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SARCONI

Nell’unica pianura fiorisce l’agricoltura
Sarconi sorge nella piana attraversata dal torrente Maglia, un corso d’acqua di 20 chilometri di lunghezza che ha le sue sorgenti sul monte Sirino e sfocia nel lago del Pertusillo.
Questa caratteristica — «...unico paese del Vallo suddetto che segga in pianura...» come lo definisce un libro dedicato ai paesi del Regno delle due Sicilie — lo differenzia rispetto agli altri centri della Comunità Montana Alto Agri, tutti adagiati in colline o dorsali montane. I terreni pianeggianti e una grande abbondanza d’acqua ne hanno fatto un importante centro agricolo, dove insieme ai fagioli, dei quali Sarconi è considerata una vera capitale, si coltiva una gran varietà di prodotti ortofrutticoli.
Sarconi è con Paterno il comune più giovane dell’alta VaI d’Agri: è stato restituito alla piena autonomia amministrativa solo nel 1946, ma le sue radici affondano veramente nel passato remoto. Più di ogni altro paese della zona era infatti legato a Grumentum, del quale, secondo alcuni, sarebbe stato un sobborgo. In effetti il territorio di Sarconi fu a lungo molto generoso di reperti archeologici, in particolare di resti di sepolture. Questo fatto — unitamente ad una possibile derivazione del nome del paese dal greco “sarx” (carne) — ha indotto qualche studioso a ritenerlo “luogo di una carneficina”. Vi sarebbero stati cioè sepolti i caduti della battaglia fra Romani e Cartaginesi del 215 a.C. Ma l’ipotesi non ha mai trovato conferme sicure.
Dopo l’età romana la zona non rimase spopolata. La presenza di un nucleo bizantino è attestata dai nomi di diverse chiese dedicate a santi molto venerati in ambiente greco, quali San Liguoro, San Cristoforo e Santa Maria dei Martiri.
Gli scarsi ruderi di un castello sono l’unico reperto dell’epoca feudale nella quale Sarconi fu soggetto a diversi signori. Il primo nome che ci è pervenuto è quello di Baldovino del Vasto, feudatario del paese in età angioina. Una figlia di questi, Tomasia, andò sposa al vicemaresciallo del Regno Adamo Feurrier, portando in dote i feudi di Sarconi e Saponara.

Sarconi in premio per fedeltà al re
Tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500, Sarconi ebbe il destino di costituire quasi una ricompensa alla fedeltà dei Sanseverino verso la corona aragonese. Quando questa veniva a mancare, il paese era ceduto ad altri feudatari. Nel 1496, il principe Alfonso se lo vide restituito in seguito al perdono concessogli da Ferdinando d’Aragona. Nel 1503, ad Alfonso Sanseverino, in guerra contro la corte di Napoli, furono preferiti Giovanni Claver e Antonio di Cardona. Passano 4 anni e Sarconi torna a far parte dei domini dei Sanseverino fino al 1524 quando viene ceduto ai principi Carafa di Stigliano. Dalla fine del ‘600 registriamo il nome di altri feudatari: sono i principi Pignatelli, signori di Marsiconuovo.
Agli inizi del ‘700 Sarconi contava 3200 abitanti e, secondo un viaggiatore dell’epoca, un’agricoltura fiorente. La tranquillità e l’anonimato che hanno contraddistinto le vicende storiche del centro della piana del Maglia furono spazzati via dai fatti del 1806. In quell’anno, per opera del sindaco Nicola Lattaro, Sarconi diviene la capitale della resistenza antifrancese in Vai d’Agri. Questo tentativo dura poco: la repressione dell’esercito di Bonaparte è spietata. Il prezzo più alto lo paga Viggiano con 57 morti. Il periodo convulso della fine del regno borbonico investì anche Sarconi. Se nel 1860 furono sei i sarconesi arruolati nell’armata di volontari lucani, nello stesso anno non mancarono manifestazioni di segno opposto, antiliberali e filoborboniche. Nel 1883 la costituzione del Consorzio d’irrigazione portò rilevanti benefici all’agricoltura, fino ad allora stretta fra l’esigenza di un razionale uso delle acque e il problema che esse costituivano, come causa di malaria.

L’acquedotto ottocentesco che ricorda Cavour
Sarconi ha nel suo piccolo centro storico, dove i portali in pietra si sposano con i balconi in ferro battuto, la zona di maggior interesse artistico. La parrocchiale di Santa Maria in cielo Assunta è stata costruita agli inizi del ‘900, in sostituzione di quella rinascimentale dedicata alla SS. Trinità, rimasta distrutta nel terremoto del 1857. Sulla facciata erano murati frammenti di lapidi provenienti dagli scavi di Grumentum e oggetto di studio degli archeologi, oggi non più visibili. Una curiosità è costituita dai resti dell’acquedotto Cavour, costruito nel 1867, visibili nelle adiacenze del centro abitato.
Chi ama passeggiare nella natura potrà scegliere fra i 100 ettari del Bosco Farnie — un vero paradiso per le piante ad alto fusto che accoglie la suggestiva fontana Amelina — i boschi del monte Difesa e la pineta di Sant’Antonio.

Due giorni in onore del fagiolo
Sono i grandi falò accesi in onore di San Giuseppe (18 e 19 marzo), secondo la tradizione della Val d’Agri, ad inaugurare la stagione delle feste a Sarconi.
Intorno ai fuochi, chiamati in dialetto locale “fucaruni”, la gente si ritrova in vocianti raduni all’insegna dell’allegria.
Il 26 maggio si tiene la processione in onore della Madonna di Montauro.
Anche a Sarconi non ci si discosta dal consueto modello di questa cerimonia. In primavera la statua della Madonna viene trasportata in corteo ad una cappella rupestre sul monte Serra.
La tradizione vuole che nel primo tratto di strada la statua sia sorretta dagli uomini, mentre nella parte finale la fatica, ma anche il privilegio, del trasporto siano affidati alle donne.
La stagione estiva a Sarconi offre un ricco “menù” di appuntamenti.
Le manifestazioni dell’“Agosto Sarconese” — comprendenti serate danzanti, giochi all’aperto, tornei di calcetto e tennis — fanno da contorno al “Raduno di musica popolare”. Inaugurata nel 1989, l’iniziativa raduna ogni anno i suonatori degli strumenti più tradizionali della cultura popolare lucana. Il suono acuto della ciaramella si mischia a quello della fisarmonica e della zampogna, e ogni angolo di Sarconi diventa così un piccolo teatro nel quale le esibizioni dei suonatori trascinano il pubblico alla danza.
Il 15 settembre il “ritorno” della statua della Madonna dal monte Serra è salutato da due giorni di festa, ai quali assicurano la loro presenza molti sarconesi emigrati.
I due giorni precedenti la festa si celebra il prodotto più celebre di Sarconi: il fagiolo. Usare il singolare è però riduttivo. In effetti a Sarconi si producono diverse ed apprezzate qualità di questo legume. Qualche nome? Monachelle, tovaglielle, tabacchini, ciuoti, cannellini, taylor’s, borlotti.
La sagra del fagiolo presenta momenti seri, dedicati al dibattito su tutti gli aspetti di questa coltura, ed altri più “ghiotti”. E il caso della grande fagiolata all’aperto, nella quale si possono degustare i fagioli e altri prodotti tipici locali, come formaggi, miele e frutta.

Autore: da: Comunità Montana Alto Agri

 

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