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LE PORTE DELLA CITTA'
 

Porta San Giovanni

Prende il nome dalla Chiesa di San Giovanni Battista, che i coniugi Roberto e Palma edificarono nell'anno 1186, con molta spesa, per essere tutta di marmo, che è fuori la Porta della Città nella strada, che si và a' Reformati; fu per l'addietro Ospidale, al presente è Commenda di Malta, ed oggi 1758 non se ne vede vestigio alcuno. Il tutto si fa risalire all'iscrizione scolpita su una pietra recuperata dall'antica Chiesa e murata nel Convento di San Francesco. Sulla data di fondazione della Chiesa di San Giovanni si riscontrano discordanze tra i cronisti: il Viggiano porta la data del 1080; il Rendina annota l'anno 1186; Tripepi e Pedio riportano come anno di fondazione 1180. Si ha conferma dell'esistenza dell'Ospedale di San Giovanni di Potenza in un atto del 1253 e in un atto notarile del 1326. L'Ospedale, già accertato come appartenente ai Gerosolomitani, dal 1424 si trova, probabilmente come commenda, intitolato, per oltre 150 anni, a Santo Spirito de Saxso, che deve intendersi Santo Spirito in Sassio de Urbe, come riportato nella visita del Carrafa del 1571. Alla fine del '500, un Ospedale col nome della SS. Annunziata servito da cosi detti Benfratelli (Fatebenefratelli), istituito dal Comune... fa le veci di altr'Ospedale, che aveva il nome di S. Giovanni... e che ora non è più. La massiccia porta, unico accesso "quasi" carrabile dal lato settentrionale delle mura, ha restituito ai tanti terremoti che hanno interessato il territorio potentino, però, dopo quello del 1826, la relazione tecnica annota: il piè dritto del vano arcato è molto rovinoso ed in conseguenza in tale stato trovasi la volta che poggia sul medesimo.

Nel XIX secolo la cinta muraria fu quasi completamente rasa al suolo e risparmiata solo nei tratti inseriti negli edifici che nei secoli erano sorti a ridosso delle fortificazioni. Paradossalmente, dunque, proprio grazie all’urbanizzazione delle aree di rispetto, tenui tracce delle mura sono tuttora leggibili lungo il versante nord-orientale del colle, a ridosso della Porta San Gerardo e lungo la Via Due Torri.

Portamendola  (Via Orazio Petruccelli) - (non più esistente)

Il toponimo deriva dal nome della "porta" sul lato meridionale dell'abitato, dove, secondo la tradizione popolare, fioriva l'albero del mandorlo. Le prime notizie rinvenute su questo sito risalgono al XVI secolo: Antonio de nido tenj horto justo lo carbonaro de la porta mendola et justo lo fosso de la citate. Più tardi si legge che Marsilio Faucinella tene una vigna justa lo calancon che vene da la porta mendola. Nei primi anni del secolo XVII si legge che carmosina ferrera tene la torreta justa la via della porta mendola. Trattasi, in effetti, di una "porta" che non aveva alcuna importanza per la strategia di difesa della città, per l'accesso pedonale e per i traffici veicolari.

La Porta, oggi non più esistente, era adiacente alla torretta, che il popolo chiamava la "torre dalle uova d'oro".

Portasalza - (non più esistente)

Il nome deriva dall'antico casale, costruito a margine dell'abitato e da questo separato dal fossato e dall’omonima porta, che, fino alla sua demolizione ha significato l'unico ingresso carrabile controllato della città. La forma architettonica dell'ingresso non è documentata neppure dalla descrizione dell'entrata in città di don Alfonso de Guevara, conservata nel Registro relativo al triennio 1578-1580, in cui si legge che "l'Illustrissimo Possessore Conte sopra lo ponte di detta Porta, il quale fu fatto per la Città tutto di taffità di vari e diversi colori". Questo conferma soltanto che il ponte levatoio ed il fossato costituivano l'unica struttura di accesso, imboccandosi direttamente la via più centrale dell'abitato. Sull'importanza della porta e sull'esatta ubicazione della stessa non vi sono incertezze dopo la lettura della "relazione Marchi", che porta alla compilazione della prima toponomastica ufficiale di Potenza: "più non esiste quella (porta) di Portasalza, che pure era la principale per l'accesso alla Città, preceduta da un fossato ed avente il ponte levatoio, dappoichè venne abbattuta, per disposizione del decurionato cittadino del 2.10.1817, stante l'ingrandimento della Città disposto con altra precedente decisione dello stesso decurionato del 16.1.1816. Così il borgo o rione di Portasalza, sorto al di fuori della porta, venne aggregato alla Città. La detta porta cittadina esisteva per lo appunto al principio della Strada Pretoria, e propriamente nell'attuale crocevia costituito dalle due vie laterali presso cui finisce la salita di Portasalza".

L'esistenza del casale, ipotizzata per la Potentia romana, è accertata in pieno Medioevo: la presenza della cappella di San Giacomo è documentata sin dal 1206, anteriore a quella di Santa Lucia; questa, pur rappresentando una datazione certa, non può essere considerato il limite temporale più antico per datare l'insediamento antropico del sito. La mancanza di documentazione certa per alcuni secoli della storia potentina non fa dimenticare che l'esistenza di queste cappelle, quasi rurali al margine dell'abitato, è la manifestazione dell'esigenza pastorale della Chiesa di San Michele, che governa buona parte della vita cittadina. All'inizio del secolo scorso il borgo è quasi interamente edificato. Lo sviluppo della città, reso urgente e pressante dalla scelta di Potenza "novella capitale" della provincia di Basilicata, non si realizza con l'ampliamento del borgo, malgrado che per molti decenni si siano presi di mira i terreni demaniali di Montereale, ovvero nonostante, sin dal 1844, fosse stata decisa la costruzione di un sobborgo sul suolo del vicino demanio detto il Monte che il comune avrebbe fornito gratuitamente.

Porta San Luca  (Rampa Manhes)

Prende il nome dall'antica "porta" di accesso alla città dal versante sud-orientale, adiacente al convento delle Chiariste di San Luca. Trattasi dell'inizio della strada, denominata a volta "dei mulini", a volta "del correzionale o delle prigioni", che dalla città porta alla Chiesa di San Rocco e, quindi, nella piana del Basento ove erano ubicati i mulini.

Il Convento di San Luca, dal 1862 Quartiere Militare e tuttora Caserma dei Carabinieri  a sorvegliare il centro storico e le vastissime aree edificatorie che degradano verso il fiume, è noto dal 1253, come riportato in una pergamena della Cattedrale. Dopo il 1445 confluiscono in questo convento le consorelle Benedettine del Monastero di San Lazzaro, presente in città sin dal 1252. A causa dei "costumi rilassati" su segnalazione del vescovo Vassallo, il monastero, nel 1466, viene affidato alle Clarisse. L'edificio era ancora adibito a monastero nel XV secolo, tanto che il chiostro è annotato come "minacciante rovina". La posizione economica del "Venerabile Monisterio delle Monache di Santa Chiara sotto il titolo di San Luca" appare di notevole rilevanza alla metà del secolo XVIII; ad esso facevano capo, infatti, 26 appezzamenti di terreni distribuiti sull'intero territorio di Potenza e tra i quali si individuano le tre grandi tenute di Pallareta, della Macchia e di Varco Izzo.

Porta San Gerardo  (Via Vincenzo Scafarelli)

La Porta prende il nome dalla Chiesa di S. Gerardo, e costituisce una delle tre porte ancora visibili dell’antica Potenza. Costruita in età normanna, consentiva probabilmente l’accesso diretto ai possedimenti della Curia Vescovile all’interno delle mura, quasi a sanzionare fisicamente il controllo del clero su quella parte della città. Il passaggio è coperto da una volta “a botte” in conci di pietra calcarea irregolarmente sbozzati, posti di taglio; all’esterno è preceduto da un contrafforte. Sia all’esterno che all’interno, l’estradosso dell’arco è sormontato da una piccola finestra.Soltanto in seguito a lavori di consolidamento e di restauro, sono stati scoperti alcuni mosaici di particolare interesse storico-artistico, che, tra l’altro, hanno consentito di accertare l’edificazione del Duomo sulle preesistenze di una basilica paleocristiana del IV secolo d.C., circostanza che lascia presupporre la presenza di un insediamento antropico nell’area circostante la Chiesa.

Porta Trinità - (non più esistente)

pubblicazione autorizzata:            

Comune di Potenza - unità di direzione     
cultura, politiche giovanili, promoz. immagine
( testo: D. Mancusi - C. Serra )

 

 

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