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EPISODI DI EDILIZIA NOBILIARE OTTOCENTESCA - TRAMUTOLA

Palazzo Rautiis, Tramutola (PZ)

L'edificio, ubicato in posizione di rilievo nell'ambito del centro abitato, è un interessante episodio dell'architettura del secolo XIX.
Il fronte, con il portale d'ingresso archivoltato ed insieme architravato di classicheggiante "stesura" in una composizione ben integrata soprattutto con le paraste ioniche che scandiscono non solo la facciata ma l'intero edificio, è un chiaro riferimento cronologico eclettico-ottocentesco per l'adozione di schemi storici certamente collaudati, al momento molto dibattuti, che di lì a poco consegneranno il "testimone" ad un'arte meno retorica o di maniera, se si vuole, e più funzionale e moderna, ovvero l'Arte Contemporanea.
Dotato di impianto pressoché regolare su tre livelli, presenta il paramento con una caratterizzazione di sobrietà cromatica che manifestamente rievoca l'edilizia borghese dell'epoca.
Si leggono i segni del tempo che, però, non sono rovinosi in quanto si traducono in una patina antichizzante di sicuro fascino e suggestione, differentemente dai contigui ambienti di servizio che rivelano l'usura prodottasi.
Non accusa modifiche icnografiche né di struttura che, malgrado l'edacità del tempo e la sismicità dell'Appennino lucano, si è conservata sostanzialmente integra nei caratteri fisionomici or ora espressi.
Una ricercata eleganza concettuale definisce di certo l'edificio che si pone senza alcun dubbio quale dimora esclusiva del ceto abbiente, un'eleganza che ha il suo "leitmotiv" in quelle paraste ioniche su menzionate che impreziosiscono tutto quanto l'edificio.
Pertanto il riscontro di un interesse per particolari svariati e la sintassi plastico-ornativa, che si basa sulla "citazione" erudita, denunciano un chiaro accento eclettico che nell'episodio lucano si attesta secondo gradevoli quanto preziose modalità, scongiurando quell'eccessivo individualismo che spesso ha etichettato l'eclettismo quale indirizzo artistico poco determinato ed originale.
Il risultato è interessante e se ne coglie il pregio un po' dovunque come nel prospetto principale per l'impostazione sicuramente ostentata (triglifi, metope, dentelli, guttae, stemma gentilizio, colonne doriche rudentate e plinti decorati) e rappresentativa per un'immagine generale di "gravitas" suggestiva, omogenea nonché affettata cui concorrono la scansione in paraste ioniche, la doppia teoria di finestre e balconi dalle elaborate inferriate, la cornice marcapiano e l'appariscente fregio a cubetti del coronamento; l'ulteriore rigorosa simmetria delle parti, per effetto di un disegno strutturale ed ornativo manifestamente curato e così voluto, non fa che confermare il riferimento metodologico surrichiamato e la qualità del metodo stesso, appiamente collaudato e storicizzato.
Per quanto riguarda i prospetti secondari vale dire che la loro fisionomia richiama quella del fronte in perfetto accordo col senso di simmetria che pervade tutto l'edificio.
La concezione originaria, improntata all'eleganza integralmente leggibile del manufatto, esprime in sostanza la ricerca di un prodotto raffinato che ben si realizza in ogni dove come nel rilievo e nella linea elaborata dei balconi in ferro battuto, nell'assialità ed omogeneità delle luci per dettato di simmetria, nel paramento raffinato e distintivo nella sua concezione particolare, nelle paraste aggettanti che concludono le luci e ne cadenzano il ritmo ed, infine, nel fregio a dentelli surrichiamato che incide pure, ma in modo meno vistoso, lo stesso portale d'ingresso che sui fianchi dell'arco presenta un ulteriore fregio a denti di sega.
Il medesimo riscontro formale si rileva coerentemente negli interni che rivelano un ampio vestibolo con volta a crociera e con ingressi laterali per ambienti di servizio di cui uno con volta a botte lunettata e altri di notevole ampiezza con solai ad orditura lignea, una minuta cappella di famiglia ormai dismessa ed una corte centrale nella quale prospetta una scenografica scala a tre rampe con colonne doriche, belle ringhiere ed acconce volte a crociera nei disimpegni.
In definitiva in questo quadro compositivo privo di contrappunti, all'insegna di una omogeneità senza soluzione di continuità, si ravvisa l'idea costante di un disegno e di una geometria volti a realizzare un valido prodotto architettonico.


tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 2000

Autore: Testo di Roberto Faggella

 

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