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IL MUSEO DI POLICORO E LE VALLATE DELL'AGRI E DEL SINNI

Il territorio di Policoro, situato tra i fiumi Agri e Sinni , è una terra particolarmente adatta allo sviluppo dell'insediamento umano, in particolare per la fertilità e ricchezza di acque. Fulcro di tale territorio è la c.d. "collina" del Castello, acropoli dominante la piana costiera e la val d'Agri, e quindi luogo topograficamente adatto per l 'insediamento. E in effetti l'acropoli di Policoro vide il sorgere di un abitato greco arcaico, forse identificabile con Siris, dopo la prima fondazione greco-orientale di Polieion ancora ignota e ubicata dalle fonti verso la foce del Sinni. La stessa acropoli, sempre a causa della felice posizione, vide il successivo sorgere della fondazione thurino-tarantina di Herakleia alla fine del V sec. a. C., caratterizzandosi nel tempo come luogo di controllo del territorio circostante. Non a caso vi sorse in seguito l'insediamento basiliano e il castrum medievale poi trasformato dalle diverse fasi edilizie nell'attuale Palazzo baronale, unico "segno" per diversi secoli nell'area tra i fiumi Agri e Sinni.
Che la lunga collina di Policoro fosse sede dell'importante colonia di Herakleia era già noto all'Abate Richard di Saint-Non, che nel Voyage offre una veduta del sito e notizie dell'antica colonia, tra cui quella relativa a un possibile tempio antico rinvenuto nell'area del Castello nel corso di lavori effettuati dai Gesuiti. Di Herakleia erano già note le famose tavole bronzee rinvenute casualmente nell'area del Cavone nel 1732 ed edite da Mazzocchi nel 1754.
L'inizio della ricerca archeologica in senso moderno nell'area dell'attuale Policoro data soltanto da pochi decenni fa, negli anni '60, in coincidenza con le grandi trasformazioni del territorio determinate dalla Riforma Agraria, nel cui contesto fu salvata dall'appoderamento gran parte dell'area urbana antica e nacque anche il centro moderno di Policoro.
Protagonista del salvataggio dell'antica colonia fu Dinu Adamesteanu chiamato nel 1964 a fondare e a dirigere la Soprintendenza Archeologica della Basilicata.
L'intuizione di Adamesteanu sul grande potenziale archeologico di Poliporo e delle vallate dell'Agri e del Sinni condusse alla ideazione di un Antiquarium archeologico poi trasformato nel Museo Nazionale della Siritide a seguito del rinvenimento nel 1963 della famosa "Tomba di Policoro". Il nuovo Museo fu inaugurato nel 1969. La ricerca era già iniziata pochissimi anni prima con limitati saggi di scavo condotti da F. G. Lo Porto e con una indagine più a vasto raggio condotta dalla missione archeologica dell'Università di Heidelberg, guidata da B. Neutsch. Il primo aveva individuato delle stipi votive nell'area del c.d. "Santuario di Demetra" e aveva condotto dei saggi sul pendio Sud dell'acropoli, prospiciente la piccola valle del Varatizzo, la depressione che divide l'acropoli dalla cosiddetta "città bassa". Si recuperavano così i primi dati relativi alla vita religiosa di Siris e in particolare di Herakleia. Di rilevante importanza fu il recupero del cippo con iscrizione dedicatoria ad Artemis. La missione tedesca effettuò numerose ricognizioni e alcuni saggi di scavo lungo la fortificazione della "città bassa", consentendo una prima conoscenza delle tecniche costruttive difensive del IV sec. a. C., e nella necropoli extraurbana meridionale. Ma in particolare l'Università tedesca si concentrò sullo scavo estensivo del "Santuario di Demetra" mettendo in luce il primo complesso sacro della città antica all'interno di un'area di sorgenti strettamente connesse a culti in funzione della fertilità della terra. E in effetti già in età arcaica l'area aveva una connotazione sacra evidenziata dai depositi votivi individuati in precedenza dal Lo Porto con statuette di una divinità femminile di stile dedalico.
Con la fondazione di Herakleia l'area si trasforma in un vero santuario con piccoli edifici sacri e depositi votivi ai lati di un percorso in salita verso un prospetto architettonico scenografico, dove probabilmente era il simulacro della divinità. Le statuette e le iscrizioni rinviano al culto di Demetra, dea della fertilità, alla cui presenza si svolgevano sicuramente riti iniziatici e particolari cerimoniali, come la liberazione di schiave, secondo quanto attestato dalle relative iscrizioni e dall'analisi della grande massa di materiale archeologico.
Ma l'équipe tedesca ha indagato anche l'area orientale dell'acropoli nei pressi del Castello. B. Hansel, che ha curato lo studio e l'edizione dello scavo, ha fatto conoscere la prima sequenza stratigrafica di quel settore urbano con le diverse fasi di vita comprese tra la fine dell'VIII sec. a. C. e il tardo medioevo. Da tale sequenza si evince l'organizzazione dell'insediamento arcaico "sirita" sviluppatosi tra il VII e VI sec. a.C. dopo le prime frequentazioni precoloniali della fine dell'VIII sec. a.C.. Le abbondanti ceramiche di tipo corinzio e greco-orientale, di importazione ma anche di produzione locale, rivelano la vitalità dell'impianto arcaico greco-orientale, la cui vocazione commerciale diffonde i raffinati prodotti ellenici fin nell'interno della regione. La complessità dell'impianto è rivelata dai probabili muri di fortificazione in mattoni crudi individuati lungo il perimetro dell'acropoli e dal fossatum che ne proteggeva il lato Ovest, in diretto rapporto con la restante collina del Castello. Successivamente anche gli scavi di Adamesteanu nella parte centrale e occidentale della lunga collina hanno rivelato livelli di vita arcaici e apprestamenti in mattoni crudi lungo il bordo dell'acropoli, al di sotto dell'impianto urbano di Herakleia.
Da queste indagini, effettuate nel primo quinquennio degli anni '70, si è compreso che tutta l'acropoli nel corso del VII-VI sec. era interessata da nuclei insediativi sparsi, successivamente individuati anche nell'area bassa del centro moderno di Policoro (S.S. 106, Area Ufficio PT, Giardini Murati). Nell'area Ovest dell'acropoli, in corrispondenza di un nucleo di capanne individuate planimetricamente al di sotto delle case ellenistiche, è venuta in luce la famosa tomba arcaica nel cui corredo spicca il deinos con cavalli affrontati.
Sempre negli anni '70 D. Adamesteanu ha individuato e iniziato lo scavo delle necropoli di fase "sirita". Si tratta di necropoli con rituale funerario di tipo misto, ossia con incinerazioni in fossette nel terreno e inumazioni, mentre sono in numero notevole le sepolture di infanti o neonati inumati all'interno di vasi, sia di importazione che di produzione locale. Di particolare vastità sono la necropoli Ovest di Contrada Madonnelle o la necropoli Sud-Ovest di Contrada Cerchiarita. In seguito, agli inizi degli anni '80 è continuata l'indagine esaustiva della necropoli Ovest di Contrada Madonnelle. È sicuro che le due necropoli si riferiscano a due distinti abitati, di cui uno doveva essere quello individuato sull'acropoli. Di recente è stata individuata una terza area cimiteriale arcaica nei pressi della ferrovia, quindi a notevole distanza dall'acropoli, a conferma di una "forma" non urbana di Siris, costituita da diversi nuclei abitativi sparsi sul territorio. Soprattutto a partire dal 1980, anno del Convegno di Studi sulla Magna Grecia dedicato a Siris, si è intensificata la ricerca sulla colonia arcaica con una estesa indagine delle necropoli e del territorio consentendo la conoscenza dei citati nuclei abitativi sparsi e di alcune officine produttive quali la fornace dell'Ufficio P. T..
Ritornando alle indagini di Adamesteanu degli anni '70 nell'area centrale e occidentale dell'acropoli e indirizzate alla messa in luce dei quartieri abitativi della colonia tarantina di Herakleia, occorre evidenziare la grande importanza delle due grandi aree di scavo. Lungo un'arteria stradale principale (plateia), che attraversa in senso longitudinale la lunga acropoli, si susseguono a ritmo costante, da un lato e dall'altro, i diversi isolati separati da arterie secondarie perpendicolari alla stessa plateia. Lo studio dei moduli degli isolati e delle partizioni interne, relative alle singole unità abitative, e delle arterie stradali ha permesso la conoscenza di un impianto urbano di tipo "ippodameo", del tipo a scacchiera, che risulta tra i meglio conservati delle colonie magno-greche. La presenza, all'interno delle case di officine produttive, quali le fornaci, ha evidenziato la destinazione abitativa e produttiva insieme di molte abitazioni di Herakleia. Se il quartiere centrale sembra vivere dagli inizi del IV sec. a.C. fino all'età imperiale, in quello occidentale i diversi isolati sono di poco più recenti e non oltrepassano l'età augustea. Attualmente L. Giardino dell'Università di Lecce ha in corso di studio il sistema urbanistico di Herakleia e la tipologia delle unità abitative, al cui interno è possibile evidenziare il passaggio dalla casa a cortile interno alla casa a peristilio di età romana.
In anni recenti la Soprintendenza Archeologica ha richiesto anche la collaborazione dell'Università di Perugia, cui è stata affidata l'esplorazione dell'area del c.d. "tempio arcaico" nei pressi del Museo. Già Adamesteanu aveva messo in luce le fondazioni di un tempio periptero, la cui esistenza era stata evidenziata dalla fotografia aerea. L'Università di Perugia ha ampliato l'area di scavo scoprendo una piazza superiore e una piazza inferiore adiacente all'edificio templare. La piazza superiore, frequentata fino all'età augustea, conserva resti di diversi altari, tra cui quello con dedica a Dioniso, dove si svolgevano riti di iniziazione, probabilmente di passaggio all'età adulta. Nella piazza inferiore sono resti di piccoli edifici, forse sacelli o ambienti destinati a cerimonie cultuali. Tutta l'area è racchiusa da muri delimitanti il complesso santuariale. È possibile una identificazione dell'area con il santuario di Dioniso citato dalle stesse Tavole di Herakleia. Sempre in collaborazione con l'Università di Perugina è ricominciata l'esplorazione del settore orientale dell'acropoli, presso il Castello. Le ricerche hanno evidenziato, al di sotto di un ricchissimo strato di ceramiche tardomedievali relative al momento di maggior sviluppo del castrum in età postfedericiana, le fondazioni a blocchi squadrati di un grande edificio, forse templare. Se tale ipotesi sarà confermata dalle ricerche future sarà possibile identificare i grandiosi resti con il secondo santuario importante della polis: quello di Athena, sempre citato dalle Tavole di Herakleia.
Dal 1979 ad oggi intorno all'area urbana si sono esplorate sistematicamente le necropoli situate a Est, Ovest e Sud dell'antica città. In particolare si è indagata la grande necropoli meridionale a causa dell'espansione urbana del centro moderno. È formata da diversi e fitti lotti cimiteriali databili tra il IV e II sec. a.C., di sicuro riferibili ai diversi settori abitativi della "città bassa". Le più importanti aree cimiteriali sembrano dislocarsi ai lati di una grande arteria in uscita dalla fortificazione meridionale della città. Allo stesso modo la necropoli occidentale, dislocata ai lati del prolungamento extraurbano della plateia e databile tra il V sec. a.C. e il I sec. d.C., è riferibile in gran parte ai quartieri abitativi dell'acropoli. L'analisi preliminare delle diverse migliaia di sepolture scavate consente di avere un quadro dell'evoluzione storica e socioeconomica della polis in un periodo compreso tra la fine del V sec. a.C. e il I sec. d.C..
L'intensità della ricerca archeologica nell'area di Policoro e nelle vallate dell'entroterra nell'ultimo quindicennio, determinata spesso dalle trasformazioni del territorio attraversato da grandiose opere pubbliche (acquedotto, metanodotto, ecc.) e dall'incremento dell'espansione urbana in centri come Policoro, San Brancato e Chiaromonte, ha di fatto "colmato" fino all'inverosimile gli spazi adibiti a deposito del Museo Nazionale della Siritide. Fortunatamente lo stesso Museo ha conosciuto proprio in questi giorni una fase di trasformazione e di ampliamento per offrire nuovi spazi espositivi alla sempre più ricca e complessa vicenda storica di Siris e di Herakleia e al ricchissimo patrimonio culturale del mondo italico dell'entroterra (da S. Maria d'Anglona a Noepoli, Chiaromonte, Latronico, Roccanova, Armento, Aliano, Guardia Perticara, San Brancato, ecc.), che emerge ora dalle nebbie della protostoria per inserirsi con sempre maggiore chiarezza in un ampio contesto storico fatto di stretti e dialettici rapporti con le colonie greche dello Ionio o con l'avanzata realtà tirrenica (greca ed etrusca).
Circa lo stato attuale della ricerca nell'area di Policoro è da evidenziare una più puntuale conoscenza della fase arcaica di Siris attraverso i diversi piccoli nuclei abitati e attraverso le sue necropoli. È da riprendere l'indagine verso la foce del fiume Sinni, dove gli autori antichi collocano la prima fondazione greco-orientale di nome Polieion, nonché l'indagine mirata sulla stessa acropoli di Poliporo al fine di meglio definire la tipologia abitativa del VII-VI sec. a.C..
Per quanto riguarda la successiva colonia di Herakleia è noto, sia pure in linee generali, il sistema urbanistico della città antica realizzato attraverso un unico progetto generale adattato alla diversa morfologia del territorio: l'acropoli con i quartieri di abitato e officine produttive, la valle mediana del Varatizzo con le diverse aree sacre e la c.d. "città bassa" con settori di abitato e officine produttive. Attraverso il piano di indagine stabilito con l'Università di Lecce la ricerca futura intende precisare l'evolvere delle tipologie abitative dal modello della casa greca verso il tipo della casa romana, cercando di cogliere nel contempo le trasformazioni socio-economiche della polis eracleota. Altro tema di particolare importanza è la conoscenza del tessuto urbano della "città bassa", finora noto solo dalla aerofotografia e dai limitati saggi di scavo, di cui occorre precisare le possibili analogie dell'impianto urbano sull'acropoli in termini di moduli degli isolati e delle arterie stradali.
Ancora lo studio e la progressiva indagine nelle necropoli daranno indicazioni di estrema rilevanza sulla storia della società di Herakleia dal momento della fondazione fino alla decadenza in età imperiale evidenziando i momenti di particolare benessere o di crisi in rapporto a particolari vicende poltico-militari (presenza di Pirro, seconda guerra punica, guerra sociale, ecc.) nonché aspetti diversi della vita sociale nella sua complessità con precisi riferimenti alle produzioni artigianali (ceramiche, oreficerie, ecc.), alle credenze funerarie, filosofico-religiose, ecc..
Tra gli aspetti in corso di indagine, a seguito dei fortunati scavi nell'area del c. d. "Santuario di Dioniso" e del "Santuario di Demetra", è il tema della religiosità, che ha permeato profondamente la vita sociale della polis, come rivela l'analisi dei complessi legati alla sfera dionisiaca e demetriaca. E non bisogna dimenticare che della stessa polis eracleota erano parte integrante, come dimostrano le Tavole di Herakleia, i santuari di Dioniso e di Athena. Un ulteriore tema è la conoscenza del territorio di pertinenza della polis, ossia della chora, i cui confini erano in diretto contatto col mondo indigeno e che bisognava "difendere" attraverso un programma di presenze agricole sul territorio (fattorie) e di punti di incontro con la realtà indigena (complessi santuariali ). Nell'ambito di questo tema si hanno delle fattorie databili tra il IV e il II sec. a.C. che danno una precisa idea del sistema e della valenza economica della campagna e del suo rapporto con la città.
Per quanto riguarda il mondo italico, a parte gli interventi esplorativi condotti tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta da Adamesteanu nelle necropoli enotrie (Chiaromonte, Roccanova, Noepoli, Armento, Aliano) e lucane (S. Chirico Raparo, S. Martino d'Agri, Roccanova) e ancora nel santuario lucano di Armento-Serra Lustrante dedicato al culto di Herakles, a partire dal 1980 è ripresa l'indagine sistematica nelle vallate interne dell'Agri-Sinni. Emblematico è il caso di Alianello, dove la messa in opera di containers all'indomani del sisma del 23/11/1980 ha messo in luce la grande necropoli enotria, tuttora in corso di scavo, che ha restituito imponenti complessi funerari databili tra il VII e il V sec. a.C. e che ha rivelato il grande ruolo di tramite dei centri italici entri nei flussi commerciali tra Ionio e Tirreno lungo le vie interne agrino-sinnica. A causa dell'espansione urbana di Chiaromonte e San Brancato sono venute in luce nel primo caso le diverse necropoli enotrie, in parte individuate da Adamesteanu, databili tra il IX e il V sec. a. C. , e infine il grande santuario lucano di IV-II sec. a.C. dedicato a una divinità femminile di impronta demetriaca; nel secondo centro, attraverso il controllo dell'intensa attività edilizia, è venuta in luce la grande e ricca necropoli lucana di IV sec. a.C. relativa a un importante centro, che deteneva il controllo dei traffici sul fondovalle e in evidente rapporto con le colonie ioniche e con l'area pestana. Di particolare rilievo sono anche le indagini e le tecnologie scientifiche applicate, spesso per la prima volta, al restauro dei grandi complessi funerari enotri, che continua a suscitare l'impegno e l'interesse dell'Istituto Centrale per il Restauro.
Il prosieguo dell'attività di ricerca nelle necropoli enotrie e lucane o negli stessi abitati e santuari lucani delle vallate interne consentirà di avere una visione chiara di popolazioni finora relegate ai margini della storia e sui loro processi di acculturazione in conseguenza dei contatti con la avanzata realtà ellenica a partire dall'VIII sec. a.C. fino al manifestarsi della presenza romana sul territorio dal III sec. a.C. in poi. E proprio alla cultura del mondo italico agrino-sinnico sarà dedicato il previsto "Museo Nazionale delle Genti Italiche" di Sant'Arcangelo nel medio Agri, che troverà una degna sede nel monumentale complesso monastico di S. Maria di Orsoleo, ormai in avanzato stato di recupero architettonico. Tale museo potrà costituire un importante polo della ricerca scientifica nelle vallate interne dell'Agri-Sinni, in particolare per quanto riguarda l'attività di tutela del ricchissimo patrimonio storico locale.
Il Museo Nazionale di Policoro con i nuovi spazi espositivi e con quelli ancora in corso di realizzazione sarà in grado di gestire al meglio il patrimonio storico finora recuperato e di offrire periodicamente delle rotazioni del materiale in esposizione, al fine di far conoscere alle cittadinanze locali e al pubblico turistico in visita l'attività di ricerca sul territorio dalle colonie greche di Siris-Herakleia al mondo enotro-lucano, anche con presentazioni di orizzonti meno conosciuti quali quello pre-protostorico o medievale. Si pensa, altresì, di poter presentare l'eccezionale patrimonio recuperato al mondo della scuola perchè possa essere oggetto di studio e di conoscenza più che di mera curiosità. A tal fine è auspicabile che gli Enti locali, dalla Regione ai Comuni, sostengano la formazione di esperti nel settore dei Beni Culturali, dove è sicuramente possibile creare nuova occupazione e nuovo sviluppo mediante un'attenta attività di offerta del patrimonio esistente. Il Museo di Policoro potrà di sicuro divenire un polo culturale di grande respiro inserito su un asse archeologico di primo ordine rappresentato dai Musei di Metaponto, Policoro, S. Arcangelo e Grumentum. Si tratta di un sistema mussale intorno al quale possono ruotare altre possibilità di sviluppo delle realtà locali. Di grande sostegno è stato e continua ad essere il supporto offerto dalla Regione Basilicata che, attraverso i finanziamenti straordinari Pim e Pop, per citare solo i programmi più recenti, ha consentito l'ampliamento dello stesso Museo di Policoro, il recupero dell'istituendo Museo Nazionale di S. Maria d'Orsoleo, la valorizzazione del Parco archeologico di Policoro tuttora in corso e tanti altri interventi di scavo nelle aree interne e di restauro, in particolare dei grandi complessi funerari enotri, i cui risultati parlano da soli nell'esposizione degli stessi nella mostra di Policoro "Greci, Enotri e Lucani nella Basilicata meridionale", polo complementare alla grande rassegna veneziana dei "Greci in Occidente".


tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1996

Autore: Salvatore Bianco

 

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