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L'OASI WWF DI SAN GIULIANO

Aspetti gestionali

Sono trascorsi 20 anni esatti da quando la Regione Basilicata, con il D.P. DEROGAR. n. 1137 del 6 settembre 1976, costituì l'"Oasi di protezione e rifugio per la fauna stanziale e migratoria nei comuni di Matera, Grottole e Miglionico".
Ma un vero e proprio bilancio dei primi 13 anni non è possibile farlo considerando che, al di là di una blanda attività di sorveglianza antibracconaggio da parte della Provincia, null'altro è stato predisposto per garantire una maggiore protezione all'area.
Nel 1977 fu apposto anche il vincolo paesaggistico dichiarando l'area "di notevole interesse pubblico".
Ma è solo dal 1989 che una vera attività di gestione dell'area ebbe inizio grazie ad una convenzione tra il Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto, concessionario dei terreni pubblici interni all'area protetta, e WWF Italia.
Nacque così la trentesima Oasi del WWF
Naturalmente questi primi risultati sono stati raggiunti grazie al lavoro continuo e meticoloso di un'Associazione protezionista ancora oggi considerata la più importante in Italia nel settore della gestione delle aree protette. Oggi, infatti, gestisce quasi 80 oasi con precise strategie di salvaguardia e valorizzazione didattico-naturalistica.
Organizzare un'attività di gestione di un territorio esteso su 1000 ettari non è cosa facile, considerando la persistente attività e consuetudini passate, oggi non compatibili con l'area protetta e la frequente difficoltà nei rapporti con Enti ed organismi direttamente od indirettamente interessati.
Uno dei primi obiettivi che il WWF volle raggiungere sin dall'inizio fu quello di promuovere l'Oasi a tutti i livelli. Questo significava attuare una serie di iniziative che coinvolgessero un pubblico molto vasto e soprattutto il mondo della scuola. Grazie alle capacità degli operatori WWF, riuniti anche in una cooperativa, iniziarono le attività didattiche, sia a scuola che sul campo, tese a far comprendere il valore delle aree protette e quanto esse erano importanti per la conservazione della flora e della fauna.
Dal 1990 al 1996 circa 20.000 studenti hanno visitato l'Oasi di San Giuliano con il supporto di guide qualificate ed esperte permettendo loro di avvicinarsi allo studio della natura in maniera coinvolgente e pratica. Per far ciò gli operatori hanno utilizzato strumenti e metodiche sperimentate quotidianamente in tutto il Sistema delle Oasi WWF raggiungendo livelli di coinvolgimento davvero unici nel panorama didattico extrascolastico regionale in virtù del notevole know-how acquisito dall'Associazione.
L'Educazione Ambientale, dunque, come premessa essenziale per la corretta conoscenza e valorizzazione del nostro patrimonio naturalistico nonché come meccanismo di stimolo verso le responsabilità individuali nei confronti della tutela ambientale.
Ma l'Oasi di San Giuliano è anche altro.
E un quotidiano rapporto, anche se a volte difficile, con il pubblico, con gli operatori economici (agricoltori, allevatori) e con le istituzioni preposte al controllo del territorio, con lo scopo di stimolare innanzitutto l'applicazione delle poche leggi vigenti in materia di aree protette.
L'Associazione ha verificato e messo in evidenza che molto spesso si è operato in assoluta mancanza di normative specifiche per limitare i danni prodotti da talune attività antropiche. E anche quando queste ultime esistevano rare volte erano applicate.
In virtù di ciò sono state fatte varie proposte agli Enti competenti finalizzate all'emanazione di norme per alcune attività che in qualche modo erano in contrasto con i principi di protezione dell'ambiente e della fauna.
Grazie all'attività svolta e ai continui contatti con la Prefettura e l'Intendenza di Finanza, sono stati infatti emanati regolamenti sul pascolo, sulla gestione e miglioramento del patrimonio boschivo finalizzati alla prevenzione del degrado e degli incendi. Altre specifiche proposte che riguardano gli aspetti della fruizione pubblica sono ancora al vaglio dell'Amministrazione provinciale e di tutti gli uffici competenti.
Fino al periodo antecedente la gestione WWF, era praticamente possibile accedere con qualsiasi mezzo ed in qualunque momento in tutta l'area protetta con tutte le conseguenze negative immaginabili.
Dal 1989 sono state avviate, in vari modi e con vari mezzi, molte attività di controllo e sensibilizzazione verso quella enorme massa di gitanti che ogni anno, specialmente in primavera ed estate, affollava in modo disordinato e caotico le sponde del lago.
Una serie di interventi mirati messi a punto dal WWF ha permesso di limitare enormemente fenomeni di degrado dell'ambiente e di disturbo alla fauna lungo i 40 chilometri di fascia perimetrale dell'area protetta.
A distanza solo di qualche anno si può certamente dire che sono state realizzate, da parte dell'Associazione, tutte le premesse utili affinché al più presto sia possibile avviare con maggior livello di conoscenza e sensibilizzazione da parte del pubblico, specifici e mirati interventi di miglioramento ambientale necessari per garantire una fruizione corretta dell'area assicurando allo stesso tempo una sufficiente protezione della fauna, della flora e del paesaggio.



Aspetti naturalistici

II fiume Bradano, prima di sfociare nel Mar Jonio attraversa per circa 120 km una valle caratterizzata da una scarsa antropizzazione e da una presenza costante di rilievi dolci e ondulati che guardano sottili strisci di fertile terreno adibito alla coltivazione di ortaggi e frutta.
Le colline che si affacciano sul fiume, spesso utilizzate per la coltivazione del grano, sono a tratti ancora occupate da residui di macchia mediterranea più o meno sviluppata a seconda del differente grado di sfruttamento esercitato soprattutto nel passato e che in parte ancora oggi interessa alcune aree.
A circa tre quarti della sua corsa verso il mare, il Bradano si incassava in una forra profonda di origine calcarea, comunemente nota come "gravina", e la attraversava velocemente per poi ritornare a scorrere nel suo consueto alveo argilloso prima di giungere alla foce, pochi chilometri a nord di Metaponto.
La zona denominata "Stretta di San Giuliano" era il punto in cui si aveva l'improvvisa variazione della tipologia ambientale fluviale e le pareti rocciose della forra si restringevano bruscamente. Lì, proprio all'imboccatura di quello strapiombo, fu costruito negli anni '50 uno sbarramento artificiale per invasare le acque del Bradano in modo da poterle utilizzare per scopi agricoli ed industriali senza dipendere dagli eventi meteorologici.
La fisionomia del paesaggio mutò immediatamente. Là dove un tratto di fiume attraversava una valle adibita alle consuete attività pastorali ed agricole venne a formarsi un enorme specchio d'acqua che sommerse anche l'antica e florida Masseria San Francesco. Su quelle che erano le aree adibite a pascolo, dal 1956 si riflette l'immagine del piccolo centro di Miglionico e dei Monti Timbro ed Igino sul versante opposto.
Ma il Lago così formatosi non costituì soltanto un motivo di interesse economico, estetico e paesaggistico. Per la natura avvenne qualcosa di molto più importante. Trovandosi lungo la rotta migratoria di molte popolazioni di uccelli europei questo specchio d'acqua, di circa 8 Km quadrati di estensione e di 110 milioni di metri cubi di volume, divenne ben presto punto di riferimento e di sosta obbligata per un'avifauna che si rivelava ogni anno straordinariamente interessante.
Fu per questo che il WWF si attivò per intraprendere una lunga e pacifica battaglia affinché fosse garantita una necessaria protezione, viste le numerose doppiette appostate intorno al lago, a questi animali che ogni anno facevano la spola tra l'Europa e l'Africa. Tale iniziativa diventava indispensabile anche per creare una sorta di riequilibrio e di compensazione per l'assoluta mancanza di zone umide naturali distrutte in passato con le imponenti opere di bonifica delle paludi e degli aquitrini specialmente lungo la pianura ionica.
Grazie a pazienti lavori di monitoraggio faunistico effettuati dal WWF già a partire dagli anni settanta, oggi è possibile delineare un primo quadro della ricchezza ornitologica dell'Oasi.
Sono quasi 180 le specie di avifauna osservate finora (38% delle specie segnalate in Italia) e molte di queste, naturalmente, sono migratrici a corto e lungo raggio.
Nel periodo invernale sono ospiti fissi soprattutto gli anatidi. In particolare si osservano soprattutto fischioni, a volte anche con gruppi di un migliaio di individui. Non mancano ovviamente quasi tutte le altre specie svernanti in Italia tra cui oche selvatiche, volpoche, canapiglie, codoni, mestoloni, morette tabaccate ed altre più o meno comuni. Assolutamente importante è stata la presenza, nell'autunno del 1989, della casarca (Tadorna ferruginea), rarissima anatra mai segnalata prima in Basilicata.
Di notevole interesse la numerosa popolazione stanziale di svasso maggiore (Podiceps cristatus), la più importante della Basilicata e probabilmente di tutto il meridione.
Anche il cormorano (Phalacrocorax carbo) rappresenta una specie di notevole interesse visto che con il passare degli anni sta incrementando la sua popolazione svernante costituita, in certi periodi, anche da 200 esemplari.
La presenza dell'airone bianco maggiore (Egretta alba) intento a cacciare nelle acque basse del lago è quella che conferisce una atmosfera particolarmente accattivante che impreziosisce le già eleganti figure degli aironi e delle garzette.
Gli stessi angoli del lago ospitano ogni inverno centinaia di folaghe sempre strette le une alle altre specialmente quando il falco di palude sorvola lo specchio d'acqua alla ricerca di una preda.
Di estremo interesse e di grande spettacolarità sono gli arrivi e le partenze di grandi stormi di eleganti e affascinanti gru europee (Grus grus). Le possiamo ammirare tra dicembre e marzo spesso in coincidenza di eventi meteorologici particolari che le spingono a sud. L'ultima osservazione è stata effettuata ai primi di dicembre del 1996 ed ha permesso di apprezzare la grande spettacolarità del volo di circa mille gru giunte all'Oasi per sostare sui grandi prati umidi e poi subito ripartire ancora verso sud.
Ma ogni anno le sorprese non mancano per chi ha un po' di fortuna e la pazienza di trascorrere le ore a scrutare le ampie sponde del lago e del versante sinistro.
A metà dicembre del 1995 sono stati osservati per alcuni giorni 12 eleganti cigni reali (Cygnus olor) in sosta nell'Oasi.
A volte capitano anche eventi ornitologici ritenuti eccezionali come ad esempio lo svernamento, da novembre a marzo del 1994, di un adulto di pellicano (Pelecanus onocrotalus). La letteratura ornitologica non riporta casi del genere in Italia; pertanto si può affermare che l'Oasi di San Giuliano è stato il primo luogo in Italia ove si è verificato il primo caso di svernamento completo di tale specie.
La presenza di un animale così grande, con un'apertura alare di quasi tre metri, non poteva passare inosservata. Molti birdwatchers lucani e pugliesi si passavano la voce e correvano ad ammirare la bellezza e la maestosità del volo.
Tra le presenze più importanti dal punto di vista scientifico va anche citata quella relativa a tre esemplari di ciuffolotto delle pinete (Pinicola enucleator), specie che vive nelle foreste di conifere di regioni vicine al circolo polare artico e che per cause sconosciute era giunto fino all'Oasi di San Giuliano. Era un secolo che questo fringillide non si osservava in Italia! Si trattava della settima osservazione effettuata nel nostro paese (l'ultima risale al 1894).
Altri dati di documentata importanza nel panorama ornitologico regionale riguardano (avvistamento di un raro avvoltoio grifone (Gyps fulvus).
Un altro necrofago osservabile è il capovaccaio (Neophron percnopterus), il quale costituisce una presenza eccezionale sia a livello regionale che nazionale rappresentando una delle specie di rapaci più a rischio di estinzione in Italia.
Va menzionata la presenza in primavera, e qualche volta anche d'estate, del falco pescatore (Pandion haliaetus), un autentico gioiello della fauna dell'Oasi quando, con le sue spettacolari picchiate in acqua, cattura grossi pesci.
Nibbi, bianconi, albanelle, sparvieri, poiane, grillai, gheppi, lodolai e lanari, sono altre specie di predatori alati osservabili nell'Oasi.
E tra i rapaci notturni non mancano gufi, civette, assioli e barbagianni.
La lista delle specie più interessanti potrebbe continuare ancora: basterebbe ad esempio citare le cicogne, i mignattai e le spatole.
Va sottolineata la presenza del cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus), normalmente presente come migratore regolare, permettendo di censire fino a 60 individui contemporaneamente. Nell'agosto del 1993 è stato addirittura osservato come nidificante con almeno una coppia, permettendoci di annoverarlo tra le specie che si riproducono in Basilicata.
Soprattutto in primavera è possibile osservare diverse specie di limicoli: tra queste avocetta, pavoncella, piovanello, chiurlo, pittima reale, pettegola, pantana, piro piro ed altri ancora.
Sternidi e laridi annoverano specie comuni insieme a specie rare ed occasionali.
Tra i coraciformi vanno ricordati il martin pescatore, il gruccione, la ghiandaia marina e l'upupa mentre tra i picchi si segnalano il picchio verde e il picchio rosso maggiore.
I passeriformi sono talmente tanti che non sarebbe possibile annoverarne tutte le specie. Si segnala qui il pendolino, simbolo dell'Oasi, il corvo imperiale e lo zigolo capinero.
Insomma la qualità e la quantità del variopinto mondo alato conferiscono all'Oasi di San Giuliano una vera e propria certificazione di area di notevole interesse nel panorama ornitologico regionale.
All'avifauna si aggiunge ovviamente la mammalo-fauna con specie di notevole rilievo scientifico. E sufficiente citare solo la lontra e il gatto selvatico.
La lontra (Lutra lutra), oggi drammaticamente ridotta ad un centinaio di esemplari in tutta Italia, è presente solo in pochi tratti fluviali ove persistono particolari e delicate condizioni ambientali per la vita e la riproduzione. II WWF è tra i pochi organismi in Italia che se ne occupa da anni sottolineandone l'importanza e la necessità di tutelare maggiormente gli habitat e le aree indispensabili per garantire la sopravvivenza a questo magnifico mustelide.
Il gatto selvatico (Felis silvestris) gode invece di una relativa migliore situazione grazie alla presenza di un territorio poco antropizzato con macchie e boschi ove riprodursi e cacciare. Diversi esemplari sono stati purtroppo rinvenuti morti sulle strade intorno all'Oasi a causa di investimenti da parte di autoveicoli. Ciò ha permesso di rilevare la sua presenza nel tempo e nello spazio. In una occasione sono stati osservati e fotografati addirittura due grossi esemplari maschi in riva al lago.
Tra i mammiferi di maggiori dimensioni troviamo l'istrice, il tasso, la volpe ed il cinghiale.
Fra i chirotteri va segnalata la presenza del vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii), specie dichiarata in pericolo dalla Lista Rossa dell'IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).
Tra i rettili, di particolare importanza è la presenza della testuggine di terra (Testudo hermanni), anch'essa inclusa nella stessa Lista e di varie specie di serpenti.
Per gli anfibi sono presenti tutte le specie più comuni in Basilicata.
Un approfondimento a parte meriterebbero alcuni aspetti vegetazionali di notevole interesse ecologico e fitogeografico e che sono rappresentati da estese boscaglie di tamerici localizzate nella zona dell'immissario e da interessanti boschi ripariali costituiti da varie specie arboree tra cui pioppi e salici. Vaste aree golenali lungo il tratto fluviale ospitano una ricchezza fioristica di grande valore naturalistico che vede affiancate sia specie igrofile che xerofile ed anche perché habitat di una fauna entomologica di massimo interesse scientifico i cui dati, non ancora pubblicati, riguardano sia specie nuove per l'Italia e l'Europa sia specie nuove per la scienza.
Sulla base di quanto finora evidenziato si ritiene che l'Oasi di San Giuliano, per quanto possa essere inclusa tra le zone umide seminaturali lucane, custodisca una elevata biodiversità per la contemporanea azione di fattori ambientali estremamente diversificati che contribuiscono ad aumentare le potenzialità degli habitat e degli ecosistemi che si sono determinati e via via trasformati nel corso degli ultimi decenni.
Si auspica pertanto una maggiore attenzione da parte della Regione Basilicata e della Provincia di Matera per quanto riguarda la possibilità di un rafforzamento e miglioramento degli interventi di carattere gestionale già messi in atto con grande competenza e serietà dal WWF Italia.


tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1996"

Autore: Testo di MATTEO VISCEGLIA

 

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