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IRSINA - UN CASO EMBLEMATICO DELLE COMPLESSE PROBLEMATICHE DEL RESTAURO

Il gravoso impegnativo compito della tutela, conservazione e valorizzazione di ogni oggetto d'arte mobile, prima o poi passa attraverso quella fase delicatissima ma tecnicamente e culturalmente fondamentale che è il restauro. Alla base del restauro c'è l'assoluto rispetto dell'oggetto con la sua stratificazione storica, per permetterne una lettura e una fruizione quanto più esauriente possibile e nello stesso tempo per salvarlo dalle ingiurie del tempo e dell'uomo che possono impedirne una visione più autentica e rivelatrice della sua realtà materiale e spirituale.
Nella moderna interpretazione il concetto di restauro ha ormai preso il significato di conservazione o ripristino dell'opera che, per naturale deperimento o per cause accidentali, necessiti di riparazione o consolidamento, per una migliore durata nel tempo.
In quest'ottica e perseguendo sempre gli obiettivi finalizzati al recupero e salvaguardia delle opere d'arte del territorio di competenza, anche lo scorso anno 2002 sono stati effettuati vari restauri, preceduti da un'adeguata programmazione di interventi sul territorio.
L'esiguità dei fondi non ha consentito di intervenire su un numero cospicuo di opere bisognose di restauro; ma, ciononostante, l'obiettivo di considerarne alcune tra le più meritevoli alla fine è stato raggiunto.
Nella Chiesa del Convento di Sant'Antonio in Vaglio (PZ), la ditta Francesco Martinelli di Tricarico (MT) ha restaurato il secondo altare laterale e l'altare maggiore (quest'ultimo tuttora in corso di restauro). Gli altari, in legno scolpito, intagliato e policromo, furono realizzati da maestranze lucane, attive nella prima metà del settecento, che attinsero a motivi propri del barocco napoletano.
A Tricarico (MT), il Centro di Ricerca e Restauro Marinelli di Picerno, ha curato il restauro del più che interessante altare lapideo posto nella Cappella della Purità della Cattedrale.
Realizzato in pietra locale, è suddiviso in due ordini: il superiore molto semplice, è delimitato alle due estremità da testine di angeli; al centro vi è il tabernacolo; l'ordine inferiore, delimitato anch'esso da due testine di angeli, porta impressi due stemmi del Vescovo Luca Trapani che fu a Tricarico dal 1718 al 1720, il quale fece erigere per la stessa Chiesa due acquasantiere, il fonte battesimale e il coro ligneo. Il restauro del manufatto è consistito nel rimuovere l'enorme quantità di cera depositata sull'intera superficie che è stata sciolta ed asportata con vapore acqueo ad una temperatura di 85°; mentre la seconda fase di pulitura è stata eseguita con impacchi di polpa di carta in una miscela di solventi. Le vecchie e numerose stuccature sono state eliminate dall'intera superficie dell'altare con mezzi meccanici e rieseguite con l'ausilio di polvere di pietra miscelata a resina epossidica. Come fase conclusiva dei lavori è stato effettuato il trattamento di protezione finale.
Molto interessante, per le scoperte fatte in corso d'opera, si è rivelato il restauro della tela proveniente dalla Cattedrale di Irsina (MT), tuttora nel laboratorio della ditta Rosa Maria Arena di Aversa (CE), che ne sta curando il restauro, la quale rimaneggiata più volte, ha riproposto sempre lo stesso tema: la Crocifissione.
In corso d'opera sono state rimosse le varie ridipinture, recuperando la versione originale seicentesca (seconda metà), che presenta un impianto compositivo armonico ed equilibrato. Al centro il Cristo sulla Croce e da un lato l'Addolorata sorretta da San Giovanni Evangelista; ai piedi della Croce, inginocchiata, la figura della Maddalena penitente che cinge la Croce. Fa parte della scena la figura della pia donna con le mani giunte.
Dopo il restauro firmato Marchius Meglio F. e datato 1787, il dipinto mostrava una scena diversa: la figura del Cristo sulla Croce, al centro, ed ai lati le immagini della Vergine che guarda in alto, mentre San Giovanni solleva l'indice verso il Cristo. Il dipinto subì maggiore danno durante l'intervento ottocentesco, dovendo collocare al centro dello stesso la scultura lignea raffigurante Cristo sulla Croce. La superficie del quadro fu ridipinta tutta di nero, proponendo ai lati le immagini della Madonna e San Giovanni Evangelista (il restauro è tuttora in corso).
La scultura raffigurante Cristo sulla Croce, di notevole interesse per l'intensa carica patetica che affina e disincarna la figura, è pregevole opera di un ignoto scultore lucano del XVII secolo che riprende modelli cinquecenteschi. La stessa, restaurata dalla ditta Arena di Aversa, non è costituita da un unico tronco scolpito, ma ha le braccia, le gambe e la testa aggiunte. I capelli in fibra naturale (stoppa), la corona di spine fatta con un intreccio di legno di rose ed il perizoma dipinto con colori ad olio su di un supporto di tela grezza. Per la particolarità dell'impianto strutturale, si è reso necessario velare l'intera opera prima del trasporto in laboratorio. Dopo un accurato smontaggio della scultura dalla Croce e prima di rimuovere la velatura posta a protezione, è stato necessario bloccare il colore e la preparazione, che non aveva più alcuna adesione con la struttura lignea.
Durante i saggi di pulitura che hanno evidenziato lo strato pittorico originale, sono stati rimossi i rifacimenti, le ridipinture e le stuccature realizzate in occasione di un precedente intervento di restauro. La struttura lignea presentava profonde lesioni (causate probabilmente da sbalzi di temperatura) e diffuse lacune di colore. Con l'operazione di pulitura sono state rimosse le ridipinture più resistenti (con l'ausilio di miscele e solventi non polari e bisturi), recuperando l'incarnato originale. Proprio in questa fase, mentre venivano eliminati vari strati di ridipintura, si è rivelata sul petto del Cristo, a destra, una portella, con regolare cerniera che chiudeva lo incavo vuoto, probabilmente doveva contenere una reliquia. È questo il primo caso del genere: mai, che io sappia, durante il restauro di un Crocifisso, è stata rilevata la presenza di un incavo sul petto del Cristo, chiuso da una portella. Sono state incollate le braccia del Cristo, le dita delle mani ricostruite e mordensate. Le integrazioni pittoriche sono stese eseguite con colori a vernice. La verniciatura finale ha completato l'intervento di restauro.


tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 2002"

Autore: Benedetto Di Mase

 

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