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Comm. TOMMASO ANDREUCCI

È di Grottole, e alla sua povera e diseredata terra natia ha dedicato tutta la sua fervida opera giovanile e continua ancora a dedicare la maturità della sua esperienza e della sua competenza, allargando il suo amore e la sua devozione sconfinata del luogo

natio a tutta la regione lucana, la cui resurrezione e il sogno costante e 1’aspirazione ardente della sua vita, raccolta e modesta, studiosa e fattiva.

Come Sindaco di Grottole, il commendatore Tomaso Andreucci si batté per ottenere al paese i soli vantaggi tangibili, ch’esso abbia mai ottenuto risanamento dell’abitato, carrozzabile per la stazione, ponte sul Bradano, sistemazione delle vie interne, delle vie circumvicinali e delle vie rurali, che costituiscono la vera chiave di volta per la risoluzione del tanto dibattuto problema della nostra valorizzazione agricola, e spese opera assidua e proficua per la reintegrazione del patrimonio del Comune, con la sorveglianza sui demani e con la rigida tutela del bilancio. Ne la sua attività si limitò soltanto alla semplice e pura amministrazione. Cultore appassionato di tradizioni storiche ed artistiche, illustrò il suo paese in una serie di pregevoli monografie e ne rivendicò il lato artistico, fino ad ottenere che un’apposita commissione si fosse recata a Grottole per valutare il valore di un antichissimo quadro di ignoto autore, e fece appositi studi ed indagini sulle origini del paese, dalle quali poi, risalendo a un più vasto concetto, e valendosi del materiale storico, che, in quelle ricerche, gli era venuto sott’occhi, fu indotto a scrivere “ Una pagina di storia patria,, grosso volume di documentazione storica della nostra Regione, che gli valse la considerazione di Benedetto Croce, le lodi di Emanuele Gianturco, di Giustino Fortunato e di altri insigni studiosi e letterati della nostra Terra, i quali trovarono interessante il lavoro dell’Andreucci e degno di essere tenuto presente da quanti si occupano con profitto delle cose della nostra Regione.

Mentre Tomaso Andreucci era Sindaco di Grottole, a Monza avvenne l'orrendo regicidio, in cui lasciò la vita il Re Buono, Umberto I, in quella luttuosa circostanza, il commendator Andreucci pronunzio un memorando discorso, che gli valse i ringraziamenti speciali della Real Casa.

Come sempre avviene agli spiriti disinteressati, il commendator Andreucci si disgustò presto della vita politica, delle sue lotte non sempre confessabili, dei suoi scopi e delle sue mire, e si trasse in disparte, coltivando in silenzio i suoi studi storici prediletti, ma non mai cessando di levare la sua voce, ogni volta che un interesse del suo paese potesse venir da lui difeso. Così, recentemente, nell’ultima riforma giudiziaria, essendo stata soppressa la Sezione di pretura a Grassano, centro degli interessi giudiziari dei Grottolesi, egli molto si adoperò perché quella Sezione fosse ripristinata, ed ebbe la ventura di vedere i suoi voti coronati dal successo.

È un uomo il commendatore Andreucci che ha sempre fatto il suo dovere verso il suo paese, verso la sua regione, verso la sua patria, senza mai chiedere per sé nulla ad alcuno. E S. E. D’Alessio volle premiarne le virtù e la modestia, designandone i meriti a S. M. il Re, il quale di motu proprio,, lo ha voluto insignire della Commenda della Corona d’Italia.

NeI 1922, il comm. Andreucci fu anche promosso ufficiale per speciali benemerenze dell’Accademia Fisico-Chimica italiana, con Sede centrale in Palermo.

Autore: da: La Basilicata nel Mondo (1924 - 1927)

 

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