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LE CHIESE DI PICERNO

La Chiesa Matrice di San Nicola

La chiesa madre o chiesa parrocchiale domina il centro abitato, il quale sembra aggrapparvisi. Di pianta greco-romana, la chiesa parrocchiale, già chiesa collegiata, è dedicata a S. Nicola di Bari, protettore del paese. Un tempo cappella dei Principi Pignatelli di Napoli, venne costruita nel 1611 ed ampliata nel 1727 con la costruzione del coro, della sacrestia e del campanile (1). Quest'ultimo, eretto sotto la direzione dell'abbate D. Saverio Carelli arciprete, fu dotato di due campane una delle quali, di 18 quintali, è dedicata a S. Nicola.
Sulla facciata rivolta verso il corso Vittorio Emanuele nel 1926 venne collocato, col consenso e la collaborazione del parroco, un orologio da torre illuminato con un quadrante di m. 2 di diametro e con la carica di 48 ore.
Il primo arciprete di cui si ha notizie D. Angelo Abbate Greco, tenne la parrocchia dal 1611 al 1657.
Al centro del presbiterio è collocato l'altare maggiore in legno, avente alle spalle un caratteristico coro in noce, opera dell'artigiano Vazza. Il valente ebanista Antonio Tancredi ne fu il restauratore nel 1909. La balaustra in pietra che delimita il presbiterio, è affiancata da due statue: quella dell'Immacolata Concezione di cui la chiesa fu dotata nel 1968 dall'arciprete D. Renato Robilotta, e quella del Cuore di Gesù, già preesistente, modellate rispettivamente in materiale plastico e gesso.
Sia il soffitto della navata centrale, che acquista gran pregio per esservi incastonato il bellissimo quadro di De Giacomo pittore napoletano della fine dell'800, raffigurante il miracolo di S. Nicola: i due fanciulli massacrati e resuscitati, e sia quello dell'abside, furono decorati da una serie di -cassettoni- con al centro un -rosone-, rispettivamente quadrangolari ed esagonali, tra il 1910 e il 1911, dall'ebanista Antonio Tancredi da Picerno; lo stesso compì inoltre altri notevoli e pregevoli lavori di restauro nella stessa chiesa.
Affreschi e dipinti di un certo valore artistico ornano sia la parte alta della navata centrale che gli altari di quelle laterali. Di gran pregio sono le tele in corrispondenza degli altari di S. Filomena e di S. Giuseppe e di quello di S. Michele. In prossimità del battistero si ammira il quadro « Il battesimo di Gesù ». Il « Cristo coronato di spine » e « S. Francesco e il Crocifisso » affrescano due pareti della sacrestia.
Una cancellata in ferro con la didascalia: « A Devozione del popolo e cura dei procuratori del 1868 », affiancata da due angeli lignei scolpiti da Antonio Tancredi nel 1915, delimita l'altare di S. Nicola.
Questa chiesa, oltre la pregevole pala d'altare del sec XVI, custodisce altre numerose opere d'arte che meritano essere visitate più che descritte.
Fino all'anno scorso due erano le statue del Santo protettore S. Nicola: una a busto intero molto antica ed ancora esistente, e l'altra a mezzo busto in argento, trafugata nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1974; ne rimane la sola antica piramide.
La statua trafugata era stata fusa agli inizi dell'800 per interessamento del capo del governo picernese dott. Tommaso Cappiello che in proposito riferisce: « sono riuscito quasi miracolosamente in meno di due mesi a raccogliere 800 ducati per la costruzione della Statua per nostro Protettore S. Nicola. Per la spesa le ho dato ducati cento di mio denaro, oltre circa altri settanta spesi pel viaggio e dimora ». La statua sostituiva quella danneggiata e saccheggiata dai soldati del reggimento di Latour D'Auvergne.
Quanto mai suggestivo l'altare del Crocifisso nella navata di sinistra: un gruppo statuario rappresenta, con molta vivezza, la scena della crocifissione; le figure di Maria, della Maddalena e di S. Giovanni sono disposte intorno al grande Crocifisso, creando un'atmosfera di doloroso raccoglimento.
Alcune lapidi al centro dell'antipresbiterio, con iscrizioni e date ormai indecifrabili perché cancellate dal passaggio dei fedeli, indicano la cosiddetta « fossa dei preti » a memoria per i posteri, dei sacerdoti ivi sepolti.
Su una di esse sono tuttavia appena riconoscibili il cranio, con berretta, stola e tibie; nonché la data del 1822. Altre lapidi ricordano i componenti della famiglia Carelli e Francesco Saverio Caivano di Gerardo e di Aloisa Caivano deceduto in Picerno il 14 gennaio 1856 all'età di 20 anni.
In questa chiesa si trovano altre opere di Antonio Tancredi: una cornice che inquadra l'immagine di S. Gerardo Maiella e il tabernacolo di S. Filomena.
Una porta in legno artisticamente lavorata dà accesso all'ufficio parrocchiale in cui sono custoditi tutti i documenti della parrocchia ed una ricca biblioteca che, tra le altre opere, contiene le « Omnia » di Sant'Agostino, di pregiato valore. Ne fu fondatore il sacerdote D. Antonio Passavanti, il quale creò, in uno alla biblioteca, il teatro fisso. L'archivio parrocchiale di Picerno conserva la bolla pontificia datata 27 gennaio 1749, che riguarda l'erezione della citata biblioteca.
Questa venne arricchita coll'aggiunta di molti volumi pure di gran valore, salvati dalla distruzione, quando venne chiuso il Convento dei Cappuccini.
Nell'Ufficio parrocchiale è collocata la seguente epigrafe:

D. O. M. / UT IN POSTEROS VIVAT / ANTONIUS PASSAVANTI JAM H. ECCLESIAE ARCHIPR. / BENEMERITUS SCIENTIARUM AMATOR / VIRTUT AMANTISSIMUS / PROPTER SUI ERGA SUOS CIVES BONUM BENIGNUMQUE / ANIMUM EBHANCEX BONIS SUIS FUNDO H. M. T. / ECCLESIAE BIBLIOTECAM EXTRUCTAM / DIGNUMAESTIMAVIT AEQUUMQUE / V. J. D. JULIUS SALVIO ARCHIPRESBITER / SUCCESSOR EI TERT. / MONUMENTUM HOCCE PON / A. S. 1788

A DIO OTTIMO MASSIMO /Perché nei posteri viva / Antonio Passavanti già di questa chiesa Arciprete / Amante benemerito delle scienze / Innamoratissimo delle virtù / Per il suo animo buono e benigno verso i suoi cittadini / Profondamente largo dei suoi beni a questo matrice tempio / Avendo costruita la biblioteca della chiesa/ Stimò cosa giusta e degna / Il Dottore nelle due Leggi Giulio Salvio Arciprete / Terzo successore di lui / di porre questo ricordo / L'Anno della salute 1788

Sulla porta della sacrestia, prospiciente il presbiterio, è situato l'organo che sostituisce quello precedente, le cui canne furono fuse per ricavarne piombo nella resistenza del 1799. Un finissimo busto in marmo di S. Nicola di Bari sovrasta l'ingresso principale di questa chiesa, che, per fare posto nell'interno al battistero, venne privata di una terza porta con conseguente chiusura dell'ingresso al campanile, al quale ora si accede solo da una porta esterna.
Per interessamento di Monsignor D. Umberto Lazzari, arciprete di Picerno dal 1920 al 1967, coadiuvato da un attivo comitato e mediante concorso generoso del popolo, la chiesa fu riportata, tra il 1921 e il 1925, al suo primitivo decoro: il pavimento e i banchi in legno, tuttora esistenti, vennero offerti contemporaneamente, in memoria di Mariantonia Pagano nata Perrotta. Attualmente la chiesa madre richiede nuovi e radicali restauri.
Lo stesso arciprete nei primi anni del suo ministero parrocchiale provvide, col concorso dei fedeli, a riattare tutte le chiese delle zone rurali.
Dalla chiesa madre, per mezzo di una scaletta in pietra, si scende nella cripta, chiamata chiesa della Congrega, custodita dalla confraternita di Gesù Bambino. Il principe Giovanni Maria Pignatelli la fece affrescare con scene della Passione di Gesù Cristo e della Crocifissione. Era questo un modo molto valido, a mio avviso, quando la popolazione era per la maggior parte analfabeta, per fare conoscere i divini misteri.
Questa cappella. chiamata di Gesù Bambino, fu scelta come sede di una confraternita ed i fratelli stabilirono di pagare L. 1,25 quale retta annua per avere una messa domenicale, la festa di Gesù, un funerale per un fratello defunto ed un sussidio per qualche fratello povero. La confraternita era rappresentata, fin dalla sua costituzione, da persone appartenenti al più alto ceto sociale del paese.
Esse concorrevano, con i loro beni, al mantenimento della confraternita stessa. Questa, come rilevasi da documenti giacenti presso l'Archivio di Stato di Potenza, fu istituita con « regio assenso fin dal 1777 con delle regole riguardanti il regime, le funzioni religiose e l'annuale elezione dei superiori che, col Real Rescritto del 23 marzo del 1825, furono mantenute in vigore, e da quella epoca sempre scrupolosamente eseguite ».
Le elezioni venivano fatte nella domenica precedente la festa di S. Tommaso d'Aquino che ne è il protettore e che ricorre il 7 marzo di ogni anno.


NOTE
1) Con i proventi della vendita del grano del Monte frumentario si diede il via, nel 1726-27 ai lavori di ampliamento della chiesa preesistente piccola e cadente, seguendo il progetto stilato nel 1711, dall'architetto Biagio Calenda. Questi assunse la direzione dei lavori e il rev. Don Domenico Fasulo assunse la responsabilità finanziaria. Il sacro tempio, opera veramente ardimentosa per quell'epoca, fu completato, nella sua struttura esterna nel 1728. Ultimati i lavori di rifinitura interna nel 1731 con l'apporto del maestro Stefano Langetta napoletano, vi venne istallato l'organo le cui canne furono usate per ricavarne piombo nella difesa di Picerno nel 1799. Il coro, ricavato dalla demolizione del vecchio coro e di un casalino adiacente di un certo Domenico Galasso, l'altare di S. Nicola e il campanile furono realizzati tra il 1754 e il 1757. Delle tre campane esistenti una era stata fusa a Picerno nel 1695-96. La chiesa, quasi distrutta nel 1799, fu riparata a cura dell'arciprete D. Giulio Salvia nel 1804.
Nel 1846, il sacerdote D. Gaetano Venetucci, dedica al Re di passaggio nelle nostre contrade il sonetto che qui si trascrive e gli chiede un contributo per riparare la chiesa di nuovo in cattivo stato. Il terremoto del 1857 gravemente la danneggiò e venne rimessa a nuovo a cura del governo nel 1859. L'arciprete monsignor Umberto Lazzari infine nel 1922 completò il campanile e fece costruire la scala d'ingresso.
Di solida fattura, a tre piani, con finestroni provvisti di inferriate, sormontato da un'ampia cupola con parafulmine, croce e angelo in atteggiamento di suonare la tromba, tutto in ferro, è il campanile della chiesa madre che raggiunge l'altezza di m. 40 circa. Dalla balconata che dalla base della cupola gira intorno di facile accesso. si può godere un meraviglioso panorama.

Testo tratto da -PICERNO- di Giuseppina Caivano Bianchini




Chiesa di S. Antonio e Convento

La struttura austera di questo edificio nella sua semplicità ne denuncia subito il carattere sacro.
La porta centrale d'ingresso immette in un ampio corridoio, su cui si affacciano alcuni ambienti, un tempo adibiti a cucina, refettorio, deposito, foresteria.
Al pian terreno si accede anche attraverso un ingresso laterale colonnato che immette nel refettorio, interessante per alcuni affreschi che ornano le pareti, affreschi che rappresentano scene della vita del Redentore.
Nonostante il trascorrere del tempo e lo stato di abbandono in cui essi sono stati tenuti, gli affreschi si sono conservati abbastanza bene, ed i colori mantengono, solo di poco sfumata, la vivacità di un tempo.
Al piano superiore si accede tramite una scalinata in pietra che conduce alle celle dei frati, alla biblioteca e ad altri locali.
Le nude celle ricevono luce da piccole finestre.
Ora vi regna un profondo silenzio che fa riandare con il pensiero ai tempi lontani, in cui la vita del Convento ferveva di preghiere, di studio e di lavoro.
La costruzione del Convento risale al XVI secolo. Fu infatti nel 1588 che, durante il periodo quaresimale, il Vicario generale dell'Ordine francescano Padre Gerolamo da Polizzi, in visita ai Conventi Lucani, propose l'erezione di un Convento in questo territorio.
La proposta fu accolta con grande entusiasmo dai picernesi che seppero testimoniare la loro devozione al Santo di Assisi, offrendo quanto ognuno poteva per rendere possibile la realizzazione dell'opera.
Scelto il luogo in contrada Paschiere, una delle più amene per ricchezza di acque, abbondanza di verde e per l'esposizione felice, l'Università di Picerno offrì il suolo. Due anni dopo, nel 1590 si iniziarono i lavori, con l'approvazione del Vescovo Sebastiano Barnaba.
Oggi la strada che conduce al Convento è ampia, asfaltata e illuminata, fiancheggiata da moderne costruzioni, ma un tempo il luogo era solitario e vi si perveniva attraverso un impervio viottolo.
Di una semplicità tutta francescana, vennero dapprima costruite la chiesa con una sola navata ed un solo altare centrale, dedicato a San Francesco, il piano terraneo del chiostro e le sedici cellette disposte lungo i quattro corridoi che ricevono luce dai portici prospicienti l'atrio interno di forma quadrata.
Condotti a termine i lavori in breve tempo, il chiostro vide, nel 1596, il costituirsi della famiglia francescana. Seguì, nel secolo XVII, l'erezione di tre cappelle sul lato sinistro della navata principale e di altri locali sovrastanti.
Le cappelle intercomunicanti custodiscono, in nicchie, la statua di Francesco d'Assisi, quella di S. Felice da Cantalice e quella di S. Antonio da Padova.
Quella di San Vito e quella dell'Immacolata sormontano gli altari in marmo costruiti di fronte alle cappelle, sul lato destro della navata principale. Le suddette statue sono tutte di pregevole fattura, ma di maggior rilievo artistico sono sia quella di San Francesco, sia quella dell'Immacolata Concezione che quella di San Felice da Cantalice.
Un corridoio adiacente alla chiesa dei frati immette nel coro, corredato un tempo da organo e stalli in legno, ora tutto in frantumi.
Nel 1605 questo Convento diventò centro di studi di filosofia ed offrì, posteriormente, stabile dimora a pochi studenti a causa del limitato numero delle celle; dal 1625 al 1627 fu ancora sede di noviziato, sotto la direzione di Padri che si distinsero per pietà e per cultura, tra i quali è degno di nota Padre Stefano da Muro.
Molti giovani picernesi seguirono le orme di San Francesco e si fecero apprezzare in Picerno e fuori.
Dal terremoto del 1857 il chiostro fu notevolmente danneggiato.
In conseguenza poi delle vicende politiche, legate al dominio napoleonico prima ed all'Unità d'Italia dopo, fu dapprima limitato il numero dei frati e poi, in seguito alle leggi del 1861 e del 1866, il Convento fu definitivamente chiuso. I cappuccini rimasti vennero destinati al Convento di Marsiconuovo.
Successivamente, ad evitare malcontento tra il popolo, si provvide a Picerno come pure a Vietri ed a Balvano a riaprire al culto la chiesa dei conventi soppressi.
Smembratasi la famiglia francescana molti volumi della ricca biblioteca andarono dispersi, una gran parte fortunatamente fu salvata dall'Arciprete del tempo e custoditi nell'Archivio parrocchiale della chiesa madre, mentre parte del mobilio venne rapinato e disseminato in varie case di privati cittadini e particolarmente in alcune abitazioni di « Bassa la terra ».
La chiesa abbandonata era stata arricchita dai frati di ogni più bell'ornamento, tra cui il quadro dell'Assunta spostabile che lascia vedere uno splendido reliquario posto sull'altare maggiore, che si innalza a sua volta su tre scalini racchiuso da una pregevole balaustra del marmo delle nostre cave, quadro che fortunatamente ancora esiste.
Il quadro venne inviato ai Cappuccini da Venceslao Coeberger presumibilmente sul principio del seicento e pagato dal Vescovo Sebastiano Barnaba.
Ornavano le pareti di questa chiesa altre tele di pregiato valore che mani vandaliche, intorno al 1960, asportarono.
L'ampliamento della contrada Paschiere, avvenuto col mutare dei tempi per la costruzione di civili abitazioni e di un campo sportivo, nulla ha tolto di sacro alla struttura del Convento; al visitatore questo appare sempre solenne, preceduto dall'ampio piazzale cui dà decoro una colonna in pietra che, sollevata su tre scalini, sorregge una croce pure in pietra. Essa sostituisce quella in legno innalzata quando vennero costruiti la chiesa e il Convento.

Testo tratto da -PICERNO- di Giuseppina Caivano Bianchini




Chiesa della SS.ma Annunziata

La trecentesca chiesa della SS.ma Annunziata, sita tra il corso Vittorio Emanuele e la piazza Plebiscito, « fa parte integrante del centro storico del Comune di Picerno ed è sottoposta ai vincoli di tutela in base alla legge 1-6-1939 n. 1089, per il suo interesse storico, artistico-monumentale.
Al centro dell'arco acuto del portale in pietra sono scolpite le figure dell'Arcangelo e della Vergine e nella parte superiore dell'antica ed artistica porta in legno, non in perfetto stato di conservazione, è riprodotto lo stemma di Picerno.
La facciata principale della chiesetta è arricchita da tre stele in pietra di epoca romano-tardo imperiale, raffiguranti rispettivamente una anfora su una colonna, una donna ed una famiglia.
Sull'altare centrale si erge un tempietto, la cui struttura è sorretta da due statue ed è adorna di angeli e putti. In esso sono inserite le statue di Maria e dell'Arcangelo Gabriele, in un gruppo di grande effetto plastico che riproduce la scena dell'Annunciazione.
In questa chiesa si trova il tabernacolo in legno di S. Emidio costruito da Antonio Tancredi da Picerno nel 1930.
Nel seminterrato, che presenta una finestrella con un arco ogivale a sesto acuto, in occasione di scavi effettuati per il consolidamento della chiesa, sono stati scoperti, nel 1974, degli affreschi databili intorno alla fine del IV secolo. Essi sono sotto la tutela della Sovrintendenza alle gallerie di Matera.
Questa chiesa è sempre aperta al pubblico; famiglie particolarmente devote alla Vergine ne hanno direttamente cura, collaborate da tutto il popolo di Picerno che è legato per tradizione a questa chiesetta.
Abitualmente la SS.ma Annunziata è festeggiata solo con rito liturgico: alla sera della vigilia del 25 marzo rimane ancora l'uso di accendere, come anche a S. Giuseppe, il falò detto « fucanoy ».

Testo tratto da -PICERNO- di Giuseppina Caivano Bianchini




Chiesa di S. Rocco

Questa chiesa, sita nei pressi della stazione ferroviaria, molto curata, è ricercata specie per celebrare matrimoni.
In essa si trovano la tomba di Tommaso Cappiello, benemerito medico chirurgo di Picerno, autore del manoscritto, cui si è ricorso più volte per la compilazione del presente lavoro, nonché la tomba della sua consorte Rosa Caivano.
Sui due sarcofagi, situati uno sulla parete di destra e l'altro su quella di sinistra della chiesa, sono incise le seguenti epigrafi:

D. O. M. / HIC JACET THOMAS CAPPELLO / MEDICINAE AC CHIRURGIAE DOCTOR / VIR PIETATE CLARUS / CIVIBUS CARISSIMUS PURIS / FIONORIBUS DECORATUS / DIE XVIII AUGUSTI A. D. MDCCCXL / OBIIT AETATIS SUAE LXII / CONIUX ROSA CAIVANO H. M. / CUM LACRIMIS POSUIT DIE VIII AUGUSTI A. D. MDCCCXLVI

A DIO OTTIMO MASSIMO / Qui giace Tommaso Cappiello / Dottore in medicina e chirurgia / Uomo illustre per pietà / Carissimo tra i cittadini onesti / Decorato con onorificenze / Il 18 agosto dell'anno del Signore 1840 / Morì all'età di 62 anni / La moglie Rosa Caivano questo ricordo / Piangendo pose l'8 agosto dell'anno del Signore 1846 /

D. O. M. / CINERIBUS ET SECURITATI AETERNAE / ROSAE GERARDI FILIAE CAIVANO / MORUM SANCTITATE BENEFICENTIA / IN SUOS PRAESTANTISSIMAE / ALOISYA CAIVANO SORORIS FILIA / EX ASSE HERES / QUOD TESTAMENTO SIBI FIERI CAVERAT / MATERTERAE DESIDERATIS SIMAE / P. / HOC MONUMENTUM / V. A. LXXVII M. III D. VIII / OBIIT KAL JUN A MDCCCLIX

A DIO OTTIMO MASSIMO / Alle ceneri ed alla pace eterna / Di Rosa figlia di Gerardo Caivano / Per la santità dei costumi per la beneficenza / Verso i suoi ragguardevolissima / Eloisa Caivano figlia della sorella / Dall'asse ereditario / Che per testamento aveva disposto di divenire suo / Alla zia desideratissima / Questo ricordo (pose) / Visse anni 77 mesi tre giorni 8 / morì alle calende di giugno 1849 /

Sull'altare maggiore, protetta da una balaustra in ferro, si erge la statua di S. Rocco; la chiesa è ornata da dipinti di pregevole fattura e da ex voto.
Di recente è stata restaurata a cura dei procuratori di S. Rocco e col concorso dei fedeli, ad opera del pittore picernese Francesco Caggiano.
Sono annessi alla chiesa l'abitazione del custode ed un appezzamento di terreno dono delle signorine Figliola.
Appartiene alla chiesa anche un altro piccolo appezzamento di terreno chiuso da mura di cinta.
Nell'antistante piazzale si innalza una colonna in pietra su una base cubica che sulle facce reca le seguenti iscrizioni, a ricordo della sua erezione:
A. C. / G. C. / N. B. / P. T. / 1900 F. / Gesù Cristo regna / Ricordo dell'anno santo / S. Rocco / A devozione del popolo a cura / dei procuratori / 1900
Sulla soglia di accesso alla sacrestia c'è un'epigrafe su pietra scura:
ALLA MEMORIA DI ROSA CAIVANO / DAL CAMPO DELLE LACRIME E DEL DUOLO / MORTE SCHIANTÒ LA VERGINELLA ROSA / OR NEL CAMPO DEI SANTI QUI RIPOSA / E L'OMBRA SUA RALLEGRA IL CONSCIO SUOLO / ------ / MORTA ADDÌ 18 SETTEMBRE 1837
Il Santo venerato in questa chiesa viene festeggiato con solennità in una delle domeniche che segue alla festa liturgica.

Testo tratto da -PICERNO- di Giuseppina Caivano Bianchini




Chiesa della Pietà

Infruttuose sono risultate le ricerche intorno alle origini di questa chiesa, le quali si possono comunque far risalire anteriormente al 1633, data incisa sulla colonna in pietra innalzata di fronte all'ingresso secondario.
Il gruppo sacro della Vergine col Figlio situato nella parete di fronte all'ingresso principale sostituisce un altro gruppo sacro di più vecchia data.
Per la volta decorata con stucchi ed il presbiterio a semicerchio rivestito in legno, questa chiesa è un vero gioiello ed è l'orgoglio del rione Pianello, in cui si trova, e dell'intera cittadinanza.
La pietà dei fedeli della zona la mantiene in ottime condizioni, collaborando con la famiglia Storti che da più di mezzo secolo ne ha solerte cura.
In questa chiesa si radunano i fedeli tutte le domeniche e le feste di precetto, e specialmente in occasione delle feste di Santa Rita, di Santa Maria delle Grazie, di Sant'Anna e di San Martino.
La chiesa e la statua della Pietà sono state restaurate nel 1880, data impressa sulla spalla della Vergine, insieme al nome del restauratore Picard, riscoperta nel 1970 quando si è provveduto ad un altro restauro. L'altare in marmo è stato posto « coram populo », i due altari laterali in legno preesistenti sono stati rimossi, secondo le nuove disposizioni ecclesiastiche, il pavimento del presbiterio è stato rifatto.
Il pittore Francesco Caggiano picernese è stato il restauratore del gruppo sacro, ha diretto e condotto a termine i lavori di rifacimento del sacro tempio con perizia ed in breve tempo, collaborato dal geometra Donato Manfreda il quale ha generosamente prestato gratuitamente la sua opera.
In tale occasione i fedeli hanno provveduto a rinnovare l'arredamento dell'altare e ad acquistare una nuova lampada per il SS.mo Sacramento, custodito nel piccolo tabernacolo marmoreo alla sinistra del gruppo sacro succitato.
Animatrice e direttrice dell'opera di restauro è stata la signorina Maria Storti che ha avuto la collaborazione di famiglie amiche ed il sostegno dei consigli del parroco e del sindaco.
La spesa per i lavori è stata di un milione e mezzo di lire circa quale contributo libero dei fedeli, i quali hanno voluto generosamente ridare alla chiesa il suo primitivo decoro.
L'antica statua di Sant'Anna, rivestita con abiti di stoffa, è stata sostituita da un'altra di moderna fattura.
Rimesse al loro posto le due lampade antiche e tradizionali e caratteristiche, sospese ai due lati dell'altare, si è data una degna sistemazione sia al quadro di Santa Rita, dono della famiglia Figliola di Picerno e sia alla statua di Sant'Anna e a quella di San Martino.
Questo eroe della fede un tempo era venerato in un tempio nei pressi di un fosso destinato a deposito di neve, denominato pertanto « nevera » o « nevela » di San Martino e sito nella parte alta del Pianello detta « Pian Zambino ». Andato perduto il beneficio, consistente in un appezzamento di terreno, e deperito il tempio, la sua statua fu trasportata in questa chiesa.
La chiesa della Pietà, custodita e mantenuta esclusivamente da laici, è priva di qualsiasi beneficio; al suo decoro provvedono con offerte anche picernesi emigrati e tutti fanno capo oggi alla signorina Storti.

Testo tratto da -PICERNO- di Giuseppina Caivano Bianchini




Chiesa di S. Maria Assunta

Dedicata all'Assunzione di Maria Vergine questa chiesa fu costruita nel 1462, se si tiene presente la data incisa sull'architrave della porta di ingresso principale, su di un poggio che si erge al centro della valle sottostante al centro abitato. E' stata ed è meta di devoti pellegrinaggi, soprattutto il 15 agosto di ogni anno, giorno in cui si celebra solennemente la ricorrenza dell'Assunzione della Vergine, e quasi tutti i sabati dell'anno.
Lungo le pareti sono disposti dodici dipinti, incastonati in medaglioni di forma ovale, alquanto rovinati. Alcuni illustrano momenti più salienti della vita della Vergine Maria, altri riproducono volti di santi. Un dipinto che rappresenta Maria Vergine di Costantinopoli porta la didascalia: « Antonio De Palma de Picerno me fecit », la data è illeggibile; un'altra tela riproduce l'Assunzione di Maria Vergine.
Il soffitto è decorato a colori vivaci ed ha al centro un dipinto anch'esso raffigurante l'Assunzione. La chiesa custodisce anche due statue della Madonna, una delle quali, in terracotta, è molto bella e di singolare fattura.
Alla costruzione della chiesa è legata una leggenda che corre spesso sulla bocca dei picernesi attempati. Si racconta che una delle due statue esistenti situata in una chiesa di Muro Lucano, venne più e più volte trovata miracolosamente in aperta campagna tra l'Ontrato e la Fiumara di Picerno. Più e più volte i muresi vennero a ritirarla e più e più volte la statua fu trovata nel territorio picernese sempre nello stesso punto, finché i due paesi giunsero ad un accordo: i picernesi trattennero la statua dell'Assunta e, per custodirla, eressero il tempio per il culto sacro lì dove miracolosamente il simulacro si fermava, in modo tale che una delle due porte d'ingresso della chiesa fosse rivolta verso Muro Lucano.
La chiesa, situata ai limiti di un macchieto che pare sia stato un tempo beneficio della stessa, è sotto i vincoli di tutela della Sovrintendenza ai Monumenti. Anteriormente alla costruzione dell'attuale chiesa madre, essa è stata sede parrocchiale.

Testo tratto da -PICERNO- di Giuseppina Caivano Bianchini


Cappella della Madonna del Carmine

E' piccola e ben tenuta. La statua della Vergine che vi si venera, di recente fattura, sostituisce l'artistica tela ad olio, rimossa anni fa per il restauro.
Il piccolo tempio, sempre aperto al pubblico, raccoglie i fedeli soprattutto nel giorno della festività della Vergine, il 16 luglio di ogni anno, per celebrarvi i sacri riti con solennità.
Questa chiesetta, già dei Caivano e poi dei Parisi, recentemente è passata alla famiglia Riccio. Ne curano il decoro le famiglie del vicinato e precisamente la famiglia Borriello, la famiglia Florio, la famiglia Curcio, la famiglia Salvia ecc..

Testo tratto da -PICERNO- di Giuseppina Caivano Bianchini


Cappella della Immacolata Concezione

A poca distanza da questa chiesa (Chiesa dell'Assunta) si erge, sulla strada statale n. 94, la cappelletta privata, oggi dei Iacovelli, di modeste dimensioni, che custodisce una statua dell'Immacolata Concezione.
Anche questa cappelletta è meta di pellegrinaggi specialmente l'otto dicembre di ogni anno quando i proprietari la aprono al culto pubblico.
« Concezione » viene detta la contrada circostante.

Testo tratto da -PICERNO- di Giuseppina Caivano Bianchini


Cappella di Santa Lucia

La cappella comunicante con la casa degli eredi Caivano cui apparteneva, oggi appartiene agli eredi Caselli-Imbrenda. Un antico dipinto di un certo valore artistico e di difficile attribuzione, raffigurante Santa Lucia, orna l'unico altare.
La cappella viene aperta al pubblico solo il giorno della solennità liturgica della santa.

Testo tratto da -PICERNO- di Giuseppina Caivano Bianchini

Autore: Giuseppina Caivano Bianchini

 

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