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RITO BIZANTINO DEGLI ALBANESI D' ITALIA

L'Albania è, oggi, l'unico stato "Ateo" del mondo, così come definito dalla Costituzione della R.P.S.SH. promulgata nel 1967 dai leader dell'epoca Enver Hoxha, oggi sostituito da Ramiz Alia.
Comunque, ci sono sempre stati folti gruppi di fedeli osservanti la religione mussulmana e la cristiana (benché in clima di proibizione ed in forma esclusivamente privata). La regione più cattolica, per eccellenza, nel!a nazione skipetara - circa 3 milioni di abitanti, su una superficie di 28.748 Kmq -, da sempre, quella di Scutari e Durres. In seguito all'incalzare delle invasioni turche che sottomisero "la nazione delle aquile" per oltre quattro secoli e mezzo (infatti solo dal 1912 la repubblica popolare d'Albania è libera e tale, pur passando, ulteriormente, durante il periodo fascista al livello di "colonia dell'Impero") i profughi trasmigrarono in Italia.
Ripopolarono nuovamente (la tesi Illirica del Prof. E. Gatti) affratellandosi agli antichi discendenti, oltre 100 paesi dislocati - a macchia di leopardo - in sette o più regioni d'Italia (anche la provincia di Piacenza, è ora zona di ricerca etno-antropologica per degli insediamenti Arbereshe).
Portarono seco, questi nostri antenati, costumi, lingua Albanese, artigianato, cultura. arte (le splendide Icone) e fece bizantina con il culto della "Madonna del Buon Consiglio". Il Pontefice Giovanni Paolo II ha ricevuto, in udienza, un gruppo di fedeli skipetari sparsi nel mondo; lo scorso 1° gennaio, lo stesso Papa ha promosso, per sintonia, la "Giornata Mondiale della Pace" promuovendo significativamente il messaggio: "Se vuoi la pace, rispetta le minoranze". Una iniziativa di pubblicizzazione è stata, anche, presa nel merito dal Confemili (il Comitato nazionale delle minoranze linguistiche collegato all'EBLUL di Dublino).
Il rito bizantino, in contatto con la Chiesa Cattolica di Roma, conserva caratteri, funzioni liturgiche, espressioni, festività proprie in ordine gerarchico con la Chiesa Orientale. Infatti un Papàs Arberesh, Mons. Eleuterio Fortino, presiede in Vaticano il Segretariato per l'unita dei Cristiani.
Ma vediamo, in breve, l'articolazione delle strutture osservanti il rito greco-bizantino, oggi, in Italia. Particolarmente in Italia meridionale, hanno sede e giurisdizione proprio ben due Eparchie (i Vescovi Bizantini): una a Lungro-Cosenza (il cui motto ispirato da G. Stamati "Te jenjen nje", retta da Mons. Ercole Lupinacci, comprendente le comunità arbereshe della Calabria nord, Basilicata meridionale e l'oasi arbereshe d'Abruzzo, Villa Badessa.
Un'altra gloriosa Eparchia o Piana degli Albanesi-Palermo retta da Mons. Sotir Ferrara (riguardante l'area siculo-Arbereshe ed il Catanzarese).
Le due sedi eparchiali furono istituite, rispettivamente il 13 febbraio 1919 da Benedetto XV ed il 26 ottobre 1937 da Pio XI.
L'Arberia ha dato anche, al soglio di Pietro, un suo rappresentante in Clemente XII, della famiglia Corsini (la madre era Arbereshe di San Benedetto Ullano).
Nella stessa area di influenza rituale, sono da annoverarsi: la Badia Greca di Grottaferrata (Roma), il Collegio Greco e la Chiesa di Sant'Attanasio nella capitale (che diffonde da decenni la lettera mensile "BESA") e la Chiesa della Martorana a Palermo; nonché quella del SS. Salvatore di Cosenza con Papas Antonio Bellusci, direttore di "Ljdhia". A Palermo edita da molti anni, pure, "Oriente Cristiano" di P. Gionfriddo, mentre a Piana escono "Mondo Albanese" e "Pranvera".
Un evento di portata storica che certamente ha rivoluzionato gli ambienti della provincia dauna, si è verificato - di recente - a Chieuti (Foggia). Infatti, ivi, per interessamento della locale "Shoqata Arbereshe" è stato ripristinato, dopo quasi due secoli, un rito nuziale in costume albanese e rito bizantino. Gli sposi, Maria Teresa Massaro e Pietro Guzzetta (nga Hora Arberesheve), si sono unti, nel!a cornice festosa della Chiesa "Shen Gjergjt" officiante l'Archimandrita Sotir Ferrara, insediatosi il 15 gennaio scorso, come vescovo dell'Eparchia di Sicilia.
E' stato un rito sfarzoso e suggestivo di grande rilevanza storico-culturale, nelle varie funzioni liturgiche davanti all'iconostasi bizantina.
Quali le differenze e le particolarità rituali? In Basilicata le due comunità che coltivano detto costume, San Costantino e San Paolo Albanese, avviano (mesi prima) le fasi del complesso cerimoniale - i paraninfi (testimoni) della coppia sono scelti all'interno della gjitoria (vicinato), fra parenti o conoscenti legati da solidarietà e vecchi comparizi (es.: ShenJanit).
Fino a pochi anni addietro, non si usavano affatto cartoncini d'invito: erano gli stessi promessi (dhendri dne nusja) ad andare ad invitare di casa in casa (shpie pe shpie).
Nello specifico rito in chiesa, essi vengono incoronati con fiori d'arancio (in Albanese, si dice: ve kurore) e sotto un unico candido drappo, appoggiato dall'officiante, sulle spalle dei due giovani, si scambiano gli anelli, con una serie di "giri" di particolare effetto scenografico, dopo avere bevuto ambedue, dal calice di cristallo ed essersi comunicati con pezzetti di pane azzimo.
Detto calice, dopo l'omelia e le altre fasi corali del rito, viene distrutto dal papàs, come segno dell'indissolubilità e di irripetibilità dell'unione testé consacrata.

Autore: Testo di di Donato Mazzeo - tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie", 1989

 

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