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ITINERARIO TURISTICO

Oltre all'escursione nei calanchi, per la quale è necessario attrezzarsi ed evitare le ore calde o condizioni meteo avverse, un percorso turistico-culturale può iniziare da Porta Pandosia o Arco di San Pietro, salendo per casa Lomonaco dove vissero gli illustri personaggi di quella famiglia e che fu sede di incontri tra tutti coloro che cospiravano contro i borboni. Proseguendo si giunge al portone De Leo, sotto la cui volta d'ingresso sono ancora visibili dei simboli massonici, una mano e un martello. Quindi si continua verso la Chiesa Madre Santa Maria dell'Episcopio realizzata nel 1500 e al cui interno è possibile ammirare, tra le tante altre cose, oltre ad quadro suggestivo di autore ignoto sull'ultima cena di Gesù Cristo, un quadro attribuito a Mattia Preti che è stato soprannominato -il Caravaggio del sud-. Dal retro della Chiesa Madre percorrendo vicoli e stradine si giunge nei pressi dei calanchi, dove la vista si apre per godere di un panorama mozzafiato. Si vede la catena montuosa del Pollino e dell'appennino lucano, il paese fantasma di Craco e lo sperone della Petrolla. Proseguendo vi è la sede del Fondo Antico dentro il ristrutturato Palazzo Rondinelli, con la presenza di circa 9.000 volumi a partire dal 1500 e alcuni reperti archeologici. Più avanti la casa che fu di Niccolò Fiorentino, poi Palazzo Bonelli e il Palazzo del Cavaliere o Palazzo Federici, dove venne ospitato nel 1902 Giuseppe Zanardelli. Attraversando altri vicoli si giunge davanti al portone di ingresso dell'abitazione della famiglia Romeo, dove è stato posta una targa che ricorda la sua storia. Spostandosi poi in corso Carlo Alberto, le targhe poste davanti alle porte fanno da guida per le cappelle gentilizie, la casa di Felice Mastrangelo e di altri personaggi illustri, del palazzo che ospitò il giovane re Carlo III di Borbone. Al centro del Corso è possibile visitare il Museo della Civiltà Contadina della famiglia Rosano, più la mostra, presso la biblioteca comunale, di arte moderna con opere provenienti da tutto il mondo. Lungo il percorso indicato si trovano numerose cappelle gentilizie con la data d costruzione delle stesse. Fuori dal centro abitato è d'obbligo la visita al bosco comunale di Andriace. In passato il luogo serviva per procurare legna combustibile e frascume per la carbonella. Si tratta di un'area naturale che si estende su circa 450 ettari di terreno, di cui 140 circa di fossi, su un altopiano, in splendida posizione panoramica su tutta la pianura metapontina, e rappresenta un esempio di -bosco mediterraneo- caratterizzato per la prevalenza di lecci, roverelle e sottobosco di macchia mediterranea che lo rendono un vero e proprio centro di conservazione di germoplasma e biodiversità. Terra abitata già dagli Elleni, Andriace conserva testimonianze storiche della Magna Grecia: sono stati infatti rinvenuti i resti di una fattoria elleninistica del III sec. a.C. nelle cui adiacenze la Soprintendenza ai beni archeologici ha realizzato una copia fedele, ora affidata in gestione al comune di Montalbano. La fattoria ha una tipologia di casa a corte, cioè dotata con pochi ambienti per l'abitazione delle famiglie dei coltivatori e ampi spazi adibiti alla lavorazione dei prodotti. Ricostruita con tecniche all'avanguardia, rappresenta la testimonianza rara di una struttura rurale, anticipatrice delle più sofisticate forme della villa romana. A poco distanza si trova, sempre all'interno del bosco, l'Archeoparco di Andriace. Realizzato su di una superficie di 9 ettari, ha riprodotto capanne di un villaggio preistorico ed altre strutture che ricordano l'antichità. L'obiettivo è quello di proporre un percorso capace di essere la testimonianza dell'evoluzione abitativa e comunitaria fino al medioevo. Rappresenta un attrattore turistico di grande valore ed unico nel suo genere a livello nazionale. Molte iniziative vengono prese nel corso dell'anno per coinvolgere i visitatori e renderli parte attiva. A ridosso del Bosco di Andriace sorge l'area archeologica di Termitito, ora ricadente nel territorio del comune di Scanzano Jonico, in cui sono evidenti i resti di una Villa romana del I sec. a.C. e, soprattutto, tracce di uno dei primi empori micenei del Sud Italia (XIII-XI sec. a.C.). L'itinerario turistico può concludersi da tutt'altra parte. Scendendo sulla Val d'Agri e dopo aver attraversato i giardini di Montalbano Jonico, dove ancora sono presenti gli agrumeti che una volta rappresentavano la ricchezza del paese, al margine della Riserva dei calanchi e al confine tra i territori di Montalbano, Craco e Pisticci, si erge a strapiombo sulla campagna circostante uno sperone di roccia, denominato -Tempa Petrolla-. La strada per raggiungere la località è un po' impervia e da una certo punto in poi sterrata. Il luogo però è particolarmente suggestivo ed apre la vista ad un panorama incantevole. Il posto è stata abitato sin dal neolitico ed ha ospitato un villaggio fortificato fino al Medioevo. Si vedono infatti ancora i resti di un insediamento abitativo. La Petrolla è sullo spartiacque di due valli, del Cavone e dell'Agri: un punto strategico, ripreso dalla moderna cartografia a far parte della rete geodetica italiana e dalla cui sommità si gode di un panorama a 360°. Nella biblioteca comunale è conservato un atto firmato da un notaio che si chiamava Ubaldo da Petrolla.

Autore: Dott. Vincenzo Maida

 

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