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La vestizione delle prime Discepole di Gesù Eucaristico

da: "la Basilicata nel Mondo" (1924 - 1927)

Il 15 settembre nella chiesa del convento di S. Antonio, a Tricarico, al cui restauro attende da anni, con assiduo ed eroico fervore, il sacerdote D. Pancrazio Toscano, ebbe luogo l'attesa cerimonia per la vestizione delle prime Discepole di Gesù Eucaristico, il nuovo ordine religioso istituito da S. Pio XI su proposta del Vescovo di Tricarico, Monsignor Raffaello Delle Nocche, la cui attività non conosce limiti nell’esplicazione del suo ardente apostolato.

Fin dalle 7 del mattino, la chiesa, sorridente nella candida semplicità della sua unica navata, rigurgitava di folla, riverente e silenziosa, composta di tutti i ceti sociali.

Alle 8 Monsignor Delle Nocche entra dalla porta maggiore e subito dopo dallo stesso ingresso, s’avanzano le monacande, avvolte nella spumosa bianchezza di veli nuziali, che s’accorda col pallore estremo del viso, pensoso all’ombra delle lunghe ciglia, al braccio delle rispettive madrine (Sig.re Giuseppina Ferri, Bettina Santoro, Rosina Ferri, Sig.ne Delle Nocche, Gigli e Vulterini) e, seguite da un lieve pispiglio di curiosità e di simpatia, vanno a inginocchiarsi presso l’altare maggiore. Il Vescovo, indossati i paramenti sacri, tra i canonici in cappa magna, intona l' inno Veni Creator Spiritus; indi, con voce trepida di commozione, chiede: « Figlie, che domandate? ».

E le postulanti: « Una sola cosa ho domandata al Signore e questa io cercherò : che io possa abitare nella sua casa e per tutti i giorni della mia vita a fine di vedere il gaudio del Signore, vivendo nell’adorazione del mio Sposo nella S. Eucaristia e riparando alle offese che a Lui si fanno. E perciò domando l’abito delle « Discepole di Gesù Eucaristico ». in A questo punto il Vescovo, con parola semplice e suadente, cui vibra un appassionato accento di sincerità, dice come una grande responsabilità innanzi a Dio e innanzi a gli uomini assuma tanto chi compie il sacrifizio quanto l’autorità ecclesiastica che ne prende atto. La forza di chi si consacra a Dio non e semplicemente umana, ma è forza ed opera di Dio che si manifesta attraverso la Grazia. Le vie del Signore sono infinite ed infinite sono le opere della sua sapienza. Diversi sono quindi i modi con cui gli uomini possono servirlo. Ed è certamente bello vedere anime che abbandonano gli allettamenti e le lusinghe del mondo per dedicarsi esclusivamente alle opere della carità e dell’amore divino. Chiude il suo breve dire con 1’inviare la sua santa benedizione a questi spiriti privilegiati che affermano in terra il regno Eucaristico.

Indi si passa alla benedizione delle candele ed a quella del Rosario dei Sette Dolori, compiuto le quali il Vescovo somministra l'incenso e le postulanti, inginocchiate, dicono: « io sprezzai il regno del mondo ed ogni sua pompa per amore del mio Signore Gesù Cristo, il quale ho visto, ho amato, nel quale ho posto ogni mia fede ed ogni mia dilezione ». Poi ciascuna s accosta ai piedi del Vescovo, il quale le impone un nuovo nome.

Il momento è commoventissimo, perché esprime il completo abbandono da parte delle monacande di ogni vanità del mondo, persino di quella che si può riconnettere al nome, che è una esplicazione della propria personalità.

« Il Celehrante dà poi l’abito in mano alla postulante dicendo: vi rivesta il Signore dell’uomo nuovo che fu creato da Dio nella giustizia, nella santità e nella bellezza dell’ innocenza ». La postulante riceve l’abito ed indi il Crocifisso e il Rosario, e fatta la genuflessione, si ritira per vestire l’abito e poi torna nel presbitero, dove riceve ancora il cero, rispondendo al Vescovo: « oh venga presto il mio Diletto e non indugi perché la sua voce è lume ai passi e lucerna ai miei sentieri ».

Dopo aver cantato alcuni versetti con le relative orazioni, il Celebrante procede alla benedizione delle corone e del velo, si volta alle novizie, - le quali dicono: « come il cervo desidera la fontana di acqua, così Te desidera, o Dio, l’anima mia » -; e chiede : « volete dunque perseverare nel santo proposito della castità, della povertà e dell’obbedienza ? »; E le novizie a voce ferma: « voglio ». Indi, ricevuta la benedizione, si prostrano a terra e sono coperte con un panno nero. Il Vescovo intona il ( Pater Noster ), poi dice: « Surgite, flhiae, et ornate lampades vestras: ecce sponsus venit, exite obviam ei ». Tolto il panno, ciascuna novizia s’accosta all’altare e legge la formula della professione. Il Vescovo, prese le forbici, recide alcuni capelli dicendo: « recida la vostra chioma la modestia, la sobrietà e la continenza, sicché accompagnate dalla comitiva delle virtù ed imporporate del sangue del Signore, voi portiate per ogni dove la mortificazione di N. S. Gesù Cristo ». Si passa poi alla consegna del velo con le parole: « prendete questo velo in segno di modestia e di carità ». La professa si ritira perché le si taglino i capelli e per cambiare l’abito e poi torna per ricevere dalle mani del Vescovo il giglio, la corona di fiori, la croce, il libro delle regole e una candela accesa. Da ultimo il Vescovo impartisce la benedizione, celebra la Messa e intona il Te Deum. Così la cerimonia ha fine.

Festa profondamente suggestiva, questa, in cui otto fanciulle celebrarono le loro mistiche nozze con Cristo. Sublime spettacolo di eroismo, che fiorenti giovinezze, nel pieno vigore della loro forza e bellezza, offrono al mondo in quest’ora di smarrimento, in cui tutti i valori spirituali sembrano naufragare in un abisso tenebroso e il piacere freneticamente danza per le ingannevoli vie del mondo, soffocando tra le sue fumose spire il fresco alito delle virtù cristiane. In questo orgiastico trionfo della carne sullo spirito è edificante imbattersi nella risonante oasi di anime elette, in cui una divorante fame di Dio uccide le basse sollecitazioni dell’istinto e purifica il desiderio in un olocausto ardente di pietà.

Esse sono le anime che hanno seguito il più profondo insegnamento di Cristo, il quale onora il matrimonio e lo eleva a sacramento, ma gli antepone la verginità.

I due grandi amori di Cristo furono la Chiesa e l’Eucaristia : il suo Corpo mistico e quello reale, e questi due tesori volle affidati a mani vergini. Il celibato ecclesiastico si affermò tra guerre e martini, ed entrato trionfante nella Chiesa, perdura, miracolo vivente e perpetuo nel mondo. In ogni tempo e in ogni luogo i vergini popolano i deserti e le città, si nascondono sotto un velo o una tonaca ed anche passano ignorati in mezzo alle insidie del secolo. Dove c’è un dolore da lenire o una lacrima da asciugare, ecco apparire questi spiriti ardenti, che fremono di purissimo amore nella loro fastidiosa prigione di carne.

E’ titolo di grande onore per una piccala cittadina, come Tricarico, e per un pio Pastore di anime, quale è il suo Vescovo Monsig. Raffaello Delle Nocche, aver creato col nuovo ordine delle « Discepole di Gesù Eucaristico », una fresca sorgente di spiritualità, fatta di amore operoso e di carità ardente, che, modesta nelle origini, potrà domani diffondere per le infinite vie del mondo il suo anelito di bene.

Autore: Testo tratto da: "la Basilicata nel Mondo" (1924 - 1927)

 

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