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Patrioti di Forenza - 1700/1880

PATRIOTI DI FORENZA (1700-1870)
Dizionario dei Patrioti Lucani Vol. I

BOCHICCHIO ANTONIO
nacque in Forenza nel l800 da Canio e da Maria Giuseppa Maniscalco. Appartenente ad antica famiglia di origine albanese, Bosichio, fu avviato agli studi di medicina che completò in Napoli nel 1823. Affiliato alla Carboneria, rientrò nel suo paese, dove, iscritto nei ruoli dei contribuenti per un imponibile di Duc. 695,37 mantenne contatti con le forze liberali operanti nei paesi del melfese. Nel 1848 fece parte del Circolo Costituzionale di Forenza in seno al quale rappresentò la corrente moderata. Nell'estate del 1848 si trasferì a Potenza da dove si allontanò nel dicembre del 1849 per evitare la cattura disposta nei suoi confronti dalla Gran Corte Speciale di Basilicata.
Dopo la promulgazione della sovrana indulgenza del 10 aprile 1850, venne revocato l'ordine di arresto emesso nei suoi confronti ed, incluso tra gli "attendibili" politici, fu relegato nel suo paese "sotto sorveglianza di polizia". Valoroso chirurgo e stimato oculista pubblicò in Potenza nel 1849, una Lettera critica al prof. oculista D. Giuseppe Gernier sopra tre operazioni di cataratta da costui eseguite nella Provincia di Basilicata. Nell'865 pubblicò alcune Riflessioni sulla perpetua verginità di Maria Santissima. Morì a Forenza il 2 agosto 1869. Aveva sposato Giuseppina Nigri da Oppido sorella di quel Lorenzo che, con i fratelli, aveva partecipato attivamente ai moti carbonari del 1820-21.

BOCHICCHIO FRANCESCO SAVERIO
nacque in Forenza il 18 dicembre 1808 da Giuseppe e Angela Maria Allamprese. "Galantuomo" aveva sposato Teresa Gilio. Ricoprì cariche amministrative e fu sindaco del suo paese. Nel 1848, decurione di Forenza, aderì al movimento liberale e militò nella corrente moderata che, in Basilicata, faceva capo a Vincenzo d'Errico. Implicato nei fatti svoltisi nel suo paese nel J 848, fu destituito dalla carica e nel dicembre del 1850 venne arrestato con i fratelli Domenico Canio, Michele Antonio e Vincenzo Antonio per rispondere di "cospirazione commessa nel 1848 per oggetto di distruggere e cambiare la forma di Governo eccitando i sudditi ed abitanti del Regno ad armarsi contro l'Autorità Reale". Coinvolto in un processo per "cospirazione ad oggetto di cambiare l'attuale forma di Governo" nell'ottobre del 1859, si rese latitante e rientrò nel suo paese a seguito del provvedimento di revoca del mandato di arresto adottato nei suoi confronti dalla Gran Corte Criminale di Basilicata il 25 aprile 1860.

BOCHICCHIO GABRIELE
nacque in Forenza da Vincenzo Antonio.
"Galantuomo", aderì al movimento liberale e, ricercato quale promotore di una manifestazione popolare nel suo paese nell'ottobre del 1858 conclusasi con l'uccisione di un gendarme, si rese latitante intrattenendo i rapporti con i liberali di Forenza. Nell'ottobre del 1859 fu implicato con il padre in un processo per cospirazione e rientrò nel suo paese soltanto a seguito del provvedimento adottato nei suoi confronti dalla Gran Corte Criminale di Basilicata il 25 aprile 1860 e svolse proficua attività diretta ad organizzare le forze liberali del suo paese. Nell'agosto del 1860 partecipò ai moti insurrezionali, con il grado di secondo sergente, fece parte della cavalleria delle forze insurrezionali lucane. Schieratosi nell'autunno del 1860 contro la politica piemontese e ben conosciuto in tutto il Melfese come uomo dotato di notevoli capacità organizzative, nell'aprile deI 1862, tramite Crocco, che alle sue dipendenze aveva partecipato ai moti insurrezionali dell'agosto, fu sollecitato dal Governo Provvisorio di Melfi ad aderire ai moti legittimisti assumendone il comando militare. Ma il Bochicchio che già aveva difeso Maschito contro l'assalto di Crocco non accettò il comando militare offertogli dagli insorti e seguì invece la colonna d'Errico sul Vulture. Il 18 aprile 1861, quando già gli uomini del d'Amato, battute le truppe regolari alla periferia di Rionero in Vulture stavano per occupare quel centro abitato, al comando di un reparto di volontari della colonna d'Errico, attaccò alle spalle le forze legittimiste costringendole a ripiegare su Barile e provocando, in tal modo, l'abbandono del Melfese da parte di Crocco.

BOCHICCHIO MICHELE ANTONIO GAETANO
nacque in Forenza il 22 dicembre 1821 da Giuseppe e da Angela Maria Allamprese. "Galantuomo", sposò Caterina Santoliquido. Nel 1848 aderì al movimento liberale militando nella corrente liberale che, in Basilicata, faceva capo a Vincenzo d'Errico. Arrestato nel dicembre 1850 fu scarcerato dopo qualche mese perché usufruì della sovrana indulgenza del 10 aprile 1850. Incluso tra gli "attendibili" politici, venne sottoposto a "sorveglianza di polizia".

BOCHICCHIO NICOLA
nacque in Forenza da Canio e da Maria Giuseppa Maniscalco. Iscritto nella lista degli eleggibili alle cariche municipali del 1821 come "possidente analfabeta" ed in quella del 1825 come "proprietario" che "sa scrivere", era iscritto nei ruoli dei contribuenti per un imponibile di Duc. 685,75.
Coinvolto nel suo paese nel 1848, fu incluso tra gli "attendibili" politici e sottoposto a "sorveglianza di polizia". Morì in Forenza verso il 1854.

BOCHICCHIO NICOLA
nacque in Forenza da Pasquale nipote del "dottore fisico" Antonio, fu incluso tra gli "attendibili" politici per la sua partecipazione ai fatti svoltisi in Forenza nel 1848.

BOCHICCHIO VINCENZO
nacque in Forenza da Canio e Maria Giuseppa Maniscalco. "Proprietario", coinvolto nei fatti svoltisi nel suo paese nel 1848, fu incluso tra gli "attendibili" politici e sottoposto a "sorveglianza di polizia". Nel 1860 accettò il programma del Comitato dell'Ordine e, con gli insorti del suo paese, seguì la IV colonna delle forze insurrezionali lucane che operò al comando di Nicola Mancusi.

BOCHICCHIO VINCENZO ANTONIO FRANCESCO
nacque in Forenza il 3 settembre 1804 da Giuseppe e da Angela Maria Allamprese. Avvocato e conciliatore nel suo paese, "all'epoca calamitosa del 1848 si distinse per i principi demagogici perturbando... l'ordine pubblico. Messosi a capo di una setta rivoluzionaria, fa eleggersi capitano della Guardia Nazionale". Destituito dalla carica di conciliatore ed, arrestato nel dicembre del 1850 con i fratelli Francesco Saverio, Domenico Canio e Michele Antonio per rispondere di "cospirazione commessa nel 1848 ad oggetto di distruggere e cambiare la forma del Governo", il 25 ottobre 1851 fu condannato dalla Gran Corte Speciale di Basilicata alla pena di anni 7 di ferri, e, nel novembre di quello stesso anno fu assegnato al bagno di Procida. Nell'agosto del 1853, condonatagli la pena residuale, fu relegato nel suo paese. Nel febbraio del 1855 fu condannato a cinque mesi di prigionia perché trovato in possesso di armi e di "scritti settari". Nel luglio del 1857 accusato di avere organizzato un movimento insurrezionale nel suo paese, venne nuovamente arrestato e il 18 giugno del 1858 condannato a due anni di prigionia. E scarcerato a seguito della sovrana indulgenza del 10 gennaio 1859, rientrò nel suo paese e, nonostante fosse "sotto stretta sorveglianza di polizia", coadiuvato dai liberali di quel centro abitato, "raccolse armi e munizioni per fare una rivoluzione". Arrestato ancora una volta il 29 ottobre del 1859 per rispondere con il figlio Gabriele di "cospirazione ad oggetto di cambiare l'attuale forma del Governo", fu scarcerato a seguito del provvedimento adottato nèi suoi confronti in 25 aprile 1860. Nell'agosto del 1860 partecipò attivamente ai moti insurrezionali e, con il grado di ufficiale, fu aggregato alla VII colonna delle forze insurrezionali lucane che operò al comando di Davide Mennuni. Ufficiale della Guardia Nazionale, partecipò alla repressione dei moti legittimi in Basilicata nell'aprile del 1861 e successivamente alla lotta contro il brigantaggio. Morì in Forenza il 3 maggio 1881.



"FORENZA Usi - Costumi - Leggende"

Autore: Padre Emilio Giugno

 

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