INDICE

Avanti >>

.

LA CATTEDRALE DI TRICARICO

The Tricarico's Cathedral was founded in the XI century. The original plant was three aisles with terminal apses. Probably in the XII century such plant was widened with the transept's addition. In the XVII century the medieval church was modified and enriched with stuccoes, still presents in S. Maria of the Graces chapel. In the XVIII century vaults and dome were made in place of the old wooden trusses, and the sides chapels were built. In this period Domenico Sannazzaro made the inside decoration with stuccoes. The jobs made In consequence of earthquakes of the 1857 and 1930, have left almost unchenged the architectural configuration engaged from the cathedral in the XVIII century.

Tra i secoli XI e XII il processo di latinizzazione delle strutture ecclesiastiche di Tricarico, così come in altre aree della Basilicata, giunge a conclusione e trova un forte elemento simbolico nella costruzione della nuova Cattedrale, voluta dai Normanni, dedicata all'Assunta.
La più antica attestazione di una sede episcopale a Tricarico risale all'anno 968 quando il patriarcato orientale istituisce la sede metropolita di Otranto con l'assegnazione delle diocesi suffraganee di Acerenza, Tursi, Gravina, Matera e Tricarico (1). Non è affatto certo che l'indicazione circa l'istituzione delle nuove diocesi bizantine abbia avuto un seguito concreto, ma la notizia attesta lo stretto legame di Tricarico con la chiesa orientale, conseguente al ripristino dell'autorità imperiale, a partire dalla fine del secolo IX, su un vasto territorio da molti secoli appartenente all'area di influenza longobarda.
La probabilità dell'esistenza di una sede episcopale tricaricense prima della dominazione normanna, non è, quindi, da escludere, come pure l'esistenza di una cattedrale altomedievale connessa alla presenza del Vescovo.
Infatti la tradizione storica locale conserva la memoria di una chiesa intitolata a S. Pietro, eretta nell'area retrostante l'attuale palazzo vescovile, dove effettivamente l'agiotoponimo (Borgo S. Pietro) ancora esiste (2). L'ipotesi, anche se finora non ha trovato riscontri nelle fonti e sul terreno, è compatibile con l'assetto urbano dell'abitato medievale di Tricarico dove, all'interno dell'impianto normanno-svevo, è distinguibile un nucleo altomedievale, che gravita intorno al complesso vescovile.
La costruzione della nuova cattedrale nel secolo XI, secondo una tradizione consolidata voluta da Roberto Conte di Montescaglioso e nipote del Guiscardo, segna anche il consolidarsi di una lunga fase espansiva della città nella quale il nuovo edificio, esterno al nucleo altomedievale di epoca longobarda e bizantina, funziona quale cerniera tra la parte più antica dell'abitato e le aree di nuova espansione.
La storiografia ha generalmente collegato l'esistenza della nuova Cattedrale alle donazioni di Roberto di Montescaglioso a favore del Vescovo di Tricarico dei feudi di Armento e Montemurro, riportate nei documenti del 1068 e del 1070, ed alle bolle degli Arcivescovi di Acerenza, Godano ed Arnaldo del 1060 e del 1097 (3).
Le carte, poiché sono ritenute inattendibili (4), non possono essere considerate documenti probanti l'esistenza della Cattedrale già alla fine del secolo XI. L'elemento significativo per collocare la fondazione della Cattedrale in questo periodo, è, invece costituito dall'impianto basilicale della chiesa, ancora individuabile con le dovute cautele, nell'attuale edificio formato da tre navate affiancate da una serie di cappelle, da un transetto sporgente e da una zona presbiteriale suddivisa in tre ambienti quadrangolari.
Le cappelle laterali e le attuali terminazioni sono il risultato di profonde trasformazioni ed aggiunte, realizzate tra i secoli XVI e XIX e documentate in numerose fonti. La pianta, senza le cappelle ed il transetto, evidenzia un impianto tripartito riconducibile alla chiesa di secolo XI che può essere ipotizzata a tre navate absidate così come altri edifici coevi presenti nel territorio della Basilicata quali le chiese dei monasteri benedettini di S. Maria di Banzi, S. Eustacchio a Matera, S. Maria del Casale a Pisticci, S. Maria del Piano a Calvello, S. Michele a Montescaglioso, S. Maria del Pierno a S. Fele, le più antiche redazioni delle Cattedrali di Anglona e Muro Lucano, la chiesa di S. Michele a Potenza ed il santuario benedettino di S. Maria della Gloriosa di Montemilone (5). La suddivisone era probabilmente a pilastri con sezione quadrangolare così come dimostrato da alcuni saggi effettuati negli anni cinquanta sul primo pilastro di destra, che evidenziava l'addossamento di murature alle strutture più antiche, confermato anche dall'Apprezzo (6) del 1777 che descrive i lavori effettuati per la realizzazione delle nuove coperture a volta. Le terminazioni absidate dovevano svilupparsi poco oltre l'attuale transetto con una dimensione compatibile con la presenza dell'imponente campanile, esterno alla chiesa, realizzato in prossimità dell'abside laterale sinistra.
La torre campanaria, attualmente inglobata nelle aggiunte di secolo XVIII e XIX, era isolata dal complesso ed assolveva probabilmente anche a funzioni difensive dettate dalla prossimità alla principale porta urbana del perimetro fortificato normanno-svevo che aveva ampliato il circuito delle mura altomedievali. La parte inferiore della massiccia struttura denota un apparecchio murario di grande qualità, formato da conci lapidei ben squadrati, che sembrano foderare una struttura preesistente. Nella massiccia muratura è leggibile la testimonianza di una scala ricavata nello spessore della struttura e successivamente occultata. Anche il campanile, al pari della Cattedrale, è stato oggetto di numerosi rimaneggiamenti: un intervento è attestato negli anni precedenti il 1588 (7) mentre i rifacimenti della parte superiore sono seguiti ai terremoti del 1857 e del 1930 (8).
Un ampliamento della chiesa, come per Anglona e Muro Lucano (9), può essere ipotizzato nella prima metà del XII secolo, con un probabile allungamento delle absidi ed un ulteriore sviluppo del transetto che assume una configurazione fortemente sporgente, dove un'attenta ricognizione ha rivelato l'esistenza di due absidi con asse parallelo alle navate. L'abside di destra risulta trasformata in locale di servizio e presenta l'archivolto occultato da un monumento sepolcrale, mentre quella di sinistra, rimossa probabilmente nel secolo XVII, appare con l'arco chiuso dalla sepoltura di mons. Delle Nocche realizzata nel 1960. Testimonianze raccolte in merito alla realizzazione di questi ultimi lavori attesterebbero l'esistenza di lacerti affrescati nell'intradosso dell'arco absidale.
Sulla configurazione delle absidi attinenti la fase di secolo XII si possono avanzare solo alcune ipotesi. La presenza di un affresco su una parete longitudinale dell'attuale coro, datato alla metà del secolo XVI, conferma come lo sviluppo raggiunto dalle terminazioni in epoca medievale sia pari all'incirca agli attuali ambienti rettangolari, nei quali la demolizione delle absidi potrebbe essere datata alla fine del secolo XVI ed, in ogni caso, non oltre la realizzazione degli interventi dei Vescovi Carafa, risalenti alla prima metà del secolo XVII. Ne consegue che, in base alle strutture murarie identificabili per la fase medievale, l'area terminale della chiesa poteva essere formata da absidi precedute da ambienti quadrangolari.
L'inedita ed ipotetica pianta tricaricense può essere agevolmente inclusa nell'ambito di un gruppo di edifici, databili tra gli ultimi anni del secolo XI ed i primi decenni del XII, appartenenti ad una tipologia generalmente riferita a modelli benedettini-cluniacensi, che nell'Italia meridionale trova riscontri nella cattedrale di Gerace e nell'abbaziale di Mileto (10) ed in Basilicata, con la variante del transetto contenuto nel perimetro delle navate, nella cattedrale di Anglona di seconda fase.
La configurazione del secolo XII resta sostanzialmente invariata fino ai secoli XV-XVI, salvo la realizzazione di nuovi apparati decorativi, testimoniati da un lacerto di affresco nel coro attribuito all'ambito del Todisco (11) (seconda metà del secolo XVI), e la realizzazione di numerosi altari laterali e cappelle addossate alla navata laterale destra, documentate nella veduta del Theatrum Urbium (12) e negli atti visitali di mons. Santonio del 1588.
La chiesa documentata negli atti visitali (13), appare chiaramente suddivisa in tre navate con numerosi altari laterali in buona parte addossati alle murature perimetrali. E da segnalare la presenza nelle cappelle ed in prossimità degli altari di numerose sepolture appartenenti alle famiglie più in vista di Tricarico ed, in mezzo alla navata centrale, del sepolcro del Vescovo Cicinelli assassinato dal Diacono Caregni al quale aveva negato l'ordinazione (14).
Una sostanziale modifica dell'impianto medievale è dovuta agli interventi attribuibili ai due Vescovi Pier Luigi Carafa (15) (1624-1646 e 1646-1673) che modificano completamente la terminazione della chiesa dove le absidi sono ridotte ad ambienti rettangolari mentre l'interno è arricchito da decorazioni in stucco delle quali sono attualmente superstiti solo quelle conservate nella cappella di S. Maria delle Grazie. Altri interventi attribuiti ai Carafa sono la realizzazione del portale lapideo e del nuovo altare maggiore con relativa balaustra successivamente trasferito nella cappella del Purgatorio.
Un'ulteriore e complessivo rimaneggiamento della chiesa, dopo la costruzione della cripta avvenuta nel 1733 (16), risale agli ultimi decenni del secolo XVIII ed è ampiamente attestato dall'Apprezzo redatto nel 1774 dal regio ingegnere Carlo Braccolino per la stima dei nuovi apparati decorativi in stucco, da realizzare nella Cattedrale dopo l'ampliamento ed il rifacimento di numerose parti, alcune ancora incompiute, volute da mons. De Plato.
I lavori eseguiti dal De Plato portarono alla configurazione attuale della cattedrale. Furono costruite le cappelle laterali sul lato destro e demolite le vecchie strutture di una preesistente cappella, situata tra la III e la IV, a pianta ottagonale (17), intitolata a S. Pancrazio, mentre le cappelle sul lato sinistro erano state progettate ma non ancora eseguite alla data del sopralluogo del regio ingegnere. La vecchia copertura delle navate, che secondo la descrizione doveva essere a capriate lignee con tavolato, fu sostituita dalle coperture a volta tuttora esistenti, a botte nelle navate laterali e a crociera nella centrale. Si rese necessario il rafforzamento dei vecchi pilastri quadrangolari che furono irrobustiti per sostenere i nuovi archivolti. Anche le murature nel transetto furono irrobustite ed in parte rifatte per aumentarne l'altezza in modo da consentire la costruzione della cupola nella zona presbiteriale all'incrocio con la navata centrale. Furono rifatte le volte dei due cappelloni del transetto e dell'abside. L'altare maggiore voluto dai Carafa fu smontato e trasferito nella cappella del Purgatorio (18) dov'è tuttora. L'opera di ristrutturazione fu completata dalla realizzazione di partiti decorativi interni in stucco ad opera di Domenico Sannazzaro, dal ridisegno dei prospetti ripartiti da lesene e conclusi da timpani triangolari e dall'apertura di nuovi finestroni.
L'impianto e l'apparato decorativo di fine secolo XVIII sono rimasti immutati nonostante gli interventi resisi necessari a seguito degli eventi sismici del 1857 e 1930.
La cattedrale di Tricarico costituisce oggi uno dei monumenti più complessi della regione e, per le fasi edilizie, storiche ed artistiche che la caratterizzano, sintetizza la vicenda storica del territorio circostante.

Note

1 GRUMMEL, Les regestes des actes du patriarchat de Constantinople, I, Paris, 193226
2 Cfr. foglio catastale n 82 del Comune di Tricarico.
3 Per il cartulario della chiesa di Tricarico, cfr P. F. KEHR, Italia Pontificia, IX, Berlino 1962, 473; G. BRONZINO, Fonti documentarie e bibliografiche per la storia di Tricarico e di altri centri viciniori, in Bollettino storico della Basilicata, 3, 1987, 15-36.
4 Sulla inattendibilità dei documenti, H. HOUBEN, Basilicata, 170-171 in Monasticon Italiae, III, Puglia e Basilicata a cura di G. Lunardi, H. Houben, G. Spinelli, Cesena 1986, 159-223.
5 Sulla diffusione dell'impianto basilicale in Basilicata, cfr. L. BUBBICO, F. CAPUTO, Caratteri dell'architettura monastica medievale in Basilicata, in Monasteri italogreci e benedettini in Basilicata, a cura di L. Bubbico, F. Caputo, A. Maurano, voi. II, Matera, 1996, 226-229.
6 Archivio Diocesano di Tricarico, Apprezzo della Venerabile Cattedrale della città di Tricarico, ms. anno 1777.
7 Archivo Diocesano di Tricarico, Visitatio illustrissimi et reverendissimi domini Johannis Baptistae Sanctonio, Episcopi Tricaricensi, anno 1588, f. 152 r.
8 Archivio Generale Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici della Basilicata, cartella, M/MT/291.
9 Su Anglona, cfr. Santa Maria di Anglona, Atti del convegno internazionale di studi, a cura di C. D. Fonseca e V. Pace, Galatina, 1996. Per Muro Lucano, cfr. L. CAPPIELLO, La Cattedrale e l'episcopio di Muro Lucano: analisi storico-critica ed individuazione delle fasi costruttive, in Bollettino Storico della Basilicata, 13, 1997, 17-39 e fig. 1-23.
10 Sulla diffusione di tali impianti nel meridione, cfr. C. BOZZONI Calabria normanna, ricerche sull'architettura dei secoli XI e XII, Roma 1974.
11 Arte in Basilicata, rinvenimenti e restauri, a cura di A. Grelle lusco, Roma 1981, 85.
12 Cfr. l'edizione in, G. DE TROIA, Piante e vedute della Puglia cinquecentesca, Brindisi 1988, 11.
13 Archivio Diocesano di Tricarico, Visitatio, f. 97 e ss.
14 Archivio Diocesano di Tricarico, Visitatio.
15 Ibid., 160 v. Sul Vescovo Cicinelli, cfr, G. DARAIO, li Vescovato di Tricarico, Union City, 1955, 23-24.
16 Ibid. 30.
17 Archivio Diocesano di Tricarico, Apprezzo.
18 Ibid.


tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1999"

Autore: Annunziata Tataranno

 

[ Home ]  [Scrivici]