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BASILIANI E BENEDETTINI A CONFRONTO

Il monastero cistercense di S. Maria del Sagittario di Chiaromonte



Le origini di Chiaromonte, un piccolo Centro dell'hinterland lucano nella valle del Sinni, si perdono, per usare una frase fatta carica di mistero e fascino, nella notte dei tempi e si ha l'impressione che la storia e le tradizioni orali si siano alleate per offrirne un'immagine storico-culturale il più possibile esauriente ed apprezzabile.
L'attestazione documentata e più certa è ascritta in epoca normanno-sveva malgrado l'insistente ed affascinante presenza dei dato leggendario non facilmente districabile; a tale riguardo lo studioso F. ELEFANTE ne "Il nuovo corso, n. 21 (1979)'' sostiene che la denominazione della cittadina derivò da una dinastia franco-normanna, originaria di CLERMOND (Chiaromonte?), il cui capostipite sarebbe stato il leggendario VERULANDO d'illustre stirpe carolingia e che quel nome si replicò in Sicilia, a Chiaromonte Gulfi, ove un suo ramo si ero trasferito: la Famiglia dei CHIAROMONTE si imparentò poi con quella normanna dei SANSEVERINO che subentrarono nel possesso del Feudo.
In definitiva, il piccolo centro lucano vivrà la stesso storia della Regione notoriamente contesa da Goti, Bizantini, Longobardi e Saraceni (sul versante orientale) fino alla conquista normanna dell'XI sec. che porrà fine agli scontri, determinando uno proficua ed illuminato "pax" che si raffermerà nel XII sec. ad unificazione avvenuta del Meridione d'Italia in un unico vasto dominio. Il successivo periodo federiciano segnerà l'acme politico-culturale della regione - all'epoca giustizierato di Basilicata che inesorabilmente decadrà durante le succedute dominazioni fino a riproporsi dolentemente in seno alla Questione Meridionale che ancora oggi, per quanto l'espressione appaia anacronistica ed abusata, sembra distante dalla soluzione finale per di più gravata do nuovi avvertiti nodi da sciogliere.





Le strutture superstiti del monastero.

Le vicende storiche dell'ex Monastero di S. Maria del Sagittario, segnatamente in relazione alla sua fondazione, non sono proprio un modello di chiarezza e sembra che la data più attendibile sia quella del 1155 ad opera di Alibreda Chiaromonte (1).
Finché fu attivo il monastero svolse un rilevante ruolo socio-economico in seno alla comunità in virtù dei molti poteri Feudali e dei vasti possedimenti di cui disponeva; le leggi eversive della feudalità (1806) ne determineranno il fatale declino e la conseguente rovina con l'incameramento dei cospicui beni ecclesiastici da parte del Demanio nel 1808, l'anno della soppressione (2). L'epilogo di tanta iattura si avrà col crollo quasi per intero dell'edificio per abbandono ed inutilizzo eccezion fatta per l'imponente rudere del campanile e per altri minori che non possono comunque rendere una giusta ragione della fabbrica di un tempo (3).





I possedimenti del Sagittario.

L'immenso feudo di Chiaromonte, noto come ''Contea di Chiaromonte", balza nella storia da un caos 'anagrafico' non privo di fascino nell'XI secolo con la venuta dei Conti normanni al seguito di Roberto il Guiscardo che ne istituisce l'omonima Contea (4). Il difetto di fonti documentali e di riferimenti specifici ne ha reso ardua, per gli studiosi che vi si sono cimentati, la definizione dei confini che tuttavia, sulla scorta di storie municipali, lasciti, vendite e donazioni, sembrano rientrare in un vasto territorio che comprendeva, oltre Chiaromonte che ne costituiva evidentemente il fulcro, i territori di Carbone, Teana, Castronuovo Sant'Andrea, Fardella, Episcopia, Francavilla Sul Sinni, Senise, Colobraro, Noepoli (Noia), Calvera, S. Severino Lucano, Policoro, Cersosimo e Scanzano Jonico (5) un territorio che geograficamente gravitava, seppure in parte, nella sub-regione del Pollino (monte) tra le valli rigogliose del fiume Sinni e del suo affluente Serapotamo, e tra suggestivi e copiosi boschi che degradavano - ieri come oggi - verso il mar Jonio, seguendo l'impervia e sinuosa linea orografica segnata dalla vetta più alta del monte Caramola a quota 1524 m. s.l.d.m. e da altri minori rilievi con un'economia prevalentemente silvo-pastorale, sostanzialmente povera e precaria che solo le protezioni, la magnanimità e la munificenza dei principi normanni risollevarono prontamente di tono per le molte concessioni di privilegi e feudi (6).
In questa stessa Contea, tra le Valli dei fiumi Frida e Caramola, dove indiscriminatamente convivevano basiliani e benedettini, rito greco e rito latino, per l'accorta e formidabile politica che la leadership normanna veniva perseguendo con esemplare lungimiranza, davvero eccezionale dati i tempi che correvano, e che però non tardò a far pendere l'ago della bilancia per la Chiesa latina - una propensione ineludibile e di manifesta intelligenza politica - i Cistercensi dell'omonimo ordine, fondato da Bernardo di Chiaravalle tra il 1152 ed il 1155, eressero un grande monastero quasi ad avvalorare la presenza di una piccola chiesa intitolata a S. Maria del Sagittario per eventi prodigiosi che si sarebbero verificati (7).
La costruzione del monastero fu resa possibile per l'impegno profuso a più mani dai principi normanni divenuti oramai strenui paladini della Chiesa latina perché convinti e giustamente! - che l'Ordine Cistercense fosse la migliore e quanto più prestigiosa fonte di sostegno presente sul territorio, un prestigio in verità biunivoco, conveniente per entrambi che, per converso, funzionava evidentemente per lo stesso clero così bisognoso di 'cure', ovvero di protezioni forti e sicure dati i 'mala tempora'; pertanto il fondatore dell'Ordine ed il re normanno Ruggero presero accordi affinché in Lucania, Calabria e Sicilia si istituissero monasteri 'satelliti', suffraganei cioè del centro nodale ed operativo dell'Ordine posto nella Calabria Citeriore, ossia la badia della Sambucina (8).
Alla pari dei monasteri cistercensi sparsi in tutta Europa nell'alto medioevo, quello del 'Sagittario' si fece promotore di prestigiose iniziative, oltre che religiose, economiche, artistiche e culturali in genere; per quanto attiene queste ultime S. Maria del Sagittario "si prodiò" nella trascrizione e studio degli autori classici svolgendo, pertanto, un'attività amanuense di tutto pregio e rilievo insieme alla miniatura dei codici e allo studio dell'arte gotica.
Soprattutto e rilevantemente in ambito economico eccelsero i monaci cistercensi imponendo od insegnando, ad uno stesso tempo, all'incolato laico l'uso razionale e gratificante delle risorse naturali, ovvero la coltivazione dei vasti feudi ottenuti in concessione e degli altrettanto vasti territori donati loro dai conti di Chiaromonte, disboscando, bonificando e con tutto quanto, in buona sostanza, tornasse utile al commercio, all'industria manifatturiera ed all'agricoltura e pastorizia seguite con tecniche e metodi assolutamente moderni e funzionali; vi è però da rilevare che, poiché la Regola cistercense assegnava perentoriamente la coltivazione dei campi ai soli uomini liberi, i Cistercensi si riversarono suI laicato affrancandolo ovviamente dalla servitù della gleba e legalizzandone l'attività con contratti di mezzadria e di enfiteusi.
In questa composita cornice di attività culturali ed aziendali magistralmente creata dai Cistercensi, il 'Sagittario' emerge come un vero e proprio microcosmo o, se si vuole, come una rigogliosa masseria-villaggio pienamente autonoma ed autosufficiente secondo una valutazione distintiva adottata nell'ambito complesso ed articolato delle residenze rurali sulla base di requisiti caratterizzanti, con una popolazione rurale ed intellettuale) fervida e laboriosa che, ad onta di ogni crisi (9), ne decreterà il successo per lungo tempo sino alle soglie della soppressione napoleonica degli ordini monastici iniziata nel XIX secolo e conclusasi poi, definitivamente, nella sua seconda metà (1866).
Le proprietà accumulate nel tempo dal monastero cistercense del Sagittario furono davvero cospicue, numerosissime e di indubbia proficuità; durante il regno di Napoleone, con l'emanazione delle leggi eversive della Feudalità e degli Ordini monastici, le sue sostanze, alla pari di quanto capitò agli altri monasteri del Meridione d'Italia, furono catalogate nello 'Stato Generale dei beni del Monastero', un documento redatto in Potenza il 9 giugno 1807 dal Direttore dei Demani, Barriere, e che trovasi nell'Archivio di Stato di Napoli.
Se ne riporta, ad ogni buon fine, l'elenco così come lo stilò F. ELEFANTE nei suoi 'Luoghi Sacri" etc con quel corredo di notizie che solo lo 'Stato Generale' può offrire con la massima puntualità, precisione ed utilità.







NOTE

1 A. GIGANTI, Le Pergamene del Monastero di S. Nicola in Valle di Chiaromonte (1359-1439), noca n. 5, pp.VI-VII, Potenza 1978; Cfr. in senso difforme C. RUTIGLIANO, Le origini antiche di Chiaromonte in un manoscritto dell'abate di Laur in il MATTINO n. 8 (1973), che lo dice fondato nel 1061 da MANFREDI Dl MURINO, signore di Chiaromonte, con la donazione di un fondo di sua proprietà in cui, si dice, avrebbe rinvenuto un'immagine lignea della Madonna inserita in un albero cavo.

2 A. GIGANTI, op. cit.. p. XII

3 A. GIGANTI, op. cit. nota n. 5

4 Il primo feudatario dello contea di Chiaromonte fu Ugo I di origine normanna, vassallo di Roberto il Guiscardo, la notizia è rilevabile da documenti relativi alla donazione della chiesa di S. Maria di KyrZosimo alla badia di Cava nel 1088 Cfr. L. MATTEI CERASOLI, La badia di Cava e i monasteri greci della Calabria Superiore ecc. in A.S.L., VIII (1938) doc. l. p. 275 e F. ELEFANTE, Saggio Storico su Chiaromonte ecc. Chiaromonte, 1987, pp. 42-43.

5 "Il monastero di Carbone possedeva il feudo di Scansana tra i fiumi Agri e Cavone per donazione dei conti normanni Cfr. G. STIGLIANO, Il feudo monastico di Scanzano dai Normanni ai Sanseverino di Bisignano. Storia e documenti. In "Boll. della Biblioteca Prov. di Matera. 5 (1984), n. 9 p. 37-42"

6 v. nota n. 5

7 Il toponimo "Sagittario" deriva da un accaduto prodigioso. Dei cacciatori, cercando di colpire una cerva in una zona alpestre del monte Caramola, avrebbero notato che le frecce lanciate contro la bestia non solo non la colpivano, ma ritornavano ai piedi dei cacciatori e che in un anfratto venne ritrovata una statua della Vergine forse ivi abbandonata da frati perseguitati dalla furia iconoclastica. Cfr. F. ELEFANTE, Luoghi sacri, casali e feudi nella storia di Chiaromonte, Rionero in Vulture, 1988 pp. 8-9.

8 L'Ordine cistercense, fondato da Bernardo da Chiaravalle, aveva come centro propulsore l'abbazia della Sambucina nella Calabria Citeriore che teneva alle sue dipendenze i seguenti monasteri: S. Maria del Corazzo (Calabria Ulteriore), S. Maria della Nova (Sicilia), S. Spirito di Palermo (Sicilia), S. M. di Roccadia (Sicilia), S. M. delle Terrate (Cal. Ulteriore), Signo Crucis (Lazio), S. Maria della Matina (Cal. Cit.), S. M del Galeso (Basilicata), S. Angelo in Frigido (Cal. Ult.). Cfr. C. MARCHESE, La badia di Sambucina, (Saggio storico sul movimento cistercense nel Mezzogiorno d'Italia) ecc., Lecce,1932 pp. 183-218.

9 'esempiare' quello gravissimo originato dall'istituto della Commenda (XV/XVI sec.), una vera e propria riforma istituzionale eversiva del potere manageriale costituito che, pertanto, veniva a cadere interamente nelle mani dell'abate Commendatario.





BIBLIOGRAFIA

G. STIGLIANO, Le proprietà dei monasteri di S. Maria del Sagittario e di S. Nicola nella contea di Chiaromonte in BOLLETTINO DELLA BIBLIOTECA PROVINCIALE - MATERA / anno 12 NN. 18-19 pp. 153-156, 1991.

G. STIGLIANO, Il feudo monastico di Scanzano dai Normanni ai Sanseverino di Bisignano. Storia e documenti in BOLLETTINO DELLA BIBLIOTECA PROVINCIALE - MATERA. 5 (1984), n. 9 pp. 37-42

F. ELEFANTE, Luoghi sacri, casali e feudi nella storia di Chiaromonte, Rionero in Vulture, 1988.

F. ELEFANTE, Saggio storico su Chiaromonte, Chiaromonte 1987, pp. 42-43.

L. MATTEI CERASOLI, La badia di Cava e i monasteri greci della Calabria Superiore in A.S.C.L., VlII (1938) doc. 1, p. 275.

G. MARCHESE, La Badia di Sambucina, (Saggio storico sul movimento cistercense nel Mezzoggiorno d'Italia), Lecce, 1932

F. ELEFANTE, CHIAROMONTE in "Il nuovo corso" n. 21, 1979

A. GIGANTI, Le Pergamene del Monastero di S. Nicola in Valle di Chiaromonte (1359-1439), nota n. 5, pp. VI-VII, Potenza, 1978

C. RUTIGLIANO, Le origini antiche di Chiaromonte in un manoscritto dell'abate di LAUR in IL MATTINO n. 8, 1973



tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1994

Autore: Roberto Faggella

 

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