INDICE

Avanti >>

.

MADONNA DEL CARMINE (Laurenzana)

Diocesi: L'originaria e attuale arcidiocesi di appartenenza è quella di Acerenza, unita a Matera il 7 maggio 1203. Le due arcidiocesi furono separate il 2 luglio 1954.


Parrocchia: S. Maria Assunta.
Altitudine in metri: 880
Paesaggio e territorio: Il santuario è situato nell'abitato di Laurenzana, lungo il corso centrale attualmente denominato corso Cavour.


Origine e sviluppo del culto cristiano
Non ancora chiara è l'epoca cui possa farsi risalire con certezza l'origine del santuario. Poco verosimile, e comunque non suffragata da documenti attendibili, è la data del 1222 proposta da autori locali'. Il santuario non è citato fra le chiese ispezionate nel 1544 nel corso della Santa Visita promossa dall'arcivescovo di Acerenza Mans. Giovanni Michele Saraceno. Alcuni dati, comunque, fanno propendere per la datazione della chiesa ad un periodo compreso fra la seconda metà del IVI secolo ed i primissimi anni del secolo successivo. Michele Lacava, infatti, riferisce di uno stemma del Carmelo anticamente posto sull'architrave del portale dei santuario, dove figurava la data del 16112, mentre la tela raffigurante la Madonna del Carmine con S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista, situata sulla parete di fondo del santuario, adatata al 1615.11 santuario viene citato come già esistente nel verbale della santa visita promossa da Mans. Simeone Carafa nel 1639.


Oggetto/i del culto
Nella visita pastorale del 1643 si parla di una "decente icona" posta sull'altare maggiore; in quella successiva del 1650 si legge dell'altare maggiore avente "iconam magnam deauratam, cum imaginibus dicte Beatissime Virginis, Sancti Johannis Baptiste, et Evangelistae". Ancora, nella visita del 1731 si riferiscono le misure della pittura su tela: dieci bracci di altezza e quattro di larghezza. Non viene fatto invece alcun riferimento alla presenza di un'eventuale scultura. Ciò induce a ritenere che nel passato l'oggetto di culto fosse costituito dalla grande tela situata sull'altare maggiore, raffigurante la Madonna del Carmine con S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista, realizzata nel 1615 dal pittore di Tricarico Cesare Scerra. Il dipinto è racchiuso in una cornice commissionata nel 1777 dal sacerdote Giovanni Reginelli. La rappresentazione di un'edicola classica, con capitelli e colonne leggermente ruotate, denuncia l'epoca di appartenenza e denota una fase matura del barocco che in periferia mostra ancora una certa vitalità espressiva.


Solo in una nota stilata l'11 agosto 1853 dall'arciprete Pinto, si parla di una statua di cartapesta a mezzo busto raffigurante la Vergine del Carmine 3. L'attuale scultura, un manichino di legno vestito raffigurante la Vergine in piedi col Bambino, anch'egli in piedi sulla sua mano sinistra, ha probabilmente la stessa datazione della pregevole edicola lignea che la contiene, realizzata nel 1892 dall'artigiano locale Emilio D'Emilio 4. Nelle risposte ai quesiti predisposti per le visite pastorali del 1894 e del 1896 si dichiara che, fra le tante statue conservate nel santuario, "altamente primeggia quella della Vergine del Carmine, ricca di gloria di maestà e di decoro".


Date e svolgimento delle feste religiose
Nella mattinata del 16 luglio, dopo la celebrazione nel santuario di una Santa Messa con panegirico, la statua viene solennemente portata in processione per le vie del paese. Nel passato altre processioni si svolgevano nelle due domeniche successive.


Provenienza dei pellegrini
Dai paesi contermini.


Svolgimento della festa popolare e pratiche rituali
Nel passato in coincidenza con la festività di luglio si svolgeva una fiera di merci varie della durata di tre giorni. Oggi la fiera dura solo un giorno.


Confraternita
Già nella Visita Pastorale del 1639 si fa cenno ad una confraternita attiva nella chiesa, avente uno stendardo recante dipinta l'immagine della Vergine. Nelle regole ottocentesche si specificava che la confraternita, essendo la cappella del Carmine di giuspatronato del Comune di Laurenzana, non avrebbe dovuto ingerirsi nella gestione della festa del 16 luglio, alla cui maggiore solennità avrebbe solo potuto contribuire offrendo somme di danaro al procuratore scelto dal Comune stesso. Ai confratelli era solo permesso tenere le loro congregazioni nel santuario, della cui decenza e buon ordine avrebbero avuto cura.


Tradizioni di miracoli
Tra le grazie ottenute grazie all'intercessione della Vergine si narra che nel 1656 il paese sarebbe stato miracolosamente liberato dal contagio della peste, grazia che sarebbe attestata anche in un atto notarile.


Ex voto
Oggetti d'oro e d'argento: tra quest'ultimi molti a forma di cuoricini.


Riconoscimenti ufficiali
In seguito alla liberazione del paese dal contagio della peste, l'università di Laurenzana, con atto del 7 agosto 1656, dichiarò la Vergine del Carmine avvocata e protettrice del paese, insieme alla Madonna delle Grazie, a Sant'Antonio da Padova e ai beati Egidio da Laurenzana e Gaetano.

Una scritta situata sull'arco di trionfo attesta che l'altare maggiore del santuario fu dichiarato privilegiato da papa Leone Xlll.

La chiesa è stata elevata a rango di santuario dall'arcivescovo di Acerenza mons. Domenico Picchinenna. La Vergine è stata proclamata protettrice del paese ed il suo simulacro è stato incoronato per decreto del Capitolo Vaticano il 16 luglio 1930.


Cura spirituale e patronato
Oggi, come pure nel passato, la cura spirituale viene esercitata dal clero diocesano della chiesa madre di S. Maria Assunta.

Nelle visite pastorali del XVII secolo, a cominciare da quella del 1640, la chiesa risulta di giuspatronato dell'università di Laurenzana. Il 3 settembre 1746 l'università rinuncia alla cappella, cadente e bisognosa di costose riparazioni, in beneficio del duca di Belgioioso 5. Ma già nei primi decenni del XIX secolo risulta dai documenti nuovamente appartenente al Comune di Laurenzana.


Elementi strutturali e artistici
Il santuario, citato come già esistente nel verbale della santa visita promossa da mons. Simeone Carafa nel 1639, fu riedificato nel 1658 in seguito ai danni provocati da un incendio, e divenne polo di sviluppo edilizio del paese. Fra gli anni Sessanta e Settanta del XVIII secolo il sacerdote Giovanni Reginelli, all'epoca cappellano del santuario, vi fece realizzare a sue spese diverse opere, tra cui l'apparato di stucchi, un nuovo altare "indorato", la cornice della tela del Carmine ed il soffitto dipinto 6.

L'aspetto esterno della chiesa è stato profondamente alterato negli anni Cinquanta del XX secolo a causa della realizzazione di una facciata in lastre di travertino addossate alla struttura. Dopo il terremoto del 1980 la chiesa ha subito notevoli danni e, nel corso dei lavori di consolidamento delle murature, è stata rifatta la facciata che, priva di qualsiasi collegamento orizzontale e non ancorata alle pareti longitudinali, versava in precarie condizioni di stabilità. In quell'occasione è stato possibile eliminare il rivestimento precedentemente effettuato riproponendo il disegno della facciata con paraste angolari, timpano triangolare e campanile a vela.

L'interno della chiesa è ad aula unica rettangolare con abside, anch'essa rettangolare, inglobata nella struttura dell'edificio. La navata si conclude nella zona del transetto dove, attraverso un arco trionfale, si accede all'abside. Sulla chiave dell'arco verso la navata è un cartiglio che ricorda una concessione di papa Leone Xlll. Rispetto alla quota di calpestio della navata, il presbiterio è leggermente rialzato e chiuso da una balaustra. Nell'abside è collocato un altare in marmo policromo. Sulla parete di fondo è, invece, la tela raffigurante la Beata Vergine con S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista, datata al 1615, ed un pregevole coro ligneo del XVII secolo, proveniente dal soppresso convento francescano di S. Maria della Neve. Alle pareti della navata sono cornici e lesene, scanalate, realizzate a stucco e, ai di sopra delle comici marcapiano, finestre. Nella zona di ingresso, sul piano soppalcato sorretto da colonne, entrambi in legno, è sistemato un bell'organo a canne, anch'esso, come il coro, probabilmente proveniente dal convento francescano. La copertura della navata è realizzata da una controsoffittatura a cassettonato in legno, riccamente decorata. Nella zona presbiteriale, a sinistra dell'altare maggiore, vi è la statua della Madonna con Bambino, racchiusa in una edicoletta in legno del XIX secolo. Sulla parete laterale sinistra, sopra l'altare, è un dipinto su tavola raffigurante S. Giovanni evangelista e la Maddalena ai piedi del Crocifisso, opera datata al 1826 di certo Giovanni Zito 7. Tra le altre sculture lignee presenti nella chiesa si distingue, per importanza ed espressività artistica, un Cristo Crocifisso con i simboli del martirio ai piedi della croce, situato sulla parete destra e databile al XVIII secolo. Altre sculture raffigurano S. Antonio Abate, S. Antonio di Padova, S. Giuseppe e l'Immacolata.


Altre tradizioni
Nella santa visita del 1755 si riferisce che negli anni precedenti nel santuario furono organizzate opera scenica.

Autore: Con il bastone pellegrino attraverso i santuari cristiani della Basilicata, a cu

 

[ Home ]  [Scrivici]