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LA CHIESA DELLA TRINITA'

Posto all'entrata nord dell'abitato, si affaccia curioso e attento dall'alto di una breve altura, un piccolo tempio, come da un balcone spalancato, inondato di luce, verso ‘Serra Visciglieta’, ‘le Manzete’, ‘la Ficarrola’. Spinge il suo sguardo giù per il ‘canalone’, e senza paura, ma sicuro e lucido, scruta il sinistro ‘casone ducale’ nella sua mole tozza e grigia, adagiato torvo su un quadrilatero, sede un tempo di antica forza e incontrastato dominio, quasi a soffocare le umili casette dei lavoratori, che, strette tra loro come a difesa, discendono per la china del colle.

E' la chiesa della SS.ma Trinità, vera padrona di casa, che si porta sull'uscio sorridente e soddisfatta, pronta ad accogliere nella sua struttura semplice e schietta, forse un pò impettita e severa, ma simpatica e nobile, il viandante desideroso di pace, dopo il lungo cammino.

Chi viene a Calvello dal Capoluogo Lucano, o da Anzi per la ‘Serra Visciglieta’ o da Laurenzana per la vallata del ‘Piesco’, o dalla piana dell'Agri attraverso il valico della serra di Marsico, ha il suo primo impatto con una realtà che meraviglia ed estasia: si trova dinnanzi, con diversa visione, la parte alta della cittadina, adagiata sul colle, con a destra il casone ducale e il campanile di San Nicola, e a sinistra il tempietto della SS.ma Trinità, col suo campaniletto che spande nell'azzurro limpido e profondo, rintocchi argentini, come primo saluto al visitatore.

Alla ‘Fontana dei cani’, al termine d'una massa calcarea, con le sue acque dure, pesanti e salmastre, ci si trova di fronte un ‘bell'orrido’, che strapiomba ripido e scosceso dal casone al torrente per ben 200 metri. Ad ogni svolta della strada si scoprono angoli nuovi e prospettive diverse, rimasti intatti dai tempi remoti, e che ti proiettano indietro di molti secoli.

È, prima sorpresa, anticipo di quanto Calvello custodisce, ecco la chiesa della SS.ma Trinità, posta in alto bene in vista, con la sua facciata severa, e al sommo il quadro (ora sostituito, non del tutto felicemente, da uno sbiadito bassorilievo in marmo) delle tre Persone Divine.

La sua architettura ha elementi esternamente semplici ed elementari; ma il soffuso senso di mistero, lascia perplessi ed incerti. Indubbiamente è fasciata di nobiltà e distinzione, ed assomma tutte le caratteristiche della contrada.

Questa è l'ultima in ordine di tempo dell'insediamento abitativo calvellese. Dopo il ‘Piano’, ‘Sant'Antuono’ e ‘San Nicola’, si iniziò a costruire sull'altipiano prospiciente il Volturino e a ridosso della vallata percorsa dal fiume ‘La Terra’, circa la fine del 1500, nel pieno sviluppo culturale, artistico e promozionale del paese.

Il nuovo rione si distinse subito per uno spiccato senso di alta dignità, per un tocco di nobiltà, per una manifesta distinzione e socievolezza, per un affascinante distacco dal comune, per una accentuata e collaudata generosità nei rapporti umani, e per la flessione e cadenza del linguaggio, propri delle persone di rango. Caratteristiche queste riscontrabili tuttora, e che rendono simpatica questa gente, intelligente ed attiva.

Fin dalla sua nascita, la nuova contrada si è ritrovata e identificata nella chiesa della SS.ma Trinità, assunta a simbolo di unità, e sede di confraternita religiosa.

Amanti del bello e sensibili al fascino dell'arte, gli abitanti vollero arricchire il Sacro Tempio, pur nella sua piccolezza, di un tocco d'arte, che dicesse alle future generazioni la raffinatezza dello spirito, e la grandezza della fede dei padri.

Lavorava in quell'epoca a Calvello, spandendo i tesori della sua arte e del suo valore, Todisco, un pittore dalla mano sicura e dalla tecnica perfetta. Aveva arricchite le pareti della chiesa di Santa Maria degli Angeli, di stupende raffigurazioni, ancor oggi visibili, anche se seriamente compromesse.

Nella chiesetta della SS.ma Trinità, sulla parete sinistra di chi guarda l'altare, in una piccola nicchia, il Todisco ha dipinto uno stupendo affresco, rappresentante la Vergine e Santi. I colori sono vivi, caldi, le figure parlanti. I particolari e le sfumature denotano una cura attenta e raffinata.

Sulla parete di fronte, rimosse alcune pietre, si è scoperto un altro affresco che ora occhieggia dal foro praticato nella muratura. È certamente dello stesso autore, e dimostra quanto grandi fossero l'attività e la sensibilità artistiche di quelle generazioni

Al centro dell'altare campeggia una tela di notevoli proporzioni; raffigura le Tre Persone Divine.

È di un artista ignoto del '700, che l'ha dipinta con colori molto vivi e caldi, perfettamente intonati, ma quasi con mano tremante, come soggiogato dal grande mistero.

L'immensità sconfinata del mistero trinitario è abbozzata nella grandezza dei personaggi, severi e solenni, posti in uno scenario di cui i contorni, le prospettive e gli sfondi sono cornici, come i cieli nello spazio infinito.

È una tela che va salvata dal degrado completo cui è destinata, e restaurata da mano esperta, che ne riscopra la bellezza e la perfezione.

Come pure va recuperata l'altra tela posta a baldacchino dell'altare, e che raffigura il SS.mo Sacramento. È della stessa epoca e, forse, della stessa mano.

Da notare la delicatezza delle tinte e la cura posta nei particolari. Gli Angeli svolazzanti hanno visi tondi, bellissimi. Sono putti che si librano nel vuoto, leggeri e sciolti, e reggono l'ostensorio con il Sacramento, irradiante una luce calda, ristoratrice, piacevole, proiettata in uno sfondo infinito a perdita d'occhio.

La ricchezza delle decorazioni e l'ambiente ritratto, denotano nell'autore fantasia vivace e convinzioni religiose profonde, che l'arte ha realizzato per l'esaltazione del mistero eucaristico.

L'accostamento dei due augustissimi misteri: la SS.ma Trinità e il SS.mo Sacramento, è bene espresso nella sintonia dei toni e nella dovizia dei particolari, stretti tra loro ad indicare la presenza quaggiù dell'Amore Divino, che si dona all'uomo con la presenza reale del Cristo.

Il sisma del novembre 1980 ha gravemente danneggiato le strutture del tempio.

Gli interventi tardano a venire e il degrado incalza inesorabile.


da: "Calvello - storia, arte, tradizioni"
di Luigi De Bonis
su autorizzazione dell'autore

Autore: Luigi De Bonis

 

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