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Planimetria di Forenza

NOTA BENE PER LA PLANIMETRIA
CASALOTTO
(da casale con il suffisso "otto") anche se non compare nei dizionari, ha il significato di gruppetto di case (piccolo casale) con cortile, separato e distante dal resto del caseggiato.
Il cortile doveva servire da piazzola di difesa dove venivano ammassati i mezzi e gli organi di difesa. Anticamente l'unico accesso a Forenza era da Nord, da Venosa; e quindi Via Torca (però non solo l'attuale Via Torca) e tutta la zona Nord dalla Porta S. Eramo a Porta S. Antonio aveva il compito di sentinella e di baluardo inaccessibile verso gli eventuali nemici.

"UCIDD"
traduciamo lucelli (da luce), perché oltre ad avere la finalità di scarico (altri infatti traducono sentina, come la sentina par più bassa della nave, dove si raccolgono gli scoli), era l'unica luce apertura verso l'esterno, ma talmente bassa da non permettere il passaggio di una persona, e quindi soggetta ad essere ostruita e intasata dagli scarichi di paglia e melma.
Oggi molti ricordano ancora l'"ucidde" che era nel muro che divideva la Salita Calvario in prossimità del mulino (infatti Via Por Nuova era l'unico accesso, attraverso l'attuale Arco di Don Saveri dalla Piazza alla Salita Calvario): quando si ostruiva e non ci si preoccupava di liberarlo, il fetore era insopportabile.

PORTE.
La parte più antica della città, quella che faceva da corona all'antico castello, non era molto vasta; ancora oggi è facile identificarla, perché ben delimitata dalla Via Corso Grande e dalla Via Salita Calvario. Aveva quattro Porte principali (per l'entrata di carri, cavalli, truppe in marcia); S. Eramo, S. Antonio, Porta della Legna e S. Pietro.
Vi erano altre porte, archi e torri di cinta, come l'arco di Via Torca e di Vico Giugno; archi interni alla cinta, come quello trasformato oggi presso Via Dr. Bochicchio, Via Tre Santi, ecc. Un discorso a parte merita quella (e sarebbe la quinta grande porta) di Porta Nuova. Dalla Piazza, dietro la cinta muraria, parte una stradina che collega Porta S. Eramo ad un grande ed elevato arco, che oggi viene chiamato di Don Saverio.
La nostra supposizione è questa: Porta S. Eramo veniva chiamata anche Porta Superiore, come da schizzo dell'inizio del secolo (in mano nostra); e Porta Inferiore l'attuale Arco di Don Saverio. L'attributo "Nuova" per una porta antica è riportato anche in documenti che risalgono al '700.
Formuliamo una seconda ipotesi: S. Eramo quando vi era il torrione al tempo dei Longobardi, e Porta Nuova quando la suddetta porta è stata ampliata o rinnovata nel periodo dell'insediamento dei Ferentani?
Uno studio più approfondito merita tutta questa zona, che storicamente è la più famosa ed interessante di tutta la città.
Ora la zona è trasformata, ma vestigia degli antichi bastioni sono ancora visibili.
Per la storia ricordiamo che i resti della suddetta Porta di S. Eramo (o Porta Nuova, se preferite) vennero abbattuti da Campagna Giovanni con il consenso dell'allora Sindaco del paese Michele Castelli, perché gli autobus di linea non riuscivano più ad entrare nella piazza per il caricò e scarico.

CARCERE.
Il primo carcere del paese era vicino ai Palazzo Veltri (oggi di Michele Iasi): si vedono tuttora a sinistra del portone, delle cancellette a piano terra. Fu poi trasferito nelle case di Don Canio Bochicchio, da "Sciapeppe" alla casa di Sabino. Quando fu chiuso definitivamente le inferriate andarono perdute, qualcuna fini anche al Convento (forse due delle sale catechistiche). Ma anche nell'interno vi sono inferriate a grate che dividono i perarti fra di loro e la "stanteria".

ORTO.
Dietro l'attuale icona/cappellina della Madonna sul piazzale della Chiesa vi era l'entrata dell'orto dei Frati (l'arco in pietra è ora sulla porta garage ex Ricreatorio). Poi quella zona fu afidata ad un certo Mazzolla che nei due vani ormai diruti vi aveva installato una piccola distilleria con tanto di torre fumaiola.
Dalla prima guerra mondiale in poi è ritornato ai Frati che lo hanno coltivato fino all'ultimo Fratello Laico, F. Lazzaro. Adesso andiamo verso il 2000 e non potendo prevedere quali cavoli e rape saranno piantati, affidiamo ai nipoti l'antica istoria.



"FORENZA Usi - Costumi - Leggende"

Autore: Padre Emilio Giugno

 

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