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IL MELFESE ED IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE

Il territorio del Melfese è distinto storicamente in due aree geografiche: quella collinare dauna in cui centri principali sono Melfi , Lavello e Banzi e quella montuosa nord-lucana i cui siti principali sono Ruvo del Monte e Ripacandida. La documentazione archeologica proveniente dai siti suddetti è tutelata ed esposta nel Museo archeologico nazionale del Melfese, istituito nel 1976 come Museo del Territorio per la tutela e valorizzazione delle sue testimonianze archeologiche. La ricerca archeologica nell'area del Melfese è iniziata negli anni '60 con il prof. Dinu Adamesteanu. Le sue felici intuizioni in quegli anni portarono alla luce sulle colline di Melfi (Chiuchiari) e in alcune località della stessa (loc. Pisciolo, scavi condotti dalla dott.ssa G. Tocco) sepolture -emergenti - di grande rilievo (Tomba f e Tombe 43 e 48 esposte nel Museo). La ricerca è proseguita poi negli anni '70 e '80 con i l Soprintendente Archeologico della Basilicata, dott. A. Bottini, che con grande intelligenza e profonda conoscenza, ha consentito, attraverso il recupero e lo studio sistematico della documentazione archeologica proveniente dai siti di Lavello, l'antica Forentum, e Banzi, l'antica Bantia, oltre che di Ruvo del Monte e Ripacandida, di ricostruire la storia di quest'area nei suoi molteplici aspetti, socio-economico-culturali.
A tutt' oggi la ricerca scientifica, ripresa da chi scrive, prosegue in maniera pressoché sistematica in particolare nelle aree di Lavello e Banzi.
A Banzi, l'ultima campagna di scavo dell' estate '95 ha permesso di portare alla luce una grande area di necropoli nella località di Piano Carbone, dove sono stati recuperati ca. 200 corredi funerari databili fra il VI e IV sec. a. C. e inoltre ha consentito di completare l'esplorazione di un grande complesso rurale nella loc. Manca Masone (fine IV inizi I d.C.). Nel corso di questo anno è stato programmato un ulteriore intervento nel sito suddetto, in particolare nella località di Montelupino, dove bisognerà verificare i l processo di riorganizzazione degli spazi urbani in età tardo-repubblicana, già in buona misura documentato attraverso la presenza di assi stradali pertinenti ad un impianto regolare.
Anche a Lavello saranno ripresi nel corso dell'anno i lavori di scavo nell'area di un santuario (loc. Gravetta), importante luogo per la ricerca scientifica ai fini dello studio del processo di romanizzazione avvenuto nella Daunia.
Ci sarà da intervenire nella loc. Torre degli Embrici (Rionero in Vulture), dove nell'autunno '95 sono stati portati in luce resti di strutture murarie pertinenti ad un grande complesso rurale di età romana.
Il Museo archeologico nazionale del Melfese si offre al visitatore ancora in tre sale di esposizione, al pianterreno del corpo centrale del Castello normanno-svevo di Melfi, in attesa che vengano completati i lavori di restauro e ristrutturazione del monumento. È recente l'esposizione di nuovi materiali archeologici provenienti dall'ultima campagna di scavo effettuata a Banzi e che ha già riscosso notevole successo assieme a tutto il restante allestimento. Sulla scorta dei dati statistici si può affermare che negli ultimi tre anni questo Museo è stato visitato da una media di ca. 30.000 persone all'anno. I periodi di maggiore affluenza coincidono con la primavera/estate e vedono una grande presenza di scolaresche e di gruppi organizzati in gita turistica e culturale.
Frequenti sono le richieste di visite guidate, il più delle volte soddisfatte grazie al volontariato di dipendenti di questo Ufficio, compreso il Direttore che, anche in giorni festivi, guida nella visita associazioni culturali, figure istituzionali e altri. A supporto della visita al Museo, il visitatore dispone comunque di didascalie posizionate sulle pareti di ogni sala. Il rapporto con le istituzioni è abbastanza positivo: si auspica, per sempre fare meglio e di più una maggiore e ulteriore collaborazione con tutte le istituzioni presenti
nel territorio, ai fini della tutela e della valorizzazione del patrimonio archeologico, che è un bene di tutti.

Autore: Testo di Rosanna Ciriello - tratto da -BASILICATA REGIONE Notizie, 1996

 

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