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Le masserie fortificate Aree interne e Metapontino

LE MASSERIE PALAZZO DELL'AREA INTERNA


MASSERIA CASTELLO DI RECOLETA
La masseria, distante circa 12 Km. da Montalbano J., è ubicata nel vastissimo Lenimento che un tempo apparteneva al priorato basiliano di San Nicola in Sylva; quest'ultimo apparterrà poi, con vicende alterne, al vescovo di Tricarico (MT) nel 1123 (bolla di papa Callisto li), alla "Trinità" di Venosa (PZ) nel 1162 ed ancora una volta al vescovo di Tricarico, come attestato in una successiva bolla di papa Lucio II.
Nel XVI sec. subentrerà il toponimo di Recoleta in sostituzione dell'antica designazione del feudo monastico che, con minore estensione, apparterrà alla famiglia Rapone e successivamente, nel 17411, a Francesco Federi ci che amplierà notevolmente la tenuta; nel 1952 questa sarà espropriata dall'Ente di Riforma Fondiaria (attuale E.S.A.B.), che la lottizzerà e la distribuirò agli assegnatari.
Edificata a cavaliere dei secc. XVII e XVIII, il complesso rurale si articola su due livelli con corte interna e con impianto Irregolare peri diversi momenti costruttivi succedutisi nel tempo, includendo pure, per lato, una pregevole chiesa che asseverala destinazione residenziale dell'insediamento.
La struttura residenziale, di cui si è appena rimarcata l'incidenza qualificante, è posta al piano superiore limitatamente ai prospetti di sud-est mentre la chiesa, dedicata alla Vergine nel 1744 dalla famiglia Federici, è disposta lungo il lato settentrionale, convenientemente collegata con gli appartamenti padronali per un'agevole partecipazione alle funzioni sacre.
II fronte principale, che è il lato orientale dell'edificio, è scandito da un imponente portale d'ingresso archivoltato che immette in un androne ad arco ribassato su colonne, che a sua volta conduce in un'ampia corte su cui prospettano gli ambienti un tempo adibiti a servizi d'azienda; lo stesso lato presenta inoltre su entrambi i livelli una serie dl finestre di cui alcune protette da inferriate ed altre cieche, dall'incerta ed incostante simmetria particolarmente rimarcata nell'ala destra per l'arretramento della struttura e per la presenza di una balconata che, in compenso, stemperano la rigidità del fronte.
II prospetto meridionale, che insieme con quello orientate come già accennato - costituisce la residenza padronale, è il più integro e presenta evidenti segni di fortificazione nelle due torri circolari poste ai vertici con coronamento a cupola; cinque finestre con Inferriate definiscono inoltre il piano-terra ed, in linea, al piano superiore corrispondono altrettanti balconi dai frontoni tagliati; interessante e significativa è infine la fitta ed incalzante successione di luci sul lato occidentale che, insieme ad altri apprestamenti difensivi, realizza una vigilanza ed una difesa forse esasperate, ma di sicura imbattibilità.
Tutt'intorno all'edificio centrale vi sono altre costruzioni destinate alla residenza dei dipendenti e a servizi aziendali in genere; vi si attestano, inoltre, altre piccole costruzioni un tempo destinate ai salariati fissi come pure agli stagionali, i cosiddetti "casalini", aggregati di norma in numero di sette, dai minuti ingressi ad arco ribassato e dalla superficie non superiore ai 16-18 metri quadrati, un interessante quanto singolare complesso abitativo per quanto modesto, tipico dell'area rurale metapontina,

MASSERIA DI ANDRIACE
La masseria, che è localizzata tra il fiume Covone, la Val d'Agri (S.S. 103) e la litoranea ionica (S.S. 106), rappresenta un valido quanto gradevole esempio di connubio agricolo-residenziale, secondo l'indirizzo d'epoca (7/'800), dalla particolare disposizione di netta cesura delle strutture rurali, destinate ovviamente ai salariati, da quella residenziale, il centro direzionale della tenuto, ovvero una villa a due piani con impianto pressoché regolare (quasi un rettangolo) e dall'evidente fisionomia di villa o "casino" di campagna, destinata alla villeggiatura delle famiglie abbienti. Vale precisare che la villa è stata costruita nel 1870 dalla famiglia Legnazzi che, in questo modo, potenziò la struttura agricola, dotandola di un necessario centro direzionale.
Lo splendido edificio offre alla vista, sul fronte principale, un portale d'ingresso archivoltato, scandito da una coppia di lesene doriche ed affiancato da sei Ingressi secondari, parimenti definiti da lesene solo negli estremi due, archivoltati per sicuro riscontro col principale; mentre invece, al primo piano, con rigorosa assialità si ritrova tutta una teoria di balconi e finestre dai frontoni tagliati e con balcone più ampio al centro in linea con l'ingresso principale. Per concludere, vale ricordare che II feudo di Andriace, sin dall'anno Mille, è sempre stato di proprietà del clero (monastero di Banzi prima, mensa vescovile di Tricarico poi, dal 1354) fino alla emanazione delle leggi eversive degli ordini monastici che hanno determinato uno smembramento della proprietà venduta quindi a lotti a privati cittadini.


BIBLIOGRAFIA
M. TOMMASELLI, Masserie Fortificate del Materano, Editore De Luca - Roma 1986.
L. SAMBI, La casa contadina. Atlante, vol. V, Ed. Einaudi, Torino. 1976.



Testo di Roberto Faggella
tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1991

Autore: Roberto Faggella

 

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