Chiesa di S. Francesco d'Assisi e Convento

 

P.zza Mario Pagano - L'austero edificio duecentesco, sorse, secondo la tradizione, "sul cammino" del Poverello di Assisi. Sul portale principale della costruzione, alla base dell'impianto dell'archivolto, si leggono due date: a sinistra FUN. CON. 1265, anno di fondazione del convento, e a destra FUN. ECCLAE 1274, anno di costruzione della Chiesa.Un atto notarile del 1279 tramanda un evento straordinario, legato alla realizzazione dell'edificio. Nel 1266 due operai rimasero improvvisamente sepolti mentre scavavano le fondamenta della struttura: sebbene la terra fosse premuta sempre più su di loro per l'accorrere di molti curiosi, all'improvviso un operaio, dando una picconata a caso, fece volare via il berretto di uno dei malcapitati. Davvero un incredibile prodigio, dal momento che i due uomini in realtà erano sprofondati per più di qualche metro. In seguito all'episodio, da tutti considerato un miracolo di S. Francesco, il popolo potentino tributò una grande devozione al "frate poverello" e ai suoi seguaci.
L'attuale Chiesa sorge sui resti di un preesistente oratorio protoromanico, di cui si conservano elementi decorativi in pietra con il motivo della palma a ventaglio, inseriti nel muro sinistro esterno della Chiesa, sotto il portico restaurato e sulla parete interna dell'abside. La facciata anteriore dell''edificio presenta, in alto, un grande rosone con vetrata e in basso, un bellissimo portale durazzesco. Sul fianco sinistro della Chiesa si conserva il portale che dà accesso all'ala superstite del chiostro cinquecentesco, fatto costruire per iniziativa dei conti Guevara di Potenza. Dell'antico "Grande Convento", che tra il XVI e il XIX secolo ospitò una prestigiosa Scuola Teologica, non rimane quasi nulla. L'edificio, che in passato occupava pressappoco un'area corrispondente all'attuale ex Palazzo di Giustizia e parte del Palazzo del Governo, oggi si riduce a poco più di una quarantina di ambienti. Del chiostro si conserva un porticato a sei arcate al cui termine è collocata una porta lignea, che conduce all'antisacrestia e dà accesso al convento, ancora oggi abitato dai Frati Minori Conventuali. A coronamento della porta, databile agli inizi del XVI secolo, si può ammirare un portale quattrocentesco in pietra calcarea. Dall'esterno sono visibili, sulla facciata sinistra dell'edificio, tre monofore risalenti alla seconda metà del secolo XIII, simmetricamente presenti anche sulla facciata laterale destra.
A completamento del prospetto laterale sinistro, si leva il possente campanile che presenta su un alto basamento un ordine di finestre romaniche, due ordini di finestre gotiche ed una cuspide piramidale di restauro. Questo corpo di fabbrica, più volte sottoposto a rifacimenti, risale alla fine del XIV o all'inizio del XV secolo.
Al 1499 è datato il portale principale della Chiesa, che incornicia una porta lignea di grosso pregio per qualità e rarità dell'intaglio. L'impianto della Chiesa, secondo lo stile delle prime chiese francescane, è molto semplice: un'unica navata considerevolmente allungata, chiusa da abside, con copertura lignea di restauro a capriate "a vista". Sulla parete sinistra, in una nicchia, si trova un affresco raffigurante il Martirio di San Sebastiano, opera del celebre pittore lucano Giovanni Todisco, risalente al 1550.
Proseguendo lungo la parete, a sinistra dell'arco trionfale, è visibile la porta che mette in comunicazione la Chiesa con l'antisacrestia. La pregevole scultura del XVII secolo è a due battenti, ognuno dei quali si compone di tre riquadri uguali. Nelle formelle superiori sono intagliati "a giorno" dei motivi vegetali, in quelle centrali volute ed elementi fogliacei incorniciano un fiorone iscritto in un cerchio; mentre nei riquadri inferiori ritorna il motivo del fiore iscritto nel cerchio e circondato da foglie. Sulla parete di destra dell'antisacrestia, un portale durazzesco incornicia un'altra porta lignea di grande valore che immette in un'ampia sala in cui si conservano dodici pannelli ottagonali raffiguranti gli Apostoli, chiaramente realizzati da mani diverse in epoche differenti, probabilmente tra la fine del Seicento e gli inizi del secolo seguente. La porta, del XVI secolo, è a due battenti divisi ciascuno in tre riquadri.
L'arco trionfale, decorato a motivi tardogotici di derivazione catalana, separa lo spazio riservato ai fedeli dalla zona presbiterale. Al centro dell'abside, chiusa da una volta "a crociera" in stile tardogotico, è sospeso un crocifisso di pregevole fattura dell'inizio del Seicento. L'attento studio naturalistico del corpo umano e l'espressione di contenuta sofferenza che traspare dal volto del Cristo testimoniano una svolta iconografica che anticipa i numerosi esemplari barocchi presenti in tutta la Basilicata.
Al centro del presbiterio è possibile ammirare l'altare marmoreo; sulla parete destra della navata è addossato il sepolcro di Donato de Grasis. La raffigurazione del defunto costituisce un'importante testimonianza dell'abbigliamento cinquecentesco tipico del potentino di medio ceto sociale: tunica corta di panno pesante, camicia con maniche strette ricoperte fino a metà dallo slargo della tunica, pantaloni stretti e corti fin sotto il ginocchio, chiusi da un legaccio su calze spesse, scarpe ben modellate sul piede in tessuto pesante con suola di cuoio ed infine berretto senza falde aderente al capo. C'è chi ha voluto vedere nell'opera risalente al 1534 la mano di un insigne maestro come Giovanni da Nola; anche se, in realtà, il sepolcro sembra assai vicino a modelli iconografici napoletani di fine Quattrocento ed inizio Cinquecento.Sempre lungo la parete destra è possibile ammirare, all'interno di una nicchia, una tempera su tavola donata alla Chiesa di San Francesco dalla famiglia Janora nel 1852. Si tratta di una Madonna con Bambino, meglio nota come Madonna del Terremoto, in quanto legata al ricordo del terribile sisma che colpì Potenza e molti altri centri della Basilicata nella notte del 16 dicembre 1857. Il dipinto, che presenta affinità stilistiche con le icone pugliesi del XIII secolo, rappresenta la Vergine con il capo dolcemente inclinato verso il Figlio, raffigurato nell'atto di benedire con la mano destra e con un rotolo nella mano sinistra. A destra della preziosa icona, all'interno di una nicchia, si conserva un affresco raffigurante S. Francesco in posizione eretta con il saio ed un libro nella mano sinistra. I continui restauri effettuati nel corso dei secoli ne compromettono la datazione che dovrebbe aggirarsi, in base al confronto con altri affreschi, intorno al quinto decennio del XV secolo.
Di probabile maestranza locale è un affresco del XIV secolo che ritrae S. Chiara in posizione frontale ed eretta, con il saio francescano e con un libro nella mano sinistra.

 

pubblicazione autorizzata:
Comune di Potenza - unità di direzione
cultura, politiche giovanili, promoz. immagine
( testo: D. Mancusi - C. Serra )

 

 

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