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Costumi Usi e Tradizioni

VESTIMENTA - COSTUMI - USI E TRADIZIONI DI FORENZA
A noi non resta quasi nessun ricordo dell'antico costume di Forenza, che pur si distingueva da quello dei Comuni vicini.

COSTUME DELLE DONNE: l'indumento più caratteristico che ha resistito fino agli anni Venti era il corpetto rosso scarlatto, le nostre nonne l'hanno portato fino alla consumazione totale; poi nessuno più l'ha rinnovato. Certo il costume in genere delle nostre donne è stato ed è tra i più seri dei dintorni, per semplicità di taglio e di colore, Il fazzoletto di proporzioni modeste copriva il capo, dando un aspetto monacale, ma lasciava sotto il mento, dopo il nodo, lunghe ma piccole cocche, che si aprivano come ali di una cravatta. Il giorno di festa il fazzoletto nuovo, quasi sempre bianco o leggermente giallo, con la sua piega di due dita, incorniciava bene il viso tutto intero, lasciando scoperto un po' di capigliatura, in mezzo alla quale spiccava la descriminatura, mentre gli angoli della fronte e sulla tempia facevano bella comparsa le ondulazioni e i riccioli dell'abbondante chioma.
Il seno era coperto dal busto (traduciamo reggiseni) e per le civili anche il coprabusto (oggi parte superiore della sottana). Dal busto, era una volta con le maniche distaccate, appariva fiammante la camicia guarnita abbondantemente di trine e merletti sulle cuciture e sullo spacco. Il corpo era coperto dai mutandoni, dal sottanillo (fino alla vita) e poi da larghe gonne a fitte pieghe, rette sui fianchi da "u scirone" (iuppone ad Avigliano), panno rotolato a cuscinetto di pezza discreto, e che scendeva fino alle caviglie, di bordiglione o di altro panno pesante. Le signore, ancora nel secolo scorso, come da fotografie del tempo, facevano sfoggio delle ampie gonne "all'imperatrice Eugenia" con cerchi di ferro che le tenevano dritte come campane.
Infine "u cretto" (coretto) con sottana; spesso si alzava, per difendersi dalle intemperie, sul capo, finchè venne in uso il panno, pezzo di stoffa pesante e rettangolare, che si ripiegava in due per ricoprire la vita, si posava sul capo e si reggeva dinanzi al petto con le mani. Le civili usavano lo scialle di lana con le frange pendenti. Dopo con l'affluire del denaro dalle Americhe, anche le contadine "si sono vutate": hanno messo su scialli e scialletti anche di colori vivaci, con fascia spiccante e frange sullo sfondo verde oppure azzurrino. Si e cominciato d'estate ad abbandonare anche il fazzoletto per dar campo allo sfoggio e all'acconciatura dei capelli. Poi anche le gonne, in omaggio alla civiltà, si sono tirate su e accorciate di parecchio, mentre spicca la bianchezza delle calze, di lana o di cotone, che accompagnava la gamba fino alle scarpette basse, lucide e pulite. Al di sopra del coretto c'era "u sinale" il senale, dai colori vivaci e diversi che spesso echeggiava il corpetto.

COSTUME MASCHILE: il costume maschile era più semplice; ma più radicale ne fu in seguito il cambiamento. Dipendeva poi dalle condizioni economiche avere per esempio "li cauzinetti" o il gilet o la mantella. "Li cauzinetti" erano i mutandoni maschili di lana o di panno. Le brache erano dei pantaloni ampi che si chiudevano a bottoni sul fianco esterno del rotolo dei ginocchi; in seguito si sono allungati in calzoni di feltro, velluto o tricò fino alle caviglie, coprendo calze e calzettoni. "Li vracali" i bracali, di pelle di caprà o pecora, coprivano cosciali e ginocchia; oggi soltanto qualche pastore li usa ancora per difendersi da spine e rovi o da eventuali morsi di animali. "Li zampitti": pezzo di cuoio grosso rettangolare ripiegati in su ai lati del piede e chiusi dinanzi a punta e senza tacchi; quindi più che scarponi erano dei gambinì: erano allacciati alle gambe con cordicelle e correggiuoli. Il petto era difeso da una "cammisa" di mussola o di panno più grezzo e da una maglia di lana cardata. Non era raro l'uso della cammisola di lana direttamente sul nudo; la "cammisola" in seguito ha preso l'aspetto di un vero corpetto maschile, panciotto, che chiamarono gilet alla francese.
Poi vi era "u capane" il gabbano, di robusta tela oppure di pelle di capra o di pecora, ampio e lungo fino alle ginocchia. La 'scazzetta" o coppola con visiera, prima che venisse in uso il cappello. infine vi era "u purzone" o pelliccione, una specie di mantellina di pelle che ricopriva le spalle. Ora il pelliccione è rimasto nell'idioma locale o per indicare con termine scherzoso chi ha preso una sbornia ("tene nu purzone"), o al participio "ti si 'mpurzunato". La civiltà ha creato in seguito la maglia pettinata, la camicia di tela, il gilet invece della cammisola, la giacca al posto del capane e la mantellina invece del purzone, di panno e non più dì pelle di pecora.
In conclusione oggi non vi è un costume tipico di Forenza. Dell'antico costume vi è soltanto qualche traccia nei pastori per gli uomini (per esempio "li vracali"); e qualcosa in più nelle novantenni (il busto, soprabusto, ecc.). Abbiamo avuto l'intento di fermare su carta queste note, per far conoscere ai nostri posteri quello che fino agli anni Venti era stato uno dei più bei costumi della Lucania.


"FORENZA Usi - Costumi - Leggende"

Autore: Padre Emilio Giugno

 

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