Chiesa di S. Michele Arcangelo
Via Rosica -
Una delle più antiche testimonianze relative all'esistenza dell'edificio è
rappresentata da un documento del 1178 in cui i chierici di questa Chiesa
e di quella della Trinità, site nel "castrum vetus", il centro urbano,
chiedevano al vescovo Giovanni Sola di confermare gli ordinamenti
regolanti la vita, i doveri e i diritti dei due collegi presbiterali, già
emanati dal re Ruggero. Tuttavia, la fondazione di questo luogo di culto è
sicuramente anteriore al 1178, come fa presupporre l'intitolazione a San
Michele che rimanda al periodo longobardo.Il prospetto principale,
realizzato in pietra "a vista", diviso in tre zone da quattro lesene
sistemate all'estremità della facciata, riflette chiaramente la
ripartizione spaziale dell'interno. Il portale principale è caratterizzato
da un doppio stipite con doppio arco "a tutto sesto", al di sopra del
quale si apre una grande finestra "strombata".
E' possibile accedere nell'edificio anche da un ingresso laterale posto al
centro della facciata destra. Il portale è in pietra con conci lavorati a
faccia vista e presenta, nella lunetta sovrastante la piattabanda, un
bassorilievo raffigurante una Madonna con Bambino, recante a sinistra il
simbolo francescano e a destra un motivo floreale. Tra il portale ed il
coronamento ad archetti è murata un'iscrizione funeraria romana.
L'edificio, di stile chiaramente romanico, presenta un impianto basilicale
con tre navate terminanti in tre absidi. La navata principale ha una
copertura lignea a capriate "a vista" ed è illuminata da tre monofore "a
doppio strombo". Varcato il portale principale, nella parete destra della
Chiesa, due nicchioni cinquecenteschi conservano tracce di affreschi
rinvenuti in occasione di lavori di restauro eseguiti negli anni Settanta.
Il primo, meglio conservato, raffigura una Vergine in trono con Bambino in
grembo tra S. Nicola di Bari e S. Ambrogio ed in basso i due donatori. In
alto, sulla sinistra, la città di Potenza fa da sfondo alla figura di S.
Michele che uccide il drago. L'ignoto artista, con molta probabilità, può
essere ricollegato alla cerchia di Giovanni di Luca da Eboli, attivo nella
prima metà del XVI secolo. Nel secondo nicchione, sono visibili frammenti
illeggibili di un affresco che raffigurava, probabilmente, una Santa ed
un'altra figura inserita all'interno di motivi decorativi. Al dipinto mal
conservato fa da cornice un arco in pietra calcarea con alte basi che
sostengono due lesene con capitelli di stile ionico, sulla cui piattabanda
si legge il nome del donatore e la data di esecuzione: Donato Cannillo -
1551.
Proseguendo lungo la parete destra, è possibile ammirare una tempera su
tavola raffigurante la Madonna del Carmine, la cui icona riflette
chiaramente canoni stilistici bizantini. Accanto, un olio su tela, propone
il tema dell'Annunciazione. La Vergine è raffigurata in ginocchio davanti
al leggio in direzione dell'Angelo che indica, con la mano destra, il
cielo e regge, nella sinistra, un giglio. Dalla finestra aperta la
dirompente figura del Padre Eterno invia alla Madonna un fascio di luce,
la colomba dello Spirito Santo ed un angelo portacroce che si presenta
come un elemento iconografico assai innovativo. In basso a destra è il
committente a mani giunte, mentre sull'inginocchiatoio è posta la data,
1612, e la firma dell'artista Giovanni de Gregorio, meglio noto come il
"Pietrafesa".Sulla parete sinistra è possibile ammirare un olio su tela,
raffigurante una Madonna con Bambino ed i SS. Pietro e Paolo, databile
intorno al 1580 ed opera dell'artista fiammingo Dirck Hendricksz, noto
come Teodoro D'Errico, appartenente alla cerchia Filippo II, viceré di
Napoli.
Segue l'altare intitolato a S. Antonio, in legno policromo finemente
intagliato, ricomposto in passato con elementi di scuole ed epoche
diverse.
Un dipinto ad olio del XVII secolo raffigura S. Gerardo e S. Francesco da
Paola a sinistra, S. Vito e S. Ignazio a destra, probabili opere di un
pittore locale. Della stessa epoca è una scultura lignea posta nella
nicchia, raffigurante S. Antonio secondo l'iconografia tradizionale, quasi
sicuramente opera di un artista lucano.
La navata sinistra termina con una cappella con fonte battesimale databile
alla metà del secolo scorso, al cui interno sono inseriti due dipinti
raffiguranti scene battesimali, realizzati dal pittore Mario Prayer nel
1950.
pubblicazione autorizzata:
Comune di Potenza - unità di direzione
cultura, politiche giovanili, promoz. immagine
( testo: D. Mancusi - C. Serra )
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