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Sigliano e i briganti nei fumetti e nel cinema

Carmine Crocco, Sante Carbone, Ninco Nanco, sono solo alcuni dei nomi di briganti che ancora oggi sopravvivono in un cantuccio della memoria collettiva lucana. Protagonisti per certi versi ambigui di eventi caratterizzati da un’efferata violenza che hanno per teatro, fra gli altri, proprio Stigliano, questi uomini danno vita nella seconda metà dell’Ottocento a un fenomeno di grande importanza storica, politica e sociale. Evento che dopo aver impegnato a fondo gli studiosi, in quest’ultimo mezzo secolo è oggetto di grande attenzione anche da parte del cinema e del fumetto. Due discipline artistiche che si soffermano sull’intera epopea del brigantaggio riservando uno spazio significativo proprio agli avvenimenti che videro protagonisti Stigliano e i suoi abitanti. Ma quale è stato in realtà il ruolo svolto dal brigantaggio nell’intero Meridione d’Italia e quale posto occupa Stigliano in questa vicenda?

La natura del brigantaggio è ancora oggi velato da una patina di mistero. Molti interrogativi e soprattutto molti punti oscuri permangono intorno a questo importante spaccato della storia meridionale. Dalla vasta letteratura che si è occupata dei briganti si evince come siano diversificate le interpretazioni e come non sempre si riesca a intendere quale sia stata in realtà la funzione svolta da questi uomini nel panorama generale dell’Italia del sud. Molti sostengono che il brigantaggio è stato principalmente un fenomeno di banditismo fine a se stesso che raggiunge livelli di crudeltà inenarrabili, mentre per altri ha avuto origini fondamentalmente politiche. Opinione, quest’ultima, che si è mantenuta per molto tempo fortemente radicata soprattutto nella mentalità popolare. Infatti, quelli che ai nobili apparivano belve sanguinarie, per i contadini risultavano una speranza, uomini che uccidevano, saccheggiavano e seviziavano i ricchi per rendere giustizia ai poveri.

Un caso dunque di grande importanza politica e sociale i cui scenari più significativi sono proprio le terre di Basilicata. Fitti boschi che ammantano interminabili catene montuose prive di strade e ponti fanno di questa regione, assieme alla Calabria e alla Puglia, per molto tempo il luogo ideale del proliferare del brigantaggio. Qui si consuma nel sangue uno degli ultimi tentativi di dare un indirizzo filoborbonico ai moti contadini. Siamo nel 1861. Il comitato borbonico di Roma dà l’incarico a José Borjés, ex cabecilla spagnolo esiliato a Parigi, di tentare di riunire sotto un’unica bandiera tutti i briganti e i contadini dell’Appennino meridionale. Una decisione che suscita molta diffidenza in capi storici del brigantaggio quali, per esempio, Crocco. Tuttavia, il 22 ottobre del 1861, il generale Borjés si incontra con Crocco nel bosco di Lagopesole. Da qui partono alla volta del Basento per raggiungere in seguito Potenza. Da allora, sostenendo molti scontri cruenti in varie contrade della zona, il 9 di novembre riescono finalmente a raggiungere il territorio di Stigliano. Località nella quale prima di accedervi il generale Borjés e il generale Crocco devono sostenere una sanguinosa battaglia lungo le sponde del fiume Sauro. In quella schermaglia contro i piemontesi le truppe ribelli uccidono circa 40 soldati nazionalisti.

Della permanenza di Borjés e di Crocco a Stigliano esiste la testimonianza scritta di pugno dello stesso ufficiale borbone il quale aveva l’abitudine di annotare giorno per giorno su una sorta di diario i suoi movimenti:

«10 novembre ....Abbiamo fatto alto a un miglio da Stigliano lasciando in pace i nemici. Le nostre perdite sono meschinissime. Il che è piuttosto un miracolo che frutto del caso... dopo una ora di riposo, un corriere di Stigliano viene ad avvertirci che la popolazione ci attende, e ci prega di andarvi, in conseguenza di che faccio mettere la truppa sotto le armi, e mi pongo in marcia. Appena avevamo sfilato, scorgo delle croci e di preti che venivano verso di noi, e una folla immensa che riempiva le strade con bandiere bianche e gridavano Viva Francesco II. In mezzo a tale entusiasmo siamo entrati trionfalmente nella città, con ordine ai soldati, che abbiamo pagato prima di alloggiarli, di osservare la più stretta disciplina. Ma siccome hanno l’abitudine del male, hanno cominciato a farne delle loro solite, di guisa che siamo stati costretti a fucilarne due: provvedimento che ha ristabilito subito l’ordine».

«11 novembre ...Stigliano. Abbiamo passato la giornata tranquillamente, o meglio lavorando. Ci si presentarono 300 uomini di diversi paesi, di guisa che... contiamo 700 uomini ben armati».

«12 novembre ...Nove ore del mattino. Partiamo da Stigliano per recarci a disarmare i Nazionali a Cirigliano...».

Inquadrando questi avvenimenti locali in un contesto più amplio essi potrebbero risultare, se analizzati superficialmente, frammenti di una microstoria. Dettagli poco significativi rispetto ai grandi accadimenti verificatisi altrove. Ma ogni storia, piccola o grande che sia, ha una propria dignità. E quelli che possono sembrare dettagli e frammenti, per la loro peculiarità possono entrare a far parte di diritto anche di una macrostoria. Come Stigliano e le sue vicende brigantesche che sopravvivono nel tempo e varcano i propri confini grazie anche alle immagini partorite da discipline artistiche, come fumetto e cinema, che per modernità e caratteristiche intrinseche non appartengono certo alla cultura di questa regione. Di conseguenza, a fianco di molta letteratura specialistica -purtroppo relegata in un ambito molto ristretto-, sono proprio le immagini a fumetti e quelle del cinema a universalizzare e rendere accessibile a tutti i risvolti drammatici di un lontano passato. E queste testimonianze risultano ancora più significative se si considera che quando si pensa ai fumetti si corre con la mente ai grandi dei comics americani, ad Andrea Pazienza, a Tex Willer o a Diabolik, e quando si pensa al cinema la mente vola a Cinecittà, Pinewood e Hollywood. Ma la storia di una piccola comunità, come per esempio quella di Stigliano, spesso ha una forza tale da risorgere anche a distanza di tempo e influenzare l’interesse e la fantasia di artisti distanti fra loro quanto dalla cultura e la storia di questo territorio. Così, grazie alla matita di Alarico Gattia, uno dei grandi del fumetto italiano e non solo, che negli anni Settanta realizza le tavole per la Cepim di Sergio Bonelli raccolte nel volume "L’uomo del Sud", tavole poi pubblicate a puntate a partire da mercoledì 27 gennaio 1982 anche dal quotidiano Il Giorno, le vicende stiglianesi, con i suoi contadini e baroni, briganti e idealisti, entrano di diritto in una delle più visionarie espressioni artistiche dell’uomo moderno. Anche se, per la verità, nell’ambito delle arti visive, esclusa la fotografia, il primo a citare Stigliano è stato il cinema. La settima arte, infatti, battezza l’ingresso di questo paese nell’immaginario collettivo con il film del 1961 di Mario Camerini dal titolo I briganti italiani. Lungometraggio ispirato al romanzo omonimo di Mario Monti nel cui cast spiccano attori di prima grandezza come Vittorio Gassman, Ernest Borgnine, Rosanna Schiaffino, Katy Jurado, Philippe Leroy, Mario Feliciani, Carlo Giuffré, Akim Tamiroff, Bernard Blier e Micheline Presle.

Tavole del fumetto, riprodotte dagli originali in bianco e nero concesse da Gattia, e affiche del film di Camerini compongono ora anche la mostra permanente "Stigliano e i briganti nei fumetti e nel cinema" esposta presso la ‘Biblioteca Comunale Rocco Montano’. Immagini che, al di là di alcune imprecisioni soprattutto di carattere temporale, catturano lo spirito delle travolgenti trasformazioni sociali, politiche e culturali che all’epoca caratterizzarono l’intero meridione e, di conseguenza, anche Stigliano. Una testimonianza ricca di atmosfere ormai rarefatte e profondamente pervasa dall’essenza di questo paese. Un emozionante e insolito itinerario che sull’estro della fantasia recupera il passato di questa travagliata comunità per visualizzarlo per sempre nel tempo.

Bibliografia

Borjés, José, La mia vita tra i briganti, Lacaita, Manduria, 1964.
Camilleri, Andrea, La bolla di componenda, Sellerio, Palermo, 1999.
Colangelo, Giuseppe, I sentieri del cinema - Guida per argomenti al primo secolo di film, La Vita Felice, Milano, 1997.
Colangelo, Giuseppe - Porro, Francesca, A zonzo per il materano - Guida ai tesori, ai sapori e ai set cinematografici di una terra tutta da scoprire, BaMa Edizioni, Milano, 2002.
Cutrufelli, Maria, R., L’unità d’Italia. Guerra contadina e nascita del sottosviluppo del Sud, Edizioni Bertani, Verona, 1974.
Gattia, Alarico, L’uomo del Sud, Edizioni Cepim, Milano, 1978.
Il Giorno, Milano, gennaio - febbraio, 1982.
Levi, Carlo, Cristo si è fermato a Eboli, Mursia, Milano, 1945.
Monti, Mario, I briganti Italiani, Longanesi, Milano, 1959.
www.digilander.libero.it/freetime1836/cinema/cinemacamerini.

Il paese nei film

Pur se in modo del tutto marginale, Stigliano vanta una dignitosa presenza nel cinema. E questo grazie a registi come il grande Mario Camerini, Fabio Segatore e Domenico Ciruzzi i quali, tra pura fantasia e scene girate sul posto, restituiscono l’atmosfera passata e recente che da sempre caratterizza il paese e il suo territorio. Tuttavia, se da una parte Camerini per il suo I briganti italiani ricostruisce angoli di Stigliano e delle sue zone agresti in alcune aree della Campania e a Cinecittà, Segatore con Terra bruciata (1999) e Ciruzzi con il cortometraggio Sbraineff’ (1999) fissano su pellicola il paesaggio reale con le sue fiumane, palazzi e masserie.

I briganti italiani. Italia, 1961. Regia: Mario Camerini. Con: Ernst Borgnine, Vittorio Gassman, Rosanna Schiaffìno, Katyjurado, Philippe Leroy, Mario Feliciani, Cado Giuffré,Akim Tamiroff, Bernard Blier, Micheline Presle. Avventura. (Durata: 108’). Riproposizione della vicenda del brigante Sante Carbone il quale, dopo l’unità d’Italia, si schiera con i borboni che in seguito porranno fine alle sue imprese. Fra le tante tappe dell’epopea anche Stigliano.

Sbraineff’. Italia, 1999. Regia: Domenico Ciruzzi. Con: Lello Giulivo, Antonella Stefanucci,Tonino Taiuti, Riccardo Zinna e attori non professionisti del luogo. Commedia. (Durata: 20’). Il passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale rievocato sullo sfondo di una festa popolare consumata tra le mura dello splendido Palazzo neoclassico di Santo Spirito.

Terra bruciata. Italia, 1999. Regia: Fabio Segatore. Con: Raoul Bova, Giancarlo Giannini, Michele Placido, Francesco Paolantoni. Avventura. (Durata: 100’). Vicenda di malavita in stile trash ambientata tra le campagne tagliate dal Sauro, l’agro di Caputo e la caratteristica Masseria Fortificata di Fortunato, nei pressi della Diga di Gannano.

Autore: Giuseppe Colangelo

 

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