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Gastronomia Superstizioni Tradizioni

 

Specialità gastronomiche: fusilli e pasta casereccia, baccalà con i peperoni cruschi, lagane e ceci.

Superstizioni: è segno di sfortuna: - quando si versa il sale; quando passa un gatto nero; quando si rompe lo specchio; passare sotto una scala; aprire l’ombrello in casa; inoltre non bisogna toccare gli animali durante un temporale.
L’alunno Luzzi conferma che ci sono molte leggende nella frazione “Pian di Zucchero” che parlano di apparizioni di morti; l’ambiente favorevole è la notte tarda e il brutto tempo. Secondo il racconto di un amico, questi con il padre una notte tornava a casa. Ad un tratto il motore della macchina si è spento, ma i fari accesi illuminavano un uomo di spalle, alto due metri, vestito come gli uomini preistorici e con un bastone in mano. li padre del ragazzo si è messo a suonare e quell’uomo ha girato la testa di 180° senza muovere il resto del corpo. Dopo un grande spavento, in un attimo l’uomo è scomparso e la macchina si è rimessa in moto. Si è saputo poi che in quel posto era morto un pastore.
Anche un cacciatore in un giorno di nebbia, vicino a una galleria, si è trovato vicino a una casa che dicono stregata. All’improvviso ha sentito un forte pianto di un bambino ed ha visto dei cani lupo che lo divoravano, mentre il sangue schizzava da tutte le parti. Il cacciatore è scappato per chiamare i carabinieri che, giunti sul posto non hanno trovato niente, nemmeno una macchia di sangue. Si sa che in quel posto sia stata uccisa una bambina chi dice schiacciata da un treno, e chi dai massi di una galleria in costruzione, durante la guerra.

Leggende e racconti: L’alunno Lamonea ci riferisce il disagio che vissero gli abitanti di Potenza durante la seconda guerra mondiale, attingendo alla tradizione orale. La nonna dell’alunno racconta di un amico che, rinchiuso nel campo di concentramento, per rimediare alla carenza di cibo arrosti e mangiò una scarpa di vitello.
La donna riferisce anche di aver vissuto sotto una galleria perché c’erano i bombardamenti. La galleria parte dal “Covo degli Arditi’ nei pressi del distretto militare, per arrivare nei pressi di Verderuolo. Per nutrirsi mangiava purè di fave e strascinati fatti con i semi di una pianta che chiamano “aveccia”. La galleria, lunga I km. circa, è stata chiusa per evitarne l’uso privato. Infatti chi abita nei palazzi sovrastanti ne aveva ricavato degli scantinati.
Anche l’alunno Tamburrino riferisce una storia dei tempi della guerra raccontata dalla nonna. Suo cognato Salvatore di 21 anni era al fronte come bersagliere. Imprigionato, consumava il magro pasto nella “gavetta’, un recipiente di alluminio o latta, in uso ancora oggi tra i soldati. Non c’erano né forchette né cucchiai, ma si mangiava come i cinesi, solo con delle bacchette di legno. Quell’esperienza danneggiò la salute del prigioniero che però poi riuscì a tornare a casa col treno.

Altre tradizioni: l'uccisione del maiale
E' un’usanza tipica lucana. Sono molti i modi di ammazzare il maiale. Un’usanza antica dice che se la luna è piena la maialatura viene bene, mentre se la luna è a metà, viene male; inoltre, se il maiale è una scrofa non deve essere ammazzata quando è in calore perché la carne non viene bene. La mattina all’alba si accende il fuoco e si mette su una “caldana” d’acqua a bollire. Quando bolle l’acqua, il padrone si reca nel “casiello” (recinto) e lega una corda intorno alla bocca e una ai piedi. Secondo l’alunno Luzzi, il maiale si addossa al muro. Quando è ben legato, con un coltello lungo e affilato lo si scanna alla gola, incidendo l’aorta. Ci vuole una persona molto esperta per tagliare la trachea. Gli alunni Denis, Lamonea e Caiazzo dicono che il maiale si porta sul “tumbagnio’, un tavolo dove si ammazza l’animale. Il sangue viene raccolto in una bacinella, dove viene sempre rimestato per evitare la coagulazione. Secondo Denis, il maiale si immerge in una vasca di ferro piena d’acqua bollente e si comincia a “setolare”. Secondo Caiazzo, Lamonea e Luzzi, il maiale si mette sul “gaut”, tavolo per setolare. e può essere di ferro o di legno. Poi si incide vicino alle zampe posteriori in modo da far uscire i nervi e si mette sul “gamier”, un bastone di legno o di ferro ad arco. Infine si pesa sulla “statela” (una bilancia apposita) e una persona esperta lo incide dall’alto in basso. Dopo, si innalza con una carrucola (una rondella attaccata al soffino con una corda), e si passa a sventrarlo dalla pancia. Denis e Lamonea dicono che gli intestini si puliscono più di una volta, in una conca con acqua tiepida e pezzi di limone: è un lavoro svolto dalle donne. Secondo Caiazzo e Luzzi, gli intestini si lavano più volte col sale e poi si immergono in un recipiente con acqua tiepida e aceto bianco, limone e arancia a spicchi. Infine, si fa festa con parenti, amici e carne arrostita. Il giorno successivo di fanno la salsiccia, la soppressata, il pezzente, il capicollo, la cotica, il prosciutto. la sugna. la pancetta, la pancetta arrotolata, la gelatina, il sanguinaccio.
La maialatura è una tradizione che in contrada Dragonara incomincia verso la fine di novembre e termina a metà gennaio. Ogni famiglia che possiede un maiale decide il giorno in cui lo ucciderà e invita tutti i parenti e i vicini. Presso alcune famiglie le operazioni cominciano al mattino molto presto con l’aiuto di chi può; verso le IO e mezza si consuma uno spuntino, mentre il pranzo si fa poi con tutti coloro che non sono potuti andare ad aiutare di buon’ora.Altre famiglie invece il maiale lo uccidono al pomeriggio e, a operazione conclusa, si cena tutti insieme. Due sono i modi per uccidere il maiale. Il primo consiste nel legare il maiale per il muso per trascinarlo fino al tavolo su cui lo si costringe a salire; quindi lo si lega come in una imbracatura e, così immobilizzato,lo si uccide con un coltello che serve proprio a questo. Subito dopo gli si versa addosso acqua bollente per ripulirlo dalle setole. Il secondo modo è quello di legare il maiale per un piede e di appenderlo al braccio della pala meccanica: così appeso lo si uccide. Poi esso viene trasportato con la pala stessa o con una carrucola sul tavolo preposto alle operazioni. In entrambi i casi ripulito delle setole con l’acqua bollente, il maiale viene appeso in un locale fresco, lo si taglia a metà, gli vengono asportati gli intestini e il fegato che serve per gli usi di casa. Resta appeso così fino al giorno dopo, quando si fanno le vere e proprie operazioni di lavorazione della carne. Agli uomini spetta il compito di staccare le carni dal lardo, e il lardo dalla cotenna.Alcune donne si dedicano alla preparazione e selezione delle carni, altre alle pulizie dei locali imbrattati in vario modo dai lavori e dai festeggiamenti, nonché alla preparazione del pranzo della giornata, a base, naturalmente, di carne di maiale. (R. Genovese).

da "Istituto Alberghiero di Pz" 
(Prof. M. Schirone)       

 

 

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