura in opera pseudo-isodomica è probabilmente coeva alla fase di vita dell'edificio.
Infine il dato stratigrafico è elemento chiarificatore per la nostra questione sulla cronologia delle mura poligonali. Infatti lo scavo aveva come suo limite a Sud lo spigolo della fortificazione con la cortina esterna della stessa. Si è evidenziato, pertanto, come la fondazione della struttura difensiva sia posta al di sopra della fase d'abbandono dell'abitato obliterando il muro meridionale dell'edificio. Come interpretare tali evidenze?
Appare chiaro come l'opera poligonale sia successiva agli inizi del III sec. a.C. avendo come preciso terminus post quem la distruzione e l'abbandono delle strutture abitative. Né si può pensare ad un rifacimento posteriore di questo tratto di fortificazione considerando che l'area nel corso del IV sec. a.C. è già occupata dall'edificio e la linea spezzata della cinta è legata in questo punto alla difesa della porta e dunque concepita contestualmente all'edificazione del muro.
Abbiamo, quindi, indubbiamente una datazione più tarda rispetto a quanto in passato si è congetturato sulla base solo della tecnica costruttiva delle mura.
C'è, invece, da porsi la questione sull'esistenza di una fortificazione in opera pseudo-isodomica nel IV sec. a.C. sulla stessa collina e con un perimetro analogo a quello in opera poligonale. I rinvenimenti dello scavo, oltre a numerosi blocchi riutilizzati nella costruzione delle case coloniche di Raia S. Basilio (12) lo farebbero pensare. D'altra parte, se così fosse, è da presupporre l'insistere della porta nello stesso punto, data la presenza del percorso stradale e avrebbe una sua ragione anche la collocazione della dedica ufficiale nei pressi della porta, area di passaggio ove i connotati, per così dire, monumentali-propagandistici sarebbero maggiormente evidenziati.
L'indagine ricognitiva nell'area all'interno della cinta sembra mostrare la presenza di nuclei insediativi isolati disposti sul piccolo pianoro sulla sommità della collina e su quello più ampio adiacente le pendici settentrionali di Colle Torrana, anche se la conformazione dell'area fa supporre l'esistenza di ampi spazi vuoti (13).

Maggiormente occupate da nuclei insediativi sembrano essere le aree esterne e sottoposte al muro di fortificazione che presentano dislivelli altimetrici meno accentuati.
Sia l'indagine di superficie che limitati saggi di scavo mostrano resti di abitato che cingono a ventaglio da NO a SE, tra i 360 e i 400 m. di altitudine, la collina di Raia S. Basilio.
In particolare nell'estate del 1979, a seguito dei lavori di fondazione per la costruzione di una casa colonica (14) sul pianoro nord-orientale adiacente la Fiumara di Muro, vennero alla luce resti di strutture relative ad una fornace (15). La ceramica recuperata nell'ambiente cottura ci indica una cronologia corrispondente al livello di vita dell'edificio scavato nei pressi della porta.
Analoga datazione abbiamo pure per un edificio situato su un terrazzamento ad Ovest di Raia S. Basilio in località Fontana Fabbricato e del quale si è evidenziato parte di un ambiente deposito (16).
Sembra delinearsi dunque sulla collina di Raia S. Basilio nel corso del IV sec. a.C. uno sviluppo abitativo prevalentemente extra murario conformato alla morfologia dei luoghi e, probabilmente, costituito da nuclei insediativi separati.
L'indagine archeologica degli ultimi anni ha, però, evidenziato una seconda area urbana posta in posizione più alta rispetto all'insediamento di Raia S. Basilio a cui, però, indubbiamente è legato e che, pertanto, potrebbe configurarsi come l'acropoli . Questo nucleo abitato superiore è disposto su un lungo terrazzamento settentrionale del Colle Torrana, a ca. 600 m. di altitudine, denominato localmente Valle degli Orti (17).
I resti di strutture abitative visibili in superficie per un'estensione di ca. 5 ha configurano un abitato agglomerato che occupa gran parte della terrazza naturalmente difesa verso Ovest ,
Nord ed Est da strapiombi o pendii scoscesi. Le diverse parti del nucleo insediativo, impostate su un asse Est-Ovest, sembrerebbero seguire un'organizzazione urbana preordinata secondo schemi legati ad una certa ortogonalità. Nel settore nord-orientale pure si intravedono superficialmente i resti di una struttura semicircolare impostata su un podio che alza il piano di calpestio di oltre due metri e che presenta un diametro di ca. 60 m..
Una strada a Sud che taglia tutto il pianoro con un andamento Est-Ovest sembra delimitare l'area urbana (18). La strada, ove non è interrata, si presenta basolata con piccole pietre calcaree poste tra file di pietre più larghe che agiscono da margini rialzati.
Nel 1980 una nostra campagna di scavo (19) iniziò l'esplorazione archeologica nel settore nord-occidentale della terrazza. Si è potuto evidenziare un edificio quadrangolare misurante m 12x12 costruito con muri a secco in pietra calcarea larghi mediamente 80 cm. e poggianti direttamente sul banco roccioso. Due muretti interni più stretti ripartiscono lo spazio interno in quattro ambienti. Una cabaletta per il deflusso delle acque, adiacente al muro perimetrale orientale, è scavata nel banco roccioso e supera il muro settentrionale attraverso un foro col locato nei pressi dell'angolo Nord-Est.
La stratigrafia mostra un livello di vita posto al di sopra del piano di calpestio costituito da un compatto strato di argilla e pietrisco ed è chiuso superiormente da una fase di crollo e abbandono. I materiali ci indicano, analogamente all'edificio di Raia S. Basilio, una utilizzazione della struttura dalla seconda metà del IV sec. agli inizi del III sec. a.C..
Un secondo edificio, posto a Sud-Est di quest'ultimo e solo parzialmente messo in luce, sembra inoltre confermare quanto già i resti in superficie ci indicano e cioè come le strutture abitative hanno una certa regolarità di impostazione seguendo criteri di ortogonalità nell'impianto urbano.
Da considerare in stretta connessione con l'area per così dire urbana Torrana-Valle degli Orti/Raia S. Basilio è il sito di Serra dell'Occhiano-Ripa della Scala. La località, ubicata sulla cima di uno sperone montuoso, poco sopra gli 800 m. di altitudine a 1 Km. a Nord-Ovest da Colle Torrana, occupa una stretta lingua ondulata digradante con leggera pendenza da Ovest a Est e chiusa a Sud da un profondo burrone. Il sito, segnalato dagli studi ottocenteschi (2 0) , è stato oggetto di ricognizioni e rilievi di superficie nel corso degli anni '80 da parte della
Soprintendenza Archeologica. Si conservano, in particolare, resti di mura in opera poligonale a di fesa soprattutto del lato settentrionale mentre più labili sono le tracce negli altri settori . Sulla base di un'analisi di superficie, il muro è forse costruito con un'unica cortina di blocchi con riempimento interno di pietrisco e cinge la terrazza naturale in corrispondenza della curva di livello degli 810 m. di altitudine. Nell'area centrale del pianoro si intravedono resti di muri relativi ad edifici mentre materiale ceramico coevo all'abitato di Raia S. Basilio e Colle Torrana si è raccolto all'interno della cinta e nell'avvallamento settentrionale esterno.
L'analisi del dato archeologico e topografico fin qui esposti focalizza l'attenzione su un'area piuttosto circoscritta e appare centrale rispetto a un territorio più vasto. Resta aperto il problema dell'ubicazione delle necropoli relative ai distinti abitati. E se per Raia S. Basilio indicherebbero forse i declivi sulle due sponde della Fiumara di Bella nei p ressi della località Ponte Giacoia (21) , più problematica al momento è l'individuazione di quelle di Colle Torrana e di Serra dell'Occhiano, anche se per quest'ultima ipotizzerei il pianoro settentrionale ed esterno alla cinta.
La ricognizione condotta soprattutto sui territori di Muro Lucano, Bella e Castelgrande ci mostra dunque una serie di siti di età ellenistica di più ridotte dimensioni e che possiamo qui sinteticamente indicare di tre tipi: cinte murarie, posizioni di avvistamento più o meno fortificate, insediamenti rurali.
Alla prima tipologia dobbiamo rapportare, oltre a quelli già descritti, il sito di Serra di Fagato e di Monte Nuovo che sembrano porsi a difesa dell'area di confine rispettivamente meridionale e settentrionale. Ambedue le località conservano tracce delle mura in opera poligonale e, similmente ai siti già descritti, sembrano essere occupate solo parzialmente da strutture abitative con ampi spazi vuoti all'interno della perimetrazione.
Abbiamo, poi, relative alla seconda tipologia un certo numero di località posti in punti alti e strategici, tra i 1000 e i 1200 m. di altitudine, e, ove presenti, munite di cinte murarie di più ridotte dimensioni. Questi siti possono ritenersi complementari al sistema difensivo del territorio e fungono, probabilmente, da punti di osservazione e segnalazione come gli stessi toponimi farebbero pensare (Guardiola, Toppo Castelluccio).
Alla terza tipologia, infine, sono rapportabili una serie di piccoli insediamenti isolati e che dunque ci mostrano un paesaggio agrario caratterizzato da fattorie stanziali a volte con più unità abitative, come si evince dall'estensione della ceramica raccolta in superficie.
Il quadro insediativo che si delinea dai dati fin qui raccolti vede, dunque, un'organizzazione territoriale basata sull'occupazione del sistema montuoso alla destra della Fiumara di Muro e del fiume Platano, protetto da una rete di siti difensivi che abbraccia un più vasto territorio e che indicherebbe anche un limite di influenza di un unico gruppo etnico. Di quale popolazione si tratta? Occorre preliminarmente dire che le indagini da noi condotte sul territorio ci mostrano un'assoluta assenza di insediamenti arcaici a Nord del centro enotrio di Baragiano per cui quest'area viene occupata solo al la fine del V sec. a.C., presupponendo un movimento migratorio che d'altra parte i dati archeologici in tutta la regione dimostrerebbero e identificando queste nuove popolazioni come appartenenti ad una corrente culturale sannitico-lucana.
Plinio (22) elenca undici popoli che componevano la nazione dei Lucani; alla fine dell'elenco nomina i Numestrani confinanti con i Volcentani (...Lucanorum autem Atinates, Bantini, Eburini, Grumentini, Potentini, Sontini, Sirini, Tergilani, Ursentini, Volcentani quibus Numestrani iunguntur).
Essendo stato ormai accertata l'identificazione di Volcei con l'odierna Buccino (23) appare chiaro come il territorio di Numistro doveva trovarsi da qualche parte prossimo a quello volcentano ed è quantomai probabile, perciò, come già ipotizzato in passato (2 4) , che possa essere quello che fin qui ho cercato di descrivere a livello insediativo. Tale ipotesi trova conferma oltre che dall'evidenza epigrafica, dal fatto che un antico percorso metteva in diretto collegamento le due aree (25) il cui confine territoriale poteva essere costituito, credo, dal Vallone della Corte.
Fulcro del territorio numestrano diviene quell'area che prima ho indicato, collocata all'incrocio di due vallate fluviali, Fiumara di Muro e Fiumara di Bella, e quindi incontro di sistemi viari che seppure interni e minori, rappresentano un trait-d'u-nion tra le più importanti vallate del Sele, dell'Ofanto e del Basento.
Dunque Raia S. Basilio e le zone limitrofe sembrano configurarsi come l'area urbana (pagus) di un territorio costellato da piccoli insediamenti a carattere agricolo e pastorale (vici).
In tale organizzazione del territorio di tipo paganico-vicanico presumibilmente il pagus a livello socio-economico assomma le funzioni amministrative (26) delle élites mentre i vici rappresentano con molta probabilità le unità produttivo-artigianali.
Le cinte di difesa proteggono gli insediamenti che solo parzialmente occupano le aree all'interno del perimetro fortificato per cui tali spazi sembrerebbero utilizzati solo episodicamente nei casi di necessità.
La loro edificazione presuppone un periodo di attività belliche che le stesse fonti ci attestano e che sono legate alle spedizioni in Italia, nella seconda metà del IV sec. a.C., di Archidamo III e di Alessandro il Molosso a fianco di Taranto in funzione antilucana.
Anche nel nostro territorio i dati fin qui acquisiti dimostrerebbero la parabola discendente della nazione lucana tra la fine del IV e l'inizio del III sec. a.C.. Gli abitati mostrano segni di distruzione e di abbandono soprattutto nelle aree urbane e tutto il sistema organizzativo del territorio sembra gradualmente venir meno con un generale depauperamento demografico.
Tali testimonianze in qualche maniera sono da mettere in relazione alla reazione romana dopo la vittoria con le popolazioni ribelli nel corso della guerra con Pirro e non è da escludere una partecipazione diretta dei numestrani a queste vicende belliche visto, come è stato giustamente evidenziato (27), che la corrente antiromana trova maggiori adesioni negli agrestes dei pagi rustici e nelle realtà geografiche e sociali più periferiche in cui l'atteggiamento ribellistico viene alimentato anche dal contatto con l'elemento sannitico di frontiera. Analogo atteggiamento antiromano le popolazioni locali mostrano di avere nell'ultimo ventennio del III sec. a.C., nel corso delle guerre puniche, anche se il dato archeologico dovrebbe chiarire i termini di sopravvivenza dei vecchi insediamenti lucani nel corso di questo secolo.
Se accettiamo l'ipotesi di ubicazione dell'antico territorio di Numistro nell'area fin qui analizzata, dobbiamo credere che qualcosa della sua organizzazione urbana e territoriale di IV sec. a.C. si conservi ancora alla fine del III a.C.. Infatti, come le fonti ricordano (28), fu qui combattuta una delle battaglie tra l'esercito romano e cartaginese nel 209 a.C.. In particolare nel passo liviano si trova una precisa corrispondenza con quanto la nostra ricerca ha evidenziato in relazione all'area urbana dell'antica Numistro. Infatti dalla narrazione dell'episodio bellico traspare la distinzione tra un collem ed un oppidum i quali, inoltre, non potevano essere molto distanti tra di loro vista la disposizione delle ali dei due eserciti. I siti di Colle Torrana e Raia S. Basilio sembrano rappresentare perfettamente questi due luoghi vicini e separati come pure la piana sottostante Raia S. Basilio si attanaglia molto bene a quel loco plano ove avvenne la battaglia. Insomma una precisa corrispondenza tra fonte letteraria e dato topografico ed archeologico, anche se una più esaustiva conoscenza dei processi storici, sociali, economici e culturali di queste popolazioni potrà esserci solo dopo una ricerca archeologica più ampia e sistematica del territorio.
 

 


NOTE

1 G. ANTONINI, la Lucania - discorsi, voli. I-II, Napoli 1797; L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, Napoli 1797-1805; N. CIANCI DI LEO SANSEVERINO, Da Castelgrande agli avanzi ciclopici di Muro Lucano, Napoli 1889; M. LACAVA, Numistrone e sue vicinanze, Potenza 1890; L. MARTUSCELLI, Numistrone Muro Lucano, Napoli 1896;

2 Fondato dall'avv. S. Pagliuca, pubblicherà dalla fine degli anni '70 il periodico Lucania Archeologica;

3 II costruendo museo nazionale di Muro Lucano presso l'ex seminario vescovile esporrà i materiali della ricerca archeologica di tutta l'area settentrionale del potentino;

4 Si veda oltre alla bibliografia già menzionata: F. RANALDI, Raia di S. Basile (Numistrone) in agro di Muro Lucano, in Lucania Democratica, 1975; A. CAPANO, Beni culturali nel Marmo Platano, Agropoli 1987; S. PAGLIUCA, La valle del Platano dalla preistoria all'età romana attraverso la ricerca archeologica-topografica, in Rassegna Storica Lucana, n. 13, Venosa 1991;

5 Si veda G. LUGLI, La tecnica edilizia romana, vol. I, Roma 1957;

6 La notizia proviene dalla relazione di proposta di vincolo archeologico redatta nel 1968 da Dinu Adamesteanu, l'allora Soprintendente;

7 Per una bibliografia sull'argomento si veda alla voce Muro in E.A.A. voi. V, p. 264;

8 G. PATRONI in NSc 1897, p. 183;

9 M. LACAVA, Numistrone, p. 43, ss.;

10 Relazioni preliminari sullo scavo si trovano in A. CAPANO, l'esplorazione archeologica sul territorio di Muro Lucano, Villa D'Agri 1984; idem, Marmo Platano; idem, L'iscrizione di Muro Lucano, in Italici in Magna Grecia, Venosa 1990;

11 Un'analisi puntuale del testo si ritrova in L. DEL TUTTO PALMA, L'iscrizione di Muro Lucano, in Italici in Magna Grecia, Venosa 1990;

12 Ranaldi ci ricorda inoltre (RANALDI, Raia S. Basile, p. 30) la provenienza da Raia S. Basilio di un blocco ora al Museo Provinciale che presenta sulla faccia a vista la lettera alfa come segno di cava;

13 Altri abitati fortificati di IV sec. a.C. presentano le stesse caratteristiche, si veda ad es. M. GUALTIERI, Roccagloriosa: strutture insediative di una comunità lucana di IV sec. a.C., in Italici in Magna Grecia, Venosa 1990;

14 Mass. Vito Cerone;

15 Vennero evidenziati solo alcuni muretti a secco dell'ambiente cottura;

16 L'edificio risultava molto danneggiato dai lavori agricoli; un grosso pithos era disposto nell'angolo occidentale dell'ambiente;

17 Della località ne parla il Martuscelli (MARTUSCELLI, Numistrune, p. 8); per relazioni più recenti si veda S. PAGLIUCA, Sull'insediamento di Colle Torrana (Muro Lucano), in Lucania Archeologica, I, 1976; A. CAPANO, Muro Lucano; idem, Marmo Platano;

18 S. PAGLIUCA, Torrana, p. 28;

19 A. CAPANO, Muro Lucano;

20 MARTUSCELLI, Numistrone, p. 9; M. LACAVA, Numistrone, p. 136;

21 In questa località nel 1981 a seguito dei lavori di sbancamento per la costruzione della scuola elementare venne alla luce una tomba alla cappuccina quasi interamente sconvolta. La tomba è databile alla fine del IV sec. a.C. (sono stati recuperati, molto frammentati, un lebete a figure rosse, un cratere a motivi vegetali, oltre a frammenti di coppe a v. n.);

22 PLINIO, NH, 3,11,98;

23 G. RADKE, Volcei, in RE, 2, XVI, 759; R.R. HOLLOWAY, Excalations at Buccino, in AJA, LXXIII, pp. 199-201;

24 H. PHILIPP, Numistro, in RE, 1, XVII, 1901; si veda inoltre la bibliografia alla nota 1;

25 R.J. BUCK, The ancient roads of northwestern Lucania and the battle of Numistro, da manoscritto;

26 La menzione della magistratura osca nella dedica di Raia di S. Basilio sembra provare questa ipotesi;

27 E. LEPORE, Per una fenomenologia storica del rapporto città-territorio in Magna Grecia, in Atti CSMG, VII 1967, pp. 54-55;

28 LIVIO, 27, 1, 4-10; PLUTARCO, Marcellus, 24, 4-6; FRONTINO, 2, 2, 6.

 

 

Testo di Salvatore Pagliuca                
tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1996


 

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