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LA RICERCA ARCHEOLOGICA IN TERRITORIO DI RIVELLO

Come area di rinvenimento di materiali antichi, Rivello era già nota agli eruditi e storici lucani del Sette-Ottocento, ma divenne oggetto di indagine archeologica soltanto intorno alla metà del nostro secolo, grazie alle ricerche di Paola Zancani Montuoro. Gli spunti evidenziati dalla studiosa erano molteplici, e spaziavano dal campo storico-topografico (dove riveste particolare valore la testimonianza di Plinio, che tra le popolazioni stanziate nella Lucania interna menziona quella dei Si r i n i) a quello epigrafico e numismatico (una serie di monete incuse arcaiche, col tipo del toro sibarita; reca su un lato la legenda Õ?åO???e sull'altro åIPIV?å, che per analogia col primo dovrebbe interpretarsi come il nome di un centro indigeno, e non come etnico di Siris sullo Jonio) . E se su questo secondo punto gli studiosi sono tuttora discordi , i pregnanti riscontri toponomastici (il monte e il lago Sirino, a Nord di Rivello) associati agli elementi direttamente riscontrabili nella ricognizione sul terreno, hanno spinto la Soprintendenza ad intraprendere sistematiche indagini nell'area, dopo sporadici episodi di ricerca risalenti agli anni '60, dal 1980 in poi. Gli scavi di E. Lattanzi e G. Greco hanno consentito in primo luogo di accertare definitivamente l'esistenza sulla collina di "Serra Città", a Sud-Est del centro moderno, di un insediamento antico e della necropoli connessa, e di esplorare, al di sotto delle sue pendici occidentali (in località "Colla"), il santuario rurale di una divinità femminile assimilabile a Mefite. Successivamente, le campagne di scavo condotte da P. Bottini hanno indagato l'area di fornaci antiche di "Pignataro" e - di nuovo a "Serra Città" - la necropoli settentrionale (dove è emersa anche una tomba arcaica) ed un tratto della cinta muraria di età classica, che fortificava il lato occidentale della collina.
Premesso che resta tuttora aperta la questione di Sirino così come impostata a suo tempo dalla Zancani (se, cioè, l'abitato indigeno su "Serra Città" si chiamasse in tal modo, e se fosse proprio questo a battere moneta insieme a Pissunte, identificata in Policastro Bussentino sul Tirreno, ovvero a breve distanza da Rivello), possiamo affermare attualmente che la collina ospitava un insediamento stabile già all'epoca in cui le citate monete vennero emesse, vale a dire nell'avanzato periodo arcaico. Risale infatti alla seconda metà del VI secolo a.C. una ricca tomba della necropoli settentrionale riferibile al gruppo stanziato sulla sommità della "Serra", la cui occupazione deve pertanto essere retrodatata almeno fino a tale epoca, come viene anche ribadito dai materiali rinvenuti nei livelli sottostanti alla cinta difensiva classica. L'esistenza di questa cinta, d'altra parte, ci costringe a modificare nettamente le conclusioni sul tipo di insediamento cui portavano i risultati delle prime campagne di scavo: non si tratta di piccoli nuclei di popolazione disaggregati, ma di un abitato organizzato, che presume una f orma di coesione politica (ed è anche questo un argomento a favore della presunta Sirinos) . Sull'interpretazione delle strutture insediative messe in luce nel 1980 si è poi aperta recentemente un'altra ipotesi: che, cioè, esse siano in rapporto, più che con il nucleo abitato principale, con una seri e di scarichi di materiale ceramico rinvenuti nella parte meridionale della collina, e che si tratti pertanto di un quartiere artigianale distinto. La produzione di vasellame e laterizi che si svolgeva anticamente nel territorio di Rivello è comunque imponente, anche a valutarla solo in base alla documentazione delle fornaci di "Pignataro" ; accanto ai ceramisti è attivo almeno un ceramografo sicuramente locale, denominato "Pittore di Rivello".
L'importanza di Rivello dal punto di vista archeologico e storico non aveva, fino a pochi anni fa, corrispettivo nella monumentalità dei resti: le strutture abitative o produttive, tutte nella tecnica a secco, erano per lo più conservate solo a livello di fondazione, ed un loro eventuale mantenimento a vista avrebbe presentato gravi problemi di conservazione, oltre che di leggibilità da parte del pubblico. Lo stesso dicasi delle sepolture, per lo più a fossa (o tutt'al più con protezione in tegoloni fittili) per le quali l'esplorazione è un intervento necessariamente distruttivo. Dopo l'individuazione della cinta muraria, si è invece aperta la prospettiva della creazione su "Serra Città", di un primo nucleo di parco archeologico, all'interno del quale lasciare a vista per l'appunto il tratto di fortificazione esplorato sinora, e poi rendere progressivamente fruibili eventuali strutture all'interno di essa , il tutto affiancato da quadri esplicativi fissi. La prima fase dell'intervento (grazie al supporto finanziario della Regione Basilicata) è già in corso di realizzazione, come anche il progetto espositivo che ne costituisce il corollario. Nel complesso monumentale dell'ex monastero quattrocentesco di S. Antonio è infatti allestita una mostra (che si avvia a diventare Museo Civico) dove il pubblico può ammirare una selezione dei reperti rinvenuti non soltanto nel Rivellese, ma nel Lagonegrese tutto; essa costituisce, per le popolazioni locali, lo strumento per riappropriarsi della memoria storica, e - più in generale - una fonte di attrazione per il turismo culturale. Dalla collaborazione tra la Soprintendenza, i l Comune e la Scuola scaturiranno i presupposti per
un'attività didattica che sia per i giovani occasione di crescita sociale e coscienza nei confronti del patrimonio archeologico, locale come nazionale.



tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1996

Autore: Paola Bottini

 

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