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Carlo Vicario - tratto dalla "Basilicata nel Mondo" (1924 - 1927)

È uno dei più anziani ed autorevoli consiglieri della Corte dei Conti, vale a dire del più alto e delicato organismo amministrativo, che riveste carattere costituzionale, in quanto per esso si attua il sindacato parlamentare sull’ esercizio del bilancio mediante il controllo preventivo di legittimità, per cui tutti i decreti (tranne alcuni) sono sottoposti al suo visto; il riscontro preventivo delle spese per il quale tutti gli atti del potere esecutivo implicanti una spesa qualunque devono essere da esso registrati; e l'accertamento e verifica del conto finale dei vari ministeri riguardanti la regolarità dell’esercizio finanziario già chiuso, che viene poi trasmesso al Parlamento insieme al progetto di legge per lo assesto definitivo del bilancio.
Nacque a Chiaromonte nel 1858 da una di quelle modestissime famiglie borghesi, numerose nella nostra terra poverissima, che nella ristrettezza delle loro risorse economiche compiono sacrifici indicibili per dare ai loro figli una posizione sociale dignitosa e conforme alle loro tradizioni intellettuali. Il suo ingegno vivacissimo e versatile gli permise di compiere contemporaneamente gli studi classici e tecnici prima a Potenza e poi a Salerno e di conseguire la licenza liceale e dell'Istituto Tecnico. Laureatosi brillantemente in giurisprudenza e scienze sociali, avrebbe, con immancabile successo, data la sua solida preparazione colturale e le sue brillanti qualità di facile ed elegante parlatore, affrontato il libero agone dell’esercizio professionale, se le disagiate condizioni economiche della sua famiglia non l’avessero posto nell’impossibilità, come alla maggior parte dei giovani della nostra provincia accade, di superare l'inevitabile periodo, a volte non breve, di tirocinio che quell’esercizio richiede. Fu cosi che per il bisogno di guadagnarsi al più presto la vita, si decise per le carriere amministrative e fra queste abbracciò una delle più dignitose, vincendo, primo, il concorso per esame alla Corte dei Conti, dove ben presto conseguì per merito distinto il grado di sostituto procuratore generale e indi quello di Procuratore Generale. Più tardi, per necessità della Corte, dovè passare alla carriera giudicante.
Ma il suo spirito geniale e poliedrico non si appagò dello studio delle discipline giuridiche e sentì il bisogno di slargarsi nei più vari campi della coltura letteraria, filosofica e sociologica. Pur non trascurando le cure del suo altissimo ufficio, ch’egli adempì sempre con scrupolo e fervido zelo, non rimase insensibile alle correnti vive della realtà politica e sociale del paese ed esplica una notevole attività nel campo del giornalismo quotidiano. Fu apprezzato redattore della “ Gazzetta d’Italia ,,, col Pancrazi, e del ” Giorno ,, e corrispondente apprezzato di altri autorevoli giornali e riviste. Le sue brillanti e profonde qualità di pubblicista furono tenute in considerazione al punto ch’egli fu nominato amministratore dell’Associazione della Stampa periodica italiana, e nel nome del suo Presidente Luzzatti ebbe l'altissimo onore di rappresentare l'associazione stessa a Parigi nella visita che il nostro Re fece al Presidente Loubet.
La sua speciale competenza nelle quistioni economiche e bancarie fece si ch’egli fosse oratore ascoltato e seguito nelle assemblee delle Società di credito ed economiche, che lo ebbero collaboratore nei loro consigli. Cosi fu sempre sindaco della Banca d’Italia, e sindaco della Banca Generale, della Società per le industrie forestali, della Società Elettrica Riviera di Ponente e della Società elettrica La Maira, della Società per l'esportazione oli minerali di Genova, della Società per le costruzioni ferroviarie delle Puglie e di altre Società.
E' veramente notevole il contributo di attività, di iniziativa e di capacità tecnica, che Carlo Vicario porta nel disimpegno di tutte queste sue mansioni così ardue e complesse e così gravi di evidenti responsabilità. Ma la sua tempra di lavoratore infaticabile, la sua mentalità chiara, perspicace e quadrata, e il suo intuito meraviglioso di rapidità e di sicurezza gli consentono di inquadrare e stringere, in un magnifico fascio di forza, tale mole di azione, che qualsiasi altra tempra ne sarebbe fiaccata. E dall’azione egli passa allo studio: cosi che si può dire che di azione e di pensiero egli alimenti la fiamma della sua esistenza, temprata come l’acciaio a tutte le prove e a tutti gli ardimenti della virtù.
E obbiettiva constatazione, e non fan velo al nostro giudizio la passione di conterranei e l’amore per la comune Terra natale, affermare che Carlo Vicario, nella carriera amministrativa dello Stato, così vicino alle più alte gerarchie, e esempio mirabile di disciplina austera, ammirato non soltanto per la sua competenza e per la sua cultura, ma sopra tutto per la nobiltà e la elevatezza del suo cuore e del suo ingegno e per quella istintiva signorilità di modi, che fa di lui un gentiluomo ammirevole e perfetto.
Sposatosi a Genova con la sig.na Maria Mazzini, cugina diretta del grande Giuseppe Mazzini ed appartenente a ricchissima famiglia, ebbe modo di far apprezzare anche in Liguria, ove gode larga stima e numerose simpatie, il carattere, la probità, la tenacia e la rettitudine lucana.
L’agiatezza, però, sopravvenuta al matrimonio, non gli fece perdere quelle abitudini di modestia e di frugalità, che costituiscono forse la più spiccata caratteristica degli uomini della nostra terra. Mediante
la sua non comune perspicacia e naturale parsimonia poté costituire un vistoso patrimonio al suo unico figliuolo Riccardo, il quale, seguendo il nobile esempio paterno, dopo aver fatto il suo dovere in guerra quale tenente di cavalleria ed essersi conquistata la Croce al merito, anziché godersi in ozio il frutto delle sostanze familiari, esercita con passione e successo la professione di avvocato, dimostrando cosi di essere in condizione di poter vivere col suo lavoro.
Questa sua fierezza dimostra come in lui si ritrovino vergini le doti più caratteristiche della stirpe lucana, alla quale si onora di appartenere.
Pur essendo appassionato di politica, e pur vivendo continuamente in mezzo ai parlamentari più in vista, il Comm. Vicario non volle mai cedere alle frequenti e insistenti sollecitazioni che gli vennero dalla Liguria e dagli Abbruzzi per l'accettazione d’un mandato politico, che, date le sue eccezionali qualità estrinseche e sostanziali, avrebbe assolto magnificamente, e preferì rimanere nella quiete della sua famiglia e nella tranquilla atmosfera del suo ufficio. Dati pero i suoi alti meriti di uomo e di cittadino, non potrà tardare ad essergli concesso l'onore del Iaticlavio, che gli darà modo di rivelare la sua solida e vasta preparazione e le sue squisite attitudini politiche. Questa sarà la giusta ricompensa alla nobile fatica di questo diletto figlio di Basilicata, che concentra nella sua notevole personalità le caratteristiche migliori della sua gente forte e laboriosa.

Autore: tratto dalla "Basilicata nel Mondo" (1924 - 1927)

 

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